Giustizia: l’On. Enza Bruno Bossio (Pd) torna alla carica “l’ergastolo ostativo va abolito”


On_Vincenza_Bruno_BossioDetto, fatto. L’Onorevole Enza Bruno Bossio del Partito Democratico, dopo che la Commissione Giustizia, nelle scorse settimane, su proposta della Presidente Donatella Ferranti, aveva adottato come “testo base” il Disegno di Legge del Governo C. 2798 riguardante la riforma dell’Ordinamento Penitenziario, ha presentato alcune proposte emendative e tra queste quelle che ripropongono, sotto forma di criterio di delega, la revisione dell’Art. 4 bis della Legge Penitenziaria già contenute nel progetto di legge di cui è prima firmataria, comunque abbinato a quello del Governo.

Bruno Bossio che è anche membro della Commissione Bicamerale Antimafia, ha proposto con l’Emendamento 26.15 di sostituire l’articolo 26 comma 1, lettera C) del Disegno di Legge con il seguente “c) eliminazione di rigidi automatismi e di preclusioni che impediscono o rendono molto difficile, sia per i recidivi sia per gli autori di determinate categorie di reati, l’individualizzazione del trattamento rieducativo e revisione della disciplina di accesso ai benefici penitenziari ed alle altre misure alternative alla detenzione per i condannati per taluno dei delitti di cui all’articolo 4 bis della Legge 26 luglio 1975 n. 354 e successive modifiche ed integrazioni nei casi in cui risulti che la mancata collaborazione dei predetti con la Giustizia ai sensi dell’articolo 58 ter della Legge medesima, non escluda il sussistere dei presupposti, diversi dalla predetta collaborazione, che consentono la concessione dei benefici e delle misure alternative in modo tale da permettere anche il superamento dell’ergastolo ostativo, cioè di numerose situazioni in cui il fine pena coincide necessariamente con il fine vita, e a trasformare l’attuale presunzione di non rieducatività in assenza di collaborazione da assoluta in relativa fermo restando che non siano stati acquisiti elementi conoscitivi concreti e specifici fondati su circostanze di fatto espressamente indicate che dimostrino in maniera certa l’attualità di collegamenti dei condannati con la criminalità organizzata, terroristica o eversiva”.

Tale proposta, al momento, è una delle più sottoscritte di tutti i numerosi emendamenti (319, 52 quelli specifici sulla riforma dell’Ordinamento Penitenziario) presentati al progetto di legge del Governo Renzi all’esame, in sede referente, nella Commissione Giustizia di Palazzo Montecitorio. Oltre all’On. Bruno Bossio, hanno apposto la loro firma anche i Deputati Danilo Leva, Bruno Censore, Ernesto Preziosi, Luigi Lacquaniti (Partito Democratico), Daniele Farina, Celeste Costantino, Gianni Melilla (Sinistra Ecologia e Libertà) ed Elda Pia Locatelli (Partito Socialista Italiano).

Analoga proposta, più o meno, è stata avanzata da Forza Italia con l’Emendamento 26.16. Prima firmataria l’Onorevole Jole Santelli, Deputato di Forza Italia ed ex Sottosegretario alla Giustizia nel secondo e terzo Governo Berlusconi, calabrese anche lei come l’On. Bruno Bossio. All’Art. 26 comma 1, sostituire la lettera e) con la seguente : “e) eliminazione di automatismi che impediscono o rendono molto difficile, sia per i recidivi sia per gli autori di determinate categorie di reati l’individualizzazione del trattamento rieducativo, anche a seguito di revoca di benefìci penitenziari, secondo i principi di ragionevolezza, uguaglianza e finalizzazione rieducativa della pena; rimozione di generalizzati sbarramenti preclusivi all’accesso ai benefici al fine di conformare l’esecuzione penale all’evoluzione della personalità del condannato ed alla concreta pericolosità sociale, presenza di perduranti collegamenti con le organizzazioni criminali di riferimento; revisione della disciplina di preclusione dei benefici penitenziari per i condannati alla pena dell’ergastolo per i reati di matrice mafiosa e terroristica individuando nella prova positiva della dissociazione il superamento della presunzione relativa di pericolosità.” In questo caso, oltre alla firma della Santelli, vi è apposta quella di Massimo Parisi e Luca D’Alessandro, Deputati di Forza Italia, tutti membri della Commissione Giustizia della Camera. Decisamente contraria è invece la Lega Nord che con l’Emendamento 26.14 ha proposto di sopprimere tutta la lettera c) dell’Articolo 26 del Disegno di Legge. Primo firmatario l’Onorevole Nicola Molteni, Capogruppo del Partito in Commissione Giustizia insieme al collega Deputato Massimiliano Fedriga. Addirittura gli Onorevoli Molteni e Fedriga hanno presentato un altro Emendamento (il 13.12) sul processo penale con il quale, in sostanza, riprendono il contenuto della proposta di legge C. 1129 dell’On. Molteni ed altri per la modifica degli Articoli 438 e 442 del Codice di Procedura Penale per l’inapplicabilità del giudizio abbreviato ai delitti puniti con la pena dell’ergastolo, pur preferendo l’approvazione della stessa. In pratica, con la proposta, vengono esclusi dal giudizio abbreviato i procedimenti per i delitti di competenza della Corte di Assise e viene soppressa la possibilità per il Giudice di infliggere, in luogo della pena dell’ergastolo, quella della reclusione di 30 anni o, in luogo dell’ergastolo con l’isolamento diurno nei casi di concorso di reati o di reato continuato, quella del solo ergastolo. Molteni ha, inoltre, espressamente chiesto che tale proposta di legge sia inserita nel calendario dei lavori dell’Assemblea per il mese di luglio.

Commissione Giustizia Camera DeputatiContrario anche il Gruppo Parlamentare del Movimento Cinque Stelle che ha presentato, per il caso specifico, due distinti emendamenti. Il 26.19 con il quale propone, all’Art. 26 comma 1 lett. c) di sopprimere le parole “e revisione della disciplina di preclusione dei benefici penitenziari per i condannati alla pena dell’ergastolo” ed il 26.20 con il quale propone di modificare la predetta lettera c), aggiungendo dopo le parole “per i condannati alla pena dell’ergastolo” le seguenti “eccetto per i condannati per i reati di cui all’articolo 51 comma 3 bis c.p.p.”. Entrambe le proposte emendative sono state sottoscritte oltre dall’On. Giulia Sarti, anche dagli altri Deputati pentastellati Vittorio Ferraresi, Andrea Colletti, Donatella Agostinelli, Alfonso Bonafede e Francesca Businarolo.

