Carceri, le Camere Penali : “Mauro Palma nome giusto per il Dap”


Mauro PalmaL’Unione Camere Penali prende posizione: l’ex presidente del Cpt è una “figura di grande spessore e di sicura competenza”. In lizza anche i magistrati Salvi, Melillo e Consolo. E Orlando rinvia.

“Il mondo del carcere, e non solo, è in attesa da tempo di conoscere il nome del nuovo direttore del Dap”, il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, dopo Giovanni Tamburino, non confermato dal governo Renzi. Il consiglio dei ministri del 29 è andato a vuoto, e l’Unione delle camere penali italiane “si augura che l’attesa possa essere foriera di cambiamenti, peraltro in un settore che vive problemi enormi e che, pertanto, necessita di un cambiamento radicale”.

“Il primo cambiamento che viene in mente – sottolineano i penalisti – è anche quello più ovvio, ossia la scelta di affidare quella carica ad una persona che non sia un magistrato. E ciò, oltre che per iniziare ad invertire, concretamente, la tendenza in ordine ai troppi magistrati fuori ruolo, anche per scegliere secondo le reali competenze: cosa che certamente non indirizza verso una categoria che, com’è noto e come è ammesso dai suoi stessi rappresentanti, conosce poco o niente il carcere, tanto che si va affacciando l’idea di farne argomento del tirocinio”.

“La nostra società vive due paradossi – spiegano – il primo è che i titolari del potere coercitivo non sanno cosa sia la galera, il secondo è che vengono per giunta nominati capo del Dap. Lo sanno bene gli agenti di custodia, che invece il carcere lo vivono dal di dentro e che tramite il sindacato Sappe hanno proposto una figura di grande spessore e sicura competenza come il prof. Mauro Palma. Richiesta cui l’Unione non può che associarsi”.

L’ipotesi Palma – già presidente del Comitato contro la tortura del Consiglio d’Europa e presidente della commissione carcere del ministero della Giustizia – è stata lanciata dall’associazione Antigone, che difende i diritti dei detenuti.

Accanto al nome di Palma, circolano quelli di Giovanni Salvi, procuratore di Catania; di Giovanni Melillo, già procuratore aggiunto di Napoli e ora capo di gabinetto del ministero della Giustizia; e di Santi Consolo, che è stato vice capo del Dap e attualmente è procuratore generale di Caltanissetta.

Il Manifesto, 2 settembre 2014

Corleone : Le Carceri sono senza Capo e senza il Garante Nazionale. Il Governo provveda con urgenza


Franco CorleoneAncora non è stato nominato il capo del Dap. Per la prima volta nella storia delle galere italiane si assisterà a un Ferragosto privo del vertice responsabile. Tra ferie dei provveditori e dei direttori, del personale civile e della polizia penitenziaria assisteremo alla novità degli istituti governati dai detenuti. Purtroppo non si tratterà di una felice autogestione ma la certificazione dello stato di abbandono.

Nemmeno l’ultimo Consiglio dei ministri prima della pausa estiva ha provveduto alla nomina del Capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria. Sono passati più di due mesi dalla non riconferma di Giovanni Tamburino e in questo periodo sono circolate le voci più disparate, dalle più inverosimili e pericolose ad alcune estremamente suggestive.

Questo tempo non è stato però utilizzato per una discussione pubblica su che tipo di gestione delle carceri sarebbe necessaria dopo la conclusione non definitiva seguita alla condanna della Corte europea dei diritti umani. Il decreto con le misure compensative non sana totalmente la situazione e l’Italia continua a essere un paese sorvegliato speciale ancora per un anno.

È un vero peccato che il ministro Orlando non abbia delineato un identikit del nuovo capo del Dap che segnasse una netta discontinuità e consentisse di avanzare candidature connotate da storie e programmi alternativi.

I garanti hanno chiesto senza esito un incontro con il ministro proprio per un confronto sul vertice del Dap, sulla nomina del garante nazionale dei detenuti, sulla riforma del carcere.

