Quintieri (Radicali) : Il Carcere di Locri è un modello per tutta la Calabria. Quasi tutti i detenuti impegnati in attività lavorative


Questa mattina, accompagnato dalla collega giurista Valentina Anna Moretti, ho effettuato una visita alla Casa Circondariale di Locri ed all’esito della stessa non posso far altro che ribadire il giudizio positivo già espresso negli anni passati. Locri è un modello per tutta la Calabria! Lo dice Emilio Enzo Quintieri, già Consigliere Nazionale di Radicali Italiani e candidato Garante Regionale dei Diritti dei Detenuti della Calabria.

La Delegazione visitante, autorizzata dal Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria del Ministero della Giustizia, è stata ricevuta ed accompagnata negli spazi detentivi e nelle lavorazioni dal Direttore dell’Istituto Dott.ssa Patrizia Delfino e dal Comandante di Reparto della Polizia Penitenziaria Commissario Capo Dott.ssa Giuseppina Crea.

Attualmente, nell’Istituto Penitenziario di Locri, che risale al 1862, a fronte di una capienza regolamentare di 89 posti, sono ristretti 101 detenuti, 23 dei quali stranieri, aventi le seguenti posizioni giuridiche: 11 imputati, 16 appellanti, 8 ricorrenti e 66 definitivi, tutti appartenenti al Circuito della Media Sicurezza. Tra i definitivi 5 sono in semilibertà ex Art. 50 O.P., alle dipendenze di datori di lavoro esterni. A 16 detenuti il Magistrato di Sorveglianza di Reggio Calabria Dott.ssa Daniela Tortorella, in occasione delle festività pasquali, ha concesso un permesso premio ex Art. 30 ter O.P. e agli altri 5 detenuti semiliberi, ha concesso la licenza premio ex Art. 52 O.P. Quasi la totalità dei detenuti ristretti a Locri è impegnata in attività lavorative, alle dirette dipendenze dell’Amministrazione Penitenziaria (54 su 61 definitivi). Una percentuale altissima rispetto agli altri Istituti Penitenziari della Calabria.

Altri 10 detenuti svolgono lavori di pubblica utilità ex Art. 20 ter O.P. di cui 7 all’interno dell’Istituto e 3 all’esterno, presso il Comune di Locri, la Diocesi di Locri ed il Tribunale di Locri. A breve, verrà sottoscritta dalla Direzione dell’Istituto altra convenzione con il Comune di Siderno, per l’impiego dei detenuti in progetti di pubblica utilità. Vi sono solo due detenuti con problematiche sanitarie: un tossicodipendente in terapia metadonica ed un sieropositivo; non sono presenti altri soggetti con patologie psichiatriche, con disabilità motorie o altre malattie come l’epatite b e c, la scabbia, la tubercolosi, etc. Non vi sono stati eventi critici negli ultimi tempi: nessun suicidio, nessun decesso, nessun atto di autolesionismo e nessuna aggressione nei confronti del personale che opera nell’Istituto. Per tale ragione anche le sanzioni disciplinari sono pressoché inesistenti.

L’Istituto, situato nel pieno centro cittadino, è composto da un unico padiglione, diviso in quattro sezioni oltre al reparto di transito destinato al Circuito Alta Sicurezza, ormai inutilizzato poiché i detenuti partecipano al processo in videoconferenza, ed al Reparto di Semilibertà. Le due sezioni, poste a piano terra, sono a custodia aperta con la sorveglianza dinamica; i 49 detenuti che sono presenti in tali sezioni, permangono per 10 ore fuori dalla camera di pernottamento usufruendo delle numerose attività trattamentali organizzate nell’Istituto. Nelle restanti sezioni, poste al primo piano, in cui sono presenti 47 detenuti, è ancora operativa la tradizionale e più rigorosa custodia chiusa, ma anche questi ultimi trascorrono 10 ore fuori dalle loro camere. Prossimamente, queste due Sezioni, potrebbero diventare a custodia aperta, qualora la Sezione di transito Alta Sicurezza, come detto inutilizzata, venga ristrutturata e diventi sezione destinata all’accoglienza dei “nuovi giunti” dalla libertà. Tale progettualità verrà presentata alla Cassa delle Ammende del Ministero della Giustizia che valuterà di finanziare i lavori di ristrutturazione.

