I Detenuti del Carcere di Cosenza scrivono al Presidente Mattarella contro la chiusura delle Scuole


Tutti i detenuti ristretti nella Casa Circondariale di Cosenza, con atto trasmesso dalla Direzione dell’Istituto, hanno scritto al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella per protestare contro la soppressione dei corsi di istruzione secondaria superiore attivi all’interno del carcere.

La Segreteria del Quirinale ha risposto con una breve nota di non avere alcuna competenza al riguardo e che avrebbe inviato la lettera dei detenuti di Cosenza alle Autorità competenti.

Probabilmente, al Quirinale, non sanno che (anche) il Presidente della Repubblica è competente a ricevere i reclami dei detenuti, come prevede l’Art. 35 dell’Ordinamento Penitenziario (Legge n. 354/1975).

L’Art. 34 c. 1 della Costituzione afferma che: “La scuola è aperta a tutti”, riconoscendo in modo chiaro che il diritto all’istruzione è di tutti, indipendente dalle condizioni di ciascuno, per cui il Presidente della Repubblica, anziché limitarsi a dire di non avere competenze, avrebbe potuto accogliere il reclamo dei detenuti, raccomandando alle Autorità Scolastiche di rivedere le decisioni intraprese, perché la Costituzione di cui Egli è garante prevede che ogni cittadino, anche quello privato della libertà personale, abbia il diritto di poter frequentare una scuola e di studiare, soprattutto per dare concreta attuazione a quanto stabilito dall’Art. 27 della Costituzione che sancisce la finalità rieducativa della pena, per favorire il progressivo reinserimento dei condannati nella Società, eliminando o riducendo al minimo il rischio che loro tornino a delinquere.

Chiudere le Scuole in carcere significa negare ai detenuti il diritto costituzionale all’istruzione. Non sono cittadini liberi che, chiusa una Scuola, possono sceglierne un’altra da frequentare. Possibile che chi di competenza non lo riesca a capire ?

Emilio Enzo Quintieri

già Consigliere Nazionale Radicali italiani

Quintieri (Radicali): finalmente verrà riaperta la Falegnameria Industriale del Carcere di Rossano


Finalmente, dopo tanti anni, verrà riaperta la falegnameria industriale della Casa di Reclusione di Rossano e verranno assunti, per il momento, due detenuti dell’Alta Sicurezza. Lo dice Emilio Enzo Quintieri, già Consigliere Nazionale di Radicali Italiani e candidato Garante Regionale dei Diritti dei Detenuti della Calabria, all’esito di una visita effettuata insieme all’esponente radicale Valentina Anna Moretti, al Carcere di Rossano, attualmente guidato, in missione, dal Dirigente Penitenziario Maria Luisa Mendicino, Direttore della Casa Circondariale di Cosenza.

La falegnameria – fortemente voluta in quegli anni dal Provveditore Regionale dell’Amministrazione Penitenziaria della Calabria Paolo Quattrone – che ha una superficie di 900 mq, venne finanziata dalla Cassa delle Ammende nell’ambito del progetto di Inserimento Lavorativo Detenuti (Ilde) con 1,5 milioni di euro, fu inaugurata il 9 ottobre 2006 dal Sottosegretario di Stato al Ministero della Giustizia del II Governo Prodi con delega all’Amministrazione Penitenziaria Luigi Manconi e dall’ex Presidente del Comitato Carceri della Camera dei Deputati, On. Enrico Buemi. All’epoca, tutta l’attività produttiva, fu coordinata e gestita dal Consorzio Magna Grecia sotto forma di cooperativa, e funzionò grazie alla Provincia di Cosenza, Assessorato all’Edilizia Scolastica guidato dall’Avvocato Oreste Morcavallo, che fece un protocollo con l’Amministrazione Penitenziaria per favorire l’inclusione sociale e lavorativa dei detenuti, acquistando tutti gli arredi scolastici prodotti dalle lavorazioni penitenziarie.

