Carceri, In Italia ci sono 628 detenuti disabili, arrivano le linee guida del Dap


Cella carcere IserniaNelle carceri italiani sono recluse 628 persone in condizione di disabilità: per garantire loro il pieno rispetto dei diritti il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria ha emanato la circolare “La condizione di disabilità motoria nell’ambiente penitenziario – Le limitazioni funzionali” che indica le linee direttive in materia di barriere, formazione e assistenza sanitaria.

L’Amministrazione Penitenziaria, nel rispetto delle Convenzioni Internazionali e delle norme nazionali, ha inteso aggiornare le disposizioni già adottate in passato adeguandole a più recenti provvedimenti in materia, in linea con gli interventi messi in atto per migliorare le condizioni detentive e, nello specifico, per garantire la massima autonomia possibile del disabile, si legge in una nota.
La circolare è diretta agli adeguamenti degli spazi, sia per la realizzazione di nuove strutture penitenziarie, sia nella manutenzione e nell’ammodernamento di quelle esistenti. Gli interventi migliorativi prevedono l’abbattimento di barriere architettoniche, la realizzazione di percorsi e varchi per gli spostamenti verticali e orizzontali, adeguatamente dimensionati e attrezzati per garantire l’accessibilità ai locali frequentati da detenuti e/o operatori disabili, nonché ambienti con servizi igienici dedicati e una camera di pernottamento adeguata per ogni circuito. Inoltre, ai detenuti disabili dovrà essere garantita, eventualmente anche con la necessaria assistenza, la libera ed autonoma circolazione all’interno dell’istituto, compresa l’accessibilità ai locali destinati alle attività trattamentali. Secondo quanto indicato dal Dap laddove non siano disponibili ambienti adeguatamente attrezzati, dovrà essere verificata la presenza di luoghi idonei alle esigenze del disabile nell’istituto più vicino, così garantendo anche il principio della territorialità della pena.

Il programma di trattamento rieducativo individualizzato (previsto dall’art. 13 l. 354/1975) dovrà tenere conto delle limitazioni funzionali dei diversi gradi di disabilità, favorire l’occupazione lavorativa e l’assistenza dei patronati e degli organi istituzionali preposti alla valutazione dello stato di disabilità (Asl e Inps). Per quanto riguarda l’assistenza sanitaria, di competenza della ASL, le direzioni degli istituti penitenziari dovranno segnalare, in collaborazione con i Provveditorati regionali, alle direzioni generali delle Asl l’opportunità di implementare i servizi sanitari interni per le esigenze delle persone con disabilità presenti. La circolare pone particolare attenzione alla formazione di detenuti lavoranti con competenze adeguate per lo svolgimento di interventi secondo il modello di “caregiver” familiare. Attraverso gli applicativi “Spazi detentivi” e “Torreggiani” saranno monitorate e incentivate le attività di formazione e di assistenza.

Redattore sociale, 15 marzo 2016

Circolare detenuti disabili del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria (clicca per leggere)

Carceri, l’eterna emergenza che odora di morte. In 15 anni quasi 900 detenuti suicidi


Casa Circondariale 2Non è indubbiamente un mistero il fatto che quando si ricorda, ogni tanto, il problema mai risolto del sovraffollamento delle carceri italiane si scopra il classico segreto di Pulcinella. E scoprire che il sistema penitenziario soffra di anomalie che determinano alcuni dei problemi più seri per il sistema giudiziario italiano equivale alla scoperta dell’ acqua calda, dato che parliamo di un argomento che è stato più volte oggetto di discussione anche della politica nazionale per tanto, troppo tempo. Una recente indagine de L’Espresso ha sviscerato con precisione alcuni numeri che non possono lasciare indifferenti. In una tabella aggiornata al 5 marzo 2016 leggiamo che tra il 2000 e il 2016 ci sono stati ben 894 suicidi nelle carceri italiane su un totale di ben 2.510 decessi. Le strutture dove i detenuti scontano la propria pena non sono tutte eguali.

Dobbiamo sempre tenere in mente la debita distinzione tra le case di reclusione, che accolgono i detenuti condannati in via definitiva ad una pena superiore a 5 anni e le case circondariali dove vi sono le persone in attesa di giudizio. Le strutture penitenziarie sono in tutto 231 e secondo i dati del Ministero di Grazia e Giustizia aggiornati al 29 febbraio 2016 erano, in totale, 52.846 i reclusi complessivi. Sempre consultando i dati del Ministero possiamo renderci conto di come la situazione per chi vive recluso nelle celle sia esplosiva, dato che si è di gran lunga superata la soglia massima di accoglienza che è pari 49.504 posti.
Solo leggendo questi numeri ci rendiamo conto che per capire bene la reale situazione carceraria in Italia lo possiamo fare usando il pallottoliere. Il dramma dei numeri deve essere analizzato insieme anche a quello della ciclopica spesa che ogni anno sostiene lo Stato per l’esecuzione delle pena. Recentemente il ministro Guardasigilli, Andrea Orlando, in occasione dell’ inaugurazione del nuovo carcere di Rovigo ha ricordato che nel nostro Paese si spendono “tre miliardi di euro all’anno per l’esecuzione della pena”, aggiungendo anche che siamo quelli che spendono di più in Europa per un sistema che sostanzialmente non funziona perché siamo anche “il Paese con il più alto tasso di recidiva di tutta Europa”.

