Catanzaro, Radicali Italiani soddisfatti per l’attuazione della Sorveglianza Dinamica nel Penitenziario


             Casa Circondariale di Catanzaro “Ugo Caridi”

In Calabria, anche per l’assenza di un Provveditore Regionale dell’Amministrazione Penitenziaria, in pianta stabile, siamo ancora all’anno zero, rispetto al resto d’Italia. Per tale motivo, da tempo, stiamo sollecitando il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria ed il Ministero della Giustizia, a nominare un Dirigente Generale Penitenziario che si occupi, in maniera esclusiva, della Regione Calabria. Per cui tutto va a rilento, salvo la buona volontà dei singoli Dirigenti d’Istituto o dei Comandanti di Reparto. Lo dice Emilio Enzo Quintieri, già membro del Comitato Nazionale di Radicali Italiani che, nei giorni scorsi, accompagnato da Valentina Anna Moretti e da Marco Calabretta, si è recato a visitare la Casa Circondariale di Catanzaro “Ugo Caridi” per verificare le condizioni di detenzione e la gestione dell’Istituto.

Ad accogliere la delegazione radicale, autorizzata dai vertici del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria del Ministero della Giustizia, il Direttore della Casa Circondariale Angela Paravati, l’Ispettore Capo Giacinto Longo ed altro personale del Reparto di Polizia Penitenziaria in servizio nell’Istituto.

Preliminarmente, la delegazione, ha visitato la struttura dell’ex Centro Diagnostico Terapeutico, oggi denominata Servizio Multiprofessionale Integrato di Assistenza Intensiva, avviata nelle scorse settimane e destinata all’assistenza sanitaria specialistica delle persone detenute provenienti sia dagli Istituti Penitenziari della Regione Calabria che da altre Regioni d’Italia.

Per tanti anni i Radicali Italiani hanno battagliato in Parlamento per l’apertura del Centro Clinico e lo dimostrano le numerose Interrogazioni rivolte al Governo ed in particolare modo ai Ministri della Giustizia e della Salute in questa e nelle precedenti legislature.

Abbiamo visitato tutta la struttura, nonostante ancora non sia avviata a pieno regime. Per il momento sono attive solo la riabilitazione estensiva a ciclo continuativo con 11 posti letto ed i servizi sanitari generali ed ambulatoriali dell’istituto con 15 branche specialistiche e di un’attività di riabilitazione di tipo fisioterapico con 6 posti letto, anche con una piscina ed attrezzature di ultima generazione. Prossimamente e, comunque entro la fine dell’anno, appena l’Azienda Sanitaria Provinciale di Catanzaro ultimerà la selezione del personale paramedico, saranno attivati anche i servizi psichiatrici (3 e 4 piano) e, più precisamente, la Sezione per la tutela intramuraria della salute mentale composta da 8 posti letto e da una Sezione per l’Osservazione Psichiatrica con altri 5 posti letto. Sulla questione, prosegue il radicale Quintieri, continueremo ad essere vigili affinché le procedure non vadino per le lunghe come spesso avviene in questi casi. Tant’è vero che, nei prossimi mesi, torneremo a far visita all’Istituto Penitenziario di Siano.

      Delegazione visitante (Moretti, Calabretta, Quintieri)

Per il resto, la delegazione, ha visitato anche la Sezione che una volta ospitava i semiliberi, recentemente ristrutturata con manodopera detenuta, ove sono state allestite – ed a breve saranno funzionanti – 5 camere con annessi servizi, dalle quali i detenuti potranno collegarsi in videoconferenza per assistere ai processi che li riguardano, diminuendo le numerosissime traduzioni extramoenia.

Nell’Istituto, al momento della visita, erano presenti 530 detenuti, 83 dei quali stranieri, 285 con condanna definitiva ed altri 245 giudicabili (imputati, appellanti e ricorrenti). Tra di essi 254 (100 definitivi) appartengono al Circuito dell’Alta Sicurezza (236 all’AS3 criminalità organizzata e 18 all’AS1 ex 41 bis, molti dei quali ergastolani ostativi). Inoltre, per quanto riguarda i detenuti “comuni”, vi erano 273 persone appartenenti al Circuito della Media Sicurezza (114 definitivi, 68 dei quali a custodia aperta, c.d. “sorveglianza dinamica”) ed infine 1 semilibero e 2 internati.

Il personale del Reparto di Polizia Penitenziaria presente in Istituto è di 280 unità mentre quello della professionalità giuridico pedagogica è di 5 unità. Entrambi sono decisamente carenti rispetto alle esigenze dell’Istituto ed andrebbero subito potenziati.

Recentemente, grazie alla Cassa delle Ammende, sono stati approvati e finanziati 2 progetti, presentati dalla Direzione dell’Istituto ed i cui lavori inizieranno a breve. Uno riguarda il rifacimento del campo sportivo e l’altro la realizzazione dell’area verde, entrambi per la media sicurezza. Altre proposte sono state avanzate ma si è ancora in attesa del parere del competente Ufficio del Provveditorato Regionale della Calabria. E’ stata ampliata l’area verde con la creazione di un vigneto ed è stato ceduto il laboratorio di ceramica ad una Cooperativa che al termine del corso di formazione previsto per il 23 ottobre, procederà all’assunzione di 2 detenuti appartenenti al Circuito dell’Alta Sicurezza.

Quello che di più positivo abbiamo riscontrato è che il 4 piano del nuovo Padiglione della Media Sicurezza, composto da 68 detenuti, è stato finalmente avviato a “custodia aperta”. Catanzaro (dopo Paola che però ha un Padiglione specifico) è il primo Istituto in Calabria ad attuare il modello operativo della “sorveglianza dinamica”. Mentre in tutta Italia, da tempo, sono aperte anche le Sezioni di Alta Sicurezza, in Calabria, stiamo ancora valutando, sperimentalmente, di aprirne qualcuna di Media Sicurezza. Questo, conclude Emilio Enzo Quintieri, capo della delegazione radicale, è inaccettabile perché costituisce una disparità di trattamento e più volte lo abbiamo già segnalato ai vertici dell’Amministrazione Penitenziaria chiedendo che le direttive dipartimentali vengano rispettate ed attuate anche in Calabria.

Locri, Delegazione Radicale visita l’Istituto Penitenziario: “E’ uno dei migliori in Calabria”


Nella giornata di ieri una Delegazione del Movimento Radicali Italiani composta da Emilio Enzo Quintieri e Valentina Anna Moretti, autorizzata dal Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria del Ministero della Giustizia, ha fatto visita alla Casa Circondariale di Locri. Ad accogliere i due esponenti radicali calabresi il Direttore dell’Istituto Patrizia Delfino, il Comandante di Reparto della Polizia Penitenziaria, Commissario Capo Caterina Pacileo, il Vice Comandante di Reparto, Vice Ispettore Filippo Triffiletti ed uno dei tre Funzionari Giuridico Pedagogici in servizio nell’Istituto Alberto Rossi.

