Napoli, Quintieri (Radicali): Basta accuse infondate alla Polizia Penitenziaria di Poggioreale


delegazione-cc-poggiorealeBasta con accuse infondate al personale di Polizia Penitenziaria del Reparto di Napoli Poggioreale. Lo sostiene Emilio Enzo Quintieri, già membro del Comitato Nazionale di Radicali Italiani che, nei giorni scorsi, ha guidato una delegazione in visita ispettiva proprio presso la Casa Circondariale di Napoli Poggioreale “Giuseppe Salvia” nell’ambito del progetto “Tre metri dietro alle sbarre” promosso dall’Associazione Giovani Giuristi Vesuviani presieduta dall’Avvocato Salvatore Del Giudice.

La Delegazione visitante, che è stata autorizzata dal Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria del Ministero della Giustizia, oltre da Quintieri e Del Giudice, era composta anche dall’Avv. Michele Coppola, Vice Presidente dei Giovani Giuristi Vesuviani, dall’Avv. Francesco Urraro, Presidente del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Nola, dall’Avv. Gian Vittorio Sepe, membro della Giunta Nazionale dell’Associazione Italiana Giovani Avvocati e dagli Avvocati Rosanna Russo, Olga Izzo e Sabina Sirico, membri dell’Associazione Giovani Giuristi Vesuviani. Inoltre, faceva parte della delegazione, Pietro Ioia, Presidente dell’Associazione Ex Detenuti Organizzati di Napoli.

Ad accogliere gli ospiti autorizzati alla visita c’era il Direttore Antonio Fullone, il Vice Direttore Chiara Masi, il Comandante di Reparto della Polizia Penitenziaria Commissario Capo Gaetano Diglio ed altro personale di Polizia Penitenziaria in servizio nell’Istituto.

Nello stabilimento detentivo, al momento della visita, vi erano 1.971 persone detenute, a fronte di una capienza di 1.500 posti disponibili per lavori di ristrutturazione in corso (471 detenuti in eccesso), 293 dei quali stranieri con le seguenti posizioni giuridiche: 673 in attesa di giudizio, 410 appellanti e 230 ricorrenti. Solo 655 sono i condannati definitivi. 201 sono i detenuti appartenenti al Circuito dell’Alta Sicurezza (As3 criminalità organizzata).

Dopo un lungo colloquio con lo staff dirigente dell’Istituto, abbiamo fatto un’accurata visita all’interno degli spazi detentivi. Tra gli altri, sono stati visitati, il Padiglione “San Paolo” adibito a Centro Clinico, il Padiglione Roma, Livorno ed Avellino. In quest’ultimo sono allocati i 201 detenuti appartenenti al Circuito dell’Alta Sicurezza (As3 criminalità organizzata). Nell’ambito della visita sono stati sentiti anche numerosi detenuti i quali, diversamente dagli anni passati, non hanno riferito problemi degni di nota. Anzi, ad onor del vero, hanno manifestato la loro soddisfazione per i continui miglioramenti della vita detentiva e del rapporto con il personale penitenziario avvenuti in questi ultimi anni.

Ho ascoltato su Radio Carcere, la rubrica di Radio Radicale curata dall’Avv. Riccardo Arena, la testimonianza di Marco, un 47enne napoletano, alla prima esperienza detentiva, che è stato recluso per sei mesi nella Casa Circondariale di Napoli Poggioreale. Questi, durante l’intervista, riferiva di essere stato allocato, per due mesi, nel Padiglione Firenze ove era allocato in camera con altre 5 persone e poi per gli altri quattro mesi nel Padiglione Livorno ove era ristretto con altri 6 detenuti.

Marco, appena scarcerato, raccontava che il Carcere di Poggioreale “era un inferno”, che i detenuti erano costretti “a stare sempre sugli attenti, camminando rasenti al muro con la testa bassa e le mani dietro la schiena” perché altrimenti venivano richiamati e/o puniti “dalle Guardie Penitenziarie” anche con “schiaffi e calci”. Praticamente, secondo Marco, “sembrava di fare il servizio militare se non addirittura peggio”. Inoltre, riferiva, che la “socialità” veniva effettuata al chiuso nelle camere dei detenuti e che non vi era alcuna attività. Lamentava, altresì, la presenza di topi nella cucina dell’Istituto ed altre problematiche che rendevano il vitto immangiabile.