Il Provveditorato Regionale dell’Amministrazione Penitenziaria della Calabria, guidato dal Dirigente Generale Dott. Massimo Parisi, ha individuato la Casa Circondariale di Locri come Istituto destinato alla lavorazione del ferro e della ceramica. E’ presente altresì una falegnameria ma solo per soddisfare le esigenze interne. Sarà la Casa di Reclusione a Custodia Attenuata di Laureana di Borrello a provvedere alle lavorazioni del legno, per tutti gli altri stabilimenti penitenziari.  Attualmente è in costruzione, in economia e tramite manodopera detenuta, un laboratorio per la lavorazione del ferro che, oltre alle attrezzature già nella disponibilità dell’Istituto, riceverà tutti gli strumenti e le apparecchiature presenti ed inutilizzate nella Casa Circondariale di Crotone.

Grazie a dei progetti finanziati dalla Cassa delle Ammende “Colore dentro le mura” tutto l’Istituto, dai locali per lo svolgimento delle attività in comune alle camere di pernottamento, è stato completamente ritinteggiato ed allo stato si presenta in ottime condizioni. Inoltre, tutti gli ambienti che sono stati visitati, sono stati trovati in perfetto stato di igiene e pulizia, garantendo senza alcun dubbio elevati standard di vivibilità alla popolazione detenuta.  Sono presenti, altresì, due impianti sportivi, uno di calcio a cinque e l’altro di pallavolo, quotidianamente utilizzati, realizzati grazie ai finanziamenti concessi dalla Cassa delle Ammende. E’ presente ed attiva una palestra, dotata di ogni attrezzatura, a cui possono accedere tutti i detenuti. Nelle condizioni appena descritte, il Carcere di Locri, si pone come una struttura innovativa, dotata anche delle più moderne tecnologie necessarie a garantire la sicurezza, che corrisponde all’idea evoluta di esecuzione della pena, in linea con i lavori degli Stati Generali dell’Esecuzione Penale e della recente Riforma Penitenziaria. Per quanto concerne l’assistenza sanitaria non sono stati riscontrati problemi degni di nota, fatta eccezione per l’assenza del Medico Cardiologo, che verrà rappresentata ai vertici dell’Amministrazione Penitenziaria, centrale e periferica, ed alle altre Autorità competenti.

Nel Carcere di Locri in questi giorni è stata allestita una postazione per i colloqui familiari tramite videochiamata Skype, il cui servizio sarà ufficialmente operativo dal prossimo 1 maggio, per facilitare le relazioni familiari dei detenuti e garantire le loro esigenze affettive, nella massima sicurezza. Dal punto di vista giuridico, la videochiamata viene equiparata ai colloqui, anche per quanto riguarda autorizzazioni, durata e controllo. I detenuti, in linea generale, potranno fare fino a sei video-colloqui al mese per la durata massima di un’ora. Per quelli in attesa di giudizio sarà necessaria l’autorizzazione dell’Autorità Giudiziaria. Prima di svolgere le videochiamate ai familiari, i detenuti dovranno presentare richiesta indicando l’indirizzo mail da contattare e allegando copia del certificato che attesta la relazione di convivenza o il grado di parentela. Il familiare o il convivente destinatario della chiamata dovrà, invece, assicurare (tramite autocertificazione) che parteciperanno al collegamento esclusivamente i soggetti indicati nella richiesta e autorizzati. Per il collegamento i detenuti saranno accompagnati in appositi locali degli istituti dove avranno a disposizione postazioni informatiche abilitate. Per assicurare, accanto alla riservatezza, anche condizioni di completa sicurezza, i colloqui si svolgeranno sempre sotto il controllo visivo del personale della Polizia Penitenziaria che da postazione remota potrà visualizzare le immagini che appaiono sul monitor del computer che sta utilizzando il detenuto. Nel caso di comportamenti non corretti del detenuto o dei familiari, il video collegamento verrà immediatamente interrotto con conseguente preclusione del servizio.