A tutto questo, come se non bastasse, dobbiamo aggiungere quelle che potremmo definire senza mezzi termini le carceri fantasma. Parliamo delle classiche cattedrali nel deserto, che dopo essere state costruite vampirizzando la finanza pubblica sono rimaste inutilizzate. In tutta Italia vi sono in tutto ben 38 strutture edificate ed abbandonate. Il loro recupero potrebbe significare non solo un antidoto contro il sovraffollamento, ma potrebbe essere anche da stimolo per riqualificare tutto il sistema carcerario italiano dove a volte i detenuti versano in condizioni disumane e dove spesso trovano nel togliersi la vita l’ unica inquietante soluzione.
Un generale riassetto di tutto il sistema penitenziario è quindi obbligatorio. Quando molto spesso invochiamo la certezza della pena per chi compie dei crimini efferati, dobbiamo comprendere anche bene che tutto questo sarà concretamente possibile quando avremo debellato il problema del sovraffollamento nei nostri penitenziari. Senza aspettare il prossimo suicidio.

Nicola Lofoco

huffingtonpost.it, 11 marzo 2016

Sanità Penitenziaria, il Sen. Molinari ed i Radicali accusano la Regione Calabria


Delegazione visitante il Carcere di CrotoneI detenuti e gli internati ristretti negli Istituti Penitenziari calabresi hanno diritto, al pari dei cittadini in stato di libertà, di avere garantito dalla Regione Calabria, il diritto alla tutela della propria salute fisica e psichica con la erogazione di prestazioni di prevenzione, diagnosi, cura e riabilitazione, efficaci ed appropriate. Lo sostiene l’Avvocato Francesco Molinari, Senatore della Repubblica (Gruppo Misto) e Presidente dell’Associazione Calabria Terra Libera che unitamente ad Emilio Quintieri e Valentina Moretti, esponenti dei Radicali Italiani, sta effettuando una serie di visite ispettive negli stabilimenti penitenziari calabresi per rendersi conto anche della grave compressione del diritto alla salute per i detenuti, causata dalle inadempienze della Regione Calabria. A tal proposito, proprio di recente, il Senatore Molinari, dopo una ispezione alla cittadella giudiziaria minorile di Catanzaro, aveva denunciato al Governo Renzi la mancata istituzione di Comunità Psichiatriche Minorili in Calabria.

Nei giorni scorsi, con una nuova Interrogazione a risposta scritta (Atto nr. 4-05333 del 23/02/2016) indirizzata ai Ministri della Giustizia Andrea Orlando, della Salute Beatrice Lorenzin e per gli Affari Regionali e le Autonomie Enrico Costa, firmata dai Senatori Francesco Molinari, Giuseppe Vacciano, Maria Mussini, Ivana Simeoni e Cristina De Pietro (Gruppo Misto) sono state sollevate ulteriori problematiche che, in parte, sono state già risolte come ad esempio la nomina del Commissario ad acta On. Franco Corleone per provvedere in via sostitutiva in luogo della Regione Calabria, alla realizzazione del programma approvato dal Ministro della Salute con Decreto del 09/10/2013 per l’immediata apertura delle Residenze per l’Esecuzione delle Misure di Sicurezza (Rems) di Girifalco in Provincia di Catanzaro e Santa Sofia d’Epiro in Provincia di Cosenza al fine di potervi ricoverare i pazienti aventi residenza in Calabria che, purtroppo e ancora oggi, si trovano illegittimamente internati presso gli ex Ospedali Psichiatrici Giudiziari nonché le persone sottoposte a misura di sicurezza provvisoria dall’Autorità Giudiziaria competente e quelle che, da tempo, si trovano ospitate presso le strutture sanitarie extraospedaliere di altre Regioni d’Italia. Allo stato, infatti, presso l’Opg di Barcellona Pozzo di Gotto sono ancora internati 14 calabresi (13 uomini e 1 donna) ed altri 7 pazienti calabresi sono ospitati nelle Rems delle Regioni Lazio, Campania, Basilicata e Sicilia. Per quelli “ospitati” presso la Rems di Pisticci in Provincia di Matera (4), la Regione Calabria dal 1 maggio 2015 sino ad oggi ha pagato alla Regione Basilicata circa 500 mila euro ed ogni giorno che passa sono 1.000 euro in più.

Carcere Siano - ingressoAltra problematica oggetto dell’atto di sindacato ispettivo parlamentare è quella relativa alla mancata apertura del Centro Diagnostico Terapeutico presso la Casa Circondariale “Ugo Caridi” di Catanzaro, che tra l’altro prevedeva che fosse ivi creata, al quarto piano, una Sezione destinata alla tutela intramuraria della salute mentale per detenuti per 8 posti ed una Sezione di Osservazione Psichiatrica per l’accertamento delle infermità psichiche per 5 posti dedicata a detenuti appartenenti al Circuito dell’Alta Sicurezza visto che quella dedicata ai detenuti del Circuito della Media Sicurezza è già attiva dal 2006 presso la Casa Circondariale “Giuseppe Panzera” di Reggio Calabria. L’Asp di Catanzaro avrebbe già posto in essere tutti gli adempimenti necessari per la ristrutturazione dei locali, l’implementazione tecnologica delle attrezzature ed il rinnovo degli arredi spendendo centinaia di migliaia di euro ricevuti da specifici fondi ministeriali. Ma, ad oggi, nonostante le sollecitazioni provenienti in particolar modo dal Movimento dei Radicali Italiani, nulla è cambiato : il Centro Diagnostico Terapeutico (Cdt) annesso al Carcere di Catanzaro continua ad esser chiuso e non funzionante, unitamente alle Sezioni anzidette che avrebbero dovuto essere istituite per contribuire alla riforma epocale del superamento degli Opg. e, secondo quanto risulta all’Avv. Molinari ed ai suoi colleghi Senatori, non può essere aperto a causa della mancanza delle figure professionali specifiche (Psichiatri, Psicologi, Neurologi, Tecnici della Riabilitazione Psichiatrica, Educatori professionali, etc.). che dovrebbero essere reclutate tramite procedura concorsuale pubblica. Tale questione, pur rappresentata dalla Regione Calabria, non avrebbe ricevuto alcuna risposta da parte del Ministero della Salute. Dalle recenti ispezioni effettuate da Molinari e da altre visite effettuate dai Radicali, autorizzati dal Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, è emerso che negli Istituti Penitenziari della Calabria vi sono ristretti 513 detenuti con patologie psichiatriche.

