Napoli, Ispezione al Carcere di Secondigliano del Sen. Luigi Compagna (Ncd) organizzata dai Radicali


Luigi Compagna e Luigi MazzottaContinuano senza sosta su tutto il territorio nazionale le ispezioni dei Radicali negli Istituti Penitenziari italiani. Nonostante i Radicali non siano più in Parlamento grazie alla disponibilità di Deputati e Senatori di altre Forze Politiche riescono ad accedere all’interno delle Carceri per accertare le condizioni di detenzione e, più in generale, le problematiche di tutta la comunità penitenziaria. Questa mattina è toccato alla Casa Circondariale di Napoli Secondigliano, situata nel “caldo” quartiere di Scampia, una delle strutture detentive più grandi d’Italia costruita nel 1982 ed inaugurata nel 1991 dotata, tra l’altro, di un Centro Diagnostico Terapeutico che ospita tantissimi detenuti ammalati cronici provenienti non solo dalla Regione Campania ed altrettanti con problemi di tossicodipendenza. La visita ispettiva è stata effettuata, con preavviso, dal Senatore della Repubblica Luigi Compagna (Nuovo Centro Destra) unitamente al Dirigente dei Radicali Italiani Luigi Mazzotta ed ha riguardato, principalmente, il Reparto di Infermeria dove sono ristretti alcuni detenuti gravemente ammalati e bisognosi di continua assistenza sanitaria.

Nel corso della visita il Senatore Compagna ed il radicale Mazzotta, su segnalazione dell’esponente radicale calabrese Emilio Quintieri, hanno incontrato anche il detenuto Sebastiano Pelle, classe 1961, originario della Provincia di Reggio Calabria, trasferito nel Penitenziario napoletano dalla Casa Circondariale di Roma Rebibbia. Come si ricorderà, nelle scorse settimane, il suo difensore di fiducia Angela Giampaolo, aveva presentato l’ennesima istanza al Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Roma per le sue gravi condizioni di salute. Nello specifico, l’avvocato sollecitava il trasferimento dello stesso in un Centro Clinico Specializzato per essere sottoposto ad un delicato intervento chirurgico finalizzato alla sostituzione della valvola aortica poiché, altrimenti, rischiava e rischia di morire in carcere.

Già precedentemente, negli scorsi mesi, il Gip di Roma aveva invitato la Direzione Generale dei Detenuti e del Trattamento del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria ad attivarsi con la massima sollecitudine per reperire un’altra idonea sistemazione per il detenuto calabrese, viste le gravi patologie riscontrate sia dal Medico Legale incaricato dall’Autorità Giudiziaria sia dal Consulente di parte. Dalle perizie che vennero effettuate emerse che le condizioni di salute del Pelle, in custodia cautelare per traffico di sostanze stupefacenti, erano assolutamente incompatibili con l’ordinario regime di detenzione inframuraria.

Il Pelle ha riferito alla delegazione che ha bisogno di essere operato con la massima urgenza poiché rischia di morire da un momento all’altro lamentando, altresì, il suo mancato trasferimento presso una struttura sanitaria esterna che attende da diversi mesi. Il detenuto ha tenuto a precisare che la necessità dell’intervento chirurgico è stata riconosciuta sia dal Servizio Sanitario Penitenziario di Rebibbia e di Secondigliano che da quello dell’Azienda Ospedaliera “Vincenzo Monaldi” di Napoli.  

Il Senatore Luigi Compagna ha promesso al detenuto calabrese il suo impegno impegnandosi a sollecitare il suo trasferimento presso l’Ospedale Monaldi di Napoli, specializzato nella cura delle patologie pneumo-cardiovascolari, o in altra struttura sanitaria pubblica della Campania presso la quale potrà, finalmente, essere operato e curato in maniera appropriata.