Ritengo doveroso intervenire perché quanto raccontato dall’ex detenuto non corrisponde assolutamente al vero. Posso affermare con tranquillizzante certezza che nella Casa Circondariale di Napoli Poggioreale oggi non ci sono più i trattamenti e le condizioni che ha descritto nella sua intervista a “Radio Carcere”. Sono stati proprio i detenuti a chiarire, più volte, che le condizioni sono migliorate, che non ci sono più casi di violenza, che non c’è più quel sistema rigoroso che una volta veniva utilizzato dal personale di custodia. Non è quindi corretto descrivere una situazione che nella realtà dei fatti è completamente diversa. Viene offeso e mortificato il lavoro di chi, ogni giorno, si prodiga per migliorare, nei limiti del possibile, la qualità della vita detentiva. Con questo, non voglio dire che a Poggioreale non ci sono più “problemi” ma del vecchio Carcere di Poggioreale non è rimasto quasi nulla. Vi è stata ed è in atto una radicale trasformazione dell’Istituto.

In passato, ad esempio, i detenuti stavano rinchiusi nelle loro camere per 22 ore al giorno. Durante la visita fatta l’anno scorso trovammo circa 500 detenuti a “custodia aperta” con possibilità di uscire fuori dalle camere durante la giornata. Oggi, invece, sono la stragrande maggioranza ad essere “aperti”: circa 1.600 su 1.971. E non è vero che la “socialità” si fa “uscendo da una cella ed entrando in un’altra cella” perché si può sostare e passeggiare nei corridoi del reparto oppure praticare attività sportiva nella palestra, arredata con le attrezzature concesse dalla Chiesa Valdese di Napoli. Infatti, recentemente, a causa dell’assenza di spazi in comune, sono state soppresse delle camere detentive, trasformandole in “sala palestra” con il nulla osta del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria che, precedentemente, era stato sempre contrario poiché venivano diminuiti i posti disponibili. Ed i primi reparti ad avere la palestra sono stati proprio il Firenze ed il Livorno ove è stato ristretto l’ex detenuto napoletano. Poggioreale non aveva mai avuto palestre così come non era possibile svolgere attività sportiva con regolarità nell’attiguo campo di calcio. Prossimamente anche quest’ultimo sarà migliorato poiché verrà completamente rifatto il terreno di gioco in erba sintetica grazie alla donazione della Chiesa Valdese. Tanti altri lavori di ristrutturazione sono stati effettuati e tanti altri sono in corso. Nel Padiglione Roma, ad esempio, è in fase di ultimazione la sistemazione delle docce in ciascuna camera come prevede la legge. Saranno realizzati ulteriori spazi per l’attività in comune in ogni singolo reparto, riconvertendo altre camere detentive. E’ prevista, a breve, la realizzazione di una ludoteca per i colloqui dei detenuti con i bambini che sarà arredata con suppellettili donati dall’Arcivescovo Metropolita di Napoli, Cardinale Crescenzio Sepe ed è in programma una sistemazione di tutti i cortili passeggio, grazie alla collaborazione avviata con l’Associazione “Il Carcere Possibile Onlus” della Camera Penale di Napoli e con la Facoltà di Architettura dell’Università degli Studi di Napoli “Federico II”.

Inoltre, non risponde al vero, il fatto che non ci siano “offerte trattamentali” all’interno dell’Istituto poiché, oltre all’attività lavorativa alle dipendenze dell’Amministrazione Penitenziaria (sono impiegati 254 detenuti con rotazione ogni 2/8 mesi a seconda della mansione svolta), sono attivi 8 corsi finanziati dalla Regione Campania (falegnameria, operaio edile, installatore di impianti tecnici, idrici e sanitari, aiuto cuoco, imbianchino, muratore, addetto elettrauto ed idraulico) che coinvolgono circa 100 detenuti. Altra “novità” positiva è che, finalmente, anche a Poggioreale è stato concesso ai detenuti, pure a quelli del Padiglione Avellino ad Alta Sicurezza, di fare “socialità” durante i giorni festivi. Sembrano “cose da niente” ma in tantissimi altri Penitenziari, anche meno problematici di Poggioreale, non è possibile fare alcuna “socialità” e l’organizzazione custodiale è ancora quella tradizionale di tipo “chiuso”.  Chiaramente, resta ancora tanto da fare, come ammette lo stesso Direttore Antonio Fullone. Non è pensabile – conclude l’esponente dei Radicali Italiani Emilio Enzo Quintieri – che si possa cambiare il Carcere di Poggioreale in pochi anni. E’ un processo faticoso, che richiede tempo, che va incoraggiato e sostenuto e per il quale occorre la collaborazione di tutti. Raccontare balle e parlare sempre male come ha fatto Marco, non aiuta certo il cambiamento !