In conclusione, i Senatori Molinari, Vacciano, Mussini, Simeoni e De Pietro hanno chiesto al Governo Renzi di sapere se i Ministri siano a conoscenza dei fatti e se questi corrispondano al vero; se e quali provvedimenti intendano adottare, sollecitare e/o promuovere, affinché venga aperto al più presto il Centro Diagnostico Terapeutico presso la Casa Circondariale “Ugo Caridi” di Catanzaro, con la Sezione destinata alla tutela intramuraria della salute mentale e quella per l’osservazione psichiatrica per l’accertamento delle infermità psichiche dei detenuti, valutando, altresì, la richiesta di reclutamento di personale qualificato avanzata dalla Regione Calabria e concedendo la relativa autorizzazione per l’assunzione del personale; se l’istituenda Sezione destinata alla tutela intramuraria della salute mentale presso il Centro Diagnostico Terapeutico, sia sufficiente ad accogliere i numerosi detenuti affetti da problematiche di natura psichiatrica presenti in tutti gli Istituti Penitenziari della Regione Calabria e, in caso negativo, se non si ritenga opportuno istituire almeno nella Provincia di Cosenza (totalizzante 4 Istituti Penitenziari : 3 Case Circondariali ed 1 Casa di Reclusione), un analogo reparto a custodia attenuata prevalentemente sanitaria per ospitare detenuti affetti da infermità o minorazioni psichiche che, a causa delle loro condizioni, non possono essere sottoposti al regime degli istituti ordinari, ciò anche per armonizzare il principio di tutela della salute con quello della territorialità della pena così evitando l’allontanamento di tali soggetti dal nucleo familiare che, proprio nei momenti di maggior fragilità psicologica, potrebbe risultare ancor più destabilizzante e, contestualmente, per ridurre il costo e l’impiego di personale di Polizia Penitenziaria per le traduzioni che verrebbero evitate per i continui trasferimenti ristretti negli Istituti della Provincia di Cosenza presso la Casa Circondariale di Catanzaro nella quale, stando al programma della Regione Calabria, dovrebbe essere ubicata l’unica Sezione detentiva per detenuti con disturbi psichiatrici. All’Interrogazione Parlamentare è stato delegato a rispondere il Ministro della Giustizia Andrea Orlando.

Interrogazione a risposta scritta n. 4-05333 del 23/02/2016 (clicca per leggere)

Resoconto della visita ispettiva alla Casa Circondariale di Napoli Poggioreale


Delegazione visitante il Carcere di PoggiorealeNei giorni scorsi e, più precisamente, lunedì 8 febbraio, una delegazione dei Radicali Italiani e dell’Associazione Giovani Giuristi Vesuviani composta da Emilio Enzo Quintieri, esponente radicale calabrese ed ex membro del Comitato Nazionale di Radicali Italiani e dagli Avvocati Penalisti Salvatore Del Giudice, Alessandro Maresca, Michele Coppola e Domenico La Gatta, grazie all’autorizzazione concessa dal Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria del Ministero della Giustizia nella persona del Vice Capo Dott. Massimo De Pascalis, su richiesta dell’Onorevole Rita Bernardini, già Deputata e Segretaria Nazionale del Movimento dei Radicali Italiani, ha effettuato per tutta la mattinata una visita ispettiva alla “famigerata” Casa Circondariale di Napoli Poggioreale “Giuseppe Salvia”.

Lo scopo della visita era quello di accertare “de visu” le condizioni di vita dei detenuti, la conformità del trattamento penitenziario ad umanità ed al rispetto della dignità della persona così come prevede la Costituzione Repubblicana, la Legge Penitenziaria e le altre norme europee ed internazionali vigenti in materia penitenziaria e di salvaguardia dei diritti umani fondamentali.

Secondo i più recenti dati diramati dal Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, alla data del 31/01/2016, nel Carcere di Poggioreale, a fronte di una capienza regolamentare di 1.640 posti, vi erano ristretti 1.928 detenuti, 289 dei quali di nazionalità straniera.

Dopo i controlli di rito all’ingresso della struttura, una delle più grandi d’Europa, la delegazione è stata accompagnata dal personale di Polizia Penitenziaria presso gli Uffici della Direzione ove, stante l’assenza del Direttore dell’Istituto Dott. Antonio Fullone, è stata accolta dai due Vice Direttori presenti e da un Funzionario della Polizia Penitenziaria, poiché il Comandante di Reparto, il Commissario Capo Gaetano Diglio, non era in Ufficio. Subito dopo una lunga chiacchierata la delegazione unitamente al personale dell’Amministrazione Penitenziaria, ha iniziato la visita agli spazi detentivi.

Sono stati accuratamente ispezionati quasi tutti i Padiglioni detentivi che prendono il nome da Città italiane (Firenze, Roma, Avellino, Livorno, Milano, Salerno, Italia e Napoli) nonché il Padiglione “San Paolo” che ospita il Centro Diagnostico Terapeutico, i locali destinati all’area trattamentale (Scuole, Laboratori), i cortili passeggio e le altre aree di pertinenza dell’Istituto. E nell’ambito del giro ispettivo, in ogni reparto, ci si è intrattenuti a dialogare con numerosi detenuti, entrando anche direttamente nelle celle e negli attigui servizi igienici per verificare le condizioni delle stesse. In alcuni Padiglioni la doccia è in un vano attiguo alla cella mentre in altri ancora si trova in locali comuni posti fuori dalle celle in violazione di quanto prevede il Regolamento di Esecuzione Penitenziaria. Alcuni locali doccia sono stati trovati in condizioni inappropriate ed indecorose a causa dell’umidità e della muffa presente.