Cosenza, Consolo (Dap) risponde sulle criticità della Casa Circondariale sollevate dai Radicali


A seguito di una interlocuzione avviata con l’Azienda Sanitaria Provinciale di Cosenza, è stata risolta la problematica relativa alla carente assistenza psichiatrica presso l’Istituto Penitenziario di Cosenza. Infatti, con la delibera n. 72 del 5 maggio 2017, sono state incrementate le presenze dello specialista psichiatra a 25 ore settimanali, nonché gli specialisti in otorinolaringoiatria. Preciso, altresì, che l’incremento dell’assistenza specialistica ha riguardato anche la Casa Circondariale di Castrovillari e la Casa di Reclusione di Rossano, Istituti Penitenziari del distretto di competenza dell’Azienda Sanitaria Provinciale di Cosenza. Successivamente alla sottoscrizione del Protocollo regionale sulla prevenzione degli atti suicidiari è stato costituito, presso il Provveditorato di Catanzaro, un gruppo di lavoro deputato a compiere tutte le necessarie attività di impulso, verifica e raccordo rivolte agli Istituti, nonché di analisi degli eventi suicidari o autolesivi che si verificano. Rispetto a questa delicata e importante tematica, si è pervenuti alla sottoscrizione di cinque Protocolli in sede locale e si è in attesa che le rimanenti strutture completino le procedure. Lo afferma Santi Consolo, il Capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria del Ministero della Giustizia, in risposta alla relazione dei Radicali Italiani a seguito della visita compiuta da una delegazione guidata da Emilio Enzo Quintieri e composta da Valentina Anna Moretti e Roberto Blasi Nevone presso la Casa Circondariale di Cosenza “Sergio Cosmai” con la quale erano state rappresentate diverse criticità, tra cui quella afferente al servizio di assistenza psichiatrica per i detenuti.

Quintieri, inoltre, aveva lamentato la mancanza di un Regolamento d’Istituto per la Casa Circondariale di Cosenza, come previsto dall’Ordinamento Penitenziario, invitando l’Amministrazione centrale e periferica ad attivarsi per quanto di competenza. Ed il Capo del Dipartimento, anche su questo, ha voluto rassicurare l’esponente radicale. L’iter per la redazione del Regolamento interno, prosegue Consolo, è stato avviato e si è in attesa dell’approvazione della Commissione relativa alla predisposizione delle modifiche alla bozza di Regolamento, così come formulate dal locale Provveditorato Regionale.

Per quanto concerne, invece, i colloqui a distanza tramite collegamento Skype, servizio già attivo in 17 Istituti del territorio nazionale, l’Amministrazione Penitenziaria ha rappresentato quali siano le ragioni ostative per l’attivazione del servizio anche presso il Carcere di Cosenza, come richiesto dai Radicali Italiani. In modo particolare, vengono indicate: l’assenza di spazi idonei, la mancanza di richieste da parte delle famiglie, la mancanza di personale con adeguate competenze informatiche, l’assenza di una linea di trasmissione adeguata in quanto insufficiente o sovraccarica, l’esigenza di adeguamenti tecnici per il cablaggio dei locali, la mancanza di strumentazioni per le postazioni e la mancanza di fondi per la copertura delle spese di installazione e gestione.

Infine, per quel che concerne le problematiche segnalate in ordine al ritardo nell’avvio dei lavori relativi alla realizzazione di due campi di calcetto e di una pista di atletica leggera, la Direzione dell’Istituto in argomento, conclude il Capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria Santi Consolo, ha assicurato di spendere il massimo impegno per la preparazione degli adempimenti amministrativo-burocratici propedeutici all’avvio dei lavori, riferendo, al tempo stesso, in ordine a obiettive difficoltà legate agli atti di gara; a tal riguardo, allo scopo di evitare ulteriori involontari ritardi e favorire il buon esito della progettualità, la medesima Direzione ha intrapreso mirate interlocuzioni con il locale Provveditorato al fine di approfondire la questione e raggiungere in tempi brevi la risoluzione delle criticità prospettate.

