Garante regionale dei detenuti Calabria, Tar non concede sospensiva. Questioni giuridiche, nuove e rilevanti, impongono approfondimento


Per il momento il Garante Regionale dei Diritti dei Detenuti in Calabria resta in carica. Ma la battaglia prosegue ed alla fine, sono certo, che la Giustizia Amministrativa mi darà piena soddisfazione !

Il TAR di Reggio Calabria (Criscenti Presidente – Relatore, Caudullo e Scianna Referendari) non ha concesso la misura cautelare richiesta (sospensione del decreto di nomina) perché ritiene che per me non ci sarebbe “alcun concreto ed attuale vantaggio considerata, tra l’altro, la pluralità di candidature pervenute ed ammesse”.

Per quanto riguarda, invece, il merito sarà fissata (spero a breve) una apposita udienza per la discussione del ricorso. Con una precisazione : il TAR, nella breve motivazione riportata nell’ordinanza, ha detto chiaro (contrariamente a quanto sostenuto dalle difese della Regione Calabria e del Garante Regionale) che ritiene che “le questioni giuridiche prospettate, per la loro novità e rilevanza, necessitano di un adeguato approfondimento in sede di merito”.

Come avevo già detto, non esistono precedenti nella giurisprudenza amministrativa né a livello regionale (con qualsivoglia riferimento a nomine e/o altri incarichi di competenza della Regione Calabria) né a livello nazionale. Peraltro, tengo a ribadire, che il ricorso, allo stato, non è stato ritenuto né irricevibile né inammissibile né manifestamente infondato (come erroneamente sostenuto dalle difese delle controparti) !

Ringrazio l’Avv. Fabio Spinelli del Foro di Paola, mio difensore di fiducia, per l’ottima assistenza sino ad ora prestata.

I Penitenziari della Calabria sono troppo affollati, manca pure il Garante Regionale dei Detenuti


Può definirsi civile un Paese che non riesce a garantire condizioni umane e dignitosi a chi si trova in carcere per scontare una pena? Domanda retorica e anche un po’ banale, ma sempre attuale in riferimento all’Italia. Il sovraffollamento delle carceri è un problema irrisolto, ciclicamente portato alla ribalta, ma mai seriamente affrontato. Un trend negativo, che tocca da vicino anche la Calabria. Secondo gli ultimi dati diffusi dal dipartimento dell’amministrazione penitenziaria – datati 30 giugno 2019 -, nelle carceri calabresi sono ospitate 2.869 persone a fronte di una capienza di 2.734 posti. In buona sostanza, nei penitenziari sono presenti 135 persone in più rispetto agli standard previsti dalle leggi. Sulle dodici case circondariali presenti in Calabria solo due sono frequentate da meno detenuti rispetto alla capienza massima: si tratta del carcere di Palmi e di quello di Vibo Valentia. Tutti gli altri penitenziari presentano numeri superiori agli standard regolamentari. Le situazioni più critiche sono quelle che riguardano le strutture di Castrovillari, Cosenza, Locri, Reggio-Arghillà e Corigliano Rossano.

Quanto alla classificazione dei detenuti, va registrato che le donne presenti nei penitenziari calabresi sono 57, mentre gli stranieri 645 (prevalentemente rumeni, marocchini, ucraini, albanesi, tunisini e nigeriani). I detenuti presentano l’attuale posizioni giuridica: 498 in attesa di primo giudizio, 330 appellanti, 165 ricorrenti, 1 internato e 1.825 condannati definitivi, 23 dei quali ammessi alla semilibertà. Se non siamo davanti a una situazione d’emergenza – con episodi di insubordinazione in costante e preoccupante aumento – , poco ci manca.