Radio Carcere : il 6° suicidio del 2015. Ne discutono l’On. Bruno Bossio (PD), il Sen. Buemi (PSI) con gli On. Pannella e Bernardini (Radicali)


radioradicale logoCarceri: il sesto suicidio del 2015, che questa volta si è verificato nel carcere Opera di Milano. Riforme: l’on. Enza Bruno Bossio, Deputato del Partito Democratico e membro della Commissione Bicamerale Antimafia e il Senatore Enrico Buemi del Partito Socialista Italiano, condividono gli obiettivi dello sciopero della fame di Marco Pannella che chiede che lo Stato Italiano rispetti gli obblighi enunciati dal Presidente Napolitano nel suo messaggio inviato alle Camere l’8 ottobre del 2013 e si augura che il Presidente Mattarella operi nella stessa direzione. Le recenti dichiarazioni del capo del Dap, il Presidente Santi Consolo, circa l’aumento della capienza effettiva delle carceri e circa il fatto che “oggi nessun detenuto vive con meno di 3 mq a testa”. Giustizia: la mozione che domani verrà presentata dal sen. Enrico Buemi in commissione guistizia, che ha come scopo quello di seplificare la procedura per gli indennizzi in favore di chi a subito ritardi nella risposta di giustizia.

Radio Carcere con Marco Pannella, Rita Bernardini, Enza Bruno Bossio ed Enrico Buemi

Carceri, Radicali : i risarcimenti ai detenuti sono un fallimento, porteremo le prove alla Corte di Strasburgo


Isernia 1Ieri sera a Radio Carcere (la trasmissione condotta da Riccardo Arena su Radio Radicale) la Segretaria di Radicali Italiani, Rita Bernardini, ha parlato dello stop ai ricorsi pronunciato dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo per violazione dell’art. 3 della Convenzione (trattamenti inumani e degradanti).

Secondo quanto riportato dalle agenzie di stampa, la Corte Edu nel respingere 19 ricorsi provenienti dall’Italia, ha dichiarato di “non avere prove per ritenere che il rimedio preventivo e quello compensativo introdotti dal governo con i decreti legge 146/2013 e 92/2014, non funzionino”. La Corte di Strasburgo ha inoltre deciso di mettere uno stop anche ai quasi 4.000 ricorsi ricevuti in questi anni dai detenuti delle carceri italiane.

“Come abbiamo già documentato al Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa con il nostro dossier del 22 maggio (non consegnato per tempo ai delegati dalla burocrazia europea) – ha dichiarato la Segretaria di Radicali italiani, Rita Bernardini – proveremo che i rimedi previsti dal Governo italiano non solo sono umilianti per chi ha subito trattamenti equiparabili alla tortura, ma nemmeno funzionano per come è organizzata oggi la Magistratura di sorveglianza, inadeguata persino a rispondere alle istanze di ordinaria amministrazione avanzate dalla popolazione detenuta. Toccherà ancora una volta a noi e alle associazioni del mondo penitenziario armarsi di nonviolenza e di molta precisione e pazienza per impedire che la “peste italiana” della negazione di diritti umani fondamentali si diffonda anche in Europa. Lo faremo con i detenuti e le loro famiglie”.

http://www.radicali.it, 1 ottobre 2014

Detenuto morto a Poggioreale. Salgono a 99 i morti dietro le sbarre in Italia


Carcere Poggioreale NapoliLa notizia è stata resa nota solo oggi da Radio Carcere attraverso internet. Un uomo di 40 anni è morto lo scorso 30 agosto nel carcere napoletano di Poggioreale. Ieri, invece, altri due suicidi sono stati posti in essere in altrettante carceri italiane.

Partendo dal detenuto morto a Poggioreale, si tratta di Vincenzo Cargiulo un 40 enne ristretto nel carcere partenopeo che è stato trovato senza vita nella sua cella. La causa del decesso sarebbe un infarto. Sono così 99 i decessi dietro le sbarre nelle carceri italiane dall’inizio dell’anno, 29 dei quali per suicidio. A tal proposito, a Trento e a Pisa altri due detenuti hanno scelto di farla finita impiccandosi nelle loro celle: Giacinto Verra e Martin Amcha, rispettivamente di 38 e 46 anni. Il primo sarebbe addirittura uscito tra pochi mesi, a gennaio 2015 mentre il secondo sarebbe tornato libero nel 2018. Entrambi si sono impiccati in bagno con un laccio o un lenzuolo appeso alle sbarre, evidentemente senza più la forza di affrontare anche un solo giorno in più nelle drammatiche condizioni in cui vivono – e muoiono – migliaia di detenuti nel nostro paese.