Le risposte fornite dal Capo Dipartimento ci soddisfano parzialmente tiene comunque a precisare il capo della delegazione radicale Emilio Enzo Quintieri, non essendo state evase altre importanti richieste che abbiamo rappresentato, come ad esempio sugli inaccettabili ritardi nei lavori per la sistemazione dell’area verde per i colloqui all’aperto dei detenuti, progetto anche questo da tempo approvato e finanziato dalla Cassa delle Ammende nonché sulla revisione dell’organizzazione custodiale della Casa Circondariale di Cosenza poiché, allo stato, in tutte le Sezioni detentive, contrariamente a quanto avviene nel resto d’Italia, viene mantenuta la “custodia chiusa” nonostante sia realisticamente realizzabile la “custodia aperta” con piccoli interventi, finanziabili con il fondo patrimoniale a disposizione della Cassa delle Ammende. Va assolutamente superato, anche a Cosenza, il criterio di perimetrazione della vita penitenziaria all’interno della camera di pernottamento, obiettivo peraltro auspicato dalla stessa Amministrazione Penitenziaria.

Visite dei Radicali negli Istituti Penitenziari di Paola, Cosenza, Rossano e Castrovillari


Dopo una breve pausa, torneremo a visitare le Carceri della Calabria. Non è che in questi mesi abbiamo fatto sciopero, ma siamo stati impegnati a visitare gli Istituti Penitenziari della Puglia e della Campania. In quest’ultima Regione, torneremo fine mese, per fare il punto sulla situazione, in un Convegno che abbiamo organizzato insieme ai Giovani Giuristi Vesuviani ed al Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Nola, presso la Sala Multifunzionale della Casa di Reclusione di Sant’Angelo dei Lombardi, uno dei migliori stabilimenti penitenziari del Sud Italia. Lo dichiara Emilio Enzo Quintieri, esponente del Movimento dei Radicali Italiani, nell’annunciare le visite a tutte le Carceri della Provincia di Cosenza.

Negli Istituti Penitenziari di Paola, Cosenza, Rossano e Castrovillari, aventi una capienza regolamentare di 737 posti, vi sono ristrette 809 persone; tra queste vi sono 16 donne e 207 cittadini stranieri. Abbiamo, dunque, 72 detenuti in eccesso ed il numero continua a crescere. Le Carceri più affollate, sono le Case Circondariali di Cosenza e di Paola: a Cosenza, a fronte di una capienza di 218 posti, vi sono ristretti 268 detenuti, 45 dei quali stranieri ed a Paola, invece, ove sarebbe possibile ospitarne solo 182, c’è ne sono 220, 95 dei quali stranieri. A Castrovillari e Rossano, invece, le cose stanno leggermente meglio: nel Penitenziario del Pollino sono presenti 121 persone, 28 stranieri, a fronte di una capienza di 122 posti ed in quello della sibaritide 200 detenuti, 39 dei quali stranieri, per 215 posti disponibili.

Nell’anno appena trascorso, secondo i dati del Sistema Informativo Automatizzato del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria del Ministero della Giustizia, negli stabilimenti penitenziari della Provincia di Cosenza, vi sono stati diversi “eventi critici” ed in particolare modo 39 risse, 10 ferimenti, 91 atti di autolesionismo, 13 tentati suicidi e 2 suicidi. Rispetto al 2015 sono diminuite, seppur lievemente, le risse (37), i ferimenti (3), gli atti autolesionistici (42) ed i tentati suicidi (9). Tirando le somme, tra tutti gli Istituti Penitenziari della Provincia di Cosenza, quello più “problematico”, è stato la Casa di Reclusione di Rossano che, con 18 risse, 4 ferimenti, 32 atti di autolesionismo e 4 tentati suicidi, si colloca al primo posto. Sono convinto che questi eventi critici, qualora fosse stata attivato il modello operativo della c.d. sorveglianza dinamica, sarebbero stati molto di meno come sperimentato in altri Istituti Penitenziari della Repubblica ove sono sensibilmente diminuiti sia gli eventi individuali che collettivi. Non c’è nessuna Sezione a “custodia aperta”, nemmeno per la media sicurezza, fatta eccezione per un Reparto nella Casa Circondariale di Paola e per la Casa di Reclusione di Laureana di Borrello in cui è attiva la “custodia attenuata”. Mentre in altre Regioni stanno abolendo la “custodia chiusa” anche per il Circuito dell’Alta Sicurezza, in Calabria siamo ancora all’anno zero. Ho più volte sollecitato il Dipartimento a rivedere l’organizzazione custodiale degli Istituti calabresi ma, nonostante le rassicurazioni ricevute, non è stato fatto alcun intervento.