Ma chi potrebbe difendere i diritti delle persone costrette a vivere dietro le sbarre? Una figura super partes è rappresentata dal garante dei detenuti. Peccato che in Calabria questa figura non esista. Già, perché nonostante una legge approvata nel gennaio 2018 che ne prevedeva l’istituzione, il Consiglio regionale non ha provveduto alla sua individuazione. Nei mesi scorsi sembrava che qualcosa stesse per sbloccarsi dopo la pubblicazione, da parte dell’Ufficio di presidenza del Consiglio regionale, dei nomi degli idonei per ricoprire l’incarico. Tuttavia l’Aula di Palazzo Campanella non è ancora arrivata a una designazione. In caso di inadempienze è possibile che il presidente del Consiglio, Nicola Irto, decida di attivare i poteri sostitutivi che la legge gli riconosce e accelerare i tempi. In più di un’occasione lo stesso Irto ha ribadito l’importanza della nomina del garante: «Non una poltrona per la politica, ma una figura di altissimo profilo e particolarmente strategica per il nostro territorio». Ma oltre alle buone intenzioni, nulla. E non ha sortito effetti, almeno fino ad oggi, nemmeno la diffida scritta inviata sempre alla presidenza del Consiglio regionale da Emilio Quintieri, attivista dei Radicali e da anni studioso delle condizioni di chi vive e lavora nelle carceri calabresi. «Senza riscontri positivi – annuncia Quintieri – sarò costretto a portare la vicenda all’attenzione dell’autorità giudiziaria». Chissà che non si riveli decisivo l’appello lanciato nei giorni scorsi dal Garante nazionale dei detenuti, Mauro Palma, che in visita in Calabria, ha sottolineato la necessità di procedere in maniera rapida all’individuazione del responsabile regionale dei diritti dei detenuti.

Antonio Ricchio

Gazzetta del Sud, 15/07/2019

I Detenuti del Carcere di Cosenza scrivono al Presidente Mattarella contro la chiusura delle Scuole


Tutti i detenuti ristretti nella Casa Circondariale di Cosenza, con atto trasmesso dalla Direzione dell’Istituto, hanno scritto al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella per protestare contro la soppressione dei corsi di istruzione secondaria superiore attivi all’interno del carcere.

La Segreteria del Quirinale ha risposto con una breve nota di non avere alcuna competenza al riguardo e che avrebbe inviato la lettera dei detenuti di Cosenza alle Autorità competenti.

Probabilmente, al Quirinale, non sanno che (anche) il Presidente della Repubblica è competente a ricevere i reclami dei detenuti, come prevede l’Art. 35 dell’Ordinamento Penitenziario (Legge n. 354/1975).

L’Art. 34 c. 1 della Costituzione afferma che: “La scuola è aperta a tutti”, riconoscendo in modo chiaro che il diritto all’istruzione è di tutti, indipendente dalle condizioni di ciascuno, per cui il Presidente della Repubblica, anziché limitarsi a dire di non avere competenze, avrebbe potuto accogliere il reclamo dei detenuti, raccomandando alle Autorità Scolastiche di rivedere le decisioni intraprese, perché la Costituzione di cui Egli è garante prevede che ogni cittadino, anche quello privato della libertà personale, abbia il diritto di poter frequentare una scuola e di studiare, soprattutto per dare concreta attuazione a quanto stabilito dall’Art. 27 della Costituzione che sancisce la finalità rieducativa della pena, per favorire il progressivo reinserimento dei condannati nella Società, eliminando o riducendo al minimo il rischio che loro tornino a delinquere.

Chiudere le Scuole in carcere significa negare ai detenuti il diritto costituzionale all’istruzione. Non sono cittadini liberi che, chiusa una Scuola, possono sceglierne un’altra da frequentare. Possibile che chi di competenza non lo riesca a capire ?

Emilio Enzo Quintieri

già Consigliere Nazionale Radicali italiani

Cosenza, trasferito d’urgenza a Barcellona Pozzo di Gotto il detenuto che aveva aggredito l’Agente Penitenziario


E’ stato trasferito d’urgenza dalla Casa Circondariale di Cosenza il pericolosissimo giovane detenuto calabrese, Francesco OIivieri, originario di Nicotera, recentemente condannato all’ergastolo, responsabile di varie aggressioni verbali e fisiche al personale del Corpo di Polizia Penitenziaria (ed in ultimo ai Magistrati – PM e GUP – del Tribunale di Vibo Valentia che ha ingiuriato e minacciato di morte, danneggiando la gabbia metallica in cui era ospitato e tentando di sfilare la pistola ad un operatore di Polizia Penitenziaria).