L’ex Provveditore Regionale delle Carceri calabresi Quattrone, suicidatosi il 22 luglio 2010, diceva che “la gestione partecipata della vita carceraria, nell’assoluto rispetto delle regole, può creare un clima migliore all’interno della vita nelle strutture” ed è vero continua il radicale Quintieri. Quattrone come Provveditore Regionale si spese molto per il miglioramento delle condizioni di vita dei detenuti in tutti gli Istituti Penitenziari della Calabria. Grazie a lui vennero ristrutturate e rinnovate quasi tutte le strutture penitenziarie calabresi che erano in una situazione di degrado assoluto. Tra le tante che vennero ammodernate vi fu Rossano, ma anche Cosenza, Paola, Laureana di Borrello ed altre ancora. Purtroppo, una volta ultimate le commesse per conto della Provincia di Cosenza, quella falegnameria industriale, che è dotata di strumenti ed apparecchiature all’avanguardia sia per la produzione di mobili che per l’antinfortunistica, chiuse e non venne più utilizzata per assenza di commesse, nonostante le continue sollecitazioni provenienti anche da parte nostra.

Attualmente, nell’Istituto di Rossano, è attivo anche un laboratorio per la lavorazione della ceramica, gestito dalla Ditta “Pirri Ceramiche Artistiche” di Francesco Pirri di Bisignano, che ha assunto alle sue dipendenze 4 detenuti dell’Alta Sicurezza. Quindi, adesso, con la falegnameria, i detenuti che saranno impiegati in attività lavorative, assunti e retribuiti da imprese esterne, da 4 passeranno a 6 e, prossimamente, potranno essere ancora di più se ci saranno ulteriori commesse. E’ non sono pochi visto che in Calabria, i “lavoranti” in Istituto alle dipendenze di datori di lavoro esterni sono soltanto 7 di cui 4 per conto di imprese (che sono quelli di Rossano, esclusi quelli della falegnameria) ed altri 3 (donne) per conto di cooperative. A questi si aggiungono 34 detenuti di cui 20 semiliberi (3 dei quali lavorano in proprio e 17 per conto di datori di lavoro esterno) ed altri 17 in lavori esterni ex Art. 21 O.P. Un dato molto basso rispetto a quello nazionale facendo il confronto con i “lavoranti” negli Istituti delle Regioni Veneto (314), Lombardia (274), Lazio (61), Emilia Romagna (42), Piemonte (38), Liguria (33), Trentino Alto Adige (22), Toscana (21), Puglia (20). Peggio della Calabria solo le Regioni Basilicata (0), Molise (1) ed Umbria (2).

Inoltre, l’Amministrazione Penitenziaria, ha assunto 76 detenuti, per i lavori intramoenia (manutenzione ordinaria fabbricato, cuochi, portavitto, addetto alla lavanderia, a tempo determinato, nel rispetto delle graduatorie previste dalla Legge Penitenziaria. In Calabria, invece, i “lavoranti” assunti alle dipendenze dell’Amministrazione Penitenziaria, sono 834 (14 donne), di cui 5 impiegati in lavorazioni, 712 in servizi di istituto, 50 nella manutenzione ordinaria dei fabbricati e 67 in servizi extramurari ai sensi dell’Art. 21 O.P.

Oggi, nel Carcere di Rossano, conclude l’ex Consigliere Nazionale dei Radicali Italiani Emilio Enzo Quintieri, a fronte di una capienza regolamentare di 263 posti, sono ristretti 293 detenuti, 56 dei quali stranieri; 89 appartengono al circuito della media sicurezza e 203 a quello dell’alta sicurezza (183 As3 criminalità organizzata e 20 As2 terrorismo internazionale di matrice islamica), aventi le seguenti posizioni giuridiche : 3 giudicabili, 7 appellanti, 10 ricorrenti, 273 definitivi di cui 31 ergastolani, 26 dei quali ostativi cioè che non usciranno mai dal carcere salvo collaborazione con la Giustizia o nei casi di collaborazione impossibile. A Rossano manca un Direttore titolare, speriamo che al più presto l’Amministrazione Penitenziaria ne nomini uno in pianta stabile perché un’Istituto così importante e complesso non può essere affidato ad un Dirigente in missione per due volte a settimana.