Pare invece che come in un gioco dell’oca si sia tornati alla casella iniziale, ma ciò che appare allucinante è che per la prima volta nella storia delle carceri italiane si assisterà a un ferragosto privo del vertice responsabile. Tra ferie dei provveditori e dei direttori, del personale civile e della polizia penitenziaria assisteremo alla novità degli istituti governati dai detenuti. Purtroppo non si tratterà di una felice autogestione ma la certificazione dello stato di abbandono delle galere. Per fortuna il numero dei detenuti è sceso a quota 54.100 e il rischio di rivolte (grazie anche al meccanismo premiale) è pari a zero; l’unico pericolo è che si verifichi qualche suicidio che comunque non farebbe notizia né susciterebbe scandalo.

Il rischio è che passi la convinzione che l’emergenza sia superata e che si possa tornare al tran tran dell’ordinaria amministrazione. Non può essere così, perché migliaia di detenuti, tremila a detta del ministro Orlando, molte di più secondo la valutazione delle associazione che hanno redatto il “Quinto Libro Bianco” sugli effetti della Fini-Giovanardi, stanno scontando una pena illegittima a dispetto della sentenza delle sezioni unite della Cassazione. Non può essere così perché molti istituti sono ben oltre la capienza regolamentare (finalmente siamo riusciti a far eliminare dai documenti dell’amministrazione la finzione della capienza tollerabile) e soprattutto perché in troppe carceri non sono ancora adottate le prescrizioni individuate dalla Commissione Palma per rispettare i principi costituzionali e le norme del Regolamento penitenziario del 2000.

Molte questioni essenziali per il rispetto dei diritti umani sono ancora aperte. Dalla chiusura non più procrastinabile degli Opg al riconoscimento del diritto alla affettività e alla previsione del reato di tortura. Per non dire dell’esecuzione penale esterna senza uomini e mezzi su cui si stanno scaricando non solo le alternative alla detenzione, ma anche la nuova messa alla prova per gli adulti. È davvero ora di mettere in cantiere una Conferenza nazionale sul carcere, sul suo fallimento come strumento riabilitativo e sul senso della pena. Idee, parole e pratiche si rivelano ormai consunte e davvero l’appuntamento con un nuovo Codice Penale che superi il Codice Rocco non può essere eluso. Il 21 novembre a Firenze l’Ufficio del garante della Regione Toscana organizzerà su questi temi un seminario internazionale. Può essere l’inizio di una riflessione. Ma sono urgenti e indifferibile le scelte che finora sono mancate e che tardano incomprensibilmente.

Franco Corleone (Garante dei detenuti della Toscana)

Il Manifesto, 13 agosto 2014

Il Ministro della Giustizia Orlando annuncia la nomina del Capo dell’Amministrazione Penitenziaria


Orlando, Festa Penitenziaria“Nei prossimi giorni proporrò al Consiglio dei Ministri la nomina del nuovo capo del Dap”, il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria. Lo ha preannunciato l’Onorevole Andrea Orlando, Ministro della Giustizia al termine di un incontro tenutosi al Dicastero di Via Arenula, ricordando che si era impegnato a questo passaggio dopo il via libera al decreto carceri e dopo la sentenza di Strasburgo.

Il nuovo Capo del Dap prenderà il posto di Giovanni Tamburino che è stato esautorato dalle sue funzioni il 27 maggio 2014 poichè il nuovo Governo guidato da Matteo Renzi non gli ha riconfermato il mandato nel termine previsto (90 giorni) dalla Legge . L’attuale reggente è Luigi Pagano, Vice Capo Vicario del Dipartimento che in questo periodo ha retto la responsabilità dell’Amministrazione Penitenziaria.

 

Carceri, Gonnella (Antigone): All’Amministrazione Penitenziaria serve un capo competente


Ministero Giustizia DAPVa a tutti ricordato che il sistema penitenziario italiano è ancora sotto osservazione europea. Nel giugno del 2015 il Consiglio d’Europa dovrà valutare la tenuta delle riforme, verificare se le condizioni di vita nelle carceri sono umane o disumane, accettabili o degradate. Dovrà esprimersi sullo stato dei diritti umani nelle prigioni del nostro Paese. Negli ultimi mesi abbiamo assistito a una decrescita della popolazione detenuta.