Martedì 21 saremo in visita alla Casa Circondariale di Paola – prosegue l’esponente radicale Quintieri – venerdì 24 alla Casa Circondariale di Cosenza, martedì 28 alla Casa di Reclusione di Rossano ed infine mercoledì 29 alla Casa Circondariale di Castrovillari. In queste visite, la Delegazione di Radicali Italiani, composta da Quintieri, Valentina Anna Moretti e Maria Ferraro, sarà integrata da Francesca Stancati, Delegato Provinciale del Coni di Cosenza, Adamo Francesco Guerrini, Presidente Provinciale Acsi di Cosenza e da Roberto Blasi Nevone, Francesco Iacucci e Giovanni Gagliardi, Tecnici Sportivi operanti sul territorio.

In questa occasione, durante le visite, autorizzate dai vertici del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria del Ministero della Giustizia, conclude Emilio Enzo Quintieri, visiteremo anche i locali, gli spazi e le attrezzature per lo svolgimento dell’attività sportiva, valutando la possibilità di proporre proposte progettuali per il miglioramento dell’impiantistica e delle attrezzature e per l’avvio di progetti con Istruttori qualificati come già fatto presso la Casa Circondariale di Cosenza.

Il Capo del Dap Santi Consolo risponde ai Radicali sulla Casa Circondariale di Paola


Santi Consolo - Capo DapAnche nella Casa Circondariale di Paola, molto probabilmente, sarà rivista l’organizzazione custodiale. Infatti, su proposta dei Radicali, il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria del Ministero della Giustizia, ha avviato le opportune verifiche al fine di favorire l’avvio della “Sorveglianza dinamica”, un nuovo modello di detenzione già avviato, con risultati estremamente positivi, in tanti altri Penitenziari d’Italia. Lo rende noto Emilio Enzo Quintieri, capo della delegazione radicale che lo scorso 16 luglio – su autorizzazione del Vice Capo del Dipartimento Massimo De Pascalis – aveva ispezionato l’Istituto e formulato la proposta di rivedere l’organizzazione custodiale dello stesso.

La delegazione – scriveva Quintieri nella sua relazione inviata il 18 luglio ai vertici dell’Amministrazione Penitenziaria, alla Magistratura di Sorveglianza ed al Garante Nazionale dei Diritti dei Detenuti presso il Ministero della Giustizia, riconosce gli sforzi sino ad ora compiuti dalla Direzione per migliorare la vita detentiva, sforzi posti in essere anche a seguito della Sentenza pilota Torreggiani della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, ma osserva che si deve fare di più per cui esorta l’Amministrazione, di valutare con attenzione la possibilità di rivedere l’organizzazione custodiale esistente, quantomeno nelle Sezioni “Reclusione” della Casa Circondariale di Paola, poiché è noto che una maggiore quantità di tempo trascorsa fuori dalle “celle” (che l’Ordinamento Penitenziario classifica come “camere di pernottamento”) ha comprovati effetti positivi per la prevenzione della recidività, proponendo di andare verso un nuovo modello di detenzione, basato sulla “sorveglianza dinamica” e una maggiore responsabilità dei detenuti, modello peraltro già applicato, con risultati positivi, in altri Penitenziari sicuramente più problematici di quello paolano.