La Presidente della Commissione, Donatella Ferranti (Pd) e relatrice del progetto di legge, ha proposto, invece, per quanto riguarda la lettera c), con l’Emendamento 26.17 di aggiungere dopo la parola “eliminazione” le seguenti parole “salvo i casi di eccezionale gravità e pericolosità”. Infine, la Ferranti, ha convocato la conferenza dei Presidenti di Gruppo, per definire i tempi e le modalità di organizzazione dei lavori, riservandosi di valutare l’ammissibilità degli emendamenti presentati e facendo presente che, in ogni caso, nel corso della prossima settimana, si potrà procedere alla discussione sul complesso delle proposte emendative presentate, anche ai fini di una più efficace interlocuzione tra i gruppi e con il Governo, rappresentato in Commissione dal Vice Ministro della Giustizia On. Enrico Costa.

Emilio Quintieri (Radicali italiani)

Il Garantista, 28 giugno 2015

Riforma dell’Ordinamento Penitenziario. Ne discute la Commissione Giustizia di Montecitorio


Palazzo Montecitorio RomaNella giornata di ieri, la Commissione Giustizia della Camera dei Deputati presieduta dall’On. Donatella Ferranti (Pd), ha continuato l’esame del Disegno di Legge C. 2798 proposto dal Governo Renzi concernente “Modifiche al codice penale e al codice di procedura penale per il rafforzamento delle garanzie difensive e la durata ragionevole dei processi e per un maggiore contrasto del fenomeno corruttivo, oltre che all’ordinamento penitenziario per l’effettività rieducativa della pena.” e delle abbinate proposte di legge C. 370 Ferranti, C. 372 Ferranti, C. 373 Ferranti, C. 408 Caparini, C. 1285 Fratoianni, C. 1604 Di Lello, C. 1957 Ermini, C. 1966 Gullo e C. 3091 Bruno Bossio.

Quest’ultima proposta di legge, a prima firma dell’On. Enza Bruno Bossio, Deputato del Partito Democratico e membro della Commissione Bicamerale Antimafia, riguardante la revisione delle norme sul divieto di concessione dei benefici penitenziari nei confronti dei detenuti e internati che non collaborano con la Giustizia, è stata abbinata ai progetti di legge in esame, poiché è oggetto della delega in materia di Ordinamento Penitenziario di cui all’Art. 26 del Disegno di Legge C. 2798.

Il Presidente Ferranti dopo aver ricordato che qualche giorno fa, si è conclusa l’indagine conoscitiva con l’audizione di giornalisti con particolare riferimento alla materia della pubblicabilità delle intercettazione, trattata dall’Articolo 25 del disegno di legge C. 2798, ha avvertito i Deputati della Commissione Giustizia che si sarebbe proceduto alla individuazione del testo base.

E’ intervenuto in merito l’On. Vittorio Ferraresi (M5S) sottolineando come le audizioni di giornalisti richieste dal suo Gruppo siano state estremamente utili, avendo evidenziato aspetti dei quali si dovrà tenere conto quando si tratterà del tema della pubblicabilità delle intercettazioni. Considerato che l’indagine conoscitiva è oramai conclusa e che sarebbe necessario acquisire le osservazioni del Procuratore nazionale antimafia ed antiterrorismo sulle questioni che si potrebbero avere in relazione ai reati di sua competenza a seguito della modifiche all’ordinamento penitenziario previste dall’articolo 26 disegno di legge C. 2798 ha chiesto alla Presidenza se fosse possibile richiedere delle note scritte al procuratore su tali questioni.

L’On. Ferranti, Presidente e Relatore, dopo aver condiviso quanto affermato dal Deputato Ferraresi circa l’utilità delle audizioni dei giornalisti svoltasi nei giorni precedenti, lo ha rassicurato dicendogli che verrà chiesto al Procuratore nazionale antimafia ed antiterrorismo se intenda trasmettere alla Commissione le proprie considerazioni in merito all’Articolo 26 del disegno di legge per quanto attiene alle sue competenze.

Preso atto che nessuno ha chiesto di intervenire, è stato dichiarato concluso l’esame preliminare e, l’On. Ferranti, quale relatrice, ha proposto di adottare come testo base il Disegno di Legge del Governo C. 2798. La Commissione ha accolto favorevolmente la proposta formulata dalla relatrice ed ha adottato come testo base il Disegno di Legge del Governo.

In conclusione il Presidente della Commissione Giustizia, ha fissato il termine per la presentazione, da parte dei Deputati, di emendamenti al Disegno di Legge del Governo C. 2798 per lunedì 22 giugno alle ore 12.

“La mia proposta di legge – dice l’On. Enza Bruno Bossio – punta a modificare l’art. 4 bis O.P. nella parte in cui afferma la presunzione di non rieducatività del condannato, trasformandola da assoluta in relativa. Con questa norma sarà possibile, sempre previa la valutazione della magistratura di sorveglianza, far venire meno il divieto d’accesso al lavoro esterno, ai permessi premio ed alle misure alternative alla detenzione diverse dalla liberazione anticipata in determinati casi. In tal modo, soprattutto la pena dell’ergastolo verrà finalmente resa maggiormente compatibile con gli standard richiesti dalla nostra Costituzione e dall’Unione Europea.”

Il Disegno di Legge del Governo va esattamente nella direzione indicata dalla Deputata calabrese ma, in ogni caso, in Commissione, saranno sicuramente presentati alcuni emendamenti prima che il testo base arrivi all’approvazione dell’Aula di Montecitorio.

Ispezione al Carcere di Vibo Valentia. Socialisti e Radicali “Condizioni detentive conformi alla Legge”


Casa Circondariale di Vibo ValentiaContinua l’attività del Partito Radicale in Calabria. Nella giornata di ieri, su iniziativa del radicale calabrese Emilio Quintieri, si è tenuta una Visita Ispettiva presso la Casa Circondariale di Vibo Valentia. L’ispezione è stata effettuata dal Senatore della Repubblica Enrico Buemi (PSI), membro delle Commissioni Parlamentari Giustizia e Antimafia di Palazzo Madama. Il socialista Buemi, nella circostanza, è stato accompagnato oltre da Quintieri anche da Leonardo Trento, già Assessore alla Provincia di Cosenza e Dirigente del Partito Socialista Italiano.