Nell’Istituto di Locri, edificato nel 1862 e più volte ristrutturato ed adeguato ai dettami del Regolamento di Esecuzione Penitenziaria del 2000, al momento della visita erano presenti 91 detenuti, 13 dei quali stranieri, a fronte di una capienza regolamentare di 89 posti. Quasi la totalità dei detenuti presenti appartiene al Circuito della Media Sicurezza (89) mentre solo 2 a quello dell’Alta Sicurezza (As3), temporaneamente assegnati all’Istituto della locride per motivi di Giustizia. Tra le 91 persone ristrette vi sono 24 giudicabili, 10 appellanti, 4 ricorrenti e 51 definitivi.

Per quanto concerne le ulteriori caratteristiche della popolazione reclusa 3 sono i tossicodipendenti, 1 dei 1 quali in terapia metadonica e 5 con problematiche psichiatriche. 30 detenuti lavorano all’interno dell’Istituto alle dipendenze dell’Amministrazione Penitenziaria. Nella Casa Circondariale di Locri, infine, è presente una Sezione Semilibertà ove sono presenti 6 detenuti che usufruiscono anche di licenza premio.

La Delegazione visitante, che ha ispezionato ogni ambiente dell’Istituto, non ha rilevato alcuna criticità anzi gli standard di vivibilità, così come emerso nella precedente visita effettuata lo scorso anno, sono risultati abbastanza ottimali rispetto alla situazione esistente in tanti altri Istituti Penitenziari della Calabria. Sono presenti numerose attività trattamentali e lavorative per i detenuti di Media Sicurezza, impegnati anche in attività esterne (8 detenuti) secondo quanto previsto dall’Art. 21 della Legge Penitenziaria.

Il regime custodiale della Casa Circondariale di Locri è ancora quello tradizionale di tipo “chiuso” (vengono assicurate soltanto 8 ore di permanenza fuori dalle camere di pernottamento) nonostante ci siano tutte le condizioni per una “custodia aperta”, c.d. “sorveglianza dinamica”, in considerazione del fatto che l’Istituto è dotato di un impianto di videosorveglianza che consente un doppio controllo su tutti gli ambienti dove si svolgono le attività trattamentali.

In ordine all’emergenza caldo ed alle direttive impartite dal Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria e dal Provveditorato Regionale della Calabria per la tutela della salute e della vita delle persone detenute, la Direzione di Locri, si è attivata, tra le altre cose, implementando sia i congelatori per ogni Sezione detentiva per conservare il cibo e refrigerare le bevande consentite e sia i ventilatori nelle sale destinate alle attività trattamentali per ridurre, per quanto possibile, il disagio derivante dalla forte calura. Inoltre, sempre in applicazione delle direttive dipartimentali e provveditoriali, la Direzione dell’Istituto, ha presentato un progetto per l’acquisto di mini frigoriferi da installare all’interno di ciascuna camera di pernottamento, anche al fine di evitare il dispendio di acqua dai rubinetti utilizzata per refrigerare. Tale progettualità, che merita di essere sostenuta, allo stato, è all’attenzione del Provveditorato Regionale della Calabria di Catanzaro.

Per quanto concerne il personale dell’Amministrazione Penitenziaria non vi sono problemi per i Funzionari della professionalità Giuridico Pedagogica (presenti 3 su 4 previsti) mentre è insufficiente l’organico del Reparto di Polizia Penitenziaria (presenti 67 su 83 previsti di cui 11 addetti al Nucleo Traduzioni e Piantonamenti). Tra il personale di Polizia Penitenziaria, sono diversi quelli che hanno abbondantemente superato i 35 anni di servizio effettivo e che sono prossimi alla quiescenza.

Quello di Locri è senza dubbio uno degli Istituti migliori che abbiamo in Calabria, dicono i radicali Quintieri e Moretti. Chiederemo ai vertici dell’Amministrazione Penitenziaria che vengano implementate le ore di permanenza fuori dalle camere per lo svolgimento di attività trattamentali e lavorative in modo tale che venga applicata la “custodia aperta” ed infine che venga subito approvato e finanziato il progetto presentato dalla Direzione dell’Istituto col quale si propone l’acquisto dei mini frigo per le camere dei detenuti.

Ispezione dei Radicali nel Carcere di Cosenza: 286 detenuti per 218 posti. Affollamento del 131,19%


Delegazione CC CosenzaNella festività del Santo Natale, una delegazione dei Radicali Italiani, autorizzata dal Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria del Ministero della Giustizia, si è recata presso la Casa Circondariale di Cosenza “Sergio Cosmai” diretta dal Direttore Filiberto Benevento per accertare le condizioni di detenzione dei detenuti ed anche quelle di lavoro del personale di Polizia Penitenziaria.

La Delegazione visitante, composta da Emilio Enzo Quintieri, Valentina Moretti e Roberto Blasi Nevone, è stata ricevuta ed accompagnata nel giro ispettivo, dal Commissario Davide Pietro Romano, Comandante di Reparto della Polizia Penitenziaria.

Attualmente, nello stabilimento penitenziario cosentino, a fronte di una capienza regolamentare di 218 posti, sono ristrette 286 persone detenute, 58 delle quali straniere. 3 sono i detenuti in semilibertà che, al momento della visita, erano in licenza premio, concessa dal Magistrato di Sorveglianza di Cosenza Paola Lucente. Ci sono 147 Poliziotti Penitenziari, 23 dei quali addetti al Nucleo Traduzioni e Piantonamenti mentre la pianta organica ne prevede 165. Mancano 1 Commissario, 5 Ispettori e 13 Sovrintendenti. Carente anche i Funzionari della professionalità giuridico pedagogica. Dovrebbero esserci 6 Educatori ma ne sono effettivamente in servizio soltanto 4.

Ai detenuti dell’Alta e della Media Sicurezza, la Direzione dell’Istituto, ha concesso di trascorrere gran parte della giornata in “socialità” per pranzare insieme tra di loro in occasione del Natale. Tutto si è svolto secondo quanto stabilito, non ci sono stati problemi di alcun genere. Precedentemente, invece, vi erano stati dei “contrasti” tra la popolazione detenuta ed in particolare tra gli italiani ed i marocchini che hanno costretto il Provveditorato Regionale dell’Amministrazione Penitenziaria per la Calabria ad intervenire, anche col trasferimento immediato di alcuni detenuti in altri stabilimenti calabresi (Paola, Rossano, etc.).

Nella Casa Circondariale di Cosenza, da poco tempo, grazie all’interessamento degli esponenti radicali Quintieri e Moretti, è stato aperto uno Sportello di Assistenza Fiscale e Patronato gestito da Confagricoltura Cosenza a disposizione dei detenuti, dei Poliziotti Penitenziari e delle rispettive famiglie e nei prossimi giorni, nell’ambito del progetto “Officina Mente e Corpo” verrà finalmente aperta e resa fruibile alla popolazione detenuta anche la palestra che sarà gestita dal Centro Sportivo Scorpion Health Club con la supervisione degli Istruttori Roberto Blasi Nevone e Francesco Iacucci. Per il 2017 il Centro Sportivo Scorpion Health Club ha regalato 200 tessere Acsi sport alla Casa Circondariale di Cosenza che prevedono anche la copertura assicurativa per i detenuti durante l’esercizio dell’attività sportiva.

