Tolmezzo, detenuto calabrese muore in cella. Inchiesta della Procura


Detenuto muore nel carcere di massima sicurezza di Tolmezzo, in provincia di Udine. Si stratta di Giuseppe Lo Piano, nato a Fuscaldo (Cs) il 19 dicembre 1967. L’uomo condannato all’ergastolo, considerato dai giudici appartenente al clan Serpa ma con posizione giuridica di imputato (appellante e ricorrente), è stato rinvenuto privo di vita nella mattinata di ieri dal suo compagno di cella che ha dato subito l’allarme. I sanitari intervenuti non hanno potuto fare altro che constatarne il decesso.

Giuseppe Lo Piano, era stato condannato, in primo e in secondo grado, all’ergastolo nel processo “Tela del ragno” in merito a numerosi omicidi avvenuti negli ultimi 20 anni lungo il Tirreno cosentino. Un’operazione condotta contro i presunti capi e gregari del clan Perna-Cicero di Cosenza, Gentile-Africano-Besaldo di Amantea, Scofano-Martello-Rosa-Serpa di Paola, e Carbone di San Lucido.

A novembre si sarebbe dovuta tenere l’udienza per l’accusa di omicidio innanzi alla Corte di Cassazione, mentre per quanto riguarda la sentenza di condanna per associazione mafiosa la Suprema Corte, accogliendo il ricorso degli avvocati dell’imputato Sabrina Mannarino e Giuseppe Bruno aveva deciso per l’annullamento con rinvio alla Corte d’Appello per un nuovo giudizio.

Lo Piano, da qualche tempo, accusava un malessere che lo stesso aveva comunicato sia ai suoi famigliari che ai suoi legali difensori. Un malessere che lo aveva portato a ricorrere alle cure ospedaliere sia di Udine che di Tolmezzo. L’ultimo ricovero presso il nosocomio di Udine risale a circa una quindicina di giorni fa e dal quale era stato dimesso dopo qualche giorno. L’uomo pare soffrisse di una patologia cardiaca pregressa, ma i medici sia dell’ospedale che del carcere, avevano ritenuto che le sua malattia fosse compatibile con il regime carcerario. Nei giorni successivi al rientro in carcere, dopo l’ultimo ricovero, le sue condizioni di salute non erano affatto migliorate. Lo stesso Lo Piano, infatti, aveva allertato sia la famiglia che i suoi avvocati, i quali si erano subito attivati. Ma non hanno fatto in tempo. Ieri mattina, come un fulmine a ciel sereno, è arrivata la notizia dell’improvviso decesso.

Gli avvocati Mannarino e Bruno, nella stessa mattinata di ieri hanno fatto pervenire alla Procura di Udine una denuncia con la quale è stato richiesto il sequestro delle cartelle cliniche del detenuto. La morte di Giuseppe Lo Piano è stata segnalata dall’attivista radicale Emilio Quintieri all’Autorità Garante Nazionale dei Diritti delle persone detenute o private della libertà personale presso il Ministero della Giustizia. “Quel che è davvero intollerabile è che detto detenuto, nonostante da tempo versava in gravissime condizioni di salute, sia stato tenuto in carcere fino alla sua morte – dichiara l’attivista radicale in favore dei diritti dei detenuti Emilio Quintieri – La Procura della Repubblica presso il Tribunale di Udine, avente giurisdizione sull’istituto penitenziario, ha già aperto un fascicolo e disposto, oltre al sequestro della salma, anche gli opportuni accertamenti medico legali”.

Maria Fiorella Squillaro

Il Quotidiano del Sud, 05/09/2020

Strasburgo condanna l’Italia per la morte di un detenuto. Vicenda analoga a quella avvenuta nel 2016 nel Carcere di Paola


Strasburgo condanna ancora l’Italia. La Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, Prima Sezione, riunita in un Comitato composto da Armen Harutyunyan, Presidente, Pere Pastor Vilanova e Pauliine Koskelo, Giudici, nella causa promossa da Santo Citraro e Santa Molino contro Italia (Ricorso n. 50988/13), dopo aver deliberato in Camera di Consiglio il 28 aprile 2020, con Sentenza del 4 giugno 2020, ha dichiarato, all’unanimità, la Repubblica Italiana responsabile della violazione dell’elemento materiale dell’Articolo 2 della Convenzione condannandola anche al risarcimento dei danni (32 mila euro per danno morale e 900 euro per le spese, oltre alla maggioranza dovuta per eventuali imposte ed interessi) da versare, entro tre mesi, in favore dei ricorrenti.