La delegazione è stata ricevuta dai Vice Commissari di Polizia Penitenziaria Domenico Montauro e Paolo Cugliari, rispettivamente Comandante e Vice Comandante di Reparto. Al momento della visita era assente il Direttore dell’Istituto. Dopo un breve colloquio con i vertici della Polizia Penitenziaria, gli esponenti politici, sono stati accompagnati all’interno del Carcere ove hanno visitato la Sezione Isolamento, i Reparti in cui sono allocati i detenuti appartenenti al circuito dell’Alta Sicurezza (As3) e la Sezione in cui sono ristretti i “Sex Offenders”, detenuti imputati o condannati per reati di tipo sessuale, aperta proprio la scorsa settimana. Nel corso della visita sono stati ispezionati anche i cortili passeggio, il Teatro, la Cucina, le Aule Scolastiche, le Sale Colloquio, le Sale per la Socialità, gli Ambulatori ed i locali dell’Area Sanitaria. La struttura penitenziaria vibonese – a fronte di una capienza regolamentare di 365 posti (50 dei quali non disponibili per lavori di ristrutturazione) – ospita 258 detenuti (57 in esubero). Tra i detenuti, il 40% di essi, per come riferito dai Sanitari Penitenziari, soffre di disturbi mentali o patologie psichiatriche. Circostanza questa che il Governo (Vice Ministro della Giustizia On. Enrico Costa) non ha elencato nella recentissima risposta fornita all’Interrogazione Parlamentare dell’On. Vittorio Ferraresi, Capogruppo del Movimento Cinque Stelle in Commissione Giustizia alla Camera dei Deputati. Pochissimi, invece, i detenuti tossicodipendenti (3) e sieropositivi (2) presenti nell’Istituto.

Leonardo Trento ed Enrico BuemiNon è stato riscontrato nulla di illegale anzi, le condizioni di detenzione, sono risultate del tutto conformi alla Costituzione ed alla Legge Penitenziaria. In particolare, la delegazione socialista e radicale, ha verificato la ristrutturazione completa dei reparti detentivi ed il loro adeguamento al regolamento di esecuzione penitenziaria del 2000 (fatta eccezione per l’Isolamento) il quale stabilisce che, le docce, debbono essere sistemate in un vano annesso alla camera di pernottamento e non all’interno di locali comuni posti nel Reparto. Stanno per essere ultimati, altresì, i lavori di tinteggiatura dei corridoi interni alle Sezioni. Per quanto concerne la vigilanza sull’Istituto Penitenziario da parte dell’Autorità Giudiziaria competente è stato riferito che il Magistrato di Sorveglianza di Catanzaro vi si reca mensilmente sia per colloqui con i detenuti e sia per ispezioni dei locali. Relativamente all’assistenza medico sanitaria, la stessa, viene garantita 24 ore su 24. Nell’Istituto, peraltro, sono presenti ben 12 branche specialistiche (Oculistica, Neurologia, Psichiatria, Cardiologia, Radiologia, Dermatologia, Chirurgia, Otorinolarigoiatria, Odontoiatria, Infettivologia, Fisioterapia ed Ortopedia). Quanto all’area verde esterna di cui è dotato l’Istituto, la stessa, è chiusa e non funzionante da tempo, per non meglio definite problematiche strutturali. Sono presenti anche dei mediatori linguistico – culturali per i detenuti stranieri. L’Istituto non è dotato di un impianto di illuminazione notturna nelle celle per cui, i controlli, da parte del personale di vigilanza, avvengono con delle torce a batteria di intensità attenuata per come prevede la Legge. Due sono le cucine dell’Istituto (anche se ne funziona soltanto una) preposte alla preparazione del vitto. I locali sono stati trovati puliti e ben attrezzati. I detenuti che vi lavorano, sono alle dipendenze dell’Amministrazione Penitenziaria.

La Casa Circondariale di Vibo Valentia dispone di un laboratorio adibito alla lavorazione dell’alluminio, di dimensioni ampissime e, soprattutto, di macchinari all’avanguardia. Qualche anno fa, la gestione venne affidata ad un’impresa esterna, specializzata nella produzione di infissi, che riusciva ad impiegare 8 detenuti. Attualmente, tale laboratorio, risulta chiuso e non funzionante per mancanza di commesse. Carente il personale di Polizia Penitenziaria che presta servizio nell’Istituto, anche per i numerosi distacchi, missioni ed aspettative (circa una trentina). Un organico esiguo se si considera anche che nell’Istituto ci sono ben 6 reparti, con detenuti che non possono incontrarsi: comuni, alta sicurezza e protetti. Insufficiente anche il personale dell’Area Giuridico Pedagogica (Educatori) ed inadeguata l’assistenza psicologica per la popolazione ristretta, garantita soltanto per poche ore mensili/settimanali da esperti dipendenti dell’Amministrazione Penitenziaria e dell’Azienda Sanitaria Provinciale. A tutti i detenuti ristretti nella struttura carceraria vibonese, eccetto quelli classificati “Alta Sicurezza” – per come accertato da Buemi, Trento e Quintieri – in conformità alle indicazioni della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo di Strasburgo, vengono garantite almeno 8 ore al giorno al di fuori della camera di pernottamento.

 

Paola, Quintieri (Radicali): Il Vice Ministro Costa ha fornito dati sbagliati ai Deputati


Emilio Quintieri - Luigi Mazzotta“Per quanto attiene agli specifici quesiti riguardanti la Casa Circondariale di Paola, premetto che l’Istituto è dotato di regolamento interno, approvato con regolare Decreto del Capo del Dipartimento nella data del 16 febbraio 2014, che ogni ristretto fruisce all’interno della camera di pernottamento di 4,5 mq calpestabili, escluso il bagno, che diventano 5 mq nel nuovo padiglione adibito a custodia attenuata ….”. Questo è quanto ha riferito il Vice Ministro della Giustizia On. Enrico Costa in risposta ad uno dei quesiti posti dall’Onorevole Vittorio Ferraresi, Capogruppo del Movimento Cinque Stelle in Commissione Giustizia alla Camera dei Deputati, all’Interrogazione Parlamentare n. 5/01535 rivolta ai Ministri della Giustizia e della Salute, presentata lo scorso 21 novembre 2013 e cofirmata da altri undici Deputati pentastellati. Tale circostanza è stata subito contestata dall’esponente radicale calabrese Emilio Quintieri. Nella Casa Circondariale di Paola, infatti, in tutti e cinque i reparti detentivi (escluso quello a custodia attenuata, di recente realizzazione), tutti i detenuti fruiscono di uno spazio calpestabile di 2,88 mq, inferiore al limite dei 3 metri quadrati stabilito dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo.