A breve, dovrebbero partire, anche i lavori di rifacimento dell’area verde esterna per i colloqui con i bambini nonché il rifacimento del campo sportivo che sarà sostituito da due campi di calcetto con una pista di atletica leggera, progetti presentati dalla Direzione ed entrambi finanziati con i fondi della Cassa delle Ammende del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria del Ministero della Giustizia.

Detenuto muore in Carcere a Paola. Notizia tenuta nascosta, Radicali protestano col Dap


 

Casa Circondariale di PaolaUn giovane detenuto, di nazionalità straniera, con problemi di tossicodipendenza ed al quale restava da espiare circa un mese di reclusione, nei giorni scorsi, è stato trovato morto all’interno della sua cella nella Casa Circondariale di Paola. Al momento non è dato capire se si tratti di un suicidio oppure di un incidente visto che l’evento critico sarebbe stato causato dalla inalazione del gas della bomboletta, del tipo consentito di cui i detenuti sono in legittimo possesso per riscaldare cibi e bevande. Pare, inoltre, che la Procura della Repubblica di Paola abbia disposto l’esame autoptico per accertare le cause del decesso. Lo dichiara Emilio Enzo Quintieri, esponente dei Radicali Italiani ed attivista per i diritti dei detenuti. Non ci sono notizie ufficiali e nessuno ha diffuso la notizia del tragico evento ma nonostante tutto, tramite i nostri informatori, siamo riusciti a venirne a conoscenza. E non è la prima volta che accade che si cerchi di nascondere decessi o altri “eventi critici” nella Casa Circondariale di Paola. Infatti ci sono stati altri gravi atti autolesivi anche con tentativi di suicidio nonché casi di aggressione al personale dell’Amministrazione Penitenziaria che non sono state rivelate all’esterno, contrariamente a quanto avviene in altri Penitenziari.

Viene ripetutamente violato – prosegue l’esponente radicale – un provvedimento del Capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria del 18/10/2011, trasmesso con Circolare n. 397498 del 21/10/2011, col quale si stabilisce che “Per garantire una trasparente e corretta informazione dei fenomeni inseriti nell’applicativo degli “eventi critici” le principali notizie d’interesse saranno, inoltre trasmesse al Direttore dell’Ufficio Stampa e Relazioni Esterne per le attività di informazione e comunicazione agli organi di stampa e la eventuale diffusione mediante i canali di comunicazione di cui dispone il Dap (rivista istituzionale, newsletter, siti istituzionali).” Non è più tollerabile che venga nascosto quanto avviene all’interno degli Istituti Penitenziari. Ho sentito l’Ufficio Stampa e Relazioni Esterne del Dap e non sapevano nulla. Ho sentito anche la Sala Situazioni dell’Ufficio per l’Attività Ispettiva e per il Controllo ma mi hanno detto che, telefonicamente, non davano queste notizie, pretendendo una formale richiesta scritta alla quale, per il momento, non è stata data risposta. Nemmeno all’Osservatorio Permanente per le Morti in Carcere sapevano nulla. L’ultimo decesso inserito nell’elenco riguarda il suicidio del detenuto El Magharpil Said, 47 anni, avvenuto il 22 ottobre scorso nella Casa di Reclusione di Padova. Senza il decesso verificatosi a Paola, continua Quintieri, nelle Carceri italiane in questi mesi del 2016 sono morte 81 persone detenute, 29 delle quali per suicidio, mentre dal 2000 ad oggi sono 2.575 i detenuti “morti di carcere”, 917 dei quali si sono tolti la vita. Una strage che non fa notizia e che non interessa a nessuno !

A protestare e chiedere spiegazioni in ordine al decesso del detenuto straniero anche Shyama Bokkory, Presidente dell’Associazione Alone Cosenza Onlus che si occupa della tutela dei diritti degli stranieri, già Mediatrice interculturale e linguistica presso la Casa Circondariale di Paola, attività di volontariato stranamente fatta cessare dal Direttore Caterina Arrotta perché non vi erano più stranieri quando invece il Carcere di Paola è uno dei pochi in cui la presenza dei detenuti extracomunitari è particolarmente rilevante (83 su 210). La Bokkory ha scritto al Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria ed al Provveditorato Regionale della Calabria nonché all’Ufficio di Sorveglianza presso il Tribunale di Cosenza.

Nelle ultime visite dei Radicali al Carcere di Paola, tenutesi il 16 luglio ed il 24 settembre, era stata riscontrata e denunciata alle Autorità competenti, tra le altre cose, l’assenza del Mediatore culturale per gli stranieri, la mancata attivazione nell’Istituto della “sorveglianza dinamica”, la carenza degli Educatori ed il mancato accesso e visita del Provveditore Regionale dell’Amministrazione Penitenziaria.

Nei giorni scorsi, il Capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria Santi Consolo con nota Prot. n. 346188 del 20/10/2016, in risposta alla relazione inviatagli dai Radicali all’esito della visita presso la Casa Circondariale di Paola, ha trasmesso la direttiva impartita alle articolazioni competenti con la quale ha chiesto di relazionare in merito alle criticità rilevate durante la visita e agli interventi all’uopo adottati.

La direttiva del Capo Dipartimento Prot. n. 346169 del 20/10/2016 è stata inviata alla Direzione Generale del Personale e delle Risorse del Dap, al Provveditore Regionale dell’Amministrazione Penitenziaria per la Calabria di Catanzaro ed al Direttore della Casa Circondariale di Paola.

Consolo ha chiesto che gli vengano riferite notizie riguardo al “perdurare dell’assenza del “mediatore culturale”, nonostante all’esito della precedente visita del 16/7/2016 la Direzione dell’Istituto de quo avesse dato rassicurazione circa l’adozione di apposite iniziative, anche mediante le associazioni e gli enti presenti sul territorio tirreno, al fine di individuare una idonea figura professionale; avvio delle opportune verifiche volte a favorire l’eventuale applicazione del modello operativo della c.d. “sorveglianza dinamica”, anche tramite il ricorso, con progetti specifici, ai finanziamenti della Cassa delle Ammende; carenza di personale appartenente alla qualifica professionale di Funzionario giuridico pedagogico, atteso che si asserisce che risultino in servizio solo n. 2 educatori, a fronte di una previsione organica di n. 6 unità totali (con conseguente opportunità di mobilità intra-distrettuale o inter-distrettuale finalizzata ad una progressiva soluzione della problematica) e sugli asseriti mancati accessi e ispezioni da parte del Provveditore, sia nell’Istituto di Paola che in altri Penitenziari calabresi”.