La risposta del Capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria Santi Consolo ai Radicali cosentini non si è fatta attendere : “Ai detenuti è assicurata una permanenza fuori dalla camera di pernotto per almeno 8 ore al giorno. Ogni detenuto, come si evince dall’applicativo spazi detenuti aggiornato al 1 agosto 2016, ha, sicuramente, a disposizione più di 4 metri quadrati nella propria camera di pernotto. In merito all’attuazione della “Sorveglianza dinamica”, posto che l’attuazione della stessa richiede interventi, anche di tipo tecnologico, che non possono essere risolti direttamente dal plesso penitenziario ma che necessitano del coinvolgimento del Provveditorato Regionale e delle competenti Direzioni Generali, saranno effettuate le opportune verifiche al fine di favorire il modello operativo de quo.”.

Con la “Sorveglianza dinamica” commenta entusiasto il radicale Quintieri, che nella visita è stato accompagnato da Valentina Moretti, Manuel Pisani, Shyama Bokkory e dall’Avv. Natalia Branda, si supererà l’antico e rigoroso criterio di perimetrazione della vita detentiva all’interno della camera di pernottamento. La differenziazione dei detenuti e delle modalità di svolgimento della vita detentiva è senz’altro funzionale al raggiungimento degli obiettivi di sicurezza, alla responsabilizzazione dei soggetti in stato di detenzione e all’incremento delle attività trattamentali necessarie per la concreta attuazione della finalità rieducativa della pena. Adottando questa modalità di custodia meno rigida e più consona alla finalità costituzionali della pena, ne trarrà beneficio anche il personale di Polizia Penitenziaria, poiché diminuendo la copertura dei posti di servizio grazie agli strumenti di controllo remoto, non dovrà più fare turni massacranti e non avrà alcuna limitazione per godere le ferie o i riposi che gli spettano.

Per quanto riguarda, invece, le altre criticità segnalate dalla delegazione radicale, il Capo dell’Amministrazione Penitenziaria ha precisato : 1) “la palestra detenuti, come ha avuto modo di apprezzare la delegazione, era al momento della visita, interessata da lavori di ristrutturazione. Come assicurato dalla Direzione dell’Istituto con relazione del 21 luglio, la stessa sarà pronta nell’arco di pochi giorni (due settimane dalla predetta). Tali lavori si erano resi necessari al fine di apportare gli adeguamenti utili per il suo corretto funzionamento. La Direzione assicura altresì che al completamento dei lavori sarà disciplinato l’accesso e sarà individuato un trainer idoneo.” ; 2) “in merito alla lavanderia industriale, la Direzione ha rappresentato che nonostante una breve interruzione del funzionamento a causa del cattivo funzionamento dei macchinari, a seguito degli interventi tecnici effettuati, già dal 18 luglio scorso questa è stata riattivata.”; 3) “con riferimento alle liste di attesa per le visite specialistiche in luoghi esterni di cura, la Direzione ha dato assicurazione che il referente Medico provvede a riproporre la prenotazione in sede ospedaliera diversa o comunque a sollecitare quando i tempi di attesa sono troppo lunghi. Purtroppo, come del resto avviene anche per le persone in libertà, le prenotazioni nei presidi sanitari esterni richiedono spesso tempi non brevi.” ; 4) “altra verifica effettuata riguarda gli oggetti di valore del detenuto G.G.A. Tali oggetti custoditi nella Casa Circondariale ove il detenuto risultava precedentemente ristretto, sono pervenuti. Di ciò è stata data comunicazione all’interessato e attualmente, essendo oggetti non consentiti, sono custoditi in cassa valori.” ; 5) “la Direzione riferisce altresì che i surgelatori di cui durante la visita alcuni detenuti avrebbero lamentato l’assenza, erano già stati ordinati l’11 luglio 2016 per essere consegnati il 22 luglio u.s.” ; 6) “con riferimento alle lamentele circa la ricezione dei canali televisivi, la Direzione ha assicurato che già dal 16 giugno u.s., è stato affidato ad una ditta specializzata l’incarico dei lavori per apportare modifiche tecniche alle linee di derivazione e dei punti presa TV all’interno delle celle”; 7) “la Direzione, oltre ad aver garantito nel primo semestre la presenza del Mediatore culturale per un numero complessivo di 7,6 ore settimanali, sta attuando le giuste iniziative mediante le associazioni ed enti presenti sul territorio del Tirreno al fine di individuare una figura professionale di Mediatore culturale”.