Espressonline.it, 02 Settembre 2014

Carceri, Palermo: Muore detenuto 54 enne dopo ricovero in Ospedale. Già 79 i decessi nel 2014


carcere-Pagliarelli-di-Palermo.Del caso di Gioacchino Selvaggio, di 54 anni e detenuto nel Carcere Pagliarelli se ne era occupata la trasmissione “Radio Carcere”, su Radio Radicale ogni martedì e giovedì sera, condotta da Riccardo Arena. Chiedeva da tempo di curarsi il cuore malato ma la burocrazia si è messa di traverso. Ora la tremenda notizia è che è morto ieri all’Ospedale civico di Palermo dove era stato trasportato d’urgenza dal carcere. La morte di Gioacchino Selvaggio non è certo un evento imprevedibile e inatteso, visto che Gioacchino Selvaggio da tempo soffriva di cuore e di ipertensione, tanto che spesso quando era detenuto chiedeva l’aiuto del medico. Sta di fatto che ieri sera si è sentito male nella sua cella ed è poi morto in ospedale. Con il decesso di Gioacchino Selvaggio sono 79 le persone detenute morte nella prima parte del 2014, ovvero una media di oltre 11 decessi al mese: 79 decessi, molti dei quali causati dalla negazione del diritto alla salute.

Giorgio De Neri

http://www.sicilia24news.it, 23 Luglio 2014

Carceri, le Nazioni Unite richiamano l’Italia. Pannella in sciopero della sete


Nazioni Unite OnuL’Italia dovrebbe fare uno sforzo per “eliminare l’eccessivo ricorso alla detenzione e proteggere i diritti dei migranti”. A chiedere alle autorità italiane “misure straordinarie” sul tema è un comunicato del Gruppo di lavoro delle Nazioni Unite sulla detenzione arbitraria reso noto al termine di una visita di tre giorni nel paese (7-9 luglio).

“Quando gli standard minimi non possono essere altrimenti rispettati, il rimedio è la scarcerazione”, ha detto Mads Andenas, Presidente del Gruppo. Gli esperti ricordano le raccomandazioni formulate dal Presidente Giorgio Napolitano nel 2013, incluse le proposte in materia di amnistia e indulto, e le considerano “quanto mai urgenti per garantire la conformità al diritto internazionale”.

Per l’Onu le recenti riforme tese a ridurre la durata delle pene detentive, il sovraffollamento carcerario e il ricorso alla custodia cautelare sono positive, ma sussistono preoccupazioni per l’elevato numero di detenuti in regime di custodia cautelare ed il ricorso sproporzionato alla custodia cautelare per gli stranieri e i Rom, minori compresi.

L’Italia – spiega il gruppo dell’Onu – non ha una politica generale di detenzione obbligatoria per tutti i richiedenti asilo e migranti irregolari, ma restiamo preoccupati per la durata della detenzione amministrativa e per le condizioni detentive nei Centri di identificazione ed espulsione”.

Gli esperti si dicono inoltre preoccupati per i resoconti dei rimpatri sommari e per il fatto che “il regime detentivo speciale previsto dall’articolo 41 bis” per i mafiosi non è ancora stato allineato agli obblighi internazionali in materia di diritti umani. Composto da cinque esperti, il gruppo di lavoro dovrebbe presentare un rapporto al Consiglio Onu dei diritti umani nel settembre 2015.

Monica Ricci Sargentini

Corriere della Sera, 12 luglio 2014

http://www.radioradicale.it/l-onu-all-italia-carceri-troppo-affollate-trovate-alternative-alla-detenzione

Giustizia Penale e Detenzione : la trasmissione di Radio Carcere del 17 Giugno 2014


Radio CarcereAlfano: quando un ministro sentenzia su un omicidio che è ancora nella fase delle indagini (quello di Yara Gambirasio). Il Presidente Renzi annuncia una prossima riforma della giustizia. Il decreto che dovrebbe essere varato dal Governo e che prevederebbe la riduzione della pena per chi sta in carcere e anche un risarcimento per chi da poco è stato scarcerato. L’errore sulla Gazetta ufficiale relativo alla pubblicazione della legge sugli stupefacenti.