Il detenuto dopo tutte le aggressioni che ha posto in essere negli Istituti di Catanzaro, Castrovillari e Cosenza (in quest’ultimo caso, oltre ad aggredire un Assistente Capo Coordinatore della Polizia Penitenziaria, gli ha spento pure una sigaretta accesa sul volto), su disposizione dell’Ufficio Servizi Sanitari della Direzione Generale dei Detenuti e del Trattamento del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria del Ministero della Giustizia, è stato subito trasferito presso la Casa Circondariale di Barcellona Pozzo di Gotto (Messina) ove è presente una articolazione per la tutela della salute mentale.

Vista la estrema pericolosità dello stesso, per la sua traduzione sono state disposte dall’Amministrazione Penitenziaria, rigorosissime misure di sicurezza ed è stata rinforzata la scorta per evitare che potesse compiere altre aggressioni ai danni del personale penitenziario.

Agli Operatori Penitenziari, come sempre, la mia solidarietà personale per essere stati, senza alcun motivo, ripetutamente oggetto di inaudite violenze verbali e fisiche da parte di un detenuto – probabilmente affetto da gravi disturbi psichiatrici, affidato alla loro custodia.

Emilio Enzo Quintieri

già Consigliere Nazionale Radicali Italiani

candidato Garante Regionale dei Diritti dei Detenuti Calabria

Chiuse le Scuole nelle Carceri di Paola, Cosenza, Castrovillari e Rossano. Radicali interrogano il Governo Conte


Martedì 28 maggio, una Delegazione di Radicali Italiani composta da Emilio Enzo Quintieri e Valentina Anna Moretti, ha visitato la Casa Circondariale di Castrovillari “Rosetta Sisca” unitamente ad alcuni Studenti di Giurisprudenza dell’Università della Calabria, accompagnati dal Prof. Mario Caterini, Associato di Diritto Penale.

La Delegazione, autorizzata all’ingresso nell’Istituto, dal Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria del Ministero della Giustizia, è stata accolta dal Comandante di Reparto della Polizia Penitenziaria, Sostituto Commissario Maurizio Petrassi e dal Responsabile dell’Area Trattamentale, Funzionario Giuridico Pedagogico Maria Pia Patrizia Barbaro.

Nell’ambito della visita, la Delegazione è venuta a conoscenza che l’Ufficio Scolastico Provinciale di Cosenza, aveva disposto la chiusura di tutte le Classi Scolastiche degli Istituti di Istruzione Superiore attivi all’interno dell’Istituto, nonostante proprio di recente, con enormi sacrifici, l’Amministrazione Penitenziaria, aveva investito per realizzare ed attrezzare un laboratorio-cucina nel Reparto Femminile per le detenute frequentanti l’Istituto Alberghiero.

Successivamente, al termine della visita, gli esponenti dei Radicali Italiani sono stati telefonicamente informati che la soppressione aveva interessato anche le altre sedi penitenziarie della Provincia di Cosenza (Rossano, Paola e Cosenza) e, per tale ragione, si sono immediatamente attivati per protestare contro tale scellerata decisione e chiederne la revoca immediata con una nota inviata ai vertici dell’Amministrazione Penitenziaria, centrale e periferica, all’Ufficio di Sorveglianza di Cosenza ed al Garante Nazionale dei Diritti dei Detenuti presso il Ministero della Giustizia.

Inoltre, l’ex Consigliere Nazionale dei Radicali Italiani Quintieri, candidato Garante Regionale dei Diritti dei Detenuti della Calabria, ha chiesto all’Onorevole Alessandro Fusacchia, Deputato di Più Europa, di presentare subito una Interrogazione Parlamentare al Governo Conte.

Ebbene, qualche giorno dopo, giovedì 30 maggio, durante la 181^ seduta della Camera dei Deputati, l’On. Fusacchia, ha indirizzato una Interrogazione a risposta in Commissione ai Ministri della Giustizia On. Alfonso Bonafede e dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Prof. Marco Bussetti, evidenziando che la la reclusione priva i detenuti della propria libertà ma non dei diritti fondamentali, che sono previsti e garantiti sia dall’ordinamento penitenziario che dalla Costituzione della Repubblica. Infatti, secondo il Deputato di Più Europa, i detenuti, non perdono il loro status di cittadini e rimangono perciò titolari di alcuni diritti, tra cui quello all’istruzione, che, oltre ad essere un diritto costituzionale, rappresenta l’elemento principale del percorso rieducativo dei condannati e, per tale motivo, ha chiesto se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative intendano adottare, per quanto di competenza, affinché sia garantito il diritto allo studio ai detenuti ristretti negli istituti penitenziari di Castrovillari, Rossano di Calabria, Paola e Cosenza. Per la risposta al quesito contenuto nel predetto atto di Sindacato Ispettivo (Interrogazione n. 5/02198 del 30/05/2019) è stato delegato il Ministro della Giustizia On. Alfonso Bonafede.