Nonostante questo il tasso di affollamento è ancora alto. La qualità della vita negli istituti penitenziari è migliorata ma integrità psico-fisica, salute, lavoro, istruzione, affettività sono ancora diritti quotidianamente a rischio. Un processo di riforme nel segno delle garanzie, affinché abbia una qualche chance di riuscita, richiede volontà politica ferma e capacità di resistere alle pressioni dei media, degli umori delle piazza nonché delle micro-corporazioni interne al sistema carcerario. Le riforme le fanno le persone. È questa una fase cruciale. Bisognerà consolidare un percorso, dimostrare che si crede nei diritti; basta poco perché si torni nella melma.

In questo momento, per l’appunto decisivo per il sistema delle pene in Italia, l’amministrazione penitenziaria (Dap) non ha un capo. A fine maggio 2014, in concomitanza con la scadenza imposta dalla Corte europea con la sentenza Torreggiani, non è stato confermato ai vertici del Dap il giudice Giovanni Tamburino. Da allora non c’è stata la nomina del nuovo capo. Ogni tanto radio carcere rumoreggia su qualche nome. Tutti rigorosamente magistrati, spesso pm.

Si sentono anche impropri ragionamenti intorno a chi spetterebbe la nomina tra le correnti della magistratura. Noi vorremmo invece un altro metodo, dove il capo sia scelto in base al mandato politico e culturale deciso. Se il mandato è quello di garantire il rispetto delle regole europee in materia di umanità del trattamento penitenziario, di modificare prassi sclerotizzate, di modernizzare il sistema, la via non può essere quella di affidarsi a un investigatore o a un giudice con esperienza procedimentale.

Ci vorrà qualcuno che per storia e competenza risponda a quel mandato. Che sia un esperto penitenziario, un direttore di carcere, un umanista, un manager o un giudice poco importa. L’importante è che sappia e voglia perseguire gli obiettivi riformatori nel nome della dignità umana. Gli stessi che devono essere alla base della nomina del garante nazionale delle persone detenute. La legge c’è da sei mesi, il Garante non è mai stato nominato. A ottobre saremo sotto il giudizio del Consiglio dei Diritti Umani dell’Onu. Non è bello a 11 anni dalla firma del protocollo alla Convenzione sulla tortura che lo prevedeva essere ancora sul banco dei negligenti.

Patrizio Gonnella (Presidente Nazionale Antigone Onlus)

Il Manifesto, 10 luglio 2014

Carceri : Tamburino e Pagano lasciano il Dap, come “reggente” per ora rimane Cascini


tamburino_giovanniNessuno ha più detto niente per tempo e così, nel silenzio delle stanze di Largo Luigi Daga, a Roma, il capo del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, Giovanni Tamburino, e il suo vicario, Luigi Pagano, ieri hanno fatto le valigie e hanno tolto il disturbo. Del resto la legge sullo spoil system parla chiaro: gli incarichi apicali “cessano decorsi 90 giorni dal voto sulla fiducia al Governo”, a meno che non arrivi – per tempo – una riconfermata fiducia. E in questo caso da via Arenula non si è mosso nulla, né una conferma né un “grazie, arrivederci”.

Non hanno convinto, dunque, gli sforzi fatti da Tamburino e Pagano per decongestionare le carceri (si è passati da 66mila a poco più di 60mila detenuti) e ora l’amministrazione penitenziaria si trova senza una testa, nei giorni in cui da Strasburgo deve arrivare la decisione sulla sentenza Torreggiani, per la quale l’Italia rischia di dover pagare una salatissima multa. I vertici del Dap non piacevano neanche all’ex ministro della Giustizia, Anna Maria Cancellieri, che più di una volta li aveva bacchettati per lo scarso impegno proprio sul sovraffollamento carcerario. Evidentemente il nuovo ministro Andrea Orlando è rimasto dello stesso avviso.