I ricorrenti, signori Citraro e Molino, il 24 luglio 2013, introdussero un ricorso alla Corte di Strasburgo contro l’Italia, ai sensi dell’Art. 34 della Convenzione Europea, lamentando la violazione degli Articoli 2 e 3 della Convenzione, ritenendola responsabile del suicidio per impiccagione del loro figlio Antonio Citraro, 31 anni, di Terme Vigliatore, avvenuto nel tardo pomeriggio del 16 gennaio 2001, mentre era detenuto nella cella n. 2 del reparto “sosta”, presso la Casa Circondariale di Messina.

All’epoca dei fatti, la morte di Citraro, in un primo momento venne etichettata come un suicidio e subito dopo, grazie alle denunce della famiglia, come omicidio colposo: il Gup del Tribunale di Messina dispose il rinvio a giudizio del Direttore dell’Istituto, di sei Agenti della Polizia Penitenziaria e del Medico Psichiatra per i reati di favoreggiamento, falso per soppressione, omicidio colposo, abuso dei mezzi di correzione e lesioni personali. Ma gli imputati, in tutti i gradi di giudizio, vennero assolti da ogni accusa.

I genitori del giovane detenuto però non si arresero e, dopo aver esaurito i rimedi giurisdizionali interni, assistititi dall’Avvocato Giovambattista Freni del Foro di Messina, proposero ricorso alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo che, nei giorni scorsi, dopo 19 anni, ha finalmente condannato l’Italia per le sue responsabilità. In particolare, i ricorrenti, lamentavano la violazione dell’Articolo 2 della Convenzione sostenendo, tra l’altro, che l’Amministrazione Penitenziaria, per mancanza di precauzioni e per negligenza, non avesse adottato le misure necessarie e adeguate idonee a impedire il suicidio del loro figlio, affetto da disturbi psichici, tant’è vero che in precedenza aveva più volte posto in essere atti di autolesionismo compresi tentativi di suicidio, che avevano portato il Magistrato di Sorveglianza di Messina a disporre il suo ricovero nell’Ospedale Psichiatrico Giudiziario di Barcellona Pozzo di Gotto, provvedimento rimasto inevaso (solo pochi minuti prima del decesso di Citraro dal Ministero della Giustizia arrivò l’ordine di traduzione presso l’Opg).

Ebbene, la Corte di Strasburgo, ha deciso di condannare la Repubblica Italiana ritenendola responsabile in quanto l’Art. 2 della Convenzione obbliga lo Stato non soltanto ad astenersi dal provocare la morte in maniera volontaria e irregolare, ma anche ad adottare le misure necessarie per la protezione della vita delle persone sottoposte alla sua giurisdizione. Tale obbligo sussiste, ancora di più, dal momento in cui le Autorità Penitenziarie siano a conoscenza di un rischio reale e immediato che la persona detenuta possa attentare alla propria vita.

Nel caso in questione, l’Amministrazione Penitenziaria, era perfettamente a conoscenza dei disturbi psichici e della gravità della malattia di cui era affetto il giovane detenuto, degli atti di autolesionismo e dei tentativi di suicidio che aveva posto in essere, dei suoi gesti e pensieri suicidi e dei segnali di malessere fisico o psichico (aveva completamente distrutto la cella, impedendo l’ingresso al personale, e faceva discorsi deliranti e paranoici).