Interrogazione a risposta in Commissione n. 5_02198 (clicca per leggere)

 

Catanzaro, inaugurato Reparto Scolastico e Trattamentale per l’Alta Sicurezza nel Carcere di Siano


Mercoledì scorso, in tarda mattinata, presso la Casa Circondariale di Catanzaro “Ugo Caridi” è stato inaugurato un moderno ed attrezzato Reparto Scolastico e Trattamentale destinato ai detenuti del Circuito dell’Alta Sicurezza ristretti nella medesima sede penitenziaria.

Un evento che è il frutto del lavoro dei detenuti, i quali con la loro attività hanno reso possibile la fruizione di luoghi non utilizzati per anni, ha tenuto a precisare il Direttore dell’Istituto Angela Paravati che, nell’occasione, ha consegnato a ciascun detenuto impegnatosi in tale attività una ricompensa (encomio), che sarà inviata alla Magistratura di Sorveglianza competente, come previsto dagli Articoli 37 dell’Ordinamento Penitenziario e 76 del Regolamento di Esecuzione. Inoltre, una nota di apprezzamento, è stata rivolta dal Direttore al Coordinatore del Reparto, l’Ispettore Capo di Polizia Penitenziaria Giacinto Longo.

Il Reparto è stato inaugurato dal Vescovo dell’Arcidiocesi di Catanzaro – Squillace Mons. Vincenzo Bertolone, che ha proceduto al taglio del nastro e benedetto i nuovi locali : aule scolastiche per la scuola primaria e secondaria, laboratori di sartoria, musica, informatica ed anche una palestra.

All’iniziativa erano presenti il Vice Direttore dell’Istituto Emilia Boccagna, il personale di Polizia Penitenziaria ed i Funzionari Giuridico Pedagogici, i Magistrati di Sorveglianza di Catanzaro Laura Antonini e Angela Cerra, il Dirigente Scolastico del Centro Provinciale per l’Istruzione degli Adulti Giancarlo Caroleo, il Direttore dell’Ufficio Detenuti e Trattamento del Provveditorato Regionale dell’Amministrazione Penitenziaria della Calabria Giuseppa Irrera e l’Ingegnere Rosario Focà dell’Ufficio Tecnico dello stesso Provveditorato.

Presenti, inoltre, una delegazione di Radicali Italiani, l’ex Consigliere Nazionale Emilio Enzo Quintieri, candidato Garante Regionale dei Diritti dei Detenuti della Calabria e Valentina Anna Moretti, che nella mattinata, previa autorizzazione del Capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria Francesco Basentini, hanno accompagnato una delegazione di Studenti di Giurisprudenza dell’Università della Calabria in visita all’Istituto Penitenziario di Catanzaro.

La mattinata si è conclusa con l’offerta di un buffet realizzato dal laboratorio di pasticceria gestito all’interno del carcere dai detenuti dell’Alta Sicurezza ed il finale dell’evento è stato allietato dalla musica dell’oboe di un detenuto.

Castrovillari, cambio al vertice del Carcere, si è insediato il nuovo Direttore Giuseppe Carrà


Giuseppe Carrà, Dirigente Penitenziario per tanti anni alla guida della Casa di Reclusione di Rossano, è il nuovo Direttore della Casa Circondariale di Castrovillari. Lo rivela Emilio Enzo Quintieri, già Consigliere Nazionale dei Radicali Italiani e candidato Garante Regionale dei Diritti dei Detenuti della Regione Calabria, che venerdì 15 febbraio, insieme all’esponente radicale Valentina Anna Moretti, ha effettuato una visita all’Istituto Penitenziario di Castrovillari, gestito per alcuni anni dalla bravissima Dirigente Maria Luisa Mendicino, che ha assunto la direzione della Casa Circondariale di Cosenza.

