Tolmezzo, detenuto calabrese muore in cella. Inchiesta della Procura


Detenuto muore nel carcere di massima sicurezza di Tolmezzo, in provincia di Udine. Si stratta di Giuseppe Lo Piano, nato a Fuscaldo (Cs) il 19 dicembre 1967. L’uomo condannato all’ergastolo, considerato dai giudici appartenente al clan Serpa ma con posizione giuridica di imputato (appellante e ricorrente), è stato rinvenuto privo di vita nella mattinata di ieri dal suo compagno di cella che ha dato subito l’allarme. I sanitari intervenuti non hanno potuto fare altro che constatarne il decesso.

Giuseppe Lo Piano, era stato condannato, in primo e in secondo grado, all’ergastolo nel processo “Tela del ragno” in merito a numerosi omicidi avvenuti negli ultimi 20 anni lungo il Tirreno cosentino. Un’operazione condotta contro i presunti capi e gregari del clan Perna-Cicero di Cosenza, Gentile-Africano-Besaldo di Amantea, Scofano-Martello-Rosa-Serpa di Paola, e Carbone di San Lucido.

A novembre si sarebbe dovuta tenere l’udienza per l’accusa di omicidio innanzi alla Corte di Cassazione, mentre per quanto riguarda la sentenza di condanna per associazione mafiosa la Suprema Corte, accogliendo il ricorso degli avvocati dell’imputato Sabrina Mannarino e Giuseppe Bruno aveva deciso per l’annullamento con rinvio alla Corte d’Appello per un nuovo giudizio.

Lo Piano, da qualche tempo, accusava un malessere che lo stesso aveva comunicato sia ai suoi famigliari che ai suoi legali difensori. Un malessere che lo aveva portato a ricorrere alle cure ospedaliere sia di Udine che di Tolmezzo. L’ultimo ricovero presso il nosocomio di Udine risale a circa una quindicina di giorni fa e dal quale era stato dimesso dopo qualche giorno. L’uomo pare soffrisse di una patologia cardiaca pregressa, ma i medici sia dell’ospedale che del carcere, avevano ritenuto che le sua malattia fosse compatibile con il regime carcerario. Nei giorni successivi al rientro in carcere, dopo l’ultimo ricovero, le sue condizioni di salute non erano affatto migliorate. Lo stesso Lo Piano, infatti, aveva allertato sia la famiglia che i suoi avvocati, i quali si erano subito attivati. Ma non hanno fatto in tempo. Ieri mattina, come un fulmine a ciel sereno, è arrivata la notizia dell’improvviso decesso.

Gli avvocati Mannarino e Bruno, nella stessa mattinata di ieri hanno fatto pervenire alla Procura di Udine una denuncia con la quale è stato richiesto il sequestro delle cartelle cliniche del detenuto. La morte di Giuseppe Lo Piano è stata segnalata dall’attivista radicale Emilio Quintieri all’Autorità Garante Nazionale dei Diritti delle persone detenute o private della libertà personale presso il Ministero della Giustizia. “Quel che è davvero intollerabile è che detto detenuto, nonostante da tempo versava in gravissime condizioni di salute, sia stato tenuto in carcere fino alla sua morte – dichiara l’attivista radicale in favore dei diritti dei detenuti Emilio Quintieri – La Procura della Repubblica presso il Tribunale di Udine, avente giurisdizione sull’istituto penitenziario, ha già aperto un fascicolo e disposto, oltre al sequestro della salma, anche gli opportuni accertamenti medico legali”.

Maria Fiorella Squillaro

Il Quotidiano del Sud, 05/09/2020

Paola, Espulsione revocata per due giovani detenuti albanesi. Radicali soddisfatti


“Dichiara non attuale la pericolosità sociale di Nikolli Lod e Nikolli Martin e dispone la revoca dell’ordinanza di applicazione nei confronti dei medesimi della misura di sicurezza della espulsione dal territorio dello Stato emessa il 16/02/2017.” Questa è quanto deciso dal Magistrato di Sorveglianza di Cosenza Paola Lucente, all’esito della Camera di Consiglio del 20/06/2017, in ordine alla richiesta avanzata il 24/05/2017 dall’Avvocato Sabrina Mannarino del Foro di Paola, in nome e per conto di Nikolli Lod e Nikolli Martin, due giovani detenuti di nazionalità albanese, attualmente ristretti nella Casa Circondariale di Paola per il reato di furto aggravato in concorso commesso in Ancona nel 2015, ai quali su richiesta della Procura della Repubblica di Cosenza era stata confermata la misura di sicurezza della espulsione dal territorio dello Stato, una volta terminata la pena il prossimo 16/07/2017, per la ritenuta attualità della loro pericolosità sociale.