Mi si dovrebbe spiegare, come sia possibile – dice il radicale Quintieri – che ogni detenuto nella Casa Circondariale di Paola, fruisca di 4,5 metri quadrati calpestabili all’interno della cella quando, le camere detentive – che sono occupate da 2 persone – hanno una superficie complessiva di 8,90 metri quadrati (3,97 x 2,24 mq) e quando le stesse contengono un letto a castello a due piani misurante 2,10 mt di lunghezza per 0,90 cm di larghezza (superficie occupata di 1,89 mq), quattro armadietti delle dimensioni di 0,50 cm di larghezza e 0,38 cm di profondità (superficie occupata di 0,76 cmq), un tavolo di 0,60 cm di larghezza per 0,80 cm di lunghezza (superficie occupata di 0,48 cmq).

Da un calcolo approssimativo – sottratta dalla superficie totale quella effettivamente occupata dagli arredi della cella – risulta chiaramente che ciascun detenuto fruisce di uno spazio calpestabile inferiore ai 3 mq. Ed infatti, dalla superficie complessiva di 8,90 mq, detratta la superficie occupata dal letto a castello pari a 1,89 mq, degli armadietti pari a 0,76 cmq e quella del tavolo pari a 0,48 cmq (senza contare altri ingombri quali sgabelli, etc.), si ottiene la superficie realmente calpestabile pari a 5,77 mq che, divisa per i due occupanti della stanza, è pari a 2,88 mq. Misura che, analogamente alla fattispecie esaminata dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo nella causa Torreggiani ed altri contro l’Italia – prosegue Quintieri – non è affatto conforme ai parametri spaziali ritenuti accettabili dalla giurisprudenza europea e costituisce, di per sé, un trattamento contrario all’Art. 3 della Convenzione Europea dei Diritti Umani. Ne deriva che è matematicamente impossibile che ogni detenuto abbia uno spazio calpestabile personale di 4,5 metri quadrati. Facendo la suddivisione lorda dei metri quadrati per ciascun detenuto occupante si ottiene la superficie di 4,45 metri quadrati. Questa, però, non è da intendersi la “superficie calpestabile” ma la “superficie lorda” poiché, non sono stati affatto detratti, i metri quadrati occupati dagli arredi fissi della camera ed ammontanti a 5,77 metri quadrati.

Il Ministero della Giustizia ed il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria sanno bene che l’area occupata dagli arredi deve essere scomputata dalla “superficie lorda” della cella al fine di determinare “lo spazio minimo intramurario, pari o superiore ai 3 metri quadrati, da assicurare ad ogni detenuto”. Lo ha chiarito la Corte Suprema di Cassazione (Cass. Pen. Sez. I, nr. 5728/2014 del 05/02/2014, Pres. Chieffi, Rel. Vecchio), dichiarando inammissibile il ricorso del Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Padova che aveva impugnato l’Ordinanza del locale Magistrato di Sorveglianza, con la quale era stato accolto il reclamo di un detenuto. In particolare, riguardo alla specifica questione del computo, la Corte di Cassazione, nel rigettare il ricorso, ha ribadito che “il Magistrato di Sorveglianza si è esattamente uniformato al criterio stabilito dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo nella citata sentenza pilota (Torreggiani ed altri c. Italia dell’8 Gennaio 2013 n.d.r.), avendo scomputato dalla superficie lorda della cella del reclamante, lo spazio occupato dall’arredo fisso dell’armadio allocato nel vano. Non è condivisibile l’obiezione del Pubblico Ministero concludente, fondata sulla mancata specificazione della superficie di ingombro da parte della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo nell’arresto in parola; gli è che, avendo quel Giudice accertato, nel caso scrutinato, che la superficie della cella era pari al limite minimo dei 3 metri quadrati, sarebbe stato affatto superflua e irrilevante la determinazione dello spazio occupato dal mobilio, in quanto necessariamente l’ingombro – a prescindere dalla ampiezza della superficie occupata – comportava indefettibilmente l’inosservanza dello standard dei 3 metri quadrati”.

Mi sembra evidente – conclude l’esponente radicale Emilio Quintieri – che, nel caso specifico, non corrispondano al vero o, comunque siano errate, le informazioni date ai Deputati del Movimento Cinque Stelle dal Ministero della Giustizia e che, viceversa, i detenuti ristretti nella Casa Circondariale di Paola, all’epoca ed alla data odierna, sono sottoposti ad un trattamento inumano e degradante non beneficiando, personalmente, di almeno 3 mq, limite ritenuto in sede comunitaria al di sotto del quale si determina la violazione dell’Art. 3 della Convenzione Europea. Per tale motivo, solleciterò la presentazione di un altro atto di Sindacato Ispettivo in Parlamento, affinchè il Governo faccia la dovuta chiarezza al riguardo.

Calabria, il Governo risponde ad una Interrogazione sulla situazione degli Istituti Penitenziari


Palazzo Montecitorio Roma2.364 detenuti su 2.620 posti detentivi disponibili, un solo ricorso nel 2013 alla Cedu presentato da alcuni detenuti calabresi per violazione dell’articolo 3 della Convenzione sui diritti dell’uomo e, nel 2014, 190mila euro per la manutenzione ordinaria e 1 milione e 352mila euro per quella straordinaria delle case circondariali calabresi.

Sono questi alcuni dei numeri forniti in commissione Giustizia alla Camera dal viceministro della Giustizia Enrico Costa, che ha risposto a un’interrogazione di Vittorio Ferraresi (M5S) sulla situazione degli istituti penitenziari in Calabria.

Da quanto riferito dal governo, “a fronte di una capienza regolamentare di 2620 posti detentivi, alla data del 29 settembre scorso, negli istituti calabresi risultano presenti 2364 detenuti”. Nello specifico, ha ricordato Costa, nella casa circondariale di Vibo Valentia vi sono 258 detenuti presenti a fronte di una capienza regolamentare di 365 posti, a Castrovillari sono 110 su 122 posti, nel carcere di Cosenza 243 presenze ma 220 posti, nella casa circondariale di Locri sono 146 presenti per 89 posti.

A Palmi, invece, il numero dei detenuti ammonta a 176 a fronte di una capienza di 152 posti mentre a Paola la capienza è indicata in 182 posti ma ci sono 224 persone. Nella casa circondariale di Reggio Calabria “Panzera” 180 presenti per una capienza di 176 posti, nel carcere di Rossano 247 presenti su 215 posti e, infine, nella casa circondariale di Catanzaro i presenti sono 560 e la capienza regolamentare è di 627 posti.