La delegazione di Radicali Italiani, autorizzata dal Vice Capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria del Ministero della Giustizia Lina Di Domenico, è stata ricevuta dal neo Direttore Giuseppe Carrà, dal Commissario Capo Carmine Di Giacomo e dall’Ispettore Superiore Sergio Falcone, Comandante e Vice Comandante di Reparto della Polizia Penitenziaria e dal Funzionario Giuridico Pedagogico Maria Pia Patrizia Barbaro. Dopo un breve colloquio, la delegazione radicale, insieme al Direttore ed ai responsabili dell’area della sicurezza e del trattamento, si è recata a far visita a tutti gli Uffici ed agli spazi detentivi dell’Istituto.

Nella Casa Circondariale di Castrovillari, al momento della visita, a fronte di una capienza regolamentare di 122 posti (1 camera non disponibile per 2 posti detentivi), erano ristretti 153 detenuti (25 donne) di cui 38 stranieri (5 donne), aventi le seguenti posizioni giuridiche : 34 giudicabili, 12 appellanti, 13 ricorrenti e 76 definitivi di cui 1 ergastolano e 2 semiliberi. Altri 16 detenuti hanno una posizione “mista”, 11 dei quali con almeno una condanna definitiva. Tra la popolazione detenuta è stata rilevata la presenza di 20 tossicodipendenti (2 donne) di cui 6 in terapia metadonica (1 donna), 1 sieropositivo, 100 con problemi psichiatrici, 5 con disabilità motorie, 10 affetti dal virus dell’Hiv (2 donne) e 30 da epatite c.

Nell’Istituto, alle dirette dipendenze dell’Amministrazione Penitenziaria, lavorano 37 detenuti, 27 fissi e 10 per assistenza alla persona, che assistono altri detenuti convalescenti o non autosufficienti. Un altro detenuto lavora alle dipendenze dell’Azienda Sanitaria Provinciale di Cosenza e provvede alla pulizia dei locali dell’area sanitaria. Una detenuta lavora in Art. 21 OP quale addetta alla pulizia dei locali della Direzione, della Caserma della Polizia Penitenziaria e degli altri ambienti all’esterno dell’intercinta ed altri 5 detenuti gestiscono la succursale del canile municipale all’interno dell’Istituto.

Relativamente al personale del Corpo di Polizia Penitenziaria, ultimamente, presso il Reparto di Castrovillari sono in forza 95 unità a fronte di una pianta organica che ne prevede 124 mentre per quanto concerne i Funzionari Giuridico Pedagogici ne sono presenti 2 in pianta stabile oltre al responsabile della Segreteria Tecnica.

Al termine della visita, la delegazione, ha incontrato l’ex Direttore Maria Luisa Mendicino, ringraziandola per il buon lavoro fatto negli ultimi anni, insieme ai suoi collaboratori, che ha permesso alla Casa Circondariale di Castrovillari di fare enormi progressi, soprattutto dal punto di vista del miglioramento della qualità di vita detentiva poiché, tra gli altri, sono stati effettuati numerosi interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria (ristrutturazione locali doccia, tinteggiatura di tutte le sezioni detentive, etc.) ed altre progettualità (rifacimento aree verdi esterne e del campo sportivo polivalente) finanziate con i fondi della Cassa delle Ammende. Al nuovo Direttore Giuseppe Carrà i Radicali Italiani hanno formulato gli auguri per il suo nuovo incarico, certi che continuerà a svolgere un ottimo lavoro insieme allo staff, preparato e competente, che ha a sua disposizione.

Video Battisti, indagato Basentini, Capo del Dap, per omissione d’atti d’ufficio


Video di Battisti, la Procura della Repubblica di Roma ha chiesto l’archiviazione per i Ministri dell’Interno e della Giustizia Sen. Matteo Salvini e On. Alfonso Bonafede perché ritiene che non vi sia il dolo intenzionale, cioè l’elemento soggettivo, richiesto dalla norma incriminatrice per la configurabilità del reato di abuso d’ufficio ex Art. 323 cp, ma prosegue l’indagine sull’operato dell’Amministrazione Penitenziaria.