Per tali motivi, la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, ha ritenuto che le Autorità Penitenziarie non abbiano adottato le misure ragionevoli che erano necessarie per assicurare l’integrità del detenuto Antonio Citraro. Infatti, nella sentenza, i Giudici Europei scrivono chiaramente che “… le Autorità si sono sottratte al loro obbligo positivo di proteggere il diritto alla vita di Antonio Citraro. Pertanto, vi è stata violazione dell’elemento materiale dell’Articolo 2 della Convenzione.”

La vicenda della morte di Antonio Citraro è analoga a quella di tanti altri detenuti, parimenti affetti da disturbi psichici, verificatasi negli Istituti Penitenziari d’Italia. Tra le tante morti similari, ricordo particolarmente quella di Maurilio Pio Morabito, 46 anni, avvenuta il 29 aprile 2016, a poche settimane dal suo fine pena (30 giugno 2016), mentre era detenuto presso la Casa Circondariale di Paola. Morabito, come Citraro, si è impiccato nella cella n. 9 del reparto di isolamento, dopo aver posto in essere diversi atti di autolesionismo, tentativi di suicidio, rifiutato di assumere i farmaci per timore di essere avvelenato ed anche di recarsi a colloquio con i propri familiari. Aveva finanche incendiato e distrutto, ripetutamente, le altre celle in cui era precedentemente allocato e per tale ragione era stato posto per diversi giorni in una cella liscia (cioè priva di ogni suppellettile), sporca e maleodorante, senza nemmeno essere sorvegliato a vista, lasciandogli addosso solo le mutande ed una coperta. Proprio utilizzando quest’ultima, che è stata annodata a forma di cappio alla grata della finestra della cella, di notte, è riuscito a togliersi la vita.

Per la vicenda di Morabito, i familiari, non hanno ottenuto giustizia in sede penale, in quanto il procedimento è stato archiviato dal Gip del Tribunale di Paola su conforme richiesta avanzata dalla Procura della Repubblica. Recentemente però, assistiti dagli Avvocati Corrado Politi e Valentino Mazzeo del Foro di Reggio Calabria, hanno citato in giudizio il Ministero della Giustizia per sentirlo condannare al risarcimento dei danni. La causa attualmente è in corso presso il Giudice Civile del Tribunale di Reggio Calabria (ed io sono tra le persone che verranno sentite in merito dall’Autorità Giudiziaria).

Corte Europea dei Diritti dell’Uomo – Causa Citraro e Molino contro l’Italia (clicca per leggere)

Riattivata la sartoria nel Carcere di Castrovillari. Le detenute producono mascherine anti Covid


Mentre l’Italia era in lockdown e l’epidemia Covid manifestava tutta la sua virulenza, in molte realtà penitenziarie del Paese si è scelto di dare il proprio contributo nella lotta al virus, facendosi carico del confezionamento di mascherine.

Così in diverse strutture di pena ci si è ingegnati per capire come avviare la produzione. La Casa Circondariale di Castrovillari “Rosetta Sisca”, su input del suo Direttore Giuseppe Carrà, ha scelto di rimettere in attività la sartoria nella sezione femminile: “Certamente la difficoltà nel reperimento dei dispositivi di protezione individuale che in marzo risultavano introvabili, ha giocato un ruolo importante nella decisione di riattivare la sartoria, ma – ha raccontato Carrà – la valenza trattamentale del progetto ha dato la spinta propulsiva. Il carcere deve e può essere lo strumento per restituire alla società dei cittadini migliori”.

L’istituto calabrese non è nuovo a esperienze di inclusione sociale e di giustizia ripartiva e, nel solco già tracciato dalle precedenti esperienze, in tempi brevissimi, ha avviato il progetto-mascherine: tre detenute, abili nei lavori sartoriali, hanno immediatamente manifestato l’entusiasmo e la voglia di dare il loro contributo nei difficili giorni di emergenza per l’epidemia da Covid 19, “prestando il loro lavoro punto dopo punto, taglio dopo taglio, per ricucire, non solo il tessuto, ma anche lo strappo con la società”.

Come spiegato dal Direttore dell’Istituto Carrà “il lavoro è uno degli elementi fondamentali che la nostra legislazione prevede per la rieducazione, ancor di più quando si tratta di volontariato: l’auspicio è di distribuire gratuitamente questi fondamentali strumenti di tutela sanitari anche sul territorio”.

