Spoleto, Illegittime le restrizioni per i detenuti 41 bis sui prodotti acquistabili al sopravvitto e sugli orari per cucinare


Lo scorso 9 maggio 2017 il Magistrato di Sorveglianza di Spoleto, Fabio Gianfilippi, con Ordinanza n. 772/2017, sollevava questione di legittimità costituzionale dell’Art. 41 bis c. 2 quater lett. f) O.P. nella parte in cui prevedeva l’assoluto divieto di cuocere i cibi per le persone detenute sottoposte al regime detentivo speciale per contrasto con gli Artt. 3 e 27 della Costituzione. Il 26 settembre 2018 la Corte Costituzionale (Presidente Giorgio Lattanzi, Redattore Nicolò Zanon), con Sentenza n. 186/2018, ha ritenuto fondata la questione sollevata dal Magistrato di Sorveglianza di Spoleto e, per l’effetto, ha dichiarato costituzionalmente illegittimo l’Art. 41 bis c. 2 quater lett. f) O.P. Il 18 ottobre 2018 il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria del Ministero della Giustizia, a seguito della Sentenza della Corte Costituzionale, emana una Circolare, che modifica quella del 2 ottobre 2017, con la quale consente l’acquisto di un numero limitato di generi alimentari da cuocere, acquistabili al sopravvitto, affidando il compito alle Direzioni degli Istituti Penitenziari, di regolamentare il tempo in cui sarà consentito ai detenuti sottoposti al regime ex Art. 41 bis O.P. di cucinare, secondo due fasce orarie, una per il pranzo ed una per la cena, per preservare la salubrità degli ambienti, la salvaguardia dell’ordinata convivenza, il rispetto del lavoro del personale e non condizionare i tempi previsti per le attività trattamentali. Subito dopo, la Direzione della Casa di Reclusione di Spoleto (come tutti gli altri Istituti Penitenziari dotati di Sezioni 41 bis O.P.), ha adottato apposito ordine di servizio con il quale ha stabilito che le fasce orarie per cucinare siano: 11,00-14,00 per il pranzo e 16,30-19,00 per la cena.

Il 13 aprile 2019, Vincenzo Bonaddio, un detenuto calabrese ristretto nella Casa di Reclusione di Spoleto e sottoposto al regime speciale ex Art. 41 bis O.P., difeso dall’Avvocato Carmine Curatolo del Foro di Paola, ha proposto reclamo giurisdizionale ex Art. 35 bis e 69 c. 6 lett. b) O.P. al Magistrato di Sorveglianza di Spoleto, lamentandosi delle limitazioni di cuocere i cibi al di fuori delle fasce orarie (11,00-14,00 e 16,30-19,00) e negli acquisti di generi alimentari al sopravvitto, suscettibili di cottura, disposte dall’Amministrazione Penitenziaria.

Il 1 luglio 2019, al termine dell’udienza, il Magistrato di Sorveglianza di Spoleto, Grazia Manganaro, con Ordinanza n. 1577/2019, ha ritenuto fondato il reclamo e, per l’effetto, lo ha accolto ordinando al Direttore della Casa di Reclusione di Spoleto di emettere nuovo ordine di servizio nel quale, disapplicate sul punto le circolari ministeriali contrastanti, sia consentito al detenuto reclamante di acquistare dal sopravvitto gli stessi cibi acquistabili presso le altre Sezioni dell’Istituto Penitenziario, e gli sia consentito di cucinarli senza previsione di fasce orarie particolari ad eccezione del limite già previsto della restituzione degli oggetti alle ore 20,00 e sino alle ore 7,00 di ogni giorno, entro 30 giorni dalla comunicazione del provvedimento con obbligo di informare il Magistrato di Sorveglianza dell’avvenuta ottemperanza.