A fare da reggente, nell’attesa che venga nominato un nuovo capo, è l’altro attuale vice, Francesco Cascini, che stamattina ha presenziato insieme con il sottosegretario alla Giustizia a un’iniziativa nel carcere romano di Rebibbia. Per la successione a Tamburino si va diffondendo il nome di Ettore Ferrara, già Capo del dipartimento dal 2007 al 2008.Chissà, invece, che non sia un modo per “depistare” il toto-nomine e tirare fuori un cilindro dal cappello del ministero. Forse proprio lo stesso Cascini, che – a differenza di Pagano – non si tirerebbe indietro. Fa sorridere – soprattutto gli addetti ai lavori – il commento di un poliziotto penitenziario: “Io stamattina non sapevo chi era il mio capo. Ma voi lo immaginate un carabiniere che anche solo per un giorno non sa chi è il comandante dell’Arma?”.

Il Fatto Quotidiano, 30 maggio 2014

Carceri, rimosso il Capo del Dap Giovanni Tamburino dal Ministro della Giustizia Andrea Orlando


Andrea Orlando Ministro GiustiziaNiente sarà come prima nel mondo del carcere: comunque vada, nelle prossime settimane si profila un cambiamento epocale. Tarda ad arrivare la decisione della Corte europea dei diritti dell’uomo sul fatto che l’Italia abbia accolto o meno le richieste in merito alla sentenza Torreggiani (vedi articoli a lato) sulle condizioni di vita “inumane e degradanti” nelle nostre carceri, prevista per ieri, ma un nuovo vento si è già iniziato a respirare fra i corridoi del Dap, Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria. “Ho revocato l’incarico al capo del dipartimento Giovanni Tamburino”, riporta il ministro alla Giustizia Andrea Orlando, spiegandone i motivi durante un’intervista per il manifesto: “Finora, con un’emergenza da affrontare, non si poteva parlare di organigrammi, ma ora vorrei anche legare l’assetto del Dap alla nuova fase e per questo ho bisogno di un tavolo sgombro. Voglio riservarmi qualche giorno per ragionare e verificare tra le diverse soluzioni possibili”.

In attesa di sapere chi succederà a Tamburino ma non solo (“Penso ad un riassetto complessivo e completamente diverso dell`amministrazione penitenziaria, che va innervata anche di figure provenienti da altri percorsi”, specifica Orlando, che parla di “riforma totale” dell’apparato), sono tante le questioni aperte: il sovraffollamento che è in diminuzione ma ancora ad alti livelli, le ripercussioni dopo la definitiva ‘rottamazione’ odierna della Fini-Giovanardi sulle droghe, l’ampliamento degli istituti (argomenti anticipati a Vita.it dal vicecapo del Dap Luigi Pagano, vedi link a lato), la richesta di indulto da vasta parte del mondo politico e associazionistico sono alcune di esse.

Ministero Giustizia DAPSempre per quanto riguarda le associazioni di volontariato che gravitano attorno al mondo del carcere ci sono in vista novità: Ho spinto perché ci fosse la massima trasparenza nella diffusione delle informazioni. E anche l’iniziativa del data base va esattamente in questa direzione: non più
solo dati aggregati nazionali o una fonte unica centrale che dirama informazioni, ma dati, qualitativi e non solo quantitativi, da ogni singolo istituto. Questo aiuta anche chi fa volontariato ad ottenere informazioni e, eventualmente, a sindacarle”, risponde il ministro alla domanda della giornalista che chiedeva perchè facess “così paura” l’attività delle associazioni “terze” come l’Osservatorio Antigone.

di Daniele Biella

Vita.it 29 Maggio 2014

Carceri: Napolitano, situazione intollerabile. “Ripensare pene e sanzioni contro il degrado”


Giorgio Napolitano cella Napoli“Un ripensamento del sistema sanzionatorio e una rimodulazione dell’esecuzione della pena” sono “indispensabili per superare la realtà di degrado civile e di sofferenza umana riscontrabile negli istituti”. Il capo dello Stato Giorgio Napolitano torna su un argomento su cui più volte ha insistito, in messaggio inviato al capo del dipartimento della Amministrazione penitenziaria, Giovanni Tamburino. “In occasione del 197° anniversario della costituzione del Corpo sono lieto di formulare, a nome di tutta la Nazione e mio personale, le più vive espressioni di gratitudine agli uomini e alle donne della Polizia Penitenziaria per il costante e generoso impegno che pongono nell’adempimento dei loro doveri istituzionali”.