Non ci sono state particolari lamentele o problematiche che sono state segnalate dai detenuti e, nei pochi casi rilevati, si è avuto l’immediato intervento risolutore o l’impegno della Direzione a risolvere le criticità evidenziate, in alcuni casi nemmeno di stretta competenza dell’Amministrazione Penitenziaria ma del Servizio Sanitario Regionale poiché la Medicina Penitenziaria non è più di competenza dello Stato ma delle Regioni e, nel caso in esame, della Regione Campania. In particolare, un detenuto recentemente operato di tumore, aveva segnalato di attendere da circa due mesi una visita in una struttura sanitaria esterna ed una volta recatici nella Direzione Sanitaria la delegazione ha potuto verificare che erano state esperite tutte le procedure previste e che, per la fine del mese, quel detenuto sarebbe stato tradotto presso un Ospedale di Napoli per essere sottoposto ad un accertamento diagnostico che non era possibile effettuare intramoenia. Nell’Istituto vi sono due servizi di Pronto Soccorso : uno solo per il Padiglione “San Paolo” e l’altro  per tutta la restante popolazione detenuta.

Tutti gli spazi detentivi sono apparsi puliti ed in buone condizioni (naturalmente vi sono celle e locali che avrebbero bisogno di manutenzione straordinaria) eccetto qualche Padiglione come il “Napoli” che è uno dei più vecchi della Casa Circondariale e che, a breve, sarà ristrutturato. Attualmente, è in fase di completamento, il rifacimento del Padiglione “Genova”.

Uno dei Padiglioni “attenzionati” è stato l'”Avellino” (lato destro) poiché erano giunte segnalazioni circa la presenza di detenuti, sofferenti psichici, in regime di isolamento ed in “celle lisce” cioè prive dell’arredo ministeriale. Al momento della visita non è stata accertata alcuna violazione delle norme penitenziarie afferenti la collocazione e la durata temporale dei detenuti in isolamento così come non è stata constatata la presenza di “celle lisce”. Vi erano pochi detenuti per motivi giudiziari, disciplinari ed uno solo per motivi sanitari poiché affetto dalla scabbia ed in cura farmacologica. A Poggioreale non esiste un Reparto di Osservazione Psichiatrica o per detenuti affetti da disturbi mentali ma, comunque, nell’Istituto vi erano 5 detenuti con patologie psichiatriche.

Pietro Ioia ed Emilio Quintieri davanti al Carcere di PoggiorealeDalla visita, è emerso che l’Istituto Penitenziario napoletano, costruito agli inizi del novecento, attualmente, tolte le celle inagibili, ha una capienza regolamentare di 1.500 posti ed i detenuti presenti erano 1.915, 268 dei quali stranieri. Negli anni passati, invece, i detenuti “ospitati” erano circa 3.000 (con la capienza regolamentare ancora inferiore a quella odierna). Nonostante il numero dei detenuti sia notevolmente diminuito, ancora oggi il problema del sovraffollamento non è stato risolto completamente (anche a causa dei Padiglioni chiusi e non utilizzati) poiché vi sono 415 detenuti oltre la capienza regolamentare. La delegazione visitante ha constatato che in ogni cella, al massimo, vi sono allocate 4 ed in alcuni casi 5 persone (in passato, diversamente, c’erano celle occupate dalle 8 alle 12 persone).

Dei 1.915 detenuti presenti : 1.755 sono “comuni” cioè appartenenti al Circuito Penitenziario della Media Sicurezza mentre 161 appartengono al Circuito Penitenziario dell’Alta Sicurezza e, più precisamente, al Sottocircuito dell’AS3 cioè per reati di criminalità organizzata. Questi ultimi, sono allocati soltanto nel Padiglione “Avellino”.

Relativamente alle posizioni giuridiche dei detenuti presenti, 547 di questi erano “definitivi” mentre 1.369 erano “giudicabili” e, nel dettaglio, 741 in attesa di primo giudizio, 391 appellanti e 237 ricorrenti. Per quanto riguarda, invece, le ulteriori “caratteristiche” della popolazione detenuta, è stato verificato che nella struttura penitenziaria vi erano ristretti 557 tossicodipendenti, 86 dei quali in terapia metadonica, 32 sieropositivi e 246 affetti da epatite C. Sia i tossicodipendenti, quelli in trattamento metadonico ed i sieropositivi, sono leggermente diminuiti rispetto al passato mentre i soggetti affetti da epatite C, sono notevolmente aumentati. Ed ancora : 66 sono i detenuti che risiedono fuori dalla Regione Campania : 57 appartenenti al circuito della Media Sicurezza e 9 a quello dell’Alta Sicurezza.

Contrariamente a quanto avveniva in passato che i detenuti stavano rinchiusi per 22 ore al giorno su 24 in cella (avevano diritto a due ore d’aria al giorno, una al mattino e una al pomeriggio, nei cortili adibiti al passeggio), oggi il trattamento penitenziario è molto più “attenuato” ed infatti 500 detenuti godono del “regime aperto” con le celle aperte per 8 ore al giorno con possibilità di permanere nel corridoio del reparto e di fare socialità. A breve, inoltre, grazie all’impegno della Direzione che, in ogni singolo Reparto, tramite la conversione di alcune celle, ha creato una sala comune, saranno attive delle Palestre attrezzate con il materiale (panche, cyclette, etc.) donato gratuitamente dalla Chiesa Valdese di Napoli. Entro fine mese, saranno già funzionanti quelle dei Padiglioni Firenze e Livorno. All’esterno, invece, i detenuti possono usufruire del campo di calcetto mentre la permanenza all’aria aperta è assicurata nei 12 cortili passeggio, utilizzati anche per attività sportiva.