Soddisfatti per l’esito del procedimento sono i Radicali Italiani che, durante una delle visite effettuate presso la Casa Circondariale di Paola guidate da Emilio Enzo Quintieri, avevano raccolto l’istanza dei due giovani albanesi e promesso il loro sostegno per valutare la possibilità di ottenere la revoca della misura di sicurezza dell’espulsione disposta dall’Ufficio di Sorveglianza di Cosenza, atteso che non erano “clandestini” come erroneamente ipotizzato, avevano tenuto sempre una condotta regolare inframuraria tanto da ottenere tutta la liberazione anticipata e col parere favorevole del Direttore dell’Istituto Caterina Arrotta, anche alcuni permessi premio presso la Casa di Accoglienza gestita da Padre Aurelio Marino, Cappellano della Casa Circondariale di Paola, senza mai incorrere in nessuna infrazione disciplinare o violazione delle prescrizioni imposte dall’Autorità Giudiziaria.

La Delegazione dei Radicali Italiani otteneva, come sempre, la disponibilità dello Studio Legale Mannarino, a patrocinare gratuitamente entrambi i detenuti stranieri innanzi alla Magistratura di Sorveglianza al fin di ottenere la revoca della misura di sicurezza della espulsione dal territorio dello Stato e, in subordine, la trasformazione della stessa con quella della libertà vigilata per il periodo minimo previsto dalla Legge, quest’ultima da eseguirsi presso le abitazioni dei loro familiari site in Montalto di Castro in Provincia di Viterbo ed a Cassano D’Adda in Provincia di Milano. L’Avvocato Mannarino, con articolate istanze, suffragate da documentazione, chiedeva in via principale la revoca dell’espulsione ritenendo che i due cugini Nikolli non fossero socialmente pericolosi ed in alternativa la libertà vigilata per un anno con la imposizione delle prescrizioni idonee ad evitare o limitare le occasioni di commissione di nuovi reati da parte degli stessi.

Il Giudice di Sorveglianza Lucente, premesso che la difesa ha dedotto nuovi elementi e circostanze oggetto di verifica istruttoria da parte della Polizia Giudiziaria, che militano per la rivalutazione e la revoca dell’ordinanza precedentemente adottata, poiché entrambi i condannati sono “delinquenti primari”, fruitori di permessi premio, positivamente gestiti ed hanno la comprovata presenza sul territorio nazionale di riferimenti logistici e di progettualità lavorative lecite idonee a supportare un’eventuale integrazione in Italia che rende inopportuna l’applicazione della misura di sicurezza ordinata in sentenza, in accoglimento delle istanze difensive, ha revocato la misura di sicurezza dell’espulsione dal territorio dello Stato, dichiarando cessata la pericolosità sociale degli stessi con la conseguenza che, una volta espiata la pena, potranno regolarmente restare in Italia.

L’espulsione al termine della pena, commenta il radicale Quintieri, era ingiusta poiché avrebbe posto nel nulla la funzione stessa della pena e del positivo trattamento rieducativo predisposto dall’Amministrazione Penitenziaria poiché, entrambi i cugini Nikolli, sarebbero stati privati di una concreta possibilità di reinserimento sociale in Italia, nonostante non vi fossero profili di pericolosità sociale muniti del requisito dell’attualità. Ringrazio l’Avvocato Sabrina Mannarino per la sua disponibilità ed il Magistrato di Sorveglianza Paola Lucente per la sensibilità dimostrata nel rivedere i provvedimenti precedentemente intrapresi.

Radicali e Camere Penali in visita alle Case Circondariali di Paola e di Cosenza


Carcere di PaolaProseguono le visite dei Radicali in tutti gli Istituti Penitenziari della Calabria. Nella giornata di domani, domenica 3 gennaio 2016, una delegazione del Partito Radicale composta da Giuseppe Candido, Rocco Ruffa, Emilio Enzo Quintieri, Claudio Scaldaferri, Ernesto Biondi e dagli Avvocati Sabrina Mannarino e Carmine Curatolo, questi ultimi in rappresentanza della locale Camera Penale di Paola – aderente all’Unione delle Camere Penali Italiane (Ucpi), visiterà nella mattinata la Casa Circondariale di Paola sita in C.da Deuda sul Tirreno Cosentino. Nel pomeriggio, invece, la delegazione radicale composta anche da Gaetano Massenzo e Valentina Moretti, visiterà la Casa Circondariale “Sergio Cosmai” di Cosenza sita in Via Giacomo Mancini.

Entrambe le visite, su richiesta dell’On. Rita Bernardini, già Deputato e Segretario di Radicali Italiani, sono state autorizzate dal Dott. Santi Consolo, Capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria del Ministero della Giustizia. Durante le visite ai predetti Istituti Penitenziari saranno verificate le condizioni di detenzione ed il trattamento praticato dall’Amministrazione Penitenziaria nei confronti di tutte le persone private della libertà.

Nei giorni scorsi i Radicali hanno effettuato ulteriori visite alle Carceri di Rossano, Castrovillari, Locri, Catanzaro, Crotone, Palmi, Reggio Calabria e Vibo Valentia. Martedì 5 gennaio si recheranno presso la Casa di Reclusione “Luigi Daga” di Laureana di Borrello in Provincia di Reggio Calabria.