Nel provvedimento, veniva precisato che la Corte Costituzionale con la Sentenza n. 186/2018 aveva stabilito che la materia relativa alla limitazione della cottura dei cibi era tout court considerata al di fuori delle finalità proprie del regime differenziato, notoriamente volto ad impedire collegamenti del detenuto con posizioni di vertice in una consorteria criminale con i sodali ristretti o in libertà. Pertanto, occorreva garantire che i detenuti in regime differenziato siano sotto questo profilo particolare, assimilati in tutto ai detenuti delle Sezioni comuni e alta sicurezza. Non trovava alcuna giustificazione l’elenco dei generi alimentari da cuocersi acquistabili al sopravvitto più ristretto rispetto a quello in uso nelle Sezioni ordinarie perché discriminatorio e, allo stesso modo, essendo già prevista una fascia oraria delimitata nell’ambito della quale i ristretti in 41 bis sono dotati di strumenti per cucinare (7,00-20,00), dovendo poi restituirli, ulteriori fasce orarie prestabilite, non contemplate per i detenuti ristretti nelle Sezioni comuni o alta sicurezza dell’Istituto Penitenziario, si appalesavano analogamente discriminatorie (oltre a determinare proprio i pericoli che l’Amministrazione intenderebbe evitare in quanto i medesimi orari si sovrappongono, in tutto o in parte, con le pur limitate attività trattamentali svolte: ore all’aperto, colloquio mensile coi familiari, orari per effettuare la doccia, santa messa, di fatto limitando ulteriormente il tempo per cucinare i cibi). Inoltre, nessun problema vi era per quanto riguarda la salubrità degli ambienti, posto che i detenuti dispongono di stanze singole dotate di finestra e non disturbano, con eventuali odori o rumori, altri compagni, come invece ben può accadere, senza che perciò siano limitati i tempi in cui è possibile cucinare, in una Sezione ordinaria con stanza multipla. Per la stessa ragione, l’assenza di ulteriori fasce orarie, non sembra comportare un particolare aggravio delle attività di controllo sulla sicurezza, che si appuntano peculiarmente nella quotidiana restituzione degli oggetti atti a cucinare alle 20,00 e nella riconsegna alle 7,00 del mattino.

Come avviene sempre in questi casi, trattandosi di Ordinanza favorevole al detenuto, il Dipartimento l’Amministrazione Penitenziaria del Ministero della Giustizia, ha provveduto immediatamente ad impugnarla senza darvi esecuzione (nonostante il reclamo non produca alcun effetto sospensivo ex Artt. 35 bis O.P. e 666 c.p.p.), proponendo reclamo innanzi al Tribunale di Sorveglianza di Perugia. L’11 giugno 2020, al termine dell’udienza, il Tribunale di Sorveglianza di Perugia, Presidente ed Estensore Nicla Flavia Restivo, con Ordinanza n. 712/2020, pronunciandosi sul reclamo proposto dal Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, sulle conformi conclusioni della Procura Generale della Repubblica di Perugia, lo ha ritenuto infondato ed immeritevole di accoglimento e, per l’effetto, rigettato, confermando integralmente l’Ordinanza del Magistrato di Sorveglianza di Spoleto.

Probabilmente, anzi sicuramente, anche il provvedimento del Tribunale di Sorveglianza di Perugia non verrà eseguito e sarà impugnato dal Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, tramite l’Avvocatura Distrettuale dello Stato di Perugia, con ricorso presso la Corte di Cassazione.

Emilio Enzo Quintieri

Cosenza, Radicali visitano il Carcere : area verde chiusa e prezzi alle stelle per i detenuti


Sabato scorso 30 giugno, una Delegazione di Radicali Italiani composta da Emilio Enzo Quintieri e Valentina Anna Moretti, previamente autorizzata dal Consigliere Marco Del Gaudio, Vice Capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria del Ministero della Giustizia su richiesta dell’On. Riccardo Magi, Deputato di Più Europa con Emma Bonino e Segretario Nazionale di Radicali Italiani, ha visitato la Casa Circondariale di Cosenza “Sergio Cosmai” ove è stata ricevuta ed accompagnata dal Comandante di Reparto Commissario Capo Davide Pietro Romano ed altro personale di Polizia Penitenziaria.