Per quanto riguarda il lavoro, i detenuti lavoranti alle dipendenze dell’Amministrazione Penitenziaria sono 254 (negli ultimi anni c’è stato un leggero incremento delle unità lavorative) con rotazione trimestrale. Vi sono dei laboratori di falegnameria, tipografia, sartoria ed un officina fabbri dove vengono impiegati i detenuti con rotazione mensile.

Relativamente agli “eventi critici” nel 2015 c’è stato 1 suicidio di un detenuto (nel 2014 c’è ne furono invece 3), 4 i decessi per cause naturali (anche 4 nel 2014) e 205 atti di autolesionismo (207 nel 2014). Nessuna aggressione da parte dei detenuti sia nel 2014 che nel 2015 in danno degli Agenti di Polizia Penitenziaria e nessun caso di suicidio – in entrambi gli anni – da parte di questi ultimi.

Nell’istituto vi sono 12 sale colloquio, recentemente ristrutturate e tutte a norma del Regolamento di Esecuzione Penitenziaria oltre ad un area verde per i colloqui. A tal proposito i detenuti che effettuano colloqui regolari con i familiari sono 1.600 : 1.470 detenuti sono “comuni” (Media Sicurezza) e 130 quelli del Circuito Alta Sicurezza.

Per quanto riguarda il Reparto di Polizia Penitenziaria, a fronte di una pianta organica di 946 unità, 847 sono gli Agenti assegnati e 764 quelli realmente in servizio (155 sono quelli distaccati da Poggioreale in altre sedi e 78 sono quelli distaccati da altri Istituti Penitenziari a Poggioreale).

Una delle criticità è costituita dalla scarsa presenza dei Funzionari della professionalità giuridico – pedagogica : infatti, sono presenti solo 19 Educatori mentre ve ne dovrebbero essere 28. Ogni Educatore, facendo riferimento alla pianta organica ed al numero dei detenuti presenti, dovrebbe seguire circa 70 detenuti ed invece ne deve seguire oltre 100. Ed infatti, per esempio, il numero dei detenuti “permessanti” cioè quelli che usufruiscono di permessi premio fuori dall’Istituto sono soltanto 33.

Luigi Mazzotta, Radicali NapoliL’Ufficio di Sorveglianza di Napoli tramite i propri Magistrati di Sorveglianza, secondo le informazioni riferite alla delegazione dalla Direzione dell’Istituto Penitenziario, si recherebbe frequentemente in Carcere anche per effettuare l’ispezione dei locali ove sono ristretti i detenuti : l’ultima visita effettuata dal Magistrato di Sorveglianza risalirebbe al 29/01/2016 e la frequenza delle visite sarebbe di 6 volte al mese. A tal riguardo, c’è da segnalare, che diversi detenuti hanno lamentato di non riuscire ad effettuare colloqui con i Magistrati di Sorveglianza e che questi ultimi spesso non rispondono alle loro istanze in tempo oppure non rispondono proprio.

Anche l’Azienda Sanitaria Locale, stando a quanto riferito alla delegazione, svolgerebbe l’attività ispettiva (semestrale) prevista dall’Ordinamento Penitenziario; l’ultima ispezione igienico – sanitaria è stata effettuata il 13/12/2015.

All’esito della visita ispettiva il giudizio espresso dall’esponente radicale Emilio Enzo Quintieri e condiviso da tutti i membri della Delegazione, per una serie di considerazioni, in parte richiamate nel resoconto, è stato abbastanza positivo, fermo restando che nella Casa Circondariale di Napoli Poggioreale, permangono criticità e problematiche di varia natura, molte delle quali – come quelle di tipo sanitario – non dipendono dalla Direzione Penitenziaria ma di altre Amministrazioni.

Le condizioni di detenzione, stante la notevole diminuzione dei detenuti e la possibilità per gli stessi di intrattenersi per più ore ai passeggi all’aria aperta, ad attività ricreative, sportive e trattamentali in luoghi esterni alla cella, alla libera circolazione nel reparto per gran parte della giornata ed il fatto che le celle da “camere di detenzione” siano finalmente divenute (come prevede l’Ordinamento Penitenziario) “camere di pernottamento” destinate al riposo notturno, sono sensibilmente migliorate rispetto agli anni passati, tempi in cui nel Carcere di Poggioreale venivano sistematicamente violati i diritti umani fondamentali proprio per le condizioni detentive crudeli e degradanti, contrarie al principio di umanità della pena sancito dall’Art. 27 della Costituzione Repubblicana.

Per completezza di informazione, si segnala che il giudizio positivo sul miglioramento delle condizioni della struttura penitenziaria, viene riconosciuto anche dallo storico radicale napoletano Luigi Mazzotta, Presidente dell’Associazione Radicale “Per La Grande Napoli” e membro del Comitato Nazionale di Radicali Italiani nonché da Pietro Ioia, Presidente dell’Associazione degli Ex Detenuti Organizzati di Napoli da anni impegnato concretamente per la tutela dei diritti dei cittadini detenuti.

Chiaramente resta ancora molto da fare a Poggioreale e, nel frattempo, non si deve abbassare in alcun modo la guardia sia su questo stabilimento penitenziario che su tanti altri in Campania ed in altre Regioni d’Italia !

