Bernardini (Radicali) : in questo Paese comandano i Magistrati, il testo cambierà


Bernardini lista Amnistia Giustizia Libertà, pol 2013Il segretario dei Radicali dubita che il testo finale resterà simile alla bozza: “L’Anm farà pressioni pesanti”. Rita Bernardini, segretario dei Radicali italiani, accoglie positivamente le linee guida sulla riforma della Giustizia ma con una grande riserva sul testo finale: “Dubito che rimanga così”.

Ampliata la responsabilità civile dei magistrati, in linea con le direttive europee, anche se non ci sarà responsabilità diretta. Soddisfatta?

“Si tratta di una serie di intenzioni che mi sembrano piuttosto serie. Essendo passati 27 anni da quando il popolo italiano decise che voleva la responsabilità civile dei magistrati (legge Vassalli ndr), mi auguro che questa sia la volta buona”.

Si aspetta dei cambiamenti tra la bozza e il testo finale?

“Le pressioni che farà l’Anm (Associazione Nazionale Magistrati) saranno pesanti, come è normale in uno Stato dove non è affermata in modo chiaro la separazione dei poteri. Basti pensare a tutti i magistrati fuori ruolo che sono distaccati, in particolare presso il ministero della Giustizia. Affermare la responsabilità civile è giusto ma è necessario intervenire anche in altri settori come quello dell’obbligatorietà dell’azione penale che oggi lascia completamente nelle mani della magistratura la scelta dei processi da celebrare e quelli da far cadere in prescrizione che sono circa 140 mila all’anno”.

Il presidente Sabelli dell’Anm ha già parlato del “rischio di cause strumentali”…

“Saranno sempre i magistrati a giudicare… Cause strumentali ci possono sempre essere, a volte sono strumentali quelle che vengono fatte nei confronti dei cittadini che subiscono processi inutili”.

Quali sono gli aspetti che la convincono di più del testo?

“Voglio vedere quanto regge il testo rispetto alle pressioni, ciò dimostrerà anche la determinazione del governo. L’aver previsto la violazione manifesta del diritto è un passaggio importante su cui c’era forte opposizione da parte dei magistrati. Sull’azione di rivalsa è vero che è sempre indiretta però lo Stato deve obbligatoriamente rivalersi nei confronti del magistrato quando c’è una negligenza inescusabile”.

Quindi, secondo lei è stato centrato l’obiettivo dichiarato di togliere le limitazioni del ricorrente per facilitare l’azione di rivalsa?

“Se il testo rimane questo mi sembra un enorme passo avanti, ma io ne dubito”.

Hanno troppo potere i magistrati…

“Comandano loro. Loro si scelgono i reati da perseguire e quelli da far cadere in prescrizione”.

Il 2 agosto è stato approvato il decreto carceri. Un giudizio sul testo?

“Lo abbiamo definito il prezzo della tortura. Si dovevano spendere 450 milioni di euro, invece così ce la siamo cavata con 20. In questo modo hanno ingannato anche l’Europa che aveva chiesto rimedi concreti. Su questo tema, della salute nelle carceri, io sono al 35° giorno di sciopero della fame”.

Andrea Barcariol

Il Tempo, 05 Agosto 2014

Nuovo Decreto Carceri, approvato dal Parlamento sotto dettatura dei Magistrati


carcere_latina-2Il Ministro della Giustizia Orlando impone il voto di fiducia sul decreto carceri, che passa al Senato: ora il provvedimento è legge. Ma con la forzatura di sabato scorso è stata cancellata la modifica approvata dalla commissione Giustizia del Senato, che aveva eliminato la norma sui Tribunali di Sorveglianza affidati ai giudici ragazzini.

Il governo aveva mostrato molta più disponibilità, quando si era trattato di accogliere le rettifiche imposte, alla Camera, dall’Anm. A inizio seduta i senatori di opposizione sono assaliti da quelli che il ragionier Fantozzi definirebbe “vaghissimi sospetti”.

Le voci di un maxiemendamento dell’esecutivo sul decreto carceri circolano già da giovedì. Poi una passeggiata per i corridoi di Palazzo Madama toglie ogni dubbio: molti colleghi di maggioranza sono arrivati armati di trolley, pronti a volare verso una domenica di relax. Due indizi bastano in questo caso a fare una prova: il provvedimento sui detenuti sarà risolto con maxiemendamento governativo e fiducia, niente discussioni lunghe. Così il calendario, già alleggerito dal “canguro”, si libera.