Il risultato ottenuto nella realizzazione della mascherine, di assoluto rilievo, è frutto della sinergia e del lavoro di squadra tra le diverse componenti che animano l’istituto calabrese, dall’area sicurezza con il Comandante di Reparto della Polizia Penitenziaria Carmine Di Giacomo, all’area trattamentale con il Funzionario Giuridico Pedagogico Luigi Bloise. I presidi sanitari, soggetti a specifica autorizzazione dell’Università degli Studi di Catania, contribuiscono così alla sicurezza dei cittadini e danno sostanza allo sforzo rieducativo di chi sta scontando la pena.

Complimenti all’Amministrazione Penitenziaria, centrale e periferica, per questa ennesima lodevole iniziativa ed alle tre sarte detenute per il loro prezioso contributo nella produzione e confezionamento dei dispositivi individuali di protezione per fronteggiare questa emergenza sanitaria.

 

 

Coronavirus, i detenuti di Cosenza ringraziano l’Amministrazione Penitenziaria ma chiedono allo Stato di non essere dimenticati


Con un comunicato diffuso pubblicamente, a mezzo della Direzione dell’Istituto, i detenuti della Sezione di Alta Sicurezza della Casa Circondariale di Cosenza “Sergio Cosmai”, a seguito della proroga della sospensione dei colloqui visivi con i propri familiari a causa dell’emergenza epidemiologica Coronavirus che sta interessando l’Italia, hanno inteso tranquillizzare i propri familiari circa il loro stato di salute e di vita all’interno dell’Istituto.

Inoltre hanno voluto ringraziare il Direttore Dott.ssa Maria Luisa Mendicino ed il Comandante di Reparto della Polizia Penitenziaria Commissario Capo Dott. Paolo Cugliari per la costante disponibilità al dialogo e per quanto messo in atto e in programma per consentire i contatti, telefonici e video, con i familiari, nonché il personale di Polizia Penitenziaria e dell’Area Sanitaria per l’assistenza prestata.

I detenuti hanno altresí colto l’occasione per dichiararsi vicini alla Comunità Nazionale tutta per lo sforzo in atto per battere il nemico invisibile “Coronavirus” e auspicano di non essere dimenticati dallo Stato.

Radicali, Università e Scuole nella Casa di Reclusione di Rossano per visita e spettacolo teatrale “Io sono nessuno”


Domani mattina, 19 dicembre, presso la Casa di Reclusione di Rossano si terrà una visita all’Istituto da parte di una numerosa delegazione di Studenti del Dipartimento di Lingue e Scienze dell’Educazione dell’Università della Calabria, Corso di Laurea Magistrale in Intelligence ed Analisi del Rischio, accompagnati da Emilio Enzo Quintieri e Valentina Anna Moretti, esponenti dei Radicali Italiani e dal Prof. Mario Caterini, Associato di Diritto Penale dell’Università della Calabria. La delegazione visitante è stata autorizzata a far ingresso e visita nell’Istituto Penitenziario di Rossano dal Vice Capo Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria Lina Di Domenico.

Al termine della visita, la delegazione visitante, su invito del Dirigente Penitenziario Maria Luisa Mendicino, parteciperà alla rappresentazione teatrale conclusiva del progetto Pon “Il Teatro dietro le Sbarre” denominata “Io sono nessuno”, rivisitazione dell’Odissea di Omero, uno dei grandi classici della letteratura greca che racconta l’inganno dell’eroe Ulisse d’Itaca al ciclope Polifemo, il mostruoso gigante con un occhio solo in mezzo alla fronte, figlio di Poseidone, dio del mare e della ninfa marina Toosa.

