Carcere e trattamenti disumani: se è Provenzano si può ?


Bernardo Provenzano 41 bisPoche righe di agenzia: l’ “ANSA” riferisce che i legali di Bernardo Provenzano, Rosalba Di Gregorio e Maria Brucale, hanno “reiterato la richiesta di revoca del 41 bis per il loro assistito davanti al tribunale di sorveglianza di Roma, competente su tutto il territorio nazionale sulle istanze di revoca del carcere duro. Di Gregorio e Brucale hanno ribadito le gravissime condizioni di salute del boss, e depositato la decisione del giudice tutelare di Milano che ha nominato il figlio di Provenzano, Angelo, “amministratore di sostegno del padre”. Per i legali, questo atto ne certifica l’incapacità. La Procura generale, facendo riferimento ad alcune relazioni del Dap, ha invece sostenuto che il detenuto ha dei momenti, seppur rari, di lucidità. Il giudice si è riservato di decidere”.

Di questa vicenda si è occupato solo “il Garantista” di Piero Sansonetti, e tra le forze politiche, i radicali. Tutti gli altri preferiscono ignorarla, far finta di nulla. E invece se di qualcuno bisogna occuparsi e preoccuparsi, è proprio di Provenzano.

Già due anni fa i radicali, con Rita Bernardini e Alessandro Gerardi, nel corso di una visita ispettiva nel carcere di Parma, trovarono Provenzano gravemente debilitato e sofferente dal punto di vista fisico, e denunciarono come avesse irrimediabilmente perso il lume della ragione, incapace perfino di articolare anche una semplice frase di senso compiuto, e inascoltati pubblicamente chiesero come fosse possibile sottoporre a un regime detentivo così duro una persona anziana ridotta in quelle condizioni.

Nel maggio del 2013 la trasmissione “Servizio pubblico” ha mandato in onda immagini registrate dalle telecamere di sorveglianza cinque mesi prima: mostravano il boss irriconoscibile, rispetto alle solite immagini diffuse e note, con un berretto di lana in testa, e incapace di comprendere quanto la moglie e il figlio gli dicevano, mentre lo visitavano in carcere.

Nella passata legislatura, quando alla Camera c’era anche una pattuglia di parlamentari radicali, si cercò di fare luce sui molti punti oscuri che contraddistinguevano (e contraddistinguono ancora) la detenzione di Provenzano. Vennero presentate numerose interrogazioni, tutte rimaste senza risposta. Quelle “domande”, quelle questioni, a due anni di distanza, sono ancora di urgente e drammatica attualità. Sul caso dell’ex boss di Corleone ancora non si è fatta la necessaria chiarezza: una quantità di detenuti continuano a essere sottoposti alle inumane misure previste dal 41 bis, misure che le convenzioni internazionali definiscono “tortura”, e che spesso, come nel caso di Provenzano, si trasformano in atti di vera e propria bestialità.

Valter Vecellio

Notizie Radicali, 23 Giugno 2014

 

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