Questionario visita ispettiva Casa Circondariale di Napoli Poggioreale (clicca per leggere)

Napoli: la verifica dell’Asl “nel Carcere di Poggioreale ci sono cucine fatiscenti”


Carcere Poggioreale NapoliL’ultimo sopralluogo semestrale dell’Asl è dello scorso luglio, ma la segnalazione più recente è di un paio di settimane fa. Dai rilievi post-ispezione risulta che la cucina del carcere di Poggioreale è in peggiorate condizioni strutturali ed igienico-sanitarie. La relazione sottolinea il deterioramento di arredi ed utensili e, di conseguenza, la necessità urgente di lavori di rifacimento per non mettere in pericolo la salubrità degli ambienti e la salute di detenuti e lavoratori. Ristrutturazione, che compete all’amministrazione penitenziaria, e definita improcrastinabile dall’azienda sanitaria Napoli 1 Centro, a cui fa riferimento la casa circondariale dal 2008, cioè da quando le competenze sanitarie, prima di allora in capo al Ministero della Giustizia, sono state trasferite al Sistema sanitario nazionale.

Ma non c’è solo il timore di intossicazioni a causa dell’attuale stato disastrato dei locali. Il cibo arriva scadente in cella per l’assenza di adeguati carrelli porta vivande. Per questo motivo i detenuti sono costretti alle spese aggiuntive del sopravvitto e a cucinarsi autonomamente, tra letto e bagno, con i pericolosi fornellini a gas.

“A parte i casi di ustione e il fatto che talvolta nel reparto dei tossicodipendenti il gas è inalato come fosse droga, i pasti, vista l’assenza di recipienti termici da usare per il trasporto fino ai padiglioni, sono immangiabili” spiega il cappellano don Franco Esposito. “La conseguenza è che tonnellate di cibo ogni giorno vengono buttate nella spazzatura. Solo gli indigenti, come gli extracomunitari, mangiano quello che gli arriva e questo accentua la disparità sociale”.

Non solo. “Oltre allo spreco – continua don Franco – la legge dice che una cucina deve servire al massimo per 400 detenuti, quindi dovrebbe esserci una cucina per ogni padiglione, invece oggi una sola serve per circa 1.800 persone, oltre a quella speciale destinata ad un centinaio di detenuti del padiglione clinico. Ed è strano che, ovunque, in una cucina sono obbligatoriamente previsti cuochi professionisti, mentre a Poggioreale chi la gestisce è personale della Penitenziaria insieme agli stessi detenuti lavoranti”.

Claudia Procentese

Il Mattino, 5 novembre 2015

Due detenuti su tre stanno male: il carcere italiano è un’istituzione malata


cella detenuti 1E’ allarme salute per i detenuti negli istituti penitenziari italiani: 2 su 3 sono malati, nel 48% dei casi per malattie infettive, il 32% ha disturbi psichiatrici. L’epatite colpisce 1 detenuto malato su 3, mentre sono in riduzione i sieropositivi per Hiv. È la fotografia scattata dagli esperti Società italiana di Medicina e sanità penitenziaria (Simpse) per la tutela delle condizioni di salute dei detenuti italiani per il congresso nazionale che si aprirà oggì a Cagliari.

Sono 199 gli istituti penitenziari aperti, con una capienza totale di 49.493, nonostante i detenuti presenti siano 53.498, per un sovraffollamento di 4.628, che equivale ad un +8,1%. I detenuti stranieri rappresentano il 32,6% del totale, pari a 17.430, mentre le donne sono 2.309, ossia il 4,3%. Secondo l’ indagine, che sarà presentata durante il congresso di oggi, almeno una patologia è presente nel 60-80% dei casi. Questo significa che almeno due persone su tre sono malate.

Tra le malattie più frequenti, proprio quelle infettive, che interessano il 48% dei presenti. A seguire i disturbi psichiatrici (32%), le malattie osteoarticolari (17%), quelle cardiovascolari (16%), problemi metabolici (11%) e dermatologici (10%). Una situazione che, nonostante l’appello di cui la Simspe si è fatta portavoce negli ultimi anni, non ha sortito l’effetto sperato. Gli ultimi dati sulle epatiti, infatti, hanno rilevato la presenza di un malato di questa patologia ogni tre persone residenti in carcere. Mentre sono in calo i sieropositivi per Hiv.

«Bisogna ricordare che il paziente detenuto di oggi, è il cittadino libero di domani – afferma Sergio Babudieri, presidente della Simpse – Tutte le informazioni di tipo scientifico ed epidemiologico, sia in Italia che all’estero, indicano sempre lo stesso punto, ossia che in carcere si concentrano persone che hanno comportamenti di vita che sono a rischio dell’acquisizione di una serie di malattie non solo infettive, ma anche di tipo metabolico, come ad esempio obesità, fumo, alcolismo; da ciò si evince evidentemente che il carcere è un ambito in cui la sanità pubblica può più facilmente intercettare persone che, una volta invece diluite nella popolazione generale, è più difficile incontrare, anche perché per il loro stile di vita spesso non hanno il bene salute nei primi posti della loro scala dei valori».

La popolazione detenuta in Italia è cresciuta negli ultimi dieci anni dell’ 80% – ricordano i medici penitenziari – La maggior parte delle carceri ha dei tratti comuni: bagno e cucina nello stesso locale, cambio di lenzuola ogni 15 giorni, bagno alla turca o water separati gli uni dagli altri da un muretto alto appena un metro, strutture fatiscenti. Il personale è insufficiente, gli assistenti sociali sempre meno del necessario. L’assistenza sanitaria, come si può facilmente intuire da questo quadro, può risultare spesso di pessima qualità.

Infine, secondo l’indagine della Simpse, che ha studiato i singoli casi dei detenuti che si sono sottoposti a test e controlli (circa il 56%), il tasso di trasmissione stimato dalle persone positive all’ Hiv consapevoli si aggira tra l’ 1,7% e il 2,4%. Molto più alto, quasi 6 volte superiore, quello stimato dalle persone Hiv positive inconsapevoli, che raggiunge il 10%.