Il Capo del Dap Santi Consolo risponde ai Radicali sulla Casa Circondariale di Paola


Santi Consolo - Capo DapAnche nella Casa Circondariale di Paola, molto probabilmente, sarà rivista l’organizzazione custodiale. Infatti, su proposta dei Radicali, il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria del Ministero della Giustizia, ha avviato le opportune verifiche al fine di favorire l’avvio della “Sorveglianza dinamica”, un nuovo modello di detenzione già avviato, con risultati estremamente positivi, in tanti altri Penitenziari d’Italia. Lo rende noto Emilio Enzo Quintieri, capo della delegazione radicale che lo scorso 16 luglio – su autorizzazione del Vice Capo del Dipartimento Massimo De Pascalis – aveva ispezionato l’Istituto e formulato la proposta di rivedere l’organizzazione custodiale dello stesso.

La delegazione – scriveva Quintieri nella sua relazione inviata il 18 luglio ai vertici dell’Amministrazione Penitenziaria, alla Magistratura di Sorveglianza ed al Garante Nazionale dei Diritti dei Detenuti presso il Ministero della Giustizia, riconosce gli sforzi sino ad ora compiuti dalla Direzione per migliorare la vita detentiva, sforzi posti in essere anche a seguito della Sentenza pilota Torreggiani della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, ma osserva che si deve fare di più per cui esorta l’Amministrazione, di valutare con attenzione la possibilità di rivedere l’organizzazione custodiale esistente, quantomeno nelle Sezioni “Reclusione” della Casa Circondariale di Paola, poiché è noto che una maggiore quantità di tempo trascorsa fuori dalle “celle” (che l’Ordinamento Penitenziario classifica come “camere di pernottamento”) ha comprovati effetti positivi per la prevenzione della recidività, proponendo di andare verso un nuovo modello di detenzione, basato sulla “sorveglianza dinamica” e una maggiore responsabilità dei detenuti, modello peraltro già applicato, con risultati positivi, in altri Penitenziari sicuramente più problematici di quello paolano.

La risposta del Capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria Santi Consolo ai Radicali cosentini non si è fatta attendere : “Ai detenuti è assicurata una permanenza fuori dalla camera di pernotto per almeno 8 ore al giorno. Ogni detenuto, come si evince dall’applicativo spazi detenuti aggiornato al 1 agosto 2016, ha, sicuramente, a disposizione più di 4 metri quadrati nella propria camera di pernotto. In merito all’attuazione della “Sorveglianza dinamica”, posto che l’attuazione della stessa richiede interventi, anche di tipo tecnologico, che non possono essere risolti direttamente dal plesso penitenziario ma che necessitano del coinvolgimento del Provveditorato Regionale e delle competenti Direzioni Generali, saranno effettuate le opportune verifiche al fine di favorire il modello operativo de quo.”.

Con la “Sorveglianza dinamica” commenta entusiasto il radicale Quintieri, che nella visita è stato accompagnato da Valentina Moretti, Manuel Pisani, Shyama Bokkory e dall’Avv. Natalia Branda, si supererà l’antico e rigoroso criterio di perimetrazione della vita detentiva all’interno della camera di pernottamento. La differenziazione dei detenuti e delle modalità di svolgimento della vita detentiva è senz’altro funzionale al raggiungimento degli obiettivi di sicurezza, alla responsabilizzazione dei soggetti in stato di detenzione e all’incremento delle attività trattamentali necessarie per la concreta attuazione della finalità rieducativa della pena. Adottando questa modalità di custodia meno rigida e più consona alla finalità costituzionali della pena, ne trarrà beneficio anche il personale di Polizia Penitenziaria, poiché diminuendo la copertura dei posti di servizio grazie agli strumenti di controllo remoto, non dovrà più fare turni massacranti e non avrà alcuna limitazione per godere le ferie o i riposi che gli spettano.

Per quanto riguarda, invece, le altre criticità segnalate dalla delegazione radicale, il Capo dell’Amministrazione Penitenziaria ha precisato : 1) “la palestra detenuti, come ha avuto modo di apprezzare la delegazione, era al momento della visita, interessata da lavori di ristrutturazione. Come assicurato dalla Direzione dell’Istituto con relazione del 21 luglio, la stessa sarà pronta nell’arco di pochi giorni (due settimane dalla predetta). Tali lavori si erano resi necessari al fine di apportare gli adeguamenti utili per il suo corretto funzionamento. La Direzione assicura altresì che al completamento dei lavori sarà disciplinato l’accesso e sarà individuato un trainer idoneo.” ; 2) “in merito alla lavanderia industriale, la Direzione ha rappresentato che nonostante una breve interruzione del funzionamento a causa del cattivo funzionamento dei macchinari, a seguito degli interventi tecnici effettuati, già dal 18 luglio scorso questa è stata riattivata.”; 3) “con riferimento alle liste di attesa per le visite specialistiche in luoghi esterni di cura, la Direzione ha dato assicurazione che il referente Medico provvede a riproporre la prenotazione in sede ospedaliera diversa o comunque a sollecitare quando i tempi di attesa sono troppo lunghi. Purtroppo, come del resto avviene anche per le persone in libertà, le prenotazioni nei presidi sanitari esterni richiedono spesso tempi non brevi.” ; 4) “altra verifica effettuata riguarda gli oggetti di valore del detenuto G.G.A. Tali oggetti custoditi nella Casa Circondariale ove il detenuto risultava precedentemente ristretto, sono pervenuti. Di ciò è stata data comunicazione all’interessato e attualmente, essendo oggetti non consentiti, sono custoditi in cassa valori.” ; 5) “la Direzione riferisce altresì che i surgelatori di cui durante la visita alcuni detenuti avrebbero lamentato l’assenza, erano già stati ordinati l’11 luglio 2016 per essere consegnati il 22 luglio u.s.” ; 6) “con riferimento alle lamentele circa la ricezione dei canali televisivi, la Direzione ha assicurato che già dal 16 giugno u.s., è stato affidato ad una ditta specializzata l’incarico dei lavori per apportare modifiche tecniche alle linee di derivazione e dei punti presa TV all’interno delle celle”; 7) “la Direzione, oltre ad aver garantito nel primo semestre la presenza del Mediatore culturale per un numero complessivo di 7,6 ore settimanali, sta attuando le giuste iniziative mediante le associazioni ed enti presenti sul territorio del Tirreno al fine di individuare una figura professionale di Mediatore culturale”.

Sono state risolte gran parte delle problematiche che abbiamo segnalato all’esito della visita ispettiva. Per questo, conclude l’esponente radicale Emilio Quintieri, ringraziamo l’Amministrazione Penitenziaria per la collaborazione ma continueremo comunque a vigilare sul resto, affinché le nostre ulteriori proposte siano adeguatamente valutate e tenute in considerazione.