Sanità Penitenziaria, il Sen. Molinari ed i Radicali accusano la Regione Calabria


Delegazione visitante il Carcere di CrotoneI detenuti e gli internati ristretti negli Istituti Penitenziari calabresi hanno diritto, al pari dei cittadini in stato di libertà, di avere garantito dalla Regione Calabria, il diritto alla tutela della propria salute fisica e psichica con la erogazione di prestazioni di prevenzione, diagnosi, cura e riabilitazione, efficaci ed appropriate. Lo sostiene l’Avvocato Francesco Molinari, Senatore della Repubblica (Gruppo Misto) e Presidente dell’Associazione Calabria Terra Libera che unitamente ad Emilio Quintieri e Valentina Moretti, esponenti dei Radicali Italiani, sta effettuando una serie di visite ispettive negli stabilimenti penitenziari calabresi per rendersi conto anche della grave compressione del diritto alla salute per i detenuti, causata dalle inadempienze della Regione Calabria. A tal proposito, proprio di recente, il Senatore Molinari, dopo una ispezione alla cittadella giudiziaria minorile di Catanzaro, aveva denunciato al Governo Renzi la mancata istituzione di Comunità Psichiatriche Minorili in Calabria.

Nei giorni scorsi, con una nuova Interrogazione a risposta scritta (Atto nr. 4-05333 del 23/02/2016) indirizzata ai Ministri della Giustizia Andrea Orlando, della Salute Beatrice Lorenzin e per gli Affari Regionali e le Autonomie Enrico Costa, firmata dai Senatori Francesco Molinari, Giuseppe Vacciano, Maria Mussini, Ivana Simeoni e Cristina De Pietro (Gruppo Misto) sono state sollevate ulteriori problematiche che, in parte, sono state già risolte come ad esempio la nomina del Commissario ad acta On. Franco Corleone per provvedere in via sostitutiva in luogo della Regione Calabria, alla realizzazione del programma approvato dal Ministro della Salute con Decreto del 09/10/2013 per l’immediata apertura delle Residenze per l’Esecuzione delle Misure di Sicurezza (Rems) di Girifalco in Provincia di Catanzaro e Santa Sofia d’Epiro in Provincia di Cosenza al fine di potervi ricoverare i pazienti aventi residenza in Calabria che, purtroppo e ancora oggi, si trovano illegittimamente internati presso gli ex Ospedali Psichiatrici Giudiziari nonché le persone sottoposte a misura di sicurezza provvisoria dall’Autorità Giudiziaria competente e quelle che, da tempo, si trovano ospitate presso le strutture sanitarie extraospedaliere di altre Regioni d’Italia. Allo stato, infatti, presso l’Opg di Barcellona Pozzo di Gotto sono ancora internati 14 calabresi (13 uomini e 1 donna) ed altri 7 pazienti calabresi sono ospitati nelle Rems delle Regioni Lazio, Campania, Basilicata e Sicilia. Per quelli “ospitati” presso la Rems di Pisticci in Provincia di Matera (4), la Regione Calabria dal 1 maggio 2015 sino ad oggi ha pagato alla Regione Basilicata circa 500 mila euro ed ogni giorno che passa sono 1.000 euro in più.