Il progetto Pon Indire 2014/2020 del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, realizzato con i Fondi Strutturali Europei dall’Istituto di Istruzione Superiore “Ettore Majorana” di Corigliano Rossano presieduto dal Dirigente Scolastico Prof.ssa Pina De Martino in collaborazione con l’Amministrazione Penitenziaria e seguito dai docenti tutor Prof.ssa Maria Valente, Prof. Vincenzo Martini e Prof. Giuseppe Benvenuto, insegnanti presso la Casa di Reclusione di Rossano, ha visto la  partecipazione di 58 detenuti del Circuito dell’Alta Sicurezza, 20 dei quali nel ruolo di attori e tutti gli altri impiegati in altre attività (luci, suono, mix, video, etc.). Per la realizzazione del progetto ci si è avvalsi di tre esperti: Dario De Luca per il modulo scenografia; Daniele Moraca per il modulo suono e Nicola Nastasi per il modulo luci.

Alla rappresentazione teatrale, autorizzati dal Magistrato di Sorveglianza di Cosenza Antonietta Dodaro, tra gli altri, parteciperanno anche gli Avvocati Francesco Madeo e Rosellina Madeo, Consiglieri del Comune di Corigliano Rossano, già proponenti la istituzione del locale Garante dei Diritti delle persone detenute o private della libertà personale, nonché altri docenti e personale amministrativo, tecnico e ausiliario dell’Istituto “Majorana” di Corigliano Rossano con gli alunni del Tecnico Industriale, Tecnico Agrario, Professionale Alberghiero e Serale Ragioneria.

Tutte le attività (dalla visita alla partecipazione alla rappresentazione teatrale) che prevedono il coinvolgimento della comunità esterna nella Casa di Reclusione di Rossano, di fondamentale importanza perché, tra le altre cose, impediscono l’isolamento e l’autoreferenzialità del sistema penitenziario ed abbattono pregiudizi e creano sinergie, sono svolte grazie alla proficua collaborazione dell’Amministrazione Penitenziaria ed in particolare modo del personale dell’Area Sicurezza e dell’Area Trattamentale guidati, rispettivamente, dal Comandante di Reparto di Polizia Penitenziaria Commissario Coordinatore Elisabetta Ciambriello e dal Funzionario Giuridico Pedagogico Simona Piazzetta.

Emilio Enzo Quintieri

già Consigliere Nazionale Radicali Italiani

Gli studi universitari nel Carcere di Rossano: antidoto eccezionale contro la recidivanza criminale


Di carcere si parla poco e, quando se ne parla, gli aspetti che conquistano l’attenzione dell’opinione pubblica sono quelli che fanno notizia, come i suicidi, le evasioni o le aggressioni al personale penitenziario.

Tutto il resto, soprattutto le tante attività che tra mille difficoltà burocratiche vengono realizzate negli Istituti Penitenziari, passa inosservato. Ecco perché voglio informare la comunità esterna di quel che accade all’interno delle nostre Carceri.

Presso la Casa di Reclusione di Rossano, da tempo, è attivo il Polo Universitario Penitenziario e, di recente, è stato ulteriormente potenziato con nuovi spazi, atti a soddisfare le esigenze di studio degli studenti detenuti.

Nei giorni scorsi alcuni studenti detenuti appartenenti al Circuito dell’Alta Sicurezza (qualcuno di loro anche condannato all’ergastolo ostativo), iscritti all’Università della Calabria, hanno sostenuto, con esito estremamente positivo, l’esame di sociologia del territorio del corso di Laurea in Servizio Sociale con il Prof. Antonino Campenní.

Questi sono i loro nominativi con i voti, altissimi, che gli sono stati riconosciuti:

1) Gaspare Trigona: 30/30
2) Francesco Spampinato : 30/30
3) Rosario Pafumi : 30/30
4) Giuseppe Conticelli : 30/30
5) Wiredu Donkor : 30/30

Sono voti altissimi, tutti strameritati, anche perché in carcere, per una serie infinita di motivi che non sto qui ad elencare, non è facile studiare. Il prossimo esame che dovranno sostenere sarà quello di “istituzioni di diritto privato” con il Prof. Pasquale Laghi.