Carcere di Paola, visita dei Radicali. Ritorna il problema del sovraffollamento


Delegazione CC Paola 16 luglio 2016Nei giorni scorsi, la Casa Circondariale di Paola in Provincia di Cosenza, è stata oggetto di una visita da parte di una Delegazione autorizzata dal Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria del Ministero della Giustizia, guidata da Emilio Enzo Quintieri, già membro del Comitato Nazionale di Radicali Italiani. Della delegazione facevano parte anche Valentina Moretti, esponente di Radicali Italiani, Shyama Bokkory, Presidente dell’Associazione Alone Cosenza Onlus e Mediatore Culturale, Manuel Pisani e l’Avvocato Natalia Branda del Foro di Paola. La delegazione visitante, stante l’assenza del Direttore Caterina Arrotta e del Comandante di Reparto Maria Molinaro, è stata accolta ed accompagnata dagli Ispettori del Reparto di Polizia Penitenziaria Ercole Vanzillotta ed Attilio Lo Bianco.

Nella Casa Circondariale di Paola, al momento della visita, erano presenti 195 detenuti (dei quali 129 italiani e 66 stranieri), a fronte di una capienza regolamentare di 182 posti (13 in esubero), aventi le seguenti posizioni giuridiche : 145 condannati definitivi, 50 giudicabili (10 imputati, 18 appellanti e 22 ricorrenti). Per quanto riguarda le ulteriori “posizioni” dei detenuti è stato riscontrato che erano presenti : 29 tossicodipendenti, 45 con patologie psichiatriche (a questi vanno aggiunti altri 16 detenuti, appena trasferiti dalla CC. di Catanzaro insieme ad altri 3 detenuti) ed 1 con problemi di disabilità motoria; 18 sono, invece, quelli che lavorano ex Art. 21 O.P., 17 dei quali all’interno ed 1 all’esterno dell’Istituto; 1 detenuto era sottoposto, all’interno della sua camera, al regime di sorveglianza particolare ex Art. 14 bis O.P. Nell’occasione, 3 detenuti, si trovavano in permesso premio ex Art. 30 ter O.P. fuori dall’Istituto.

Le condizioni generali dell’Istituto sono apparse, come al solito, sostanzialmente buone (anche) dal punto di vista igienico – sanitario. A tal proposito, la Delegazione, è venuta a conoscenza che proprio nelle scorse settimane, l’A.S.P. di Cosenza, ha effettuato la visita ispettiva semestrale ex Art. 11 c. 12 O.P. Questa volta, a differenza delle altre occasioni, la Delegazione, ha visitato anche il locale cucina – adibito alla preparazione del vitto della popolazione detenuta – recentemente ristrutturato, abbastanza grande e spazioso e dotato di attrezzature moderne, trovandolo ordinato e abbastanza pulito. Stessa cosa, dicasi, per gli altri locali destinati ad attività trattamentali (teatro, laboratori informatici, aule scolastiche, etc.). E’ stato riscontrato che sono in corso i lavori di rifacimento della Palestra e dei relativi servizi igienici, locali che a breve saranno accessibili e fruibili dalla popolazione detenuta, migliorando e valorizzando la vita detentiva. La delegazione ha preso atto che, finalmente, dopo tanto tempo, è stata dissequestrata dal Tribunale di Paola la lavanderia dell’Istituto. Erano stati proprio i Radicali, nel corso delle visite precedenti, a denunciare il mantenimento del vincolo giudiziario sul locale, senza alcuna motivazione visto che i lavori prescritti dall’Autorità Giudiziaria erano stati regolarmente effettuati. Per il momento, la lavanderia, non sarà utilizzabile poiché i macchinari, non essendo stati per lungo tempo utilizzati, abbisognano di essere rimessi in funzione.

Relativamente al lavoro penitenziario, la Delegazione, è venuta a conoscenza che, proprio di recente, l’Amministrazione Penitenziaria, ha ridotto il fondo mercedi costringendo la Casa Circondariale di Paola a ridurre le ore lavorative dei detenuti da 4 a 3 (fatta eccezione per i lavoranti alla M.O.F. Manutenzione Ordinaria Fabbricati). Tale situazione, non consente ai lavoranti nemmeno di ottenere una retribuzione dignitosa per poter soddisfare le proprie esigenze personali fondamentali, specie per coloro che non hanno famiglia e/o per gli stranieri, creando ulteriori problematiche nell’Istituto. Pertanto, la Delegazione, ha invitato l’Amministrazione Penitenziaria a rivedere la propria determinazione sulle mercedi, auspicando che il relativo fondo venga aumentato o quantomeno ripristinato anche in virtù del fatto che presso detto Istituto non vi sono altre opportunità lavorative se non quelle alle dipendenze dell’Amministrazione.

Casa Circondariale 1Nel corso dell’ispezione, numerosi sono stati i detenuti che hanno lamentato, per l’ennesima volta, di non essere adeguatamente curati ed assistiti dal Servizio Sanitario Penitenziario. La Delegazione ha riscontrato che ci sono detenuti che attendono, da oltre 6 mesi, di essere trasferiti in una struttura sanitaria esterna per visite oncologiche o neurochirurgiche o per interventi chirurgici anche abbastanza delicati. Alcuni detenuti hanno già rappresentato tali problemi al Magistrato di Sorveglianza di Cosenza Paola Lucente che ritenendo inaccettabili e non giustificati tali ritardi, ha provveduto a sollecitare le Autorità Sanitarie competenti affinché vengano soddisfatte le legittime richieste dei detenuti. Ulteriori lamentele provenienti dai detenuti hanno riguardato l’impossibilità di vedere la televisione nelle celle, il guasto dei surgelatori in alcuni Reparti detentivi e che l’Istituto di Paola, contrariamente ad altri, non disponga di freezer per raffreddare le bevande consentite, specie durante la stagione estiva, per rendere meno afflittiva la detenzione.

Denunciata, altresì, l’inattuazione della “sorveglianza dinamica” che costringe i detenuti a restare per molte ore della giornata all’interno delle proprie camere di pernottamento. Nella Casa Circondariale di Paola, infatti, con esclusione del Reparto a custodia attenuata, ci sono solo le “celle aperte” per 8 ore al giorno ma non la “sorveglianza dinamica” che prevede un tipo di regime custodiale “aperto” e non “chiuso”. La Delegazione, ritiene che gli spazi per la socialità esistenti nei Reparti, siano insufficienti e non accessibili a tutti e che, invece, attuando la “sorveglianza dinamica”, potrebbero essere utilizzati i grandi e spaziosi corridoi dei Reparti detentivi, senza alcun problema per l’ordine e la sicurezza dell’Istituto. In modo particolare, i Radicali, hanno proposto che la “sorveglianza dinamica” venga praticata anche solo nelle Sezioni adibite a “Reclusione” (3° e 5° Reparto) visto che all’interno delle stesse vi sono condannati di “lieve pericolosità” e con regolare condotta intramurale, lasciando immutata la situazione nelle Sezioni adibite a “Circondariale” (1°, 2° e 4° Reparto).