Eppure, per il viceministro, bisogna ricordare come “la capienza regolamentare” cui si fa riferimento è quella “calcolata dalla competente direzione generale utilizzando un parametro ben superiore a quello considerato dalla Corte”. Infatti il parametro del ministero della Salute italiano si riferisce a “uno spazio di 9 mq per una persona singola più 5 mq per ogni altra persona alloggiata nello stesso ambiente” mentre il paramento della Corte di Strasburgo “è di 7 mq per la persona singola e altri 4 mq per ciascuna ulteriore”.

Ricorsi alla Cedu

Per quanto riguarda i ricorsi presentati alla Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo per violazione dell’articolo 3 della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali da parte dei detenuti negli istituti di pena della Calabria nel 2011, “sono stati comunicati dalla Cedu al governo italiano 8 ricorsi, presentati da altrettanti detenuti presso l’istituto penitenziario di Cosenza”.

Ma i primi ricorsi “sono stati dichiarati irricevibili dalla Corte europea con sentenza del 16 settembre 2014 – ha continuato Costa – non risultando esaurite le vie offerte dal diritto interno”. Nel 2013, invece, “è stato comunicato un solo ricorso, da un detenuto ristretto nell’istituto penitenziario di Catanzaro”, anch’esso dichiarato irricevibile dalla Corte con sentenza del 1° aprile 2014. Per Costa, invece, negli anni 2010, 2012 e 2014 non sono stati comunicati ricorsi da detenuti calabresi.

Effetti dello svuota-carceri

Secondo quanto riferito da Costa sui detenuti che negli istituti penitenziari calabresi hanno fruito delle norme cosiddette svuota-carceri “dal 2010 alla fine del mese di agosto 2014 il numero ammonta a 406 soggetti, 44 sono le istanze complessivamente avanzate ai sensi della legge 199/2010 (quella sull’esecuzione domiciliare delle pene; Ndr) e 25 il numero complessivo delle istanze di espulsione dal territorio dello Stato come misura alternativa alla detenzione, presentate da detenuti stranieri ai competenti uffici di sorveglianza”.

Risorse finanziarie

Per quanto attiene alla manutenzione ordinaria e straordinaria delle carceri in Calabria il viceministro ha riportato puntualmente i conti: nel 2009 le somme destinate ammontano a 360.873,76 euro per la manutenzione ordinaria e a 1 milione e 200mila euro per la manutenzione straordinaria, nel 2010 a 509.360,00 e a 798.302,00 euro; nel 2011 a 729.970,00 ed a 37.112,76 euro; nel 2012 a 224mila e 500 euro ed a 3.224.197,96 euro; nel 2013 a 327.226,18 ed a 2.423.447,92 euro; nel 2014 190mila euro e a 1 milione e 352mila euro. E nel 2014 “è stata assegnata una ulteriore somma pari a 253mila euro, destinata a finanziare i lavori di completamento del nuovo reparto dell’istituto di Catanzaro”.

Carcere Catanzaro

Per quanto riguarda la casa circondariale di Catanzaro, per Costa, non sussiste carenza di personale di polizia penitenziaria essendoci “298 unità a fronte della previsione di 257” e “la carenza relativa alla mancanza di una figura di capoarea per l’area educativa e per l’area contabile è stata risolta già da tempo dal provveditorato regionale”. E “gli uffici interni destinati alle varie attività istituzionali e gestionali sono stati tutti sistemati” mentre “è in atto la progettazione degli interventi di adeguamento dei reparti detentivi che non hanno la doccia all’interno delle stanze detentive.

Infine – ha riferito il viceministro – “sono in corso lavori di adeguamento dei cortili dei passeggi, per i quali è prevista la creazione di un posto di servizio coperto per il personale vigilante e l’implementazione del sistema di videosorveglianza”.

E in merito alla popolazione detenuta straniera “non sono presenti i mediatori culturali, ma vi è una positiva presenza del volontariato”. Infine in merito alla allocazione di tre detenuti per cella, chiusi per 20 ore al giorno – cui faceva riferimento l’interrogazione – Costa ha ricordato “che nei circuiti di alta e di media sicurezza le camere detentive ospitano al massimo 2 detenuti. Soltanto nel padiglione di reclusione di media sicurezza nel quale le celle hanno una superficie maggiore ai 18 mq – escluso il bagno – sono ospitati fino a tre detenuti”.

La situazione a Paola

Nel carcere di Paola, invece, da quanto riportato nel testo della risposta all’interrogazione “ogni ristretto fruisce all’interno della camera di pernottamento di 4,5 mq calpestabili, escluso il bagno, che diventano 5 mq nel nuovo padiglione adibito a custodia attenuata e che, in conformità alle indicazioni contenute nella sentenza Torreggiani, sono garantite almeno 8 ore al giorno al di fuori della camera di pernottamento, che salgono a 10 ore per i detenuti allocati nel reparto a custodia attenuata a sorveglianza dinamica”.

Ed è presente “un teatro dotato di 158 posti a sedere dove si svolgono rappresentazioni artistiche anche con il coinvolgimento dei ristretti e una ampia palestra solo momentaneamente chiusa per contingenti necessità organizzative”.

L’impegno del ministero

Infine, ha concluso Costa, la questione carceri “esige un impegno costante che il ministro ha in più di un’occasione manifestato”, assicurando anche che “l’attenzione e la sensibilità al tema delle condizioni detentive è costantemente mantenuto dal ministero della Giustizia, nella convinzione che la dialettica parlamentare non mancherà di fornire i propri contributi per ogni nuova soluzione” funzionale al raggiungimento “dell’obiettivo condiviso di una realtà carceraria migliore e più umana”.