Carcere Siano - ingressoAltra problematica oggetto dell’atto di sindacato ispettivo parlamentare è quella relativa alla mancata apertura del Centro Diagnostico Terapeutico presso la Casa Circondariale “Ugo Caridi” di Catanzaro, che tra l’altro prevedeva che fosse ivi creata, al quarto piano, una Sezione destinata alla tutela intramuraria della salute mentale per detenuti per 8 posti ed una Sezione di Osservazione Psichiatrica per l’accertamento delle infermità psichiche per 5 posti dedicata a detenuti appartenenti al Circuito dell’Alta Sicurezza visto che quella dedicata ai detenuti del Circuito della Media Sicurezza è già attiva dal 2006 presso la Casa Circondariale “Giuseppe Panzera” di Reggio Calabria. L’Asp di Catanzaro avrebbe già posto in essere tutti gli adempimenti necessari per la ristrutturazione dei locali, l’implementazione tecnologica delle attrezzature ed il rinnovo degli arredi spendendo centinaia di migliaia di euro ricevuti da specifici fondi ministeriali. Ma, ad oggi, nonostante le sollecitazioni provenienti in particolar modo dal Movimento dei Radicali Italiani, nulla è cambiato : il Centro Diagnostico Terapeutico (Cdt) annesso al Carcere di Catanzaro continua ad esser chiuso e non funzionante, unitamente alle Sezioni anzidette che avrebbero dovuto essere istituite per contribuire alla riforma epocale del superamento degli Opg. e, secondo quanto risulta all’Avv. Molinari ed ai suoi colleghi Senatori, non può essere aperto a causa della mancanza delle figure professionali specifiche (Psichiatri, Psicologi, Neurologi, Tecnici della Riabilitazione Psichiatrica, Educatori professionali, etc.). che dovrebbero essere reclutate tramite procedura concorsuale pubblica. Tale questione, pur rappresentata dalla Regione Calabria, non avrebbe ricevuto alcuna risposta da parte del Ministero della Salute. Dalle recenti ispezioni effettuate da Molinari e da altre visite effettuate dai Radicali, autorizzati dal Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, è emerso che negli Istituti Penitenziari della Calabria vi sono ristretti 513 detenuti con patologie psichiatriche.

In conclusione, i Senatori Molinari, Vacciano, Mussini, Simeoni e De Pietro hanno chiesto al Governo Renzi di sapere se i Ministri siano a conoscenza dei fatti e se questi corrispondano al vero; se e quali provvedimenti intendano adottare, sollecitare e/o promuovere, affinché venga aperto al più presto il Centro Diagnostico Terapeutico presso la Casa Circondariale “Ugo Caridi” di Catanzaro, con la Sezione destinata alla tutela intramuraria della salute mentale e quella per l’osservazione psichiatrica per l’accertamento delle infermità psichiche dei detenuti, valutando, altresì, la richiesta di reclutamento di personale qualificato avanzata dalla Regione Calabria e concedendo la relativa autorizzazione per l’assunzione del personale; se l’istituenda Sezione destinata alla tutela intramuraria della salute mentale presso il Centro Diagnostico Terapeutico, sia sufficiente ad accogliere i numerosi detenuti affetti da problematiche di natura psichiatrica presenti in tutti gli Istituti Penitenziari della Regione Calabria e, in caso negativo, se non si ritenga opportuno istituire almeno nella Provincia di Cosenza (totalizzante 4 Istituti Penitenziari : 3 Case Circondariali ed 1 Casa di Reclusione), un analogo reparto a custodia attenuata prevalentemente sanitaria per ospitare detenuti affetti da infermità o minorazioni psichiche che, a causa delle loro condizioni, non possono essere sottoposti al regime degli istituti ordinari, ciò anche per armonizzare il principio di tutela della salute con quello della territorialità della pena così evitando l’allontanamento di tali soggetti dal nucleo familiare che, proprio nei momenti di maggior fragilità psicologica, potrebbe risultare ancor più destabilizzante e, contestualmente, per ridurre il costo e l’impiego di personale di Polizia Penitenziaria per le traduzioni che verrebbero evitate per i continui trasferimenti ristretti negli Istituti della Provincia di Cosenza presso la Casa Circondariale di Catanzaro nella quale, stando al programma della Regione Calabria, dovrebbe essere ubicata l’unica Sezione detentiva per detenuti con disturbi psichiatrici. All’Interrogazione Parlamentare è stato delegato a rispondere il Ministro della Giustizia Andrea Orlando.