Nel Penitenziario di Secondigliano, secondo quanto racconta il radicale Luigi Mazzotta, sono stati incontrati anche altri detenuti gravemente che, sicuramente, per le loro problematiche di salute non dovrebbero restare in carcere. Tra questi il napoletano Fabio Ferrara, 27 anni, condannato definivo per tentata rapina in concorso, il cui fine pena è previsto tra 2 anni e 7 mesi. Questo ragazzo – dice Mazzotta – venne ferito all’addome in uno scontro a fuoco con la Polizia di Stato e, dopo tale circostanza, finì sulla sedia a rotelle con tutta una serie di problematiche. Oggi si trova rinchiuso a Secondigliano, in una cella piccolissima dove a malapena entra la carrozzella, assistito da un altro detenuto piantone che lo aiuta a compiere anche i più elementari gesti della vita quotidiana. Porta anche il pannolone, non riuscendo ad andare in bagno. Precedentemente – continua l’esponente radicale – era detenuto nel Padiglione San Paolo della Casa Circondariale di Napoli Poggioreale dove, tutto sommato, stava meglio rispetto a Secondigliano. Da qualche giorno Fabio ha intrapreso lo sciopero della fame per protestare contro il trattamento disumano riservatogli dallo Stato.

Il Carcere di Secondigliano, ad oggi, a fronte di una capienza regolamentare di 898 posti (dei quali 12 non disponibili), ospita 1.278 persone detenute, molte delle quali appartenenti al circuito differenziato dell’Alta Sicurezza. Le celle sono piccolissime essendo state progettate per una sola persona ed invece sono occupate sistematicamente da 2 detenuti, attraverso l’utilizzo dei letto a castello. I bagni sono piccoli, privi della doccia interna e dell’acqua calda.

Non c’è dubbio che le condizioni di detenzione stabilite dalla costante giurisprudenza della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo di Strasburgo non vengano rispettate e, quindi, si sia in presenza di una flagrante violazione dell’Art. 3 della Convenzione Europea dei Diritti Umani che proibisce in termini assoluti la tortura ed i trattamenti inumani e degradanti.

Servizio di Radio Radicale sulla Visita Ispettiva effettuata alla Casa Circondariale di Napoli Secondigliano :

Visita al Penitenziario di Secondigliano – Radio Radicale

Cosa è cambiato nelle carceri italiane dopo la Sentenza “Torreggiani” della Corte di Strasburgo ?


cedu strasburgoL’art. 27 comma 3 della Costituzione sancisce che “Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono garantire la rieducazione del detenuto”. Ma cosa succede nelle carceri italiane?

Il sovraffollamento provoca situazioni indescrivibili al punto che i detenuti sono costretti a vivere in celle di pochi metri dove non c’è la possibilità di muoversi agevolmente, dove per mangiare bisogna fare i turni e per andare in bagno non c’è nessuna privacy.

Spesso c’è una promiscuità tale che i detenuti sono anche costretti a condividere le celle con persone malate di Aids, tubercolosi o altre patologie gravi.

Sabato 9 agosto la deputata del Pd Enza Bruno Bossio, componente della Commissione Parlamentare Antimafia, si è recata nel carcere di Rossano (Cs) per una ispezione, dopo aver intrattenuto una conversazione epistolare con un detenuto di quel penitenziario. La deputata, dopo un primo blocco da parte dalla Polizia Penitenziaria è riuscita a rendersi conto con i suoi occhi quali erano le reali condizioni del carcere:” Ho trovato detenuti nudi in celle senza nemmeno letti, seduti a terra in mezzo ai loro escrementi, vomito e piatti sporchi”.

L’interrogazione sul carcere di Rossano

La deputata ha presentato un esposto alla Procura di Castrovillari e un’interrogazione parlamentare a risposta scritta. Una denuncia che non è sfuggita al segretario del Sindacato di Polizia Penitenziaria Giovanbattista Durante, che tuttavia non si sbilancia sulla situazione del carcere. Anzi ha reso pubblica una vicenda avvenuta pochi giorni prima della visita dell’onorevole. Un gruppo di detenuti italiani e stranieri, ha tentato di evadere dal carcere realizzando alcuni bastoni ricavati da oggetti reperiti nel penitenziario e legati tra loro da lenzuola. Proprio grazie alla tempestività della Polizia Penitenziaria l’impresa non è riuscita.