Public Policy, 11 ottobre 2014

Carcere di Paola, il Governo risponde a Montecitorio. Ferraresi (M5S) : Faremo delle verifiche. Insoddisfatti i Radicali


ferraresiIl Governo Renzi, giovedì pomeriggio, come preannunciato, ha risposto in Commissione Giustizia alla Camera dei Deputati all’Interrogazione di cui è primo firmatario l’Onorevole Vittorio Ferraresi (M5S), sollecitata dal radicale calabrese Emilio Quintieri, relativa anche alla situazione in cui versa la Casa Circondariale di Paola. La risposta è giunta dal Vice Ministro della Giustizia Enrico Costa, dopo una lunga istruttoria, effettuata dal Dipartimento dell’Organizzazione Giudiziaria, del Dipartimento degli Affari di Giustizia e del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria del Dicastero di Via Arenula, rispettivamente investiti della verifica dell’operato della Magistratura di Sorveglianza, della sussistenza o meno di possibili violazioni della normativa europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle condizioni del penitenziario. Ulteriori notizie sono pervenute, per il tramite del Presidente della Corte di Appello di Catanzaro, dai Presidenti dei Tribunali di Catanzaro e Cosenza e dai Magistrati di Sorveglianza in servizio presso detti Uffici. Il Deputato pentastellato, anche a nome dei suoi colleghi firmatari dell’Interrogazione, in replica al Vice Ministro, ha ringraziato il Governo per l’impegno posto in essere e per l’esaustività della ricostruzione dei fatti, riservandosi l’accertamento di quanto dichiarato e quindi l’eventuale presentazione di altri atti di sindacato ispettivo. Restano insoddisfatti i Radicali per la mancata risposta del Governo ad alcuni quesiti e per l’inesattezza delle informazioni fornite. Il Vice Ministro, in via preliminare, ha precisato che l’impegno del Guardasigilli Andrea Orlando per migliorare le condizioni detentive è stato massimo e polidirezionale sin dall’inizio del suo mandato. I risultati ottenuti sul versante della diminuzione della popolazione carceraria sono sicuramente importanti. Sono infatti notevolmente diminuiti, anche a seguito delle recenti riforme in materia di custodia cautelare, di stupefacenti e di pene non detentive, i flussi medi di ingresso, così come si sono significativamente ridotte le presenze di detenuti in attesa di primo giudizio ed è grandemente cresciuto il numero dei detenuti ammessi a misure alternative.

On. Enrico Costa - Vice Ministro della GiustiziaDall’istruttoria praticata – dice l’On. Costa – non sono emersi riscontri per eventuali carenze o omissioni suscettibili di rilievo disciplinare da parte della Magistratura di Sorveglianza. In particolare, non sono stati rilevati comportamenti dovuti a negligenza o inerzia, risultando piuttosto una attenta vigilanza – anche tramite frequenti visite – nei penitenziari di competenza. E’ stato reso noto che, alla data del 29 settembre, a fronte di una capienza regolamentare di complessivi 2.620 posti detentivi, negli Istituti calabresi risultano presenti 2.364 detenuti e, nella Casa Circondariale del Tirreno, la capienza è indicata in 182 posti, mentre le presenze ammontano a 224 dei quali 35 stranieri (42 in esubero). Prima, tiene a precisare Quintieri, la capienza era di 161 posti, poi aumentata a 172 ed ulteriormente a 182 e la presenza effettiva era sempre intorno alle 300 unità (260 al 31/12/2012, 252 al 30/06/2013, 289 al 31/12/2013, 264 al 30/06/2014). All’interno dell’Istituto, vi sono ristretti 49 tossicodipendenti e 7 detenuti affetti da patologie psichiatriche. Relativamente alla manutenzione ordinaria della struttura, negli ultimi 5 anni, è stata impegnata una cifra così ripartita pe anno : 28.000,00 euro nel 2009, 57.000,00 euro nel 2010, 44.548,00 euro nel 2011, 24.320,00 euro nel 2012, 8.190,00 euro nel 2013. Per quanto attiene l’impegno di spesa per la manutenzione straordinaria è stata impegnata la cifra di : 378.743,00 euro nel 2009, 72.430,00 euro nel 2010, 35.840,00 euro nel 2011, 74.089,00 euro nel 2012 e 687.826,00 euro nel 2013. Complessivamente, in Calabria, sono state spese : nel 2009, 360.873,76 euro per la manutenzione ordinaria e 1.200.000,00 euro per la manutenzione straordinaria, nel 2010, 509.360,00 e 798.302,00 euro, nel 2011, 729.970,00 e 37.112,76 euro, nel 2012, 224.500,00 e 3.224.197,96 euro, nel 2013, 327.226,18 e 2.423.447,92 euro, nel 2014, 190.000,00 e 1.352.000,00 euro.

Cella Casa Circondariale di PaolaSebbene nel corso del 2014 le somme assegnate abbiano subito un decremento rispetto agli anni precedenti, ha segnalato il Vice di Orlando, è stata assegnata una ulteriore somma pari a 253.000 euro, destinata a finanziare i lavori di completamento del nuovo reparto annesso all’Istituto di Catanzaro. Il Governo ha rassicurato gli Onorevoli interroganti che nel Carcere di Paola è stato finalmente approvato il Regolamento interno con regolare Decreto del Capo del Dipartimento del 16 febbraio scorso, che viene praticata la “sorveglianza dinamica” imposta con la Sentenza Torreggiani della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, garantendo ai detenuti almeno 8 ore al giorno al di fuori della cella, che salgono a 10 ore per i detenuti allocati nel nuovo reparto a custodia attenuata. Ogni ristretto, secondo il Ministero, fruisce all’interno della cella di 4,5 mq calpestabili, escluso il bagno, che diventano 5 mq nel nuovo padiglione adibito a custodia attenuata e che nessuno vive in spazi inferiori ai 3 mq imposti dall’Europa. Questi dati, in particolare, vengono sonoramente contestati dal radicale Quintieri perché, ogni detenuto nei cinque reparti comuni, fruisce di uno spazio pro capite di 2,88 mq, e quindi inferiore ai 3 mq, e ciò in quanto dalla superficie totale va sottratta la superficie occupata dagli arredi della cella (letti, armadietti, etc.) come stabilito dalla giurisprudenza della Corte di Strasburgo e della Cassazione. Riguardo le opportunità trattamentali offerte in ambito intramurario sono molteplici : in particolare, la biblioteca centrale gestita dal cappellano che si aggiunge ad altre attività, quali quelle che si svolgono nella sala socialità ed in quella di lettura e modellismo presenti in ogni reparto, perfettamente funzionanti ed assiduamente frequentate dai detenuti. Nella struttura paolana vi è altresì un teatro dotato di 158 posti a sedere dove si svolgono rappresentazioni artistiche anche con il coinvolgimento dei ristretti e una ampia palestra solo momentaneamente chiusa per contingenti necessità organizzative. Anche queste ultime circostanze vengono contestate dall’esponente radicale il quale riferisce che : le sale socialità, lettura e modellismo, sono state allestite ed aperte solo di recente così come il teatro, realizzato nel 2005, precedentemente chiuso e non funzionante per tutto il 2013 per lavori di ristrutturazione dovuti ad infiltrazioni meteoriche e le rappresentazioni artistiche di cui parla il Vice Ministro risalgono a qualche anno fa. Le attività lavorative presenti ha confermato il Governo sono esclusivamente quelle alle dipendenze dell’Amministrazione. Tuttavia, l’On. Enrico Costa, ha segnalato che esiste un protocollo di intesa tra la Casa Circondariale ed il Comune di Paola, sottoscritto il 19/12/2012 con validità triennale, con il quale dovrebbero essere avviati al lavoro esterno ai sensi dell’Art. 21 della Legge Penitenziaria, un congruo numero di detenuti. Allo stato, per quanto mi risulta, continua il radicale Quintieri, nessun detenuto è mai stato ammesso al lavoro esterno con il Comune di Paola. La lavanderia, risulta chiusa dallo scorso mese di luglio per lavori di ristrutturazione. L’impianto di illuminazione notturna è stato ripristinato ed è oggi perfettamente funzionante, in seguito all’accoglimento, da parte del Magistrato di Sorveglianza di Cosenza, di un reclamo presentato dal detenuto Quintieri, quand’era ristretto in detto Istituto.