Il Garantista, 03 Giugno 2015

Santa Maria Capua Vetere, Detenuto morì in Carcere, Prosciolti 10 Medici


Casa Circondariale Santa Maria Capua VetereÈ stata archiviata l’indagine a carico di 10 medici per la morte del detenuto Pasquale Rammairone, 70enne di Aversa, in carcere per espiare una condanna definitiva per reati contro il patrimonio, deceduto all’Ospedale Melorio di Santa Maria Capua Vetere il 27 giugno del 2014.

L’uomo era stato trasferito d’urgenza dalla Casa Circondariale di Santa Maria per una grave malattia il 24 giugno ove poi morì dopo appena 4 giorni. Nelle settimane precedenti, con il suo difensore di fiducia Avv. Giovanni Cantelli,  aveva chiesto al Giudice di Sorveglianza di Napoli di essere curato a casa, ma il Magistrato aveva respinto l’istanza.

L’indagine aperta sui camici bianchi della struttura carceraria e dell’ospedale Melorio è durata appena un anno. Tutti erano indagati dalla Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere per il reato di omicidio colposo ma, il Procedimento Penale è stato subito arrestato sul nascere con un decreto di archiviazione da parte del Giudice per le Indagini Preliminari su richiesta dell’Ufficio del Pubblico Ministero.

Calabria, Il Carcere di Rossano è come Abu Ghraib, ma per i grillini va tutto bene


Carcere di RossanoIl Movimento 5 Stelle calabrese di Rossano ha mosso critiche nei confronti della deputata Enza Bruno Bossio del Pd, per la sua visita ispettiva al famigerato carcere (noi de Il Garantista l’abbiamo definito l’Abu Ghraib calabrese) dove ha riscontrato, e denunciato, casi di vera e propria tortura.

Secondo la lista grillina locale “Amici di Beppe Grillo, Rossano in Movimento”, le condizioni dei detenuti erano giustificate in quanto “in quella particolare ala del carcere di Rossano vengono rinchiuse determinate tipologie di soggetti che danno segni di elevata irrequietezza ovvero che vengono monitorati costantemente dallo psichiatra della Casa di detenzione in attesa dì un eventuale trasferimento nelle apposite strutture”.

Pronta la replica del radicale Emilio Quintieri, il quale collabora in perfetta sinergia con la deputata Bossio per le visite ispettive nelle carceri calabresi: “Infatti, nel reparto di isolamento (attualmente in fase di ristrutturazione dopo l’attività ispettiva dell’on. Bruno Bossio), possono essere “rinchiuse” soltanto quelle persone nei casi tassativi stabiliti dal legislatore.

Non vi è alcuna disposizione di legge che consentiva alla direzione della casa di reclusione di Rossano di allocare i detenuti che davano “segni di elevata irrequietezza” o per essere “monitorati costantemente dallo psichiatra” all’interno di quel reparto.

Anzi, vi è di più. Proprio per rafforzare l’eccezionalità della disciplina, il legislatore, ha stabilito il divieto per l’amministrazione penitenziaria, di utilizzare sezioni o reparti di isolamento per casi diversi da quelli previsti dalla legge. L’isolamento del detenuto rappresenta una situazione del tutto eccezionale in quanto idonea ad incidere negativamente sul diritto alla salute e al benessere individuale della persona e poiché, di norma, il detenuto, deve vivere insieme agli altri perché la vita in comune è un elemento basilare del trattamento penitenziario. Il medico può prescrivere l’isolamento per ragioni sanitarie e, più precisamente, solo in caso di malattia contagiosa, da eseguirsi in appositi locali dell’infermeria o in un reparto clinico.

A tal proposito, sono già numerosi, i medici (ed altri dipendenti dell’amministrazione penitenziaria] condannati dall’Autorità Giudiziaria competente, per omicidio colposo proprio per aver cagionato il suicidio di detenuti, specie quelli con disturbi psichiatrici conclamati, mettendoli in isolamento, misura prevista in casi eccezionali e tassativamente elencati, in violazione dell’ordinamento e del regolamento di esecuzione penitenziaria”.

Poi il radicale Emilio Quintieri puntualizza: “Quanto, invece, alle “celle” di questa “particolare ala del Carcere”, ribadisco la illegittimità del collocamento dei detenuti nelle “celle lisce” cioè prive dell’arredo ministeriale poiché, anche durante l’esecuzione dell’isolamento, ì detenuti debbono essere alloggiati in camere ordinarie pur se il loro comportamento sia tale da arrecare disturbo o da costituire pregiudizio per l’ordine e la disciplina.

Anche per questa particolare “prassi generalizzata” sono già state diverse le sentenze di condanna pronunciate noi confronti del personale dipendente dell’Amministrazione Penitenziaria. Le sanzioni disciplinari, infatti, devo essere “eseguite nel rispetto della personalità” in ossequio al principio costituzionale di cui all’art. 27 secondo cui le pene devono essere conformi ad umanità. E “rinchiudere” delle persone in cella, senza vestiti, senza alcun mobilio o suppellettile non può considerarsi sicuramente rispettoso della dignità umana!”.

Damiano Aliprandi

Il Garantista, 1 novembre 2014

Napoli: i Radicali protestano per un detenuto ammalato che, da 6 mesi, aspetta in cella di essere operato


CC SecondiglianoVive sulla sedia a rotelle e ha bisogno di un urgente intervento chirurgico per una infezione alla vescica da otto mesi, ma Fabio Ferrara è ancora incredibilmente detenuto nel carcere di Secondigliano, e se non fosse per i Radicali italiani, la vicenda sarebbe passata sotto silenzio. E così, dopo il presidio del 3 ottobre, gli attivisti del movimento hanno indetto ieri mia nuova protesta per chiederne l’immediata scarcerazione.