Per il momento il Capo del Dipartimento Francesco Basentini, Magistrato in aspettativa, a seguito della mia denuncia, è sottoposto ad indagini preliminari per il reato di omissione d’atti d’ufficio ex Art. 328 cp in quanto Capo dell’Amministrazione e diretto Superiore Gerarchico del Gruppo Operativo Mobile della Polizia Penitenziaria che ha gestito la traduzione del detenuto Battisti, per non aver disposto le opportune cautele a tutela della dignità umana del detenuto traducendo, stabilite dalle disposizioni legislative e regolamentari vigenti in materia.

Il Capo del Dap Basentini, come ho già scritto alla Procura di Roma, è stato sempre presente ai fatti – come dimostrano alcune foto in cui è perfettamente ripreso tra cui questa – peraltro non impedendo ai Ministri Salvini e Bonafede (ed altri soggetti) di fare foto e filmati al detenuto mentre veniva tradotto.

Nella denuncia, tra l’altro, ho chiesto all’Autorità Giudiziaria di accertare eventuali ulteriori responsabilità, penali e disciplinari, del personale del Corpo di Polizia Penitenziaria valutando, in modo particolare, la condotta tenuta dal Responsabile del Nucleo e dal Capo Scorta.

Sulla richiesta di archiviazione avanzata dalla Procura della Repubblica di Roma, si dovranno pronunciare i Giudici del Tribunale dei Ministri di Roma.

Caso Battisti, il fascicolo contro Salvini e Bonafede aperto dopo la denuncia del radicale Quintieri


Sono stato io a denunciare alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma i Ministri dell’Interno e della Giustizia Matteo Salvini ed Alfonso Bonafede, i Sottosegretari alla Giustizia Jacopo Morrone e Vittorio Ferraresi ed il Capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria Francesco Basentini, per quanto accaduto all’arrivo del detenuto Cesare Battisti all’Aeroporto Militare di Roma Ciampino e poi durante la traduzione dello stesso. Lo sostiene Emilio Enzo Quintieri, già Consigliere Nazionale dei Radicali Italiani e candidato Garante Regionale dei Diritti dei Detenuti della Regione Calabria.

L’esposto, presentato il 17 gennaio scorso, nell’immediatezza dei fatti, e pervenuto alla Procura della Repubblica di Roma, il successivo 23 gennaio, ipotizzava i reati di abuso d’ufficio (per i Ministri dell’Interno e della Giustizia ed i Sottosegretari alla Giustizia) ed omissione d’atti d’ufficio (per il Capo dell’Amministrazione Penitenziaria) previsti e puniti dagli Articoli 323 e 328 del Codice Penale, in relazione a quanto stabilito dall’Art. 42 bis c. 1 e 4 dell’Ordinamento Penitenziario, dall’Art. 114 c. 6 bis del Codice di Procedura Penale, dall’Art. 45 c. 1 delle Regole Minime per il trattamento dei detenuti approvate dalle Nazioni Unite, dall’Art. 32 c. 1 delle Regole Penitenziarie Europee approvate dal Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa e dell’Art. 73 c. 1 delle Regole sullo standard minimo per il trattamento penitenziario dei detenuti approvate dalle Nazioni Unite.

In occasione dell’arrivo dalla Bolivia dell’ex terrorista Cesare Battisti all’Aeroporto di Ciampino e poi durante la sua traduzione, il predetto è stato continuamente ripreso dai Ministri dell’Interno e della Giustizia e dai Sottosegretari alla Giustizia e le relative immagini-video sono state diffuse, condivise e pubblicate sui social network nonché sulle pagine ufficiali del Ministero della Giustizia e del Corpo di Polizia Penitenziaria, sottoponendolo al pubblico ludibrio, creandogli inutili disagi e sofferenze e violando la sua dignità umana – prosegue il radicale Quintieri.