Infine, gli stranieri, hanno chiesto il ripristino del servizio di mediazione culturale, precedentemente assicurato dall’Associazione Alone Cosenza Onlus tramite propri volontari; istanza che la Delegazione ritiene giusto fare propria e sostenere con forza. I Radicali, preso atto del sovraffollamento dell’Istituto, determinato anche con il recentissimo trasferimento di 19 detenuti dalla Casa Circondariale di Catanzaro disposto dal Provveditorato Regionale dell’Amministrazione Penitenziaria della Calabria, ha chiesto che vengano bloccati ulteriori trasferimenti di detenuti e che, diversamente, la popolazione detenuta venga ridotta fino alla capienza regolamentare.

Tutto quanto emerso nell’ambito della visita ispettiva è stato dettagliatamente relazionato al Capo ed al Vice Capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria presso il Ministero della Giustizia, Santi Consolo e Massimo De Pascalis, al Provveditore Regionale dell’Amministrazione Penitenziaria di Catanzaro Salvatore Acerra, al Direttore della Casa Circondariale di Paola Caterina Arrotta, al Magistrato di Sorveglianza di Cosenza Paola Lucente ed all’Ufficio del Garante Nazionale dei Diritti dei Detenuti presso il Ministero della Giustizia presieduto da Mauro Palma.

Catanzaro, Violati i diritti dei detenuti. Il Prap Calabria non esegue gli ordini della Magistratura di Sorveglianza


Casa Circondariale Catanzaro SianoSono tanti anni che i Radicali Italiani e pochi altri sostengono che la legalità prima di pretenderla bisognerebbe darla e che le nostre carceri, che dovrebbero essere il regno del diritto, siano i luoghi più illegali del Paese ove non esiste alcuna effettiva tutela giurisdizionale dei diritti dei detenuti sanciti dall’Ordinamento Penitenziario. In Calabria, come nel resto delle altre Regioni d’Italia, viene sistematicamente violato il principio di umanità e di territorialità della pena.

Negli scorsi mesi Giuseppe Macrì, 47 anni, di Delianuova in Provincia di Reggio Calabria, ristretto nella Casa Circondariale “Ugo Caridi” di Catanzaro in espiazione di una condanna a 6 anni di reclusione per detenzione abusiva di arma da sparo, durante una visita ispettiva esperita il 16/06/2015 dal Magistrato di Sorveglianza di Catanzaro Angela Cerra, rappresentava di avere seri problemi di salute e che voleva essere trasferito a Reggio Calabria, perché la vicinanza ai suoi figli lo avrebbe fatto stare meglio. Dalle informazioni acquisite presso la Direzione della Casa Circondariale di Catanzaro emergeva che, effettivamente, il condannato, era affetto da numerose patologie e che aveva bisogno di cure e controlli periodici, soprattutto neurologici, psichiatrici ed otorinolaringoatrici.

Per cui, l’avvicinamento al proprio nucleo familiare, poteva sicuramente giovare al miglioramento del tono dell’umore e dello stato psicologico del detenuto con probabile riduzione degli episodi critici. Le doglianze del detenuto, a cui resta da espiare ancora qualche anno, hanno trovato riscontro durante l’istruttoria espletata e lo stesso Dirigente del Servizio Sanitario Penitenziario ha segnalato l’opportunità di un trasferimento del predetto in altro Istituto il più possibile vicino alla residenza del suo nucleo familiare. Per tale motivo, il Magistrato di Sorveglianza Angela Cerra, in accoglimento del reclamo, disponeva che l’Amministrazione Penitenziaria (Prap e Dap), provvedesse con sollecitudine ad adottare le determinazioni di competenza in merito a quanto indicato nella parte motiva del decreto del 07/07/2015 e cioè di trasferire il detenuto richiedente in un Istituto Penitenziario il più vicino possibile al luogo di residenza dei propri familiari.

Giuseppe MacrìL’Amministrazione Penitenziaria, nei giorni scorsi, in esecuzione di quanto disposto dall’Ufficio di Sorveglianza di Catanzaro, disponeva l’assegnazione e la traduzione del detenuto Macrì dalla Casa Circondariale di Catanzaro (distante 134 km) a quella di Vibo Valentia (distante 79 km) mentre lo stesso aveva richiesto di essere trasferito in uno degli Istituti di Reggio Calabria (distante 65 km) o, comunque, per come disposto dal Giudice Cerra, in altro Istituto più vicino alla residenza del nucleo familiare (ad esempio la Casa Circondariale di Palmi, distante 31 km oppure quella di Locri, distante 69 Km).

Tra l’altro, secondo quanto denunciato ai Radicali dai familiari del Macrì, nel nuovo Istituto di Vibo Valentia, il proprio congiunto, non avrebbe più assicurate le cure necessarie per la tutela della sua salute e non avrebbe nemmeno più la possibilità di avere un altro detenuto piantone in cella che gli presti assistenza quando ne abbia la necessità.

L’Ordinamento Penitenziario (Legge nr. 354/1975) all’Art. 42 dispone che i trasferimenti dei detenuti siano disposti per gravi e comprovati motivi di sicurezza, per esigenze dell’Istituto, per motivi di Giustizia, di salute, di studio e familiari e che nel disporre detti trasferimenti debba essere favorito il criterio di destinare i soggetti in Istituti prossimi alla residenza delle famiglie.

Decreto Magistrato Sorveglianza Catanzaro Reclamo MacrìNon si comprende, per quale motivo, l’Amministrazione Penitenziaria, abbia individuato e tradotto il detenuto presso la Casa Circondariale di Vibo Valentia, Istituto come Catanzaro lontano dal luogo di residenza del nucleo familiare, quando invece vi sono tanti altri Carceri nella zona di Reggio Calabria, sicuramente più vicini alla famiglia dello stesso. Eppure il provvedimento disposto dalla Magistratura di Sorveglianza, Autorità preposta al controllo della legalità dell’esecuzione della detenzione le cui decisioni sono vincolanti per l’Amministrazione Penitenziaria, è abbastanza chiaro perché parla di “altro Istituto il più possibile vicino al suo nucleo familiare”.

Nel caso in questione, si registra ancora una volta, l’ennesima violazione del principio di umanità e di territorialità della pena e quindi dei diritti fondamentali dei detenuti nonché l’inottemperanza, da parte dell’Amministrazione Penitenziaria centrale e periferica, delle determinazioni assunte dalla Magistratura di Sorveglianza che priva la tutela giurisdizionale dei diritti dei detenuti di ogni effettività e che, contestualmente, lede gravemente le attribuzioni costituzionalmente riconosciute al potere giudiziario ed in particolare alla Magistratura di Sorveglianza quale titolare della giurisdizione in materia di diritti dei detenuti e di eventuali loro violazioni ad opera dell’Amministrazione Penitenziaria.

Ci si aspetta che, con cortese sollecitudine, il Provveditorato Regionale dell’Amministrazione Penitenziaria della Calabria, provveda con urgenza a riesaminare nuovamente il caso del detenuto Giuseppe Macrì disponendo il suo trasferimento in altro Istituto Penitenziario più vicino alla residenza del nucleo familiare così come disposto dal Magistrato di Sorveglianza e come sancito dall’Ordinamento Penitenziario che assegna grande rilevanza al mantenimento ed al miglioramento delle relazioni familiari.