Scacco Matto, Quintieri (Radicali) : “Rinuncio anche ai testimoni, basta altri rinvii del processo”


Emilio Quintieri - RadicaliSi terrà il prossimo 15 luglio 2015 alle ore 12 presso il Tribunale di Paola, Sezione Penale in composizione Collegiale (Del Giudice, Presidente, Elia e Mesiti a latere), l’ultima udienza relativa all’Operazione Antidroga “Scacco Matto” che vede imputati i cetraresi Emilio Enzo Quintieri e Davide Pinto, 29 e 33 anni, per traffico illecito in concorso di sostanze stupefacenti (cocaina e marijuana) nel Tirreno Cosentino e nelle Città di Rende e Cosenza. Insieme a Quintieri – che al momento dell’arresto era candidato alla Camera dei Deputati, nella circoscrizione calabrese, per la Lista Radicale “Amnistia Giustizia e Libertà” – ed a Pinto, il 13 febbraio 2013, alle prime ore del mattino, su disposizione della Procura della Repubblica di Paola vennero arrestate dai Carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia di Paola coadiuvati dai Militari del Comando Provinciale di Cosenza e dalle Unità Cinofile del Gruppo Operativo Calabria di Vibo Valentia, altre 4 persone  di Cetraro (Carmine e Giuseppe Antonuccio, Luca Occhiuzzi e Ido Carmine Petruzzi) che hanno già definito le loro posizioni, in primo e secondo grado, avendo scelto di procedere con il rito abbreviato. A firmare i 6 provvedimenti restrittivi, fu il Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Paola Carmine De Rose.

Quintieri, difeso dagli Avvocati Sabrina Mannarino e Marta Gammella del Foro di Paola, già durante l’interrogatorio di garanzia, contrariamente a tutti gli altri indagati, non si avvalse della facoltà di non rispondere difendendosi dalle contestazioni che gli vennero rivolte nell’ordinanza custodiale. Ma fu del tutto inutile perché il Gip non gli credette confermandogli la misura cautelare di massimo rigore che, tra l’altro, venne poi ratificata dal Tribunale del Riesame di Catanzaro. Dopo quasi un anno di custodia inframuraria, prima a Paola e poi a Cosenza, l’attivista radicale, venne scarcerato e posto agli arresti domiciliari nel Comune di Fagnano Castello nonostante l’opposizione della Procura della Repubblica. Successivamente, la misura cautelare, per la sua considerevole durata e per la rigorosa osservanza delle prescrizioni e degli obblighi imposti dall’Autorità Giudiziaria, venne inizialmente sostituita con quella più lieve dell’obbligo di presentazione trisettimanale alla Polizia Giudiziaria e poi revocata completamente all’esito dell’abrogazione della Legge Fini Giovanardi sugli Stupefacenti disposta dalla Corte Costituzionale della quale anche Quintieri aveva sollevato eccezione di costituzionalità. Pinto, invece, è difeso dagli Avvocati Giuseppe Bruno del Foro di Paola e Rossana Cribari del Foro di Cosenza, è sin dal primo momento è stato sottoposto agli arresti domiciliari poi, in maniera gradata, sostituiti con altre misure meno afflittive. Durante l’udienza del 13 maggio scorso, dopo l’esame degli Ufficiali di Polizia Giudiziaria e dei tossicodipendenti indicati dal Pubblico Ministero, avrebbero dovuto essere sentiti i tre testimoni della difesa di Quintieri ma, purtroppo, nessuno di questi aveva ritirato le citazioni all’Ufficio Postale per cui ci sarebbe stato un ulteriore rinvio dell’udienza di alcuni mesi per disporre l’accompagnamento coatto degli stessi a mezzo della Forza Pubblica. L’Avv. Mannarino, in accordo con il suo assistito, ha proposto al Collegio giudicante di rinunciare a far sentire i propri testi qualora il processo venisse definito prima della pausa estiva e che venisse acquisita al fascicolo processuale la deposizione resa ai Carabinieri, durante le indagini, da uno dei testimoni che smentiva la detenzione e cessione di sostanza stupefacente da parte di Quintieri. Il Presidente Del Giudice, sentito il parere favorevole del Pubblico Ministero Teresa Grieco, ha disposto l’acquisizione del verbale richiesto dalla difesa ed ha revocato l’ammissione delle ulteriori testimonianze, fissando l’udienza conclusiva del processo per il prossimo 15 luglio alle ore 12.

Sono fermamente convinto che, nonostante l’accanimento sbirresco e giudiziario senza tregua nei miei confronti, sarò assolto con formula piena, non per non aver commesso i fatti contestati ma proprio per la insussistenza degli stessi. Per questo motivo, dice l’imputato Emilio Quintieri, non ho voluto fare il rito abbreviato, nonostante rischiassi una pena molto alta, perché ero sicuro che l’istruttoria dibattimentale avrebbe chiarito come stavano realmente le cose e che quelle imputazioni non avrebbero trovato riscontro nelle risultanze processuali.