Luigi Mazzotta, membro della segreteria Radicali italiani che insieme all’associazione radicale “Per la grande Napoli” da giorni svolge sit-in e manifestazioni di protesta sulla falsariga di quelle vittoriose che hanno permesso a Luigi Moscato, detenuto malato di cancro, di avere i domiciliari per accedere a cure adeguate, spiega che “quella che conduciamo è una lotta nonviolenta per chiedere provvedimenti di amnistia, indulto e riforme alternative alla detenzione in carcere”. “Segnaliamo il caso di Fabio Ferrara – continua Mazzotta – perché vive prigioniero su una sedia a rotelle nel penitenziario di Secondigliano e da oltre otto mesi attende il permesso dal magistrato di sorveglianza per essere sottoposto ad un delicato ed urgente intervento chirurgico alia vescica”.

Fabio Ferrara vive sulla sedia a rotelle da diversi anni, da quando, sorpreso a rapinare una donna puntò l’arma contro un poliziotto che lo colpì con una pallottola. Da allora, dal quel 27 gennaio del 2012, Ferrara perse l’uso delle gambe a seguito di un intervento d’urgenza al Cardarelli che non riuscì a salvare i suoi arti. Rimasto sei giorni in coma, Ferrara si risvegliò e venne poi tradotto in una stanza dell’infermeria del carcere.

Ma in quella stanza, adatta a ospitare una sola persona, i detenuti sono due; l’altro lo aiuta a svolgere le azioni più elementari come lavarsi e muoversi. E tuttavia, salire e scendere le scale non è certo una passeggiata, il detenuto non è autonomo e per uscire di cella deve essere portato a braccia anche per i colloqui o per andare in bagno.

Lo aiutano altri detenuti, racconta la moglie Anna Belladonna, se non fosse così, “non potrebbe fare nulla, resterebbe imprigionato in uno spazio che è di tre metri quadri scarso”. Si tratta insomma di “una condizione disumana”, come bene la definisce Luigi Mazzotta.

“Sono state presentate due istanze per il differimento della pena – racconta il membro dei Radicali. Il magistrato di sorveglianza, però, ha rigettato l’istanza in quanto non sussisterebbe “un serio pericolo per la vita o la probabilità di altre rilevanti conseguenze dannose”. Tradotto, l’effetto è simile a quello del paradosso del Comma 22. Il detenuto, insomma, può essere curato in carcere. Ma il carcere non è in grado di curarlo.

Antonino Ulizzi

Il Garantista, 7 ottobre 2014

Napoli: ispezione dei politici a Poggioreale, il Carcere ha mille detenuti in meno


manifestazione Carcere PoggiorealeRiaperto il laboratorio di falegnameria e inaugurato uno di pasticceria. Una nuova visita ispettiva si è svolta ieri mattina al carcere di Poggioreale. “Io e il consigliere regionale Corrado Gabriele siamo entrati al carcere di Poggioreale per conoscere il nuovo direttore, Antonio Fullone – spiega Luigi Mazzetta, dei Radicali Per La Grande Napoli.

Io lo definirei una persona meravigliosa. Finalmente il carcere ha un direttore che si occupa davvero di rieducazione e correzione”. La visita ispettiva ha rilevato che, grazie al ridimensionamento delle presenze a Poggioreale, nell’ultimo anno sono circa mille i detenuti che sono stati trasferiti o rilasciati, non c’è più il sovraffollamento disumano che caro è costato, in termini umani ed economici.

“All’interno – prosegue Mazzotta – il carcere di Poggioreale si è trasformato. E stato riaperto il reparto di falegnameria ed è stato inaugurato un reparto di pasticceria, dove i detenuti possono impiegare il loro tempo imparando un mestiere. Anche la sala colloqui è migliorata rispetto a un anno fa, hanno aperto nuove sale e ristrutturato le vecchie.

È tutto pulito e ordinato e c’è la possibilità di incontrare i familiari all’interno di un giardino dove ci sono i giochi per i bambini che vanno a trovare i padri in carcere”. Entusiasta per questo giardino, Luigi Mazzotta ha anche avanzato una proposta al direttore Fullone, dare ai detenuti la possibilità di passare un’intera giornata con i familiari durante i giorni di festa.

“Il nuovo direttore -commenta Mazzotta – è un tecnico preparato che si sta davvero impegnando per applicare l’articolo 27 della Costituzione che riguarda la riabilitazione”. Anche l’interno del padiglione Avellino sembra mostrare segni di cambiamento. Qui ormai ci sono al massimo quattro persone per cella. Il problema più grosso è rappresentato dal padiglione San Paolo, dove ci sono ammalati in attesa di interventi chirurgici da lungo tempo.

“Abbiamo raccolto denunce di ammalati che devono essere operati, ma Fasi non agevola le cure – spiega Mazzotta. Ci sono persone in sedie a rotelle e in condizione di salute non compatibili con la detenzione. Nella visita al padiglione Avellino abbiamo incontrato un detenuto che in quattro mesi ha perso 30 chili. I problemi della vita in carcere ancora ci sono e influiscono sui detenuti fisicamente e psicologicamente”. Il giudizio post visita è comunque positivo.

“Con Corrado Gabriele – conclude Mazzotta – abbiamo notato che qualcosa è cambiato. Sono stati intrapresi progetti a medio e lungo termine, certo è sempre una struttura problematica ma il direttore è una persona competente e capace”. Anche Pietro Ioia, presidente dell’associazione Ex Don, saluta positivamente le visite ispettive.

“Siamo felici del fatto che le visite ispettive proseguano perché ancora non è ben chiaro se la situazione interna di Poggioreale è realmente cambiata o i detenuti subiscono ancora violenze. Alle mie orecchie arrivano voci contrastanti, molti dicono che è finito tutto, altri dicono che le percosse continuano ma nessuno le denuncia. Invito i detenuti a denunciare eventuali problemi all’interno della struttura, tramite i familiari”.

Claudia Sparavigna

Roma, 7 ottobre 2014