L’Amministrazione Penitenziaria e, nella specie, il Capo del Dipartimento Francesco Basentini, primo responsabile del Gruppo Operativo Mobile della Polizia Penitenziaria, che è stato sempre presente sul posto, avrebbe dovuto adottare tutte le opportune cautele per la protezione del detenuto Battisti durante l’attività di traduzione, in ottemperanza agli obblighi imposti dalla Legge. Tali “cautele”, anche in considerazione della particolare posizione giuridica e penitenziaria nonché della caratura criminale del traducente, alla luce di quanto accaduto, non sono state disposte né risulta che sia stato impedito ai membri del Governo o ad altri soggetti di riprendere la persona traducente per evitare di essere esposte come un “trofeo di caccia” ed essere oggetto di gogna pubblica, assicurando un trattamento non contrario al senso di umanità ed evitando ogni violenza fisica e morale, nel rispetto di quanto stabilito dagli Artt. 27 c. 3 e 13 c. 4 della Costituzione nonché dell’Art. 1 c. 1 e 3 dell’Ordinamento Penitenziario e dalle altre norme internazionali vigenti. Vi erano obblighi precisi in capo all’Amministrazione Penitenziaria – conclude l’ex Consigliere Nazionale dei Radicali Italiani, in corsa per la carica di Garante Regionale dei Diritti dei Detenuti in Calabria – che sono stati disattesi, il che costituisce omissione d’atti d’ufficio. Anzi, al contrario, è stato completamente favorito e consentito ai membri del Governo (ed a chiunque altro fosse presente), di fare fotografie e filmati al detenuto, mentre era privato della libertà, di rivolgere insulti, creando pubblicità e disagi di notevole spessore.

Secondo quanto trapelato, la Procura della Repubblica di Roma, ha chiesto l’archiviazione del Procedimento Penale per assenza di dolo cioè l’elemento psicologico del reato, trasmettendo gli atti al Tribunale dei Ministri di Roma per la conseguente decisione.

Reggio Calabria, il Gip: no all’archiviazione per la morte del detenuto Jerinò. Pm indaghi


Sono passati già quattro anni ed ancora non si conoscono, con precisione, le cause della morte del sessantenne Roberto Jerinò, all’epoca ristretto presso la Casa Circondariale di Reggio Calabria Arghillà, avvenuta il 23/12/2014 presso l’Ospedale Riuniti di Reggio Calabria per “insufficienza cardio-respiratoria in soggetto con gravissima ed estesa ischemia celebrale da occlusione delle arterie cerebrali posteriori e vertebrali”.

Nonostante la denuncia presentata dai familiari del detenuto ed una circostanziata Interrogazione Parlamentare a risposta in commissione (n. 5/04649 del 05/02/2014) indirizzata ai Ministri della Giustizia e della Salute Andrea Orlando e Beatrice Lorenzin presentata, nella scorsa legislatura, dall’On. Enza Bruno Bossio, Deputato del Partito Democratico, su sollecitazione di Emilio Enzo Quintieri, già Consigliere Nazionale dei Radicali Italiani.

La Procura della Repubblica presso il Tribunale di Reggio Calabria in persona del Sostituto Procuratore Giovanni Calamita, a seguito di quanto accaduto, aveva aperto un Procedimento Penale contro ignoti per accertare se, in ordine al decesso del Jerinò, vi fossero state responsabilità del personale dell’Amministrazione Penitenziaria o dei Sanitari Penitenziari ed Ospedalieri.

Tuttavia, solo recentemente, il Pubblico Ministero Nicola De Caria, all’esito delle indagini espletate avvalendosi anche del Medico Anatomopatologo Patrizia Napoli (che aveva eseguito esame autoptico sulla salma), aveva chiesto l’archiviazione del Procedimento, pendente contro ignoti per il reato di omicidio colposo ex Art. 589 c.p., ricevendo l’opposizione dei familiari del detenuto Jerinò, rappresentati e difesi dall’Avvocato Marzia Tassone del Foro di Catanzaro che, nei mesi precedenti, aveva depositato una puntigliosa consulenza medico legale di parte a firma Prof. Peppino Pugliese, Specialista in cardiochirurgia e malattie dell’apparato cardiovascolare e docente presso l’Università degli Studi Alma Mater di Bologna, con la quale erano stati evidenziati comportamenti gravissimi definiti “penalmente rilevanti”, ad opera del personale sanitario operante negli Istituti Penitenziari di Reggio Calabria “Panzera” ed “Arghillà” ed in quello di Paola, consistenti in condotte attive ed omissive, imperite, imprudenti e negligenti, determinanti una catena di eventi che hanno concorso a cagionare la morte di Jerinò.

