Venerdì 27 giugno, intervistato dal quotidiano Il Garantista, l’ex magistrato Diego Marmo ha chiesto scusa alla famiglia del popolare conduttore televisivo italiano Enzo Tortora, morto nel 1988: Marmo fu il pubblico ministero durante il processo a Tortora, ingiustamente arrestato nel 1983 con l’accusa di associazione a delinquere e traffico di droga sulla base delle false dichiarazioni di alcuni camorristi.
Nell’intervista Marmo ha detto:
«Non ho mai pensato di raccontare il mio stato d’animo sino ad ora. Ho creduto che ogni mia parola non sarebbe servita a niente. Che tutto mi si sarebbe ritorto contro. Ho preferito mantenere il silenzio».
«Ho richiesto la condanna di un uomo dichiarato innocente con sentenza passata in giudicato. E adesso, dopo trent’anni, è arrivato il momento. Mi sono portato dietro questo tormento troppo a lungo. Chiedo scusa alla famiglia di Enzo Tortora per quello che ho fatto. Agii in perfetta buona fede»
«Il mio lavoro si svolse sulla base dell’istruttoria fatta da Di Pietro e Di Persia. Tortora fu rinviato a giudizio da Fontana. io feci il pubblico ministero al processo. E sulla base degli elementi raccolti, mi convinsi in perfetta buona fede della sua colpevolezza. La richiesta venne accolta dal tribunale»
Di recente Marmo – che dopo aver trascorso diversi anni in magistratura ed essere andato in pensione si è occupato anche di archeologia – è stato nominato assessore alla Legalità a Pompei, e la sua nomina aveva suscitato numerose contestazioni: negli anni a Marmo è stato spesso e da molti contestato il tono particolarmente duro della sua requisitoria durante il processo, in cui Tortora fu definito “cinico mercante di morte” e “uomo della notte”.
«Certamente mi lasciai prendere dal temperamento. Ero in buona fede. Ma questo non vuol dire che usai sempre termini appropriati, e che non sia disposto ad ammetterlo. Mi feci prendere dalla foga»
«In trent’anni non ho mai pensato o detto: chissenefrega del caso Tortora. Immaginavo che potessero sorgere polemiche sulla mia nomina [di assessore]. Ma alla fine ho deciso di accettare perché la situazione degli scavi di Pompei mi sta particolarmente a cuore»