Questi studenti detenuti sono seguiti anche da una tutor che è la Prof.ssa Maria Valente, Docente dell’Istituto di Istruzione Superiore “Ettore Majorana” di Corigliano Rossano, che intendo pubblicamente ringraziare per il continuo impegno e sostegno attivo, gratuito e volontario, posto in essere nella Casa di Reclusione di Rossano, volto a favorire il recupero ed il reinserimento sociale dei detenuti, con lo strumento fondamentale dell’istruzione e della cultura.

Un ulteriore pubblico ringraziamento va all’Amministrazione Penitenziaria ed all’Università della Calabria auspicando che la collaborazione che hanno intrapreso, continui sempre di più, poiché l’istruzione è dovunque importante per tutti ma soprattutto in carcere perché costituisce un antidoto eccezionale contro la recidivanza criminale.

Emilio Enzo Quintieri

già Consigliere Nazionale Radicali Italiani

Domani nel Carcere di Cosenza “Giulieo e Rometta”, commedia teatrale in dialetto calabrese realizzata dai detenuti


Domani pomeriggio sarò nella Casa Circondariale di Cosenza “Sergio Cosmai”, invitato dall’Amministrazione Penitenziaria ed autorizzato dalla Magistratura di Sorveglianza, per partecipare alla commedia teatrale “Giuleo e Rometta” della regista Aurelia Carbone, rivisitazione in dialetto calabrese della più celebre “Romeo e Giulietta” scritta dal famoso William Shakespeare.

La commedia teatrale, organizzata dalla Direzione dell’Istituto diretto dal Dirigente Penitenziario Maria Luisa Mendicino in collaborazione con l’Associazione Liberamente presieduta da Francesco Cosentini, già prevista nel progetto pedagogico dell’Istituto per il 2018, vedrà la partecipazione di 15 detenuti del Circuito della Media Sicurezza, che sono stati seguiti da alcuni volontari dell’Associazione con funzione di tutor.

Mi preme precisare che, questa, non è l’unica iniziativa trattamentale che viene positivamente realizzata e lo dico perché qualcuno, ripetutamente, anche di recente, ha lamentato che nell’Istituto Penitenziario di Cosenza non vi siano attività trattamentali o, che le stesse, siano “carenti” o “ridotte”. Sono numerose le attività che vengono effettuate tra mille difficoltà, in primo luogo per la carenza delle risorse economiche, umane e strumentali a disposizione dell’Amministrazione Penitenziaria.

Proprio nei giorni scorsi, nell’ambito della VI edizione della Rassegna Nazionale Teatro in Carcere “Destini Incrociati”, svoltasi quest’anno per la prima volta nella Regione Piemonte, presso il Teatro Civico “Magda Olivero” di Saluzzo, è stato messo in scena “Redemption Day” da otto attori detenuti della Casa Circondariale di Cosenza, guidati dall’attore e regista Adolfo Adamo. “Redemption Day”, liberamente ispirato al “Moby Dick” di Herman Melville, è finito alla ribalta nazionale dopo essere stato messo in scena il 19 luglio scorso a Cosenza presso il Teatro “Alfonso Rendano”, nell’ambito del Festival delle Invasioni, organizzato in collaborazione col Comune di Cosenza.

L’iniziativa “Destini Incrociati”, promossa dal Coordinamento Nazionale Teatro in Carcere e dalla Compagnia Voci Erranti, con il patrocinio del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, del Ministero della Giustizia – Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria e Dipartimento per la Giustizia Minorile e di Comunità, la partecipazione della Fondazione Piemonte dal Vivo e il sostegno della Compagnia di San Paolo, è stata realizzata a Saluzzo non per una casualità ma per un motivo ben preciso. Nella locale Casa di Reclusione “Rodolfo Morandi” da anni è attiva la Compagnia Voci Erranti, un gruppo di eccellenza diretto da Grazia Isoardi, già insignito lo scorso anno al Teatro “Argentina” di Roma, uno dei principali teatri della Capitale d’Italia, del Premio della Critica Anct/Teatri delle Diversità 2018.