La risposta all’interrogazione della deputata Bossio non è tardata; lunedì 13 agosto il Ministro della Giustizia Andrea Orlando ha disposto un’ispezione tecnica presso il carcere di Rossano, e solo allora redigerà una relazione dettagliata. Il penitenziario di Rossano ha una capienza regolamentare di 215 posti e ospita 258 detenuti, compresi quelli in regime di alta sicurezza. Il 70% dei detenuti rinchiusi sconta una pena definitiva, 36 sono ergastolani e nell’istituto è presente una sezione di alta sicurezza dedicata ai terroristi islamici.

Il Comitato Europeo per la Prevenzione della Tortura e dei trattamenti inumani, afferma che il sovraffollamento è tale da poter essere inserito tra i comportamenti negativi che influiscono sulla rieducazione dei detenuti, che vivono in celle di soli tre metri quadrati.

Sentenza Torreggiani e condanne Ue

Riflettori ancora puntati sull’Italia quindi, che all’indomani della “Sentenza Torregiani” non può più permettersi di fallire nel dimostrare di essere un paese civile rispettoso dei diritti e doveri dei cittadini, detenuti o liberi. Il nostro paese deve recuperare una credibilità persa per un insieme di cause: condizioni critiche delle carceri, personale penitenziario al collasso, processi troppo lunghi e soprattutto un codice penale risalente al 1930 che per molti penalisti e giuristi deve essere riscritto. A Strasburgo erano stati presentati già diversi ricorsi e nel 2009 l’Italia venne condannata per il caso Izet Sulejmanovic, detenuto in una cella con meno di tre metri quadri a disposizione, rispetto ai sette garantiti e obbligatori.

Il 13.01.2010 sulla base della Legge 225/1992, per la prima volta nella storia della repubblica Italiana il Governo ha dichiarato lo “Stato di emergenza nazionale” delle carceri italiane. Da allora però le cose non sono cambiate. L’8 gennaio 2013 la Cedu (Corte Europea Diritti Umani) ha condannato di nuovo l’Italia per l’emergenza carceri. La grave condizione dei penitenziari, la violazione dei diritti umani e il sovraffollamento testimoniato da un cospicuo numero di ricorsi a Strasburgo, ha portato i giudici a optare per una “sentenza pilota”. In attesa dell’adozione di tutte le misure necessarie per rimediare al sovraffollamento, la corte avrebbe congelato per un anno l’esame di tutti i ricorsi.

Il tempo però è passato e l’Italia non è riuscita a sistemare il problema penitenziari. Il 28 Maggio 2014 quindi, la Corte Europea, ha condannato l’Italia a risarcire ciascun detenuto che ha subito maltrattamenti e che ha presentato regolare denuncia previa accertamento medico, somme di denaro che vanno da 10 mila euro a 23 mila euro.

Capienza dei penitenziari

Il Ministero della Giustizia ha pubblicato online i dati relativi alla capienza dei vari penitenziari aggiornati al 30 giugno 2014 dai quali viene fuori che il numero totale di detenuti smistati nei 205 penitenziari è di 58.092 ma la capienza regolamentare è di 49.461.

Il Guardasigilli Andrea Orlando, ha lavorato alla riforma della giustizia subito dopo la “Sentenza Torreggiani”, che ha imposto al nostro paese la possibilità di scegliere quello che è il risarcimento ai detenuti.

Il “Decreto Legge svuota carceri” n° 10 del 21.06.2014 mira a ridurre il sovraffollamento, permettendo la riduzione delle pene inflitte e l’ampliamento delle misure alternative al carcere. Il provvedimento ha soprattutto la funzione di adempiere alla direttiva Europea che prevede il pagamento di somme ai detenuti che hanno subìto trattamenti inumani e contrari all’art. 27 della Costituzione. Il prossimo appuntamento per l’Italia sarà nel giugno del 2015, quando il comitato europeo alla luce dei provvedimenti adottati, analizzerà di nuovo la condizione dei penitenziari italiani.

http://www.laveracronaca.com, 17 agosto 2014