Emilio Quintieri

Giustizia: caldo, ferie e meno volontari; ecco perché tanti suicidi di detenuti in estate


detenuti sbarre cellaL’Amministrazione penitenziaria “ha richiamato l’attenzione delle direzioni degli istituti penitenziari a mettere in atto tutti i necessari interventi per agevolare condizioni detentive meno afflittive a causa delle elevate temperature di questa stagione estiva”.

Dal 4 gennaio al 31 agosto 2015 si sono verificati 29 casi di suicidi di persone detenute, 12 casi si sono verificati tra giugno e agosto. Lo rende noto il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, rilevando che “il periodo estivo presenta indubbiamente maggiori criticità rispetto agli altri periodi dell’anno, dovute non solo all’aumento della temperatura, particolarmente elevata questa estate, bensì anche agli aspetti organizzativi, sui quali incide il periodo feriale del personale penitenziario, con la conseguente riduzione delle attività trattamentali. Parimenti, il volontariato, che negli altri periodi dell’anno assicura sempre la sua massima preziosa attenzione, registra una minore presenza”.

La serie storica dei suicidi di detenuti (a partire dal 1990) dimostra che non può essere attribuito a un unico fattore (sovraffollamento, condizioni climatiche, stato giuridico, fine pena, rapporti con la famiglia, aspettative per il futuro, malattia, nazionalità, ecc.).

la causa scatenante del gesto suicidano, quanto piuttosto a un insieme di cause. In riferimento agli articoli di stampa che hanno evidenziato l’intensificarsi dei suicidi nel periodo estivo, il Dap precisa che “ha richiamato l’attenzione delle direzioni degli istituti penitenziari a mettere in atto tutti i necessari interventi per agevolare condizioni detentive meno afflittive a causa delle elevate temperature di questa stagione estiva. In particolare, è stato raccomandato di consentire un più frequente utilizzo delle docce e l’apertura dei blindati anche nelle ore notturne per consentire un maggiore flusso di aria; intensificare il consumo di frutta e verdura; disponibilità di borse termiche e di ghiaccio per raffreddare le bevande e per la conservazione dei cibi; garantire la possibilità di usufruire, come per il resto dell’anno, di colloqui pomeridiani e festivi”. Per fronteggiare l’emergenza idrica, in atto da mesi presso la casa circondariale di Santa Maria Capua Vetere, dovuta al mancato collegamento dell’impianto idrico dell’istituto all’acquedotto comunale, è stata notevolmente diminuita la presenza dei detenuti, disponendo, tra l’altro, il trasferimento di circa 130 detenuti, di cui 30 del circuito Alta Sicurezza, presso altri istituti campani. Ciò ha reso possibile liberare i piani alti dell’istituto.

Il Provveditorato regionale della Campania ha inoltre emanato provvedimenti atti ad attenuare il disagio derivante da tale criticità, mediante la distribuzione di due litri di acqua potabile al giorno a ogni detenuto, in aggiunta al vitto ordinario; la fornitura di taniche di venti litri per ogni stanza da utilizzare quale riserva in caso di improvvisa mancanza di acqua; la fornitura di frigoriferi nei reparti per il deposito di bottiglie d’acqua o di altri generi alimentati; la fornitura e l’installazione di sei cisterne di acqua potabile ubicate nelle cucine detenuti e mensa agenti.

Il Garantista, 2 settembre 2015

Cosenza, Poco personale, Uepe al collasso. Ci sono 4 Assistenti Sociali sui 22 previsti dalla pianta organica


Santi Consolo Capo DAPL’Ufficio per l’Esecuzione Penale Esterna (Uepe) di Cosenza è al collasso. Non c’è personale ed a farne le spese sono soprattutto i detenuti per i quali diventa sempre più difficile ottenere i benefici e le altre misure alternative alla detenzione previste dall’Ordinamento Penitenziario che, al momento, per tanti cittadini restano solo sulla carta. Lo dichiara Emilio Quintieri, esponente dei Radicali Italiani, che da anni segue tenacemente i problemi di tutta la comunità penitenziaria calabrese anche collaborando con diversi Deputati e Senatori in attività di sindacato ispettivo all’interno delle strutture penitenziarie.

L’Uepe di Cosenza, Ufficio periferico del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria (Dap) del Ministero della Giustizia, diretto da Emilio Molinari, soffre di una gravissima carenza di personale di servizio sociale pari all’80% della scopertura. Infatti, al momento – prosegue Quintieri – vi sono in servizio solo 4 Assistenti Sociali su una pianta organica che ne prevede ben 22. E, tra qualche giorno, la situazione continuerà ad aggravarsi poiché uno di questi Funzionari che, tra l’altro, attualmente, ricopre l’incarico di Responsabile dell’Area di Segreteria, andrà in pensione per sopraggiunti limiti d’età. Inoltre, all’Ufficio di Cosenza, non è mai stato assegnato il funzionario dell’organizzazione e delle relazioni, pur essendo previsto nella pianta organica ed il Direttore Molinari, da alcuni anni, è costretto a svolgere servizio in missione anche presso l’Ufficio Territoriale di Catanzaro.

Da circa un anno, continua l’esponente del Partito Radicale, una dipendente del Ministero della Giustizia, in servizio presso la Casa Circondariale “Ugo Caridi” di Catanzaro ma distaccata all’Uepe di Cosenza, avendo i requisiti culturali e professionali richiesti, ha chiesto alla competente Direzione Generale del Personale e della Formazione del Dap, il passaggio dal profilo di funzionario informatico a quello di funzionario dell’organizzazione e delle relazioni. L’istanza è stata trasmessa, con parere favorevole del Direttore dell’Ufficio, al Provveditorato Regionale dell’Amministrazione Penitenziaria di Catanzaro per quanto di competenza. La nomina della suddetta dipendente, che negli anni passati ha già svolto le funzioni di Coordinatrice dell’Area di Segreteria, risolverebbe ed in maniera definitiva, la problematica evitando di attribuire tale incarico ad altro funzionario di servizio sociale che verrebbe inevitabilmente sottratto dal proprio compito istituzionale che è quello di seguire i condannati ristretti negli Istituti Penitenziaria o sottoposti ad altre misure restrittive della libertà. Come al solito, prosegue il radicale Quintieri, nessuno, né il Provveditorato Regionale né il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria si è degnato di rispondere all’istanza e comunque di assumere le dovute determinazioni per risolvere la situazione venutasi a creare. 