Giovedì 19 dicembre, invece, sarò nella Casa di Reclusione di Rossano, non solo per una visita all’Istituto insieme ad una delegazione del Dipartimento di Lingue e Scienze dell’Educazione dell’Università della Calabria (Corso di Laurea Magistrale in Intelligence ed Analisi del Rischio) accompagnata dal Docente di Diritto Penale Prof. Avv. Mario Caterini, ma anche per partecipare ad una importante rappresentazione teatrale realizzata dai detenuti del Circuito di Alta Sicurezza a cui prenderanno parte, oltre alla delegazione visitante, tra gli altri, anche una delegazione del Consiglio Comunale della Città di Corigliano Rossano e, precisamente, i Consiglieri Avv. Francesco Madeo e Avv. Rosellina Madeo che, su mia sollecitazione, hanno già proposto l’istituzione del Garante dei Diritti delle persone detenute o private della libertà personale. Ma di questa ulteriore iniziativa ne parlerò meglio nei prossimi giorni.

Emilio Enzo Quintieri

già Consigliere Nazionale Radicali Italiani

Complimenti al Prof. Mario Caterini, Direttore del Centro di Ricerca Ispa dell’Unical


Complimenti all’amico Prof. Avv. Mario Caterini per il nuovo incarico di Direttore del Centro di Ricerca Interdipartimentale e Presidente del Consiglio Scientifico dell’Istituto di Studi Penalistici “Alimena” (Ispa) dell’Università della Calabria.

La denominazione del Centro marca l’esigenza di coinvolgere nella ricerca tutti gli ambiti culturali e scientifici che gravitano intorno alla pena e più in generale alla opportunità del punire. Non solo, dunque, i profili del diritto ma anche quelli criminologici, pedagogici, filosofici, storici, psicologici, politici e sociologici, onde capire sino a dove possa spingersi la necessità del punire se non supportata da un’adeguata opera “pedagogica” di prevenzione.

Tra gli obiettivi del Centro, rientra anche quello di rendere fruibile agli studiosi l’imponente patrimonio librario della biblioteca dei giuristi Francesco (1836-1902), Bernardino (1861-1915) e Francesco (1898-1949) Alimena, insigni scienziati del diritto penale e della criminologia.

Emilio Enzo Quintieri

già Consigliere Nazionale di Radicali Italiani

Corigliano Rossano, organizzato torneo di calcio a 7 tra detenuti con l’Associazione Italiana Arbitri di Rossano


Nella Casa di Reclusione di Rossano, sita nella Città di Corigliano Rossano, grazie ad un Protocollo di Intesa stipulato tra la Direzione dell’Istituto rappresentata dal Dirigente Penitenziario Dott.ssa Maria Luisa Mendicino e l’Associazione Italiana Arbitri, Sezione di Rossano, rappresentata dal Presidente Dott. Francesco Filomia, sarà realizzato un importante progetto, promosso dall’Amministrazione Penitenziaria, denominato “Un calcio … all’indifferenza”, basato sulla integrazione sportiva, e che darà vita ad un torneo di calcio a 7 tra i detenuti, formato da 6 squadre, tutte appartenenti, per ovvie ragioni, allo stesso circuito detentivo.

Oltre all’organizzazione del torneo di calcio, il progetto, prevede anche delle giornate formative sul Regolamento del Gioco Calcio, finalizzato alla diffusione della cultura del rispetto delle regole dei soggetti che si trovano in espiazione di pena. In tale ambito di attività sono previste una serie di iniziative che coinvolgono i detenuti in un percorso di sensibilizzazione alla cultura del rispetto delle regole, individuando un valido strumento per acquisire consapevolezza del dovere sociale e trasmettere alla comunità un messaggio di legalità e rispetto di norme e regole, imprescindibile e necessario per il percorso di reintegrazione sociale cui la pena deve tendere, in ossequio al dettato costituzionale.

La Sezione di Rossano dell’Associazione Italiana Arbitri, dimostratasi sensibile alla tematica, collaborerà con l’Amministrazione Penitenziaria per l’attuazione del progetto, sia assicurando, a titolo gratuito, la presenza dei propri Arbitri per dirigere tutte le partite di calcio del torneo di calcio a 7 che si disputeranno nel Campo Sportivo della Casa di Reclusione di Rossano, sia coordinando le giornate formative relative al Regolamento del Gioco Calcio.