Casa Circondariale 1Per le sale colloqui, ha aggiunto il Vice Ministro On. Enrico Costa, sono in via di completamento i lavori di adeguamento che riguarderanno anche la creazione di una sala destinata ai colloqui con i bambini oltre ad altre 3 sale a norma del Regolamento di Esecuzione Penitenziaria. E’ garantita a tutti i detenuti la effettuazione dei colloqui anche nelle ore pomeridiane e per sei giorni a settimana, compresa, a rotazione, la giornata di domenica ed è prevista la prenotazione delle visite al fine di evitare file ed attese. Nel corso del 2014 è stato attivato, a cura del “Centro Territoriale Permanente – Educazione degli Adulti” di Paola, un progetto a termine di servizio di mediazione culturale per la popolazione detenuta straniera, iniziato nel mese di maggio e concluso nel successivo mese di luglio 2014. Il rappresentante del Governo ha tenuto a precisare che, anche la Casa Circondariale di Paola, viene visitata con cadenza temporale periodica, dalla competente Autorità Sanitaria Locale. Nulla ha detto il Governo – conclude il radicale calabrese Emilio Quintieri agli specifici quesiti formulati nell’atto ispettivo parlamentare – afferenti le istanze di espulsione avanzate all’Ufficio  di Sorveglianza di Cosenza dai detenuti stranieri, le date e gli esiti delle visite igienico – sanitarie effettuate ed alla frequenza delle visite, anche di ispezione nelle celle dei detenuti, da parte del Giudice di Sorveglianza.

Interrogazione Parlamentare On. Ferraresi e Risposta Governo

Il Governo risponderà all’Interrogazione dell’On. Vittorio Ferraresi ed altri sulle Carceri della Calabria


Commissione Giustizia Camera DeputatiE’ prevista per giovedì pomeriggio in Commissione Giustizia alla Camera dei Deputati la risposta del Governo all’Interrogazione Parlamentare n. 5/01535 presentata il 21 novembre 2013 dall’Onorevole Vittorio Ferraresi, Capogruppo del Movimento Cinque Stelle in Commissione Giustizia a Palazzo Montecitorio, su sollecitazione dell’esponente radicale calabrese Emilio Enzo Quintieri. L’atto di Sindacato Ispettivo è stato, altresì, sottoscritto dai Deputati pentastellati Dalila Nesci, Federica Dieni, Sebastiano Barbanti, Paolo Parentela, Donatella Agostinelli, Alfonso Bonafede, Salvatore Micillo, Tancredi Turco, Giulia Sarti, Andrea Colletti e Francesca Businarolo.

L’Interrogazione, all’epoca dei fatti, rivolta ai Ministri della Giustizia e della Salute del Governo Letta, Annamaria Cancellieri e Beatrice Lorenzin, riguardava il sovraffollamento, le condizioni dei detenuti e la situazione degli Istituti Penitenziari della Calabria, con particolare riferimento alle Case Circondariali di Catanzaro e Paola. Infatti, nei 13 Istituti presenti in Calabria, a fronte di una capienza regolamentare di 2.481 posti, vi erano rinchiusi 2.684 detenuti dei quali 345 erano stranieri. Tra di essi, 1.330 erano imputati (739 in attesa di primo giudizio, 296 appellanti, 208 ricorrenti e 87 con posizione mista) mentre i condannati definitivi erano 1.353. I detenuti scarcerati grazie alla Legge “Svuota Carceri” risultavano essere solo 344, dei quali 13 donne e 40 stranieri. Il sovraffollamento carcerario riguardava tutti gli Istituti della Calabria, in cui si registravano condizioni di forte disagio, a motivo della insufficienza degli spazi, che determinavano pesanti costrizioni per i detenuti, che per tale motivo non potevano avere una quotidianità rispettosa della vita umana. In particolare, a Catanzaro, vi risultavano ristretti 590 detenuti, 330 dei quali appartenenti al circuito dell’Alta Sicurezza, a fronte di una capienza regolamentare di 354 posti. Nell’Interrogazione veniva denunciata la circostanza della implementazione della capienza regolamentare da 354 a 617 nonostante non fossero intervenuti mutamenti strutturali di rilievo atteso che il nuovo Padiglione detentivo non era ancora funzionante e quindi disponibile per essere utilizzato. Tale questione era stata sollevata, più volte, dai Radicali e dai Sindacati della Polizia Penitenziaria. Venivano, altresì, contestati i dati diramati dal Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria inerenti la capienza effettiva delle Carceri. Secondo gli Onorevoli interroganti, i posti disponibili complessivamente erano 1.789 e non, come indicato dal Dipartimento, 2.481, cosa che portava la percentuale del sovraffollamento al 161,37 %, attestato che il valore nazionale era del 140%.