Preliminarmente, la Delegazione, prima di accedere alle Sezioni detentive, ha chiesto notizie in ordine all’area verde per i colloqui all’aperto, per la quale lo scorso 29 maggio, all’esito della precedente visita del 7 maggio fatta con gli Studenti dell’Università della Calabria, aveva sollecitato, ancora una volta, l’Amministrazione Penitenziaria a voler ultimare i lavori di rifacimento della stessa, al fine di rendere più gradevole e sereno l’incontro dei detenuti con i propri familiari, specie durante i mesi estivi. Ed infatti, una volta fatto ingresso negli spazi detentivi, numerosi detenuti, appartenenti ai Circuiti della Media e dell’Alta Sicurezza, hanno lamentato l’impossibilità di poter effettuare i colloqui all’aperto con le loro famiglie ed in particolare con figli/nipoti in tenera età o adolescenti e/o genitori anziani. Non si comprende come sia possibile che una progettualità finanziata nel lontano 2015 dalla Cassa delle Ammende, alla data odierna, non sia stata ancora completata e ciò nonostante le ripetute sollecitazioni, puntualmente effettuate all’esito di ogni visita. Stando a quanto riferito, allo stato i lavori sarebbero stati ultimati e mancherebbe soltanto il collaudo da parte dell’Ufficio Tecnico del Prap per la Calabria di Catanzaro. Pertanto, l’Amministrazione Penitenziaria ed in modo particolare il Provveditorato Regionale per la Calabria, è stato invitato dalla Delegazione visitante, per quanto di rispettiva competenza, a voler provvedere con la massima sollecitudine e senza ulteriori perdite di tempo, ad inviare il personale dell’Ufficio Tecnico presso l’Istituto di Cosenza al fin di definire la procedura di collaudo in modo tale che l’area verde venga immediatamente aperta e resa fruibile ai detenuti che, ormai da anni, sono privati di poter effettuare colloqui all’aperto.

Altra problematica, degna di nota, emersa durante i colloqui intrattenuti con i detenuti circa le condizioni di vita detentiva nell’Istituto, riguarda il servizio di sopravvitto. Più precisamente, tantissimi detenuti, hanno lamentato che, proprio nei giorni antecedenti alla visita, sono state apportate delle modifiche al c.d. “Modello 72”, con assurdo aumento dei prezzi ed eliminazione di alcuni prodotti in vendita al sopravvitto. Da una veloce visione del “Modello 72” effettuata dal radicale Quintieri, in effetti, è stato riscontrato che: 1) vi è stato un aumento significativo dei prezzi per molti dei prodotti in vendita al sopravvitto; 2) sono stati eliminati alcuni prodotti di frequente consumo, in particolare quelli per la pulizia personale lasciando, unicamente, ai detenuti la possibilità di acquistarne solo uno; 3) in tutte le Sezioni detentive non è stato rinvenuto affisso alle bacheche il tariffario “Modello 72” vistato dall’Autorità comunale.