Conduce : Riccardo Arena, Direttore Radio Carcere

In Studio : Rita Bernardini, Segretario Nazionale Radicali Italiani

http://www.radioradicale.it/scheda/414085/radio-carcere-informazione-su-giustizia-penale-e-detenzione

“In carcere da 7 mesi per un reato commesso nel 2000″


carcere busto arsizioCara Radiocarcere,
ho 33 anni e sono in carcere da quasi 7 mesi per un reato commesso nel 2000, ovvero 14 anni fa quando avevo solo 19 anni. Un reato legato alla droga… un errore di gioventù.
Ricordo che allora feci un anno di misura cautelare in carcere e poi fui scarcerato per scadenza dei termini e ora dopo 14 anni ecco che la giustizia mi rovina la vita e mi porta in carcere per pagare un reato commesso tanti anni fa quando ero un’altra persona.

Sia chiaro io non dico di essere innocente! Dico solo che quel reato, quello sbaglio avrei dovuto pagarlo subito e non ora che mi sono rifatto una vita.
Ed infatti, in questi 14 anni, ho messo la testa a posto, ho trovato un regolare lavoro, mi sono sposato e ho avuto due bambini. Insomma facevo una vita normale, fino a quando questa giustizia tardiva mi ha fatto perdere tutto!
Ora, a distanza di 14 anni, devo scontare una pena di un anno e sei mesi (di cui sette mesi già passai in carcere) e ti confesso che sono distrutto anche perché non saprò se, una volta libero, riuscirò di nuovo a ricostruirmi una vita.

Ma domando: si può chiamare questa giustizia?
Infine ci tenevo a dirti che essere ristretti nel carcere San Michele di Alessadria è come smettere di esistere in quanto qui siamo privati di tutto.
Pensa infatti che ci fanno vivere come degli animali, costretti a restare chiusi in 2 persone all’interno di una cella di 6 mq e, se si toglie il mobilio, ci restano solo 60 cm a testa per vivere altro che 3 mq! Ciao e grazie.

Radio carcere è una rubrica di informazione su processo penale e detenzione che va in onda su Radio Radicale il martedì alle 21 e il giovedì alle 19.45 a cura di Riccardo Arena

Il Garantista, 20 Giugno 2014

Caso Gambirasio, Arena : “Non spetta a un Ministro condannare un indagato”


Radio CarcereIl processo penale si celebra solo nelle aule di giustizia (e non sui giornali). La sentenza di condanna viene pronunciata solo da un giudice (e non da un Ministro dell’Interno). Ogni imputato è presunto non colpevole fino a condanna definitiva.

Sono questi concetti ovvi per un Paese che si dice civile. Concetti che evidentemente non sembrano così ovvi per il Ministro dell’Interno Angelino Alfano. Ministro che si è affrettato ad emettere la sua condanna definitiva nei confronti di un indagato. “Le forze dell’ordine” ha sentenziato Alfano “hanno individuato l’assassino di Yara”. Una frase categorica capace di superare la necessità di celebrare un processo. Un’affermazione lapidaria che si è sostituita a tre gradi di giudizio: Corte d’Assise, Corte d’Appello e Corte di Cassazione.

Eppure nessuna norma attribuisce al Ministro dell’Interno il compito di emettere sentenze né di diffondere notizie che riguardano esclusivamente le attività istituzionali dei magistrati. Attività dei magistrati che, soprattutto quando riguardano casi che sono nella fase delle indagini, necessitano del massimo riserbo. Riserbo che se violato potrebbe nuocere alle indagini stesse.

Ma c’è dell’altro. La gogna politica di Alfano ha prodotto anche una gogna mediatica su tanti giornali.

Una gogna mediatica fatta di titoli in prima pagina che hanno riportato tra le virgolette la sentenza emessa da Alfano: “Yara, preso l’assassino”.

È la contaminazione dell’errore. È l’epidemia del decadimento.

Resta infine un ultima perplessità: perché il ministro Alfano si è spinto tanto oltre? Al momento non è dato saperlo, anche se è preferibile non pensare al peggio. Ovvero che lo abbia fatto per ragioni di visibilità. Approfittare dell’omicidio di una tredicenne per andare sui giornali sarebbe una condotta davvero inqualificabile. Forse anche peggiore che fingersi giudice.

