Si infittisce sempre di più il mistero sulla morte di Fabio De Luca, detenuto nel carcere di Isernia deceduto lo scorso novembre in seguito a gravi ferite riscontrate alla testa. Era stata effettuata l’autopsia e ora abbiamo il responso: presenta il cranio sfondato da più parti. Cosa avvenne in quella cella è un vero e proprio giallo. A essere sotto inchiesta sono due detenuti originari di Napoli che si trovavano nella cella quando la vittima fu colpita, più un terzo individuo, probabilmente un’altra persona rinchiusa nel carcere.
Il reato ipotizzato è quello di morte o lesioni come conseguenza di altro delitto. La perizia, depositata già da qualche giorno, è stata letta attentamente dall’avvocato del Foro di Isernia Salvatore Galeazzo, legale della. famiglia del detenuto, il quale fornisce anche qualche dettaglio al riguardo: “Il mezzo che ha prodotto le lesioni è da ricercare in un oggetto contundente a superficie liscia, di consistenza duro-elastica, che ha attinto il capo del De Luca in più punti”.
Di cosa si sia trattato se un bastone di legno, un manganello di ferro, forse ricoperto da un telo o da un panno o cos’altro non è dato sapere e il legale non si sbilancia. Anche perché in cella non è stato trovato nulla di corrispondente alla descrizione del dottor Vecchione. Dal grave trauma cranico e dalle conseguenti lesioni cerebrali all’altezza della nuca, sarebbe poi derivata la morte per arresto cardiocircolatorio.
Cosa sia accaduto davvero al carcere, però, resta ancora un mistero fitto. Un omicidio? Ma per quale movente? Una lite tra detenuti finita male? Oppure c’è qualche altra cosa sotto? Difficile fare qualsiasi congettura, al momento. La certezza, però, è che De Luca 45 anni originario di Roma aveva il cranio sfondato in più punti per opera di qualcuno. L’uomo, secondo le ricostruzioni della Squadra Mobile di Campobasso, che indaga sul caso, si era recato in un’altra cella per prendere una gruccia quando, alla presenza di due detenuti, avrebbe battuto la testa e sarebbe finito in coma. A dare l’allarme furono proprio i due detenuti che si trovavano con De Luca.
Una vicenda simile alla storia del marchigiano Achille Mestichelli, un ascolano di 53 anni che era detenuto nel carcere di Ascoli Piceno. Il detenuto, nello scorso mese di gennaio, era stato arrestato dai carabinieri della stazione di Castel di Lama in esecuzione di una sentenza definitiva. Era stato condannato a due anni di reclusione per aver commesso un furto, episodio risalente ad alcuni anni fa. Intorno alle 21 del mese scorso i detenuti con i quali divideva la cella hanno lanciato l’allarme in quanto il loro compagno dava flebili segni di vita.
È stato prontamente soccorso e visitato dal medico di turno il quale, valutato il suo stato di salute, ha deciso che l’uomo venisse trasferito all’ospedale di Torrette, provincia di Ancona, dove poi è finito in coma irreversibile per poi morire. Per il decesso è indagato con l’accusa di omicidio preterintenzionale un compagno di cella, Mohamed Ben Alì, tunisino di 24 anni. Secondo le testimonianze degli altri detenuti rinchiusi nella stessa cella (due italiani e due tunisini), Alì avrebbe spinto Mestichelli che sarebbe caduto battendo violentemente la testa.
Damiano Aliprandi
Il Garantista, 31 marzo 2015
Mai stato ad Isernia.
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