L’Ordinamento Penitenziario del 1975 ed il Regolamento di Esecuzione del 2000 stabiliscono che: a) i prezzi del sopravvitto non possono essere superiori a quelli comunemente praticati nel luogo in cui è sito l’Istituto; b) che una rappresentanza dei detenuti composta da tre persone, designata mensilmente per sorteggio, integrata da un delegato del Direttore, scelto tra il personale civile, controlli qualità e prezzi dei generi venduti nell’Istituto; c) che la Direzione assumi mensilmente informazioni dall’Autorità comunale sui prezzi correnti all’esterno relativi ai generi corrispondenti a quelli in vendita da parte dello spaccio o assuma informazioni sui prezzi praticati negli esercizi della grande distribuzione più vicini all’Istituto e d) che i prezzi dei generi in vendita nello spaccio, debbano essere comunicati alla rappresentanza dei detenuti ed adeguati a quelli esterni risultanti dalle informazioni. Inoltre numerose Circolari del Dap emanate dal 1979 al 2011 invitano le Direzioni degli Istituti: ad eseguire costanti, puntuali e penetranti controlli in ordine al servizio del sopravvitto, con particolare attenzione ai prezzi praticati che andranno confrontati, con le informazioni sui prezzi correnti all’esterno, richiesti mensilmente all’Autorità comunale; il tariffario modello 72 deve essere, compatibilmente con le esigenze d’ordine e sicurezza, il più ampio possibile e prevedere tre o quattro articoli dello stesso genere; copia del tariffario, vistato dall’Autorità comunale, con cadenza almeno mensile, deve essere esposto nei reparti detentivi.

Alla luce di quanto riferito dai detenuti e riscontrato dalla Delegazione, in ordine al servizio di sopravvitto, pare che nella Casa Circondariale di Cosenza non vengano scrupolosamente rispettate le norme vigenti e le disposizioni impartite al riguardo dalla stessa Amministrazione Penitenziaria. Per tali ragioni, la Delegazione dei Radicali Italiani, ha invitato l’Amministrazione ed in particolare modo la Direzione dell’Istituto ed il Provveditorato Regionale, di volersi attivare con la massima sollecitudine affinché venga rivisto il “modello 72” per verificare, insieme alla rappresentanza dei detenuti, integrata dal delegato del Direttore, se i prezzi di tutti i generi posti in vendita nell’Istituto siano corrispondenti a quelli degli esercizi della grande distribuzione più vicini all’Istituto ove si praticano i prezzi più bassi, assicurando che il predetto “modello 72” sia il più ampio possibile e che vi siano inseriti almeno 3 o 4 articoli dello stesso genere, di diversa qualità e prezzo. Inoltre, è stato chiesto che tale verifica venga effettuata con cadenza mensile e che copia del “modello 72”, vistato dall’Autorità comunale, venga esposto in tutti i reparti detentivi. Ulteriore proposta della Delegazione è stata quella di stilare un elenco, da diffondere nelle Sezioni, degli altri prodotti alimentari e di conforto, acquistabili dal detenuto con fondi personali (peculio), per il tramite dell’impresa di mantenimento, previa autorizzazione della Direzione e di offrire la possibilità ai ristretti di fruire anche di “offerte speciali” e cioè di sconti così come riscontrato durante delle visite in altri Istituti Penitenziari della Repubblica. Infine, è stato chiesto di conoscere se le mercedi e i relativi contributi assicurativi e previdenziali a favore dei detenuti che esercitano attività lavorativa per la gestione del sopravvitto, siano a carico dell’impresa appaltatrice o, invece, dell’Amministrazione Penitenziaria.

Gli esiti della visita, con una relazione del capodelegazione Emilio Enzo Quintieri, membro del Comitato Nazionale di Radicali Italiani, sono stati trasmessi al Capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, al Provveditore Regionale Reggente per la Calabria, al Direttore della Casa Circondariale di Cosenza, al Magistrato di Sorveglianza di Cosenza ed al Garante Nazionale dei Diritti dei Detenuti presso il Ministero della Giustizia.