Sono state risolte gran parte delle problematiche che abbiamo segnalato all’esito della visita ispettiva. Per questo, conclude l’esponente radicale Emilio Quintieri, ringraziamo l’Amministrazione Penitenziaria per la collaborazione ma continueremo comunque a vigilare sul resto, affinché le nostre ulteriori proposte siano adeguatamente valutate e tenute in considerazione.

Rossano, le Camere Penali e l’Osservatorio Carcere replicano al Sindacato della Polizia Penitenziaria


CARCERE ROSSANONel dibattito seguito ai tragici fatti di Parigi si è registrato un intervento del Sindacato Autonomo di Polizia Penitenziaria (SAPPE) che ha lanciato l’allarme fondamentalismo islamico nelle carceri, sottolineando il rischio che la numerosa componente extracomunitaria della popolazione detenuta possa essere facile preda dell’attività di proselitismo del terrorismo di matrice fondamentalista, per invocare una svolta restrittiva nelle modalità di esecuzione della pena.

Si chiede esplicitamente la sospensione del sistema della vigilanza dinamica e del regime penitenziario aperto, che consentirebbero la promiscuità fra i detenuti senza controllo della Polizia Penitenziaria, per evitare che fanatici estremisti, in particolare ex combattenti, possano indottrinare i criminali comuni, specialmente di origine nordafricana, per reclutarli alla causa del terrorismo internazionale.

Non è una novità l’ostilità da parte di alcuni settori della Polizia Penitenziaria rispetto alla sorveglianza dinamica, una modalità di gestione della sicurezza negli Istituti di detenzione basata sulla mobilità dei reclusi e degli operatori penitenziari e sulla reciproca interazione fra gli stessi, piuttosto che sulla segregazione dei primi in spazi circoscritti (le celle in primis), oggetto di mera vigilanza perimetrale. Essa infatti richiede sforzi organizzativi maggiori e maggiori attitudini professionali della mera attività di custodia, come testimoniano le numerose circolari con le quali l’Amministrazione si è prodigata, particolarmente negli ultimi due/tre anni, ad impartire disposizioni e direttive affinché fosse attuata correttamente, su impulso anche dei noti richiami internazionali al miglioramento delle condizioni di detenzione, ma soprattutto in attuazione di imperativi che risalgono all’ormai datata riforma dell’Ordinamento Penitenziario, che risale al 1975, e del Corpo degli Agenti di Custodia, sostituito dalla Polizia Penitenziaria, che risale al 1990.

é tuttavia ormai diffusa la convinzione che, a dispetto delle ricorrenti resistenze di alcune componenti dei sindacati del settore, il cambio di prospettiva richiesto agli operatori, oltre ad essere essenziale per il trattamento e per garantire condizioni di detenzione conformi ai richiesti parametri di civiltà, risponde anche ad un’esigenza di qualità della gestione della sicurezza, poiché mira ad una conoscenza individuale dei detenuti, attuabile solo attraverso l’interazione e non nell’isolamento.

É fin troppo agevole domandarsi dove potrebbero verificarsi le temute attività di proselitismo ed indottrinamento ad opera dei fondamentalisti, se non nell’isolamento forzato all’interno delle celle piuttosto che nelle attività di comunità gestite dagli operatori del trattamento.

Invocare una stretta sui detenuti di origine extracomunitaria per evitare il contagio, dunque, non ha alcun senso, se non quello di rispondere ad un pregiudizio di matrice etnica.

Non resta che augurarsi (ma ne siamo certi) che il Ministro della Giustizia, che viene direttamente chiamato in causa, non stenti a riconoscere nella sollecitazione rivoltagli una strumentale evocazione dei venti securitari che le tragedie di questi giorni sollevano nell’opinione pubblica a sostegno di una battaglia di retroguardia.

La Giunta dell’Unione delle Camere Penali Italiane

L’Osservatorio Carcere UCPI