Niente sarà come prima nel mondo del carcere: comunque vada, nelle prossime settimane si profila un cambiamento epocale. Tarda ad arrivare la decisione della Corte europea dei diritti dell’uomo sul fatto che l’Italia abbia accolto o meno le richieste in merito alla sentenza Torreggiani (vedi articoli a lato) sulle condizioni di vita “inumane e degradanti” nelle nostre carceri, prevista per ieri, ma un nuovo vento si è già iniziato a respirare fra i corridoi del Dap, Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria. “Ho revocato l’incarico al capo del dipartimento Giovanni Tamburino”, riporta il ministro alla Giustizia Andrea Orlando, spiegandone i motivi durante un’intervista per il manifesto: “Finora, con un’emergenza da affrontare, non si poteva parlare di organigrammi, ma ora vorrei anche legare l’assetto del Dap alla nuova fase e per questo ho bisogno di un tavolo sgombro. Voglio riservarmi qualche giorno per ragionare e verificare tra le diverse soluzioni possibili”.
In attesa di sapere chi succederà a Tamburino ma non solo (“Penso ad un riassetto complessivo e completamente diverso dell`amministrazione penitenziaria, che va innervata anche di figure provenienti da altri percorsi”, specifica Orlando, che parla di “riforma totale” dell’apparato), sono tante le questioni aperte: il sovraffollamento che è in diminuzione ma ancora ad alti livelli, le ripercussioni dopo la definitiva ‘rottamazione’ odierna della Fini-Giovanardi sulle droghe, l’ampliamento degli istituti (argomenti anticipati a Vita.it dal vicecapo del Dap Luigi Pagano, vedi link a lato), la richesta di indulto da vasta parte del mondo politico e associazionistico sono alcune di esse.
Sempre per quanto riguarda le associazioni di volontariato che gravitano attorno al mondo del carcere ci sono in vista novità: Ho spinto perché ci fosse la massima trasparenza nella diffusione delle informazioni. E anche l’iniziativa del data base va esattamente in questa direzione: non più
solo dati aggregati nazionali o una fonte unica centrale che dirama informazioni, ma dati, qualitativi e non solo quantitativi, da ogni singolo istituto. Questo aiuta anche chi fa volontariato ad ottenere informazioni e, eventualmente, a sindacarle”, risponde il ministro alla domanda della giornalista che chiedeva perchè facess “così paura” l’attività delle associazioni “terze” come l’Osservatorio Antigone.
di Daniele Biella
Vita.it 29 Maggio 2014