Visita alla Casa Circondariale di Cosenza del 30/06/2018 – Esiti (clicca per leggere)

Nelle Carceri italiane si continuano a fare spese d’oro. Vitto e sopravvitto sono un business


Centro Penitenziario SecondiglianoNelle carceri italiane si continuano a fare spese d’oro. Nonostante l’ultimo rapporto della Corte dei Conti, risalente al 2014, che mette all’indice il business del vitto e conseguentemente il sopravvitto, i prodotti di prima necessità in carcere continuano ancora ad avere prezzi alti e superiori alla media. Andiamo con ordine. Secondo il vecchio dossier dei magistrati contabili, lo Stato spende al massimo tre euro e 90 centesimi al giorno per i pasti dei detenuti. Eppure alla luce del numero di persone custodite nei penitenziari, l’importo complessivo diventa impressionante: nei quattro anni dal luglio 2013 allo stesso mese del 2017 il costo sarà di 390 milioni di euro. Questo perché non è stato calcolato il numero reale dei detenuti che, rispetto al 2013, è sceso. Rimane il fatto che con tre euro e 90 viene garantita la colazione, pranzo e cena a ciascun detenuto. Viene da se che nessun detenuto riesce a sfamarsi con quello che offre lo Stato. Motivo per il quale i detenuti sono costretti a ricorrere al cosiddetto “sopravvitto”: gli alimenti da acquistare negli empori interni agli istituti. I prodotti in vendita sono gestiti dalla stessa ditta appaltatrice che fornisce anche i generi alimentari per la cucina. Il problema è che i prodotti in vendita hanno cifre da capogiro e non tutti i detenuti hanno la possibilità di acquistarli.

Per capire i prezzi abbiamo l’esempio recente di un listino riportato da una lettera di denuncia dei detenuti del carcere di Secondigliano: 500 grammi di provola 4,30 euro, un chilo di banane 99 centesimi, cento grammi di prezzemolo 0,26 euro, una bottiglia di olio extravergine da un litro 4.99 euro, 250 grammi di caffè 2,70 euro, un chilo di scarole in confezioni 2,30 euro. una singola bottiglia d’acqua da un litro e mezzo va da 0,37 a 0,55 euro. E così via. I detenuti evidenziano nel prezzario anche alcuni articoli da cucina, come la bomboletta gr. 190 (2,05 euro) e una serie di articoli natalizi: biglietti augurali (1.35 euro), datteri gr. 250 (1,49 euro) e i mustaccioli gr. 400 (4,50 euro). E ancora: carta igienica 10 rotoli (2,42 euro), l’accendino bic (1.02 euro).
L’istituzione del sopravvitto risale al 1920 – anno nel quale fu stabilito il Regolamento Generale per gli stabilimenti carcerari – e le ditte che si sono aggiudicate l’appalto per entrambe i servizi nelle carceri italiane sono 14 tra le quali spicca la Arturo Beselli spa con sede a Bergamo e filiali in altre zone della penisola che gestisce gli appalti dal 1930 (quasi un secolo) con un fatturato annuo di diversi milioni di euro. Da anni i detenuti segnalano che i prezzi sono troppo cari, e da anni i volontari che provano a fare una verifica nei supermercati della zona hanno verificato che i prezzi interni al carcere sono uguali a quelli dei negozi.

Apparentemente quindi sembrerebbe che il costo del “sopravvitto” rispetti l’ordinamento penitenziario, il quale recita: “I prezzi non possono essere superiori a quelli comunemente praticati nel luogo in cui è sito l’Istituto”. Ma non è esattamente così. La regola dell’ordinamento è vecchia e andrebbe aggiornata. Era l’epoca in cui non esistevano i discount, e i prezzi erano accessibili. Oggi, soprattutto con la crisi economica, molte persone non possono permettersi di fare spesa nei negozietti e quindi ricorrono ai discount, oppure fanno acquisti nei mercati a Km zero dove hanno tagliato i costi del trasporto e distribuzione. Ma per i detenuti non è così. Per loro vale la dittatura del prezzo unico e ciò ha scatenato numerose “rivolte” nelle carceri. Un problema che esiste da anni. Eppure proprio grazie ad un esposto dei radicali, nel 2011, l’allora capo del Dap aveva predisposto un’indagine approfondita e una valutazione attenta sui costi del sopravvitto. Che fine ha fatto quell’indagine?

Damiano Aliprandi

Il Dubbio, 21 Novembre 2016