Sono soddisfatto per questa ennesima iniziativa realizzata nella Casa di Reclusione di Rossano, dichiara Emilio Enzo Quintieri, già Consigliere Nazionale dei Radicali Italiani. Da diversi anni sto sollecitando l’Amministrazione Penitenziaria per il rifacimento del Campo Sportivo dell’Istituto ma, nonostante le rassicurazioni pervenute, non è stato fatto alcunché. Solo recentemente, a seguito della mia insistenza, per quanto mi è stato comunicato, la Direzione dell’Istituto, ha trasmesso alla Cassa delle Ammende del Ministero della Giustizia, per il tramite degli Uffici Superiori, un progetto per il rifacimento del terreno di gioco. Speriamo che tale progetto venga al più presto approvato e si proceda al miglioramento del campo sportivo come già fatto presso gli altri Istituti di Paola, Castrovillari e Cosenza.

Anche Cosenza con “Redemption Day” alla Rassegna Nazionale del Teatro in Carcere “Destini Incrociati”


Anche il Carcere di Cosenza alla Rassegna Nazionale di Teatro in Carcere “Destini Incrociati”, giunta alla VI Edizione, che si terrà nella Città di Saluzzo (CN) dal 12 al 14 dicembre 2019.

Giovedì 12 dicembre alle ore 21,15 al Teatro Civico “Magda Olivero” di Saluzzo andrà in scena “Redemption Day”, lo spettacolo teatrale con gli attori detenuti della Casa Circondariale di Cosenza “Sergio Cosmai” guidati dall’attore e regista Adolfo Adamo.

Gli attori che si trovano ancora detenuti o sottoposti ad altre misure restrittive della libertà personale, sono stati autorizzati dall’Autorità Giudiziaria competente (Magistrato di Sorveglianza e Giudice della Prevenzione) e saranno accompagnati dall’Associazione Liberamente, dal Dirigente Penitenziario Maria Luisa Mendicino e dai Funzionari Giuridico Pedagogici del Carcere di Cosenza.

4 attori, sono ancora ristretti in carcere, 1 altro si trova affidato in una comunità, 1 altro in detenzione domiciliare, 1 altro libero ma sottoposto alla misura di prevenzione della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza ed 1 altro ancora libero, il quale si recherà autonomamente a Saluzzo dalla Città di Londra ove risiede.

La Rassegna “Destini Incrociati” è promossa dal “Coordinamento Nazionale Teatro in Carcere” che raggruppa 33 Compagnie Teatrali provenienti da 16 Regioni d’Italia e dalla Compagnia “Voci Erranti” di Savigliano. Quest’anno, tra i selezionati, vi sono le Carceri di Cosenza, Livorno, Pesaro e, ovviamente, Saluzzo. Inoltre, saranno proiettati, gli spettacoli realizzati da altri 15 Istituti Penitenziari del Paese.

Purtroppo, anche questa importante iniziativa, è stata completamente snobbata da tutte le Istituzioni Pubbliche (dal Comune di Cosenza alla Regione Calabria) e realizzata solo grazie alla collaborazione tra l’Amministrazione Penitenziaria, la Magistratura di Sorveglianza, l’attore e regista Adolfo Adamo e le altre Associazioni di Volontariato che operano nel settore penitenziario.

Mi auguro che sia l’ultima volta che si debba lavorare in queste condizioni e che tutte le Istituzioni calabresi ed in particolare modo la Regione Calabria, supportino queste iniziative, anche economicamente visto che ci sono appositi fondi per il teatro, perché oltre alla loro valenza rieducativa ed inclusiva, sono rilevanti anche in termini di sicurezza poiché è noto che per chi fa teatro in carcere, la recidiva si riduce sensibilmente dal 65 al 6%.

Congratulazioni a tutti per gli straordinari risultati sino ad ora ottenuti, nonostante le difficoltà di cui ho parlato, e buon prosieguo !

Emilio Enzo Quintieri

già Consigliere Nazionale di Radicali Italiani