Non è possibile che un Ufficio importante come quello dell’Uepe di Cosenza che ha competenza su 4 Istituti Penitenziari, 3 Case Circondariali (Cosenza, Paola e Castrovillari) ed 1 Casa di Reclusione (Rossano) e su tanti altri cittadini sottoposti a misure alternative alla detenzione intramoenia, possa svolgere le numerose funzioni assegnategli dall’Ordinamento Penitenziario : tra le tante, quelle di svolgere, su richiesta della Magistratura, le inchieste utili a fornire i dati occorrenti per l’applicazione, la modificazione, la proroga e la revoca delle misure di sicurezza; di svolgere le indagini socio-familiari per l’applicazione delle misure alternative alla detenzione ai condannati; di proporre all’Autorità Giudiziaria il programma di trattamento da applicare agli imputati ed ai condannati che chiedono di essere messi alla prova, affidati al servizio sociale e/o sottoposti alla detenzione domiciliare; di controllare l’esecuzione dei programmi, da parte degli ammessi alle misure alternative, e di riferirne all’Autorità Giudiziaria, proponendo eventuali interventi di modificazione o di revoca; di prestare consulenza, su richiesta delle Direzioni degli Istituti Penitenziari, per favorire il buon esito del trattamento penitenziario e tantissime altre funzioni nei confronti dei detenuti ristretti in carcere e dei loro familiari.

Il Governo ed il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria pare che abbiano completamente dimenticato la Calabria, aggiunge ancora l’esponente radicale Emilio Quintieri. Nella nostra Regione, ormai da 5 anni, dopo il suicidio di Paolo Quattrone, manca un Provveditore Regionale in pianta stabile. C’è il Dirigente Generale Salvatore Acerra, in missione, poiché è Provveditore Regionale in Basilicata con sede a Potenza. Ci auguriamo che l’Amministrazione Penitenziaria guidata dal Capo Dipartimento Santi Consolo, in tempi brevi, provveda a dotare l’Uepe di Cosenza dei mezzi e delle risorse umane necessari, assicurando la copertura dei posti di servizio previsti dalla pianta organica, attualmente vacanti, al fin di rendere più efficace l’attività istituzionale cui è preposto, contribuendo, altresì, alla crescita del livello di sicurezza sociale e, contestualmente, che proceda alla nomina del Provveditore Regionale della Calabria, revocando l’incarico di missione attribuito al Provveditore della Basilicata.

 

Rossano, l’On. Bruno Bossio (Pd) interroga il Ministro della Giustizia Andrea Orlando


On. Enza Bruno BossioNei giorni scorsi, il Carcere di Rossano (Cosenza), è nuovamente ritornato in Parlamento. Come al solito, ad occuparsi delle reiterate violazioni dell’Ordinamento Penitenziario commesse dallo Stato in danno dei cittadini privati della libertà personale, è l’Onorevole Enza Bruno Bossio, Deputato del Partito Democratico e membro della Commissione Bicamerale Antimafia che, da circa un anno, unitamente ai Radicali, sta effettuando numerose ispezioni nelle Carceri della Calabria. Questa volta, gli atti di Sindacato Ispettivo, non riguardano però pestaggi o maltrattamenti come nelle precedenti occasioni ma, viceversa, il mancato rispetto – da parte del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria – del principio della territorialità della pena e cioè della possibilità per i detenuti condannati di espiare la propria pena o, per gli imputati di trascorrere la misura cautelare inframuraria, in Istituti Penitenziari prossimi alla residenza delle famiglie. Ma non è tutto perché l’attenzione della Parlamentare Democratica è stata rivolta anche all’operato della Magistratura di Sorveglianza di Cosenza, del Direttore dell’Istituto Penitenziario di Rossano e del Provveditore Regionale dell’Amministrazione Penitenziaria della Calabria. Al Guardasigilli Andrea Orlando, il Deputato Bruno Bossio, con due distinte Interrogazioni (le nr. 5/04399 e 5/04400 del 08/01/2015), la cui risposta sarà fornita nella Commissione Giustizia di Montecitorio presieduta dall’On. Donatella Ferranti, ha chiesto di conoscere esaustive informazioni in merito ai fatti riscontrati durante l’ultima visita ispettiva svolta nel giorno di Natale al Carcere di Rossano insieme ad Emilio Quintieri dei Radicali e Gaspare Galli e Francesco Adamo dei Giovani Democratici di Cosenza. In parte, sia le lamentele afferenti il mancato rispetto del principio della territorialità della pena che le problematiche con la Magistratura di Sorveglianza, erano state già oggetto di altra Interrogazione Parlamentare al Governo Renzi (la nr. 5/03559 del 16/09/2014), allo stato rimasta inevasa e per la quale l’On. Bruno Bossio ha sollecitato risposta essendo ampiamente decorsi i termini previsti dal Regolamento della Camera dei Deputati.

La popolazione ristretta nel Penitenziario rossanese ha denunciato alla delegazione in visita la scarsa presenza del Magistrato di Sorveglianza nell’Istituto e, nello specifico, la mancata attività ispettiva da parte dello stesso all’interno dei locali di detenzione; altre lamentele hanno riguardato l’impossibilità di avere colloqui con il Direttore dell’Istituto e con il Provveditore Regionale dell’Amministrazione Penitenziaria come prevede la normativa vigente in materia. Per questi motivi è stato chiesto di conoscere se e quali informazioni disponga il Ministro della Giustizia, se non ritenga opportuno disporre degli accertamenti e se e quali iniziative di competenza intenda assumere anche con riferimento alla possibilità di incrementare l’organico dell’Ufficio di Sorveglianza di Cosenza (composto soltanto da 2 magistrati) avente giurisdizione su ben 4 Istituti Penitenziari (Rossano, Cosenza, Paola e Castrovillari).

Per quanto riguarda, invece, la territorialità della pena, il Deputato ha chiesto al Ministro della Giustizia di conoscere se e quali informazioni disponga in merito e quale sia il suo orientamento al riguardo, quante siano le istanze di trasferimento – definitivo o temporaneo – formulate nell’anno appena trascorso ed indirizzate ai competenti Uffici del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria o, in alternativa, con reclamo giurisdizionale, all’Ufficio di Sorveglianza di Cosenza, quante tra queste siano state accolte e quante ne siano state rigettate nonché quante siano, allo stato, quelle rimaste inevase e quali siano i motivi di tale ritardo; quante siano le istanze di trasferimento pendenti innanzi detti Uffici ed entro quali tempi si prevede che le stesse possano essere definite. In conclusione, l’On. Enza Bruno Bossio, ha chiesto “cosa si intenda fare per garantire ai detenuti che l’espiazione della pena o, l’esecuzione della custodia per gli imputati, avvenga in Istituti prossimi alla residenza delle famiglie e, qualora esistano valide ragioni che non consentano di poter rispettare il principio di territorialità dell’esecuzione penale, se non si ritenga doveroso consentire agli stessi di ottenere dei trasferimenti temporanei – a giudizio dell’interrogante non inferiori ai 6 mesi – per poter fruire dei colloqui riconosciutigli dalla Legge Penitenziaria al fine di mantenere e migliorare i contatti ed i legami con i propri familiari e le altre persone autorizzate e, comunque, aventi diritto.”

Interrogazione n. 5_04399 (clicca per leggere l’atto)

Interrogazione n. 5_04400 (clicca per leggere l’atto)