Interrogazione a risposta scritta n. 4-05333 del 23/02/2016 (clicca per leggere)

Paola, Quintieri (Radicali): Il Vice Ministro Costa ha fornito dati sbagliati ai Deputati


Emilio Quintieri - Luigi Mazzotta“Per quanto attiene agli specifici quesiti riguardanti la Casa Circondariale di Paola, premetto che l’Istituto è dotato di regolamento interno, approvato con regolare Decreto del Capo del Dipartimento nella data del 16 febbraio 2014, che ogni ristretto fruisce all’interno della camera di pernottamento di 4,5 mq calpestabili, escluso il bagno, che diventano 5 mq nel nuovo padiglione adibito a custodia attenuata ….”. Questo è quanto ha riferito il Vice Ministro della Giustizia On. Enrico Costa in risposta ad uno dei quesiti posti dall’Onorevole Vittorio Ferraresi, Capogruppo del Movimento Cinque Stelle in Commissione Giustizia alla Camera dei Deputati, all’Interrogazione Parlamentare n. 5/01535 rivolta ai Ministri della Giustizia e della Salute, presentata lo scorso 21 novembre 2013 e cofirmata da altri undici Deputati pentastellati. Tale circostanza è stata subito contestata dall’esponente radicale calabrese Emilio Quintieri. Nella Casa Circondariale di Paola, infatti, in tutti e cinque i reparti detentivi (escluso quello a custodia attenuata, di recente realizzazione), tutti i detenuti fruiscono di uno spazio calpestabile di 2,88 mq, inferiore al limite dei 3 metri quadrati stabilito dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo.

Mi si dovrebbe spiegare, come sia possibile – dice il radicale Quintieri – che ogni detenuto nella Casa Circondariale di Paola, fruisca di 4,5 metri quadrati calpestabili all’interno della cella quando, le camere detentive – che sono occupate da 2 persone – hanno una superficie complessiva di 8,90 metri quadrati (3,97 x 2,24 mq) e quando le stesse contengono un letto a castello a due piani misurante 2,10 mt di lunghezza per 0,90 cm di larghezza (superficie occupata di 1,89 mq), quattro armadietti delle dimensioni di 0,50 cm di larghezza e 0,38 cm di profondità (superficie occupata di 0,76 cmq), un tavolo di 0,60 cm di larghezza per 0,80 cm di lunghezza (superficie occupata di 0,48 cmq).

Da un calcolo approssimativo – sottratta dalla superficie totale quella effettivamente occupata dagli arredi della cella – risulta chiaramente che ciascun detenuto fruisce di uno spazio calpestabile inferiore ai 3 mq. Ed infatti, dalla superficie complessiva di 8,90 mq, detratta la superficie occupata dal letto a castello pari a 1,89 mq, degli armadietti pari a 0,76 cmq e quella del tavolo pari a 0,48 cmq (senza contare altri ingombri quali sgabelli, etc.), si ottiene la superficie realmente calpestabile pari a 5,77 mq che, divisa per i due occupanti della stanza, è pari a 2,88 mq. Misura che, analogamente alla fattispecie esaminata dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo nella causa Torreggiani ed altri contro l’Italia – prosegue Quintieri – non è affatto conforme ai parametri spaziali ritenuti accettabili dalla giurisprudenza europea e costituisce, di per sé, un trattamento contrario all’Art. 3 della Convenzione Europea dei Diritti Umani. Ne deriva che è matematicamente impossibile che ogni detenuto abbia uno spazio calpestabile personale di 4,5 metri quadrati. Facendo la suddivisione lorda dei metri quadrati per ciascun detenuto occupante si ottiene la superficie di 4,45 metri quadrati. Questa, però, non è da intendersi la “superficie calpestabile” ma la “superficie lorda” poiché, non sono stati affatto detratti, i metri quadrati occupati dagli arredi fissi della camera ed ammontanti a 5,77 metri quadrati.