Il Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Reggio Calabria Mariarosaria Savaglio, ritenuta ammissibile l’opposizione proposta dal difensore delle persone offese, a seguito della Camera di Consiglio tenutasi il 18/12/2018, non ha accolto la richiesta di archiviazione sollecitata dalla Procura della Repubblica di Reggio Calabria disponendo la restituzione del fascicolo per nuove indagini, fissando in 6 mesi il termine per il compimento delle medesime ex Art. 409 c. 4 c.p.p.

In particolare, secondo il Gip Savaglio, “le indagini esperite al fine di accertare se sussistano eventuali responsabilità del personale medico o del personale del carcere appaiono meritevoli di approfondimento in ordine ad eventuali condotte che si sarebbero potute tenere al fine di evitare/ritardare il decesso di Jerinò Roberto, atteso che la perizia medico legale effettuata dal consulente incaricato dal Pubblico Ministero è basata su documentazione medica solo parziale, per cui le conclusioni a cui è giunta appaiono eccessivamente generiche e non dotate di sufficiente rigore scientifico, anche alla luce di quanto riportato nelle perizie di parte effettuate dai consulenti medici di parte” ed infine “è necessario, alla luce di quanto addotto dalle consulenze tecniche di parte, sottoporre ad una nuova complessiva valutazione le circostanze che hanno portato al decesso del suddetto Jerinò Roberto e di eventuali ritardi o inerzie in relazione alla deospedalizzazione dello stesso in data 4/11/2014, alla mancata somministrazione dei farmaci salvavita necessari per mancanza di un piano terapeutico, al ritardo nell’eseguire esami clinici necessari in maniera tempestiva e in ordine al ricovero dello stesso in data 15/12/2014 nel reparto malattie infettive, piuttosto che nel reparto idoneo a trattare la vasculopatia cerebrale in atto”.

Per questi motivi, il Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Reggio Calabria, ha rigettato la richiesta formulata dall’Ufficio del Pubblico Ministero, poiché “appare necessario il completamento delle indagini” e, nello specifico, “1) accertare, mediante l’espletamento di nuova consulenza tecnica, da effettuare tramite consulente medico specializzato in malattie neurologiche e sulla base di tutti i documenti clinici disponibili, le eventuali responsabilità in cui sono incorsi i soggetti che avevano in cura e custodia il detenuto Jerinò Roberto; 2) effettuare tutte le eventuali indagini che il PM ritenga necessario alla luce delle risultanze di suddetto accertamento; 3) identificare gli eventuali responsabili di condotte attive o omissive.”.

Roberto Jerinò, prima di essere ristretto al Carcere di Reggio Calabria “Arghillà” (07/07/2014 – 23/12/2014), era stato detenuto presso la Casa Circondariale di Reggio Calabria “Panzera” (15/12/2011 – 21/03/2013) e poi presso la Casa Circondariale di Paola (21/03/2013 – 07/07/2014).

Jerinò non stava espiando nessuna pena, si trovava sottoposto alla misura cautelare della custodia in carcere perché imputato per associazione a delinquere finalizzata al traffico internazionale di cocaina, aggravata dal metodo mafioso, nell’Operazione “Solare 2 – Crimine 3” della Procura Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria. In primo grado, nell’ambito del giudizio abbreviato, il Gup Distrettuale di Reggio Calabria Cinzia Barillà lo condannò a 14 anni 8 mesi di reclusione e 64.000 di multa (26/02/2013). Per lui, il processo, si concluse l’11/02/2015, pochi mesi dopo la sua morte, innanzi alla Corte di Appello di Reggio Calabria, che pronunciò il “non doversi procedere per morte del reo”.

Tra l’altro, i difensori di Roberto Jerinò, chiesero al Giudice procedente la sua scarcerazione essendo divenuto incompatibile col regime carcerario. Tale richiesta, come al solito, per ironia della sorte, venne rigettata dal Giudice proprio il giorno della sua morte. Evidentemente, come accaduto in altre analoghe occasioni, il Magistrato, non era stato ancora informato che l’imputato era deceduto.