E lascia spazio per un mini week end, prima dello sprint sulla riforma costituzionale. Così è: a un’oretta dall’inizio dell’esame in aula il ministro per le Riforme Maria Elena Boschi comunica che l’esecutivo pone la fiducia sul decreto detenuti. Proteste dell’opposizione, uno striscione vecchia maniera della curva leghista (“Il governo sta dalla parte dei criminali”). Contestuale comunicazione che la capigruppo ha revocato a maggioranza la seduta fissata, con orario 9-24, anche per oggi. Altre proteste, stavolta soprattutto del capogruppo cinque stelle Vito Petrocelli. I suoi fotografano i trolley e li postano sul blog di Grillo. Ma finisce secondo previsioni: la fiducia viene votata e il decreto è convertito in legge, con 162 favorevoli, 39 contrari e nessun astenuto.

Due obiettivi in un colpo solo, per Renzi. Evitare di stressare ulteriormente un’aula attesa dalla fase finale dell’esame sulla riforma della Costituzione. E tagliare corto sulla questione carceri, diventata fastidiosissima per il premier e il guardasigilli Orlando, dopo l’emendamento fatto passare dalle opposizioni in commissione Giustizia. Una modifica che avrebbe costretto a sottoporre di nuovo il provvedimento all’esame di Montecitorio, con il rischio di vederlo decadere. Disciplina ripristinata, rapporti di forza chiariti. Anche se a costo di insistere su un decreto carceri che rischia di essere bocciato in sede europea, per l’esiguità del risarcimento da 8 euro al giorno. E con la possibilità che la Consulta lo dichiari incostituzionale, dopo i dubbi sollevati dal Csm.

Riforme, si tratta

D’altronde l’aula si presenta vuota per un terzo, segno che le voci sulla fiducia sono considerate sufficientemente affidabili da indurre a un’ampia diserzione. Il riflettori si spostano subito sulle riforme. Partita in cui resta da definire ancora qualche nodo. Potrebbe essere perfezionato l’armistizio tra Pd e Sei, dopo il ritorno in aula dei vendoliani.

Sul tavolo c’è la disponibilità offerta dal ministro Boschi per “modifiche migliorative sugli articoli del ddl di riforma che vanno dal 2 al 40”. Le concessioni potrebbero estendersi fino alla soppressione dell’immunità. Con una valvola di sicurezza: se saltasse la trattativa il premier potrebbe additare all’opinione pubblica chi ha causato la sopravvivenza del privilegio. Dopodiché il vero punto di caduta dell’accordo resta la legge elettorale. Il partito del governatore pugliese chiede soglie di sbarramento meno severe. È lì lo snodo che può consentire di arrivare alla “quadra” sull’italicum.

Lo strappo

Intanto il combinato disposto tra la norma canguro e la determinazione cieca di Renzi riportano l’equilibrio in favore dell’esecutivo. Che riesce a liquidare in tempi più rapidi del previsto anche l’insidiosa questione del decreto detenuti. Un po’ la scena iniziale inganna. Perché il Pd Beppe Lumia fa un discorso spiazzante. Del tipo: “Sull’impiego dei magistrati appena vincitori di concorso nei tribunali di sorveglianza sono emerse molte perplessità”.

E vero che all’inizio dell’esame in Commissione anche il relatore democratico Felice Casson aveva espresso dubbi. Poi però è bastato che il viceministro Costa inarcasse le sopracciglia perché lo stesso Casson desistesse. Tanto da limitarsi a uscire dall’auletta al momento del voto. A governo battuto, Lumia se l’è presa con l’unico senatore di maggioranza ad aver votato l’emendamento, Susta di Scelta civica. Perciò a sentirgli pronunciare quell'”abbiamo espresso perplessità” per un attimo fa pensare che la fiducia e il ritorno al testo della Camera non siano scontati.

Invece finisce proprio così. Con Orlando che rivendica la necessità del decreto detenuti di fronte agli impegni assunti in Europa dopo la sentenza Torreggiani: “Dobbiamo evitare il rischio di una condanna europea sulle carceri nel pieno del semestre di presidenza italiano”. Viene dunque ripristinata e approvata la versione del provvedimento in cui compare anche la norma sui giovani magistrati di sorveglianza. Ma lo stesso Orlando si impegna a riproporne l’eliminazione “nel primo provvedimento utile”. Nessun ripensamento, neppure postumo, sul risarcimento da 8 euro a chi è detenuto “in condizioni inumane e degradanti”.

È il vero cuore del provvedimento. Un ristoro che il Csm ha bocciato come insufficiente e iniquo, addirittura a rischio incostituzionalità. Ma anche su questo il governo tira dritto. C’è da piantare la bandiera delle riforme, e la piccola bandierina delle carceri rischiava di essere un intralcio. Che poi da qui a qualche mese il Consiglio d’Europa possa sollevare obiezioni sulla “idoneità” della misura, o che la Corte costituzionale italiana possa cancellarla, è problema che ci si porrà dopo.

Enrico Novi

Il Garantista, 5 agosto 2014