Il Ministero della Giustizia ed il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria sanno bene che l’area occupata dagli arredi deve essere scomputata dalla “superficie lorda” della cella al fine di determinare “lo spazio minimo intramurario, pari o superiore ai 3 metri quadrati, da assicurare ad ogni detenuto”. Lo ha chiarito la Corte Suprema di Cassazione (Cass. Pen. Sez. I, nr. 5728/2014 del 05/02/2014, Pres. Chieffi, Rel. Vecchio), dichiarando inammissibile il ricorso del Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Padova che aveva impugnato l’Ordinanza del locale Magistrato di Sorveglianza, con la quale era stato accolto il reclamo di un detenuto. In particolare, riguardo alla specifica questione del computo, la Corte di Cassazione, nel rigettare il ricorso, ha ribadito che “il Magistrato di Sorveglianza si è esattamente uniformato al criterio stabilito dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo nella citata sentenza pilota (Torreggiani ed altri c. Italia dell’8 Gennaio 2013 n.d.r.), avendo scomputato dalla superficie lorda della cella del reclamante, lo spazio occupato dall’arredo fisso dell’armadio allocato nel vano. Non è condivisibile l’obiezione del Pubblico Ministero concludente, fondata sulla mancata specificazione della superficie di ingombro da parte della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo nell’arresto in parola; gli è che, avendo quel Giudice accertato, nel caso scrutinato, che la superficie della cella era pari al limite minimo dei 3 metri quadrati, sarebbe stato affatto superflua e irrilevante la determinazione dello spazio occupato dal mobilio, in quanto necessariamente l’ingombro – a prescindere dalla ampiezza della superficie occupata – comportava indefettibilmente l’inosservanza dello standard dei 3 metri quadrati”.

Mi sembra evidente – conclude l’esponente radicale Emilio Quintieri – che, nel caso specifico, non corrispondano al vero o, comunque siano errate, le informazioni date ai Deputati del Movimento Cinque Stelle dal Ministero della Giustizia e che, viceversa, i detenuti ristretti nella Casa Circondariale di Paola, all’epoca ed alla data odierna, sono sottoposti ad un trattamento inumano e degradante non beneficiando, personalmente, di almeno 3 mq, limite ritenuto in sede comunitaria al di sotto del quale si determina la violazione dell’Art. 3 della Convenzione Europea. Per tale motivo, solleciterò la presentazione di un altro atto di Sindacato Ispettivo in Parlamento, affinchè il Governo faccia la dovuta chiarezza al riguardo.

Papa Francesco visita il Carcere di Castrovillari in Calabria. I Detenuti siano trattati con umanità


carcere-castrovillariIl Santo Padre in visita al carcere di Castrovillari, paese del piccolo Cocò ucciso dalla ‘ndrangheta. “Nelle riflessioni che riguardano i detenuti, si sottolinea spesso il tema del rispetto dei diritti fondamentali dell’uomo e l’esigenza di corrispondenti condizioni di espiazione della pena.

Questo aspetto della politica penitenziaria è certamente essenziale e l’attenzione in proposito deve rimanere sempre alta. Ma tale prospettiva non è ancora sufficiente, se non è accompagnata e completata da un impegno concreto delle istituzioni in vista di un effettivo reinserimento nella società”. È questo il messaggio che Papa Francesco ha rivolto ai detenuti, in occasione della sua visita al carcere di Castrovillari, in provincia di Cosenza.

“Quando questa finalità viene trascurata – ha proseguito il Pontefice, l’esecuzione della pena degrada a uno strumento di sola punizione e ritorsione sociale, a sua volta dannoso per l’individuo e per la società”.

Quindi Papa Francesco ha sottolineato come “un vero e pieno reinserimento della persona non avviene come termine di un percorso solamente umano. In questo cammino entra anche l’incontro con Dio, la capacità di lasciarci guardare da Dio che ci ama, che è capace di comprenderci e di perdonare i nostri errori. Il Signore è un maestro di reinserimento: ci prende per mano e ci riporta nella comunità sociale”. Tra i detenuti del carcere di Castrovillari, c’è anche Nicola Campolongo, il padre di Cocò, il bimbo di 3 anni ucciso e bruciato a Cassano all’Ionio insieme al nonno e alla sua compagna.

Sebbene non siano previsti incontri privati tra il Santo Padre e i familiari del piccolo, non è escluso che possano incontrarsi per un saluto. Oltre a Campolongo, in carcere a Castrovillari è detenuto il rumeno che alcuni mesi fa uccise don Lazzaro, un parroco di Cassano all’Ionio.