Riccardo Arena, Direttore Radio Carcere

18 Giugno 2014, http://www.ilpost.it

Carceri. L’Europa chiude gli occhi e “assolve” l’Italia. Ma «è una presa in giro sulla pelle dei carcerati»


carcere chiave«È una presa in giro sulla pelle dei carcerati». Così Riccardo Arena, direttore di Radiocarcere, definisce a tempi.it la decisione del comitato europeo dei ministri di assolvere l’Italia per aver conseguito «significativi risultati» nel ripristinare la legalità nelle carceri. L’Italia avrebbe ricevuto una maxi-multa pari a centinaia di milioni di euro, questo giugno, se il Consiglio d’Europa non l’avesse assolta, almeno formalmente (il testo integrale della “assoluzione” lo trovate su radiocarcere.com)Ma come denuncia Arena (e insieme a lui operatori del settore, politici e autorità, compresi il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e papa Benedetto XVI) i detenuti italiani vivono ancora in condizioni disumane. «La realtà è ben diversa, la decisione del comitato dei ministri del Consiglio d’Europa è frutto di un inciucio politico».

Arena, cosa c’è che non va nel testo con cui il Consiglio d’Europa non punisce le inadempienze dello Stato italiano?
Basta leggerlo: è tragicomico. Secondo il Consiglio in Italia, dal 2013, ci sarebbe stato un «importante e continuo calo della popolazione carceraria» e «un aumento dello spazio di vita di 3 mq per detenuto». I dati ci dicono che si è passati da 67 mila a 60 mila detenuti. Sarebbe questo un grande risultato? Inoltre, scopriamo dal Consiglio che sarebbe «imminente» un decreto legge del Governo Renzi che prevede «una riduzione di pena per i detenuti che sono ancora ristretti e un risarcimento pecuniario per coloro che sono stati rilasciati». Futuri risarcimenti? Futuro decreto? Il comitato dei ministri del Consiglio d’Europa ha fatto uno scoop. Trovo assurdo che il comitato dei ministri abbia parlato di passi che l’Italia non ha ancora fatto e di cui nessuno ha sentito parlare.

Pensa che su questa decisione abbiano pesato i problemi economici italiani?  
I membri del comitato dei ministri del Consiglio d’europa sono ambasciatori degli Stati membri dell’Unione Europea e non giuristi indipendenti. Perciò è possibile che si siano messi d’accordo per fini politici, anche se in realtà il loro compito in questo caso sarebbe limitato a verificare l’attuazione delle sentenze della Corte di Strasburgo.

Compito che non ha svolto?
Purtroppo il comitato ha approvato un documento parziale, che non guarda alla realtà ma si limita a parlare di alcuni numeri. Così da una valutazione complessiva e approfondita della corte di Strasburgo si è arrivati a un documento parziale e superficiale. Basti dire che dei venti punti posti in rilievo dalla Corte dei diritti umani nella sentenza pilota Torreggiani contro l’Italia, il comitato dei ministri ne ha esaminato uno e mezzo. Poi ha concluso rinviando la questione all’anno prossimo. In pratica, ha chiuso gli occhi.

Però, secondo alcuni organi di stampa, la decisione del Consiglio sarebbe una promozione europea delle politiche italiane sulle carceri.
L’Europa non ha promosso l’Italia sulle condizioni in cui versano i carcerati in Italia, l’ha “rimandata a settembre” con un documento lacunoso. La situazione dei carcerati in Italia è ancora terribile. Continuo a ricevere centinaia di testimonianze che provano le condizioni disumane in cui vivono i detenuti in Italia.

Però anche il Dap difende i passi in avanti fatti dal 2013.
Sì, però è lo stesso Luigi Pagano (vicedirettore del Dap, ndr) a dire che c’è da fare ancora tantissimo per i carcerati. Quello che invece emerge nel documento europeo è ben diverso. Il Consiglio ha addirittura apprezzato presunte “riforme di sistema” che avrebbe varato l’Italia, facendo riferimento alle soluzioni “tampone”, come i vari decreti svuota-carceri. Una assurdità che fa il paio con quella di esprimere apprezzamento per un futuro e ipotetico decreto legge che prevede la scarcerazione di un numero imprecisato di detenuti. È una presa in giro, no?

Crede che il governo non voglia occuparsi delle condizioni dei carcerati?
Da quando è diventato ministro della Giustizia, Orlando non ha mai messo un piede in carcere. Eppure i carcerati sono ancora trattati dallo Stato non come persone, ma peggio di animali. Si fanno grandi promesse, ma si nega la realtà. Al massimo si parla di cifre, come se le condizioni delle carceri dipendessero soltanto dai numeri e non anche, per esempio, dalla situazione delle celle, dalle condizioni igenico-sanitarie.

di Francesco Amicone

Tempi.it, 07 Giugno 2014