Per Napolitano “la presenza vigile e la non comune professionalità del corpo di polizia penitenziaria hanno consentito di mantenere l’ordine e la sicurezza negli istituti nonostante la critica, intollerabile situazione di sovraffollamento, cui è urgente porre adeguato rimedio, e hanno contestualmente assecondato il percorso di rieducazione dei detenuti, contribuendo all’adempimento di precisi obblighi di natura costituzionale”. 

“Sono certo – continua Napolitano – che il continuo sforzo di aggiornamento, lo spirito di servizio e il profondo senso dell’istituzione che connotano la Polizia Penitenziaria ne agevoleranno l’utile impiego anche nell’ottica di un ripensamento del sistema sanzionatorio e di una rimodulazione dell’esecuzione della pena. Con il pensiero rivolto agli appartenenti al Corpo che hanno operato fino all’estremo sacrificio nell’assolvimento dei loro compiti, giungano a tutti voi, ai vostri colleghi non più in servizio e alle vostre famiglie i più fervidi voti augurali”.


LE INCHIESTE Sovraffollate per legge / L’isola delle carceri

Il 28 maggio scadrà il termine impostoci dall’Europa per risolvere il sovraffollamento delle nostre carceri. La Ue chiede una soluzione valida o imporrà una penale. Solo la Serbia è peggio dell’Italia in Europa. E’ uno dei dati pubblicati nel rapporto 2012 sugli istituti di pena del Consiglio d’Europa. Nel 2012, un anno prima della sentenza Torreggiani con cui la Corte di Strasburgo condannava il nostro Paese per il sovraffollamento carcerario infatti, l’Italia è risultata ancora una volta nella top ten di quelli con il maggior numero di detenuti per posti disponibili. In quel momento, con 66.271 detenuti e 45.568 posti disponibili, c’erano 145 carcerati per ogni 100 posti (la Serbia ha un rapporto di quasi 160 detenuti per ogni 100 posti).

L’ESPRESSO La vergogna d’Europa / Anatomia di un disastro

Giorgio Napolitano aveva già chiesto alle Camere di fare il punto sulle misure adottate e di rispettare la sentenza di Strasburgo. E alla fine di aprile aveva ringraziato il Papa per la telefonata a Marco Pannella: il leader radicale che, come ha detto il presidente della Repubblica, “perora la causa dei detenuti anche a rischio della sua salute”.

ARCHIVIO Il dibattito su indulto e amnistia

Ieri è stato firmato un protocollo tra Regione e ministero contro il sovraffollamento. L’ipotesi è stata avanzata dal ministro prima di firmare un protocollo col governatore Nicola Zingaretti per alleggerire la popolazione carceraria nel Lazio (seconda regione per sovraffollamento +1.889 detenuti rispetto agli standard). Per Orlando “si può costruire un tavolo per valutare se sia ancora attuale e opportuna l’ubicazione di Regina Coeli, così come delle altre carceri che sorgono nei centri delle città”.
 
Per superare il problema la soluzione non sono carcerazioni di massa ma piuttosto costruire nuovi istituti di pena, sostiene il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia. “Prendo atto delle preoccupazioni del presidente Napolitano sull’affollamento delle carceri italiane, ma la soluzione è aprire nuove carceri e non operare scarcerazioni di massa”, ha detto. “Abbiamo le città – aggiunge – piene di vecchie caserme dismesse e che cadono a pezzi: le si ristrutturi, salvo quelle non vocate per questo scopo come quelle collocate nei centri storici, e le si destini a strutture dove sia possibile certamente un percorso di riabilitazione, ma dove si sconti anche interamente la pena”.

La Repubblica, 15 Maggio 2014