La pena non può essere pura ritorsione sociale, così è un danno

Papa FrancescoLe istituzioni devono impegnarsi “all’effettivo reinserimento” nella società di chi sta espiando la pena perché “quando questa finalità viene trascurata, l’esecuzione della pena degrada a uno strumento di sola punizione e ritorsione sociale, a sua volta dannoso per l’individuo e per la società”. È il monito di papa Francesco nel corso della visita ai detenuti nel carcere di Castrovillari, prima tappa del breve ma intenso viaggio a Cassano all’Jonio. “Il primo gesto della mia visita pastorale è l’incontro con voi detenuti e voi operatori della Casa circondariale di Castrovillari. In questo modo – dice Bergoglio – vorrei esprimere la vicinanza del Papa e della Chiesa ad ogni uomo e ogni donna che si trova in carcere, in ogni parte del mondo. Gesù ha detto: “ero in carcere e siete venuti a trovarmi”.

Il Papa ricorda che “nelle riflessioni che riguardano i detenuti, si sottolinea spesso il tema del rispetto dei diritti fondamentali dell’uomo e l’esigenza di corrispondenti condizioni di espiazione della pena. Questo aspetto della politica penitenziaria è certamente essenziale e l’attenzione in proposito deve rimanere sempre alta. Ma tale prospettiva non è ancora sufficiente, se non è accompagnata e completata da un impegno concreto delle istituzioni in vista di un effettivo reinserimento nella società”.

Tm News, 21 giugno 2014

Carceri: Quintieri protesta con l’Amministrazione Penitenziaria per detenuto cosentino


CARCERE ROSSANOLa decisione assunta dal Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria nei confronti di Pietro D.M, 44 anni, detenuto cosentino fino a qualche giorno fa presso la Casa Circondariale di Rossano, in Provincia di Cosenza, continua a provocare malumori nell’opinione pubblica. Infatti, a causa del trasferimento presso il Carcere di Lanciano in Provincia di Chieti, quest’uomo che ha già espiato nel carcere calabrese già 5 anni e prossimo alla scarcerazione, non potrà più vedere ed abbracciare la sua bambina, Natalia, di 10 anni, gravemente malata e costretta a vivere su una sedia a rotelle. Questa volta a protestare è l’Ecologista Radicale Emilio Quintieri, candidato in Calabria alla Camera dei Deputati con la Lista Radicale “Amnistia Giustizia e Libertà”.

Gradiremmo conoscere dall’Amministrazione Penitenziaria quali siano i motivi che giustifichino questo intollerabile e disumano trasferimento. L’Ordinamento Penitenziario all’Art. 42 stabilisce che “i trasferimenti sono disposti per gravi e comprovati motivi di sicurezza, per esigenze dell’Istituto, per motivi di Giustizia, di Salute, di Studio e Familiari” e che “Nel disporre i trasferimenti deve essere favorito il criterio di destinare i soggetti in Istituti prossimi alla residenza delle famiglie”. Francamente, non ci pare, che ci siano motivi validi in fatto e in diritto che possano legittimare quanto disposto. L’Amministrazione Penitenziaria la deve smettere di trattare i detenuti come dei pacchi postali – prosegue Quintieri – e dovrebbe utilizzare con più prudenza l’esercizio discrezionale di questo potere anche nel rispetto di quanto sancito dalla Costituzione e dall’Ordinamento Penitenziario.

Avrebbero dovuto tenere conto del fatto che il trasferimento dalla Calabria in Abruzzo avrebbe reso impossibile la fruizione dei colloqui con i familiari ed in particolare modo con la figlia minorenne affetta da una patologia invalidante che la costringe a vivere sulla sedia a rotelle, privandola del conforto morale e dell’assistenza psicologica del proprio padre, sopprimendo completamente quel diritto fondamentale al mantenimento dei rapporti familiari riconosciuto e garantito espressamente dall’Art. 29 della Costituzione Repubblicana, dall’Art. 42 dell’Ordinamento Penitenziario e dall’Art. 24 delle Regole Penitenziarie Europee.

Mi auguro – conclude Emilio Quintieri – che l’Amministrazione Penitenziaria riveda la sua decisione e cheriporti in Calabria questo detenuto presso la Casa Circondariale di Rossano ove stava espiando la pena oppure presso il Carcere di Cosenza, città in cui vive la sua famiglia, o altro Istituto Penitenziario ritenuto più opportuno.

http://www.cn24tv.it – 07 Febbraio 2013