“Per quanto attiene agli specifici quesiti riguardanti la Casa Circondariale di Paola, premetto che l’Istituto è dotato di regolamento interno, approvato con regolare Decreto del Capo del Dipartimento nella data del 16 febbraio 2014, che ogni ristretto fruisce all’interno della camera di pernottamento di 4,5 mq calpestabili, escluso il bagno, che diventano 5 mq nel nuovo padiglione adibito a custodia attenuata ….”. Questo è quanto ha riferito il Vice Ministro della Giustizia On. Enrico Costa in risposta ad uno dei quesiti posti dall’Onorevole Vittorio Ferraresi, Capogruppo del Movimento Cinque Stelle in Commissione Giustizia alla Camera dei Deputati, all’Interrogazione Parlamentare n. 5/01535 rivolta ai Ministri della Giustizia e della Salute, presentata lo scorso 21 novembre 2013 e cofirmata da altri undici Deputati pentastellati. Tale circostanza è stata subito contestata dall’esponente radicale calabrese Emilio Quintieri. Nella Casa Circondariale di Paola, infatti, in tutti e cinque i reparti detentivi (escluso quello a custodia attenuata, di recente realizzazione), tutti i detenuti fruiscono di uno spazio calpestabile di 2,88 mq, inferiore al limite dei 3 metri quadrati stabilito dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo.
Mi si dovrebbe spiegare, come sia possibile – dice il radicale Quintieri – che ogni detenuto nella Casa Circondariale di Paola, fruisca di 4,5 metri quadrati calpestabili all’interno della cella quando, le camere detentive – che sono occupate da 2 persone – hanno una superficie complessiva di 8,90 metri quadrati (3,97 x 2,24 mq) e quando le stesse contengono un letto a castello a due piani misurante 2,10 mt di lunghezza per 0,90 cm di larghezza (superficie occupata di 1,89 mq), quattro armadietti delle dimensioni di 0,50 cm di larghezza e 0,38 cm di profondità (superficie occupata di 0,76 cmq), un tavolo di 0,60 cm di larghezza per 0,80 cm di lunghezza (superficie occupata di 0,48 cmq).
Da un calcolo approssimativo – sottratta dalla superficie totale quella effettivamente occupata dagli arredi della cella – risulta chiaramente che ciascun detenuto fruisce di uno spazio calpestabile inferiore ai 3 mq. Ed infatti, dalla superficie complessiva di 8,90 mq, detratta la superficie occupata dal letto a castello pari a 1,89 mq, degli armadietti pari a 0,76 cmq e quella del tavolo pari a 0,48 cmq (senza contare altri ingombri quali sgabelli, etc.), si ottiene la superficie realmente calpestabile pari a 5,77 mq che, divisa per i due occupanti della stanza, è pari a 2,88 mq. Misura che, analogamente alla fattispecie esaminata dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo nella causa Torreggiani ed altri contro l’Italia – prosegue Quintieri – non è affatto conforme ai parametri spaziali ritenuti accettabili dalla giurisprudenza europea e costituisce, di per sé, un trattamento contrario all’Art. 3 della Convenzione Europea dei Diritti Umani. Ne deriva che è matematicamente impossibile che ogni detenuto abbia uno spazio calpestabile personale di 4,5 metri quadrati. Facendo la suddivisione lorda dei metri quadrati per ciascun detenuto occupante si ottiene la superficie di 4,45 metri quadrati. Questa, però, non è da intendersi la “superficie calpestabile” ma la “superficie lorda” poiché, non sono stati affatto detratti, i metri quadrati occupati dagli arredi fissi della camera ed ammontanti a 5,77 metri quadrati.
Il Ministero della Giustizia ed il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria sanno bene che l’area occupata dagli arredi deve essere scomputata dalla “superficie lorda” della cella al fine di determinare “lo spazio minimo intramurario, pari o superiore ai 3 metri quadrati, da assicurare ad ogni detenuto”. Lo ha chiarito la Corte Suprema di Cassazione (Cass. Pen. Sez. I, nr. 5728/2014 del 05/02/2014, Pres. Chieffi, Rel. Vecchio), dichiarando inammissibile il ricorso del Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Padova che aveva impugnato l’Ordinanza del locale Magistrato di Sorveglianza, con la quale era stato accolto il reclamo di un detenuto. In particolare, riguardo alla specifica questione del computo, la Corte di Cassazione, nel rigettare il ricorso, ha ribadito che “il Magistrato di Sorveglianza si è esattamente uniformato al criterio stabilito dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo nella citata sentenza pilota (Torreggiani ed altri c. Italia dell’8 Gennaio 2013 n.d.r.), avendo scomputato dalla superficie lorda della cella del reclamante, lo spazio occupato dall’arredo fisso dell’armadio allocato nel vano. Non è condivisibile l’obiezione del Pubblico Ministero concludente, fondata sulla mancata specificazione della superficie di ingombro da parte della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo nell’arresto in parola; gli è che, avendo quel Giudice accertato, nel caso scrutinato, che la superficie della cella era pari al limite minimo dei 3 metri quadrati, sarebbe stato affatto superflua e irrilevante la determinazione dello spazio occupato dal mobilio, in quanto necessariamente l’ingombro – a prescindere dalla ampiezza della superficie occupata – comportava indefettibilmente l’inosservanza dello standard dei 3 metri quadrati”.
Mi sembra evidente – conclude l’esponente radicale Emilio Quintieri – che, nel caso specifico, non corrispondano al vero o, comunque siano errate, le informazioni date ai Deputati del Movimento Cinque Stelle dal Ministero della Giustizia e che, viceversa, i detenuti ristretti nella Casa Circondariale di Paola, all’epoca ed alla data odierna, sono sottoposti ad un trattamento inumano e degradante non beneficiando, personalmente, di almeno 3 mq, limite ritenuto in sede comunitaria al di sotto del quale si determina la violazione dell’Art. 3 della Convenzione Europea. Per tale motivo, solleciterò la presentazione di un altro atto di Sindacato Ispettivo in Parlamento, affinchè il Governo faccia la dovuta chiarezza al riguardo.
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