Cella Carcere SianoSia per quanto riguarda la Casa Circondariale di Catanzaro che quella di Paola, veniva evidenziata la carenza di organico del personale di Polizia Penitenziaria ma anche degli Educatori, degli Psicologi, dei Medici e degli Infermieri. Per Catanzaro, inoltre, era stata sollevata la problematica della fatiscenza dell’edificio, della presenza all’interno ed all’esterno degli spazi detentivi, di topi e ratti, della insufficienza e della inadeguatezza delle docce che, invece, di essere in ogni camera detentiva, erano ancora in locali comuni posti all’interno del Reparto, dell’applicazione alle finestre delle celle di schermature metalliche a maglie strette che impedivano all’aria ed alla luce naturale di penetrare all’interno delle camere, della eccessiva umidità dei reparti e delle camere di detenzione per la infiltrazione di acqua piovana, della inoperosità del Magistrato di Sorveglianza competente ed altro ancora. Infine, veniva sollevata, la questione della chiusura del Centro Diagnostico Terapeutico nonostante lo stesso fosse stato già da tempo completato e consegnato all’Amministrazione Penitenziaria. Per Paola, invece, oltre al sovraffollamento particolarmente grave (a fronte di una capienza regolamentare di 161 posti, vi erano ristretti ben 300 detenuti), era stata denunciata la completa assenza di qualsivoglia attività trattamentale sia per gli imputati che per i condannati poiché la biblioteca con annessa sala lettura, il teatro, la palestra, le salette interne ai reparti per la socialità, erano chiuse e non funzionanti. Inoltre, veniva rappresentata al Governo, l’inadeguatezza degli spazi destinati alla ricreazione all’aperto perché angusti, privi di aria e chiusi tra più fabbricati adiacenti, l’impossibilità per i detenuti di poter lavorare poiché l’unica forma di lavoro presente all’interno dell’Istituto era quella alle dipendenze dell’Amministrazione Penitenziaria, la illegale attività di controllo in ore notturne delle celle da parte del personale di Polizia, censurata dal Magistrato di Sorveglianza di Cosenza, l’inadeguatezza delle sale destinate ai colloqui con i familiari dei detenuti per la presenza del muro divisorio in cemento armato, l’inadeguatezza delle salette destinate ai colloqui con gli avvocati per le pessime condizioni di manutenzione, la mancanza di celle per non fumatori, la mancata separazione degli imputati dai condannati ed altro.

I Parlamentari, segnalavano anche che le suddette Case Circondariali di Catanzaro e Paola, erano sprovviste di Regolamento interno che doveva essere approvato dal Ministro della Giustizia e tale fatto era stato già oggetto di reclami dai detenuti ai rispettivi Uffici di Sorveglianza, al Provveditorato Regionale ed al Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria. Nell’Interrogazione venne rappresentata anche la condizione, particolarmente disagiata, dei detenuti stranieri ed evidenziata una criticità nella effettiva funzione svolta dai Magistrati di Sorveglianza. Infine, si denunciava che in Calabria, non era ancora stata data esecuzione alle recenti direttive sulla “sorveglianza dinamica” emanate dal Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria in seguito alla nota Sentenza Torreggiani della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo di Strasburgo.

Casa Circondariale 1Per tutti questi motivi, l’Onorevole Ferraresi unitamente ad i suoi colleghi Deputati, nell’Interrogazione chiedeva se e quali informazioni disponesse il Governo in merito ai fatti rappresentati e se questi corrispondessero al vero. In particolare, veniva chiesto ai Ministri della Giustizia e della Salute, quali fossero i dati aggiornati del sovraffollamento degli istituti Penitenziari della Calabria, facendo riferimento alla capienza regolamentare di ciascun istituto ed alle singole posizioni giuridiche dei detenuti (in attesa di giudizio, appellanti, ricorrenti, definitivi); quanti erano i detenuti tossicodipendenti presenti all’interno degli istituti calabresi e quanti quelli affetti da gravi disturbi mentali o altre gravi patologie di fatto incompatibili con lo stato di detenzione intramuraria; se era noto quanti erano i detenuti che avevano usufruito della cosiddetta legge «Svuota Carceri», varata nel 2010, e successive modifiche ed integrazioni, sino all’epoca, e quante erano le istanze in tal senso giacenti presso gli uffici di sorveglianza competenti ed allo stato non ancora evase, ed a cosa era dovuto l’eventuale ritardo nel disbrigo degli atti; se era noto quanti erano i detenuti stranieri che avevano formulato agli uffici di sorveglianza competenti istanza di espulsione dal territorio dello Stato come misura alternativa alla detenzione e quanti di questi fossero stati effettivamente espulsi ed a quanti di loro fosse stata invece negata la richiesta e per quali motivi; qual era la cifra destinata ogni anno, negli ultimi 5 anni, alla manutenzione ordinaria e straordinaria delle strutture penitenziarie calabresi; quando sarebbe stato attivato il centro diagnostico terapeutico annesso alla casa circondariale di Catanzaro Siano e se lo stesso poteva essere effettivamente utilizzato senza l’incremento del personale di polizia Penitenziaria in forza all’istituto; per quale ragione recentemente si è deciso di installare nella suddetta casa circondariale le vietate schermature metalliche a maglie strette davanti alle sbarre delle finestre delle celle, impedendo in tal modo sia l’ingresso della luce che dell’aria naturale con evidenti danni per i detenuti; per quale motivo, nella casa circondariale di Paola, la biblioteca con annessa sala lettura, il teatro, la palestra, le salette interne ai reparti per la socialità, erano chiuse e non funzionanti; se il Governo non riteneva di dover disporre con urgenza, presso la casa circondariale di Paola, il completo rifacimento delle sale destinate ai colloqui, e se non riteneva di dover intervenire per assicurare la mediazione culturale per i detenuti stranieri; quali istituti penitenziari della Calabria avevano attivato, ed in che modo, per i detenuti appartenenti al circuito della media sicurezza, la «sorveglianza dinamica», in ossequio alle direttive impartite dal dipartimento dell’amministrazione penitenziaria ed alla luce della nota sentenza Torreggiani emessa dalla Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo contro l’Italia; se venivano effettuate le visite negli istituti penitenziari della Calabria da parte delle competenti autorità sanitarie locali e, in caso affermativo, a quando risalivano e cosa fosse emerso nelle loro relazioni in merito alle condizioni igienico-sanitarie e di sicurezza, con particolare riguardo alla casa circondariale di Catanzaro Siano e di Paola; con quale frequenza i magistrati di sorveglianza visitavano i locali dove si trovavano i detenuti e gli internati, in applicazione di quanto stabilito dall’articolo 75, comma 1, del decreto del Presidente della Repubblica n. 230 del 2000, e ciò riferito a ciascun istituto penitenziario della Calabria ed in particolare a quello di Catanzaro Siano e Paola; qual era l’organico ed il carico di lavoro degli uffici di sorveglianza di Catanzaro e Cosenza e quali erano le ragioni di quella che agli interroganti risulta essere una inadeguata e carente attività, in virtù dei compiti specifici che la legge penitenziaria attribuiva ai suddetti uffici giudiziari; se fossero giunte al Governo, ed in particolare ai Ministri interrogati, delle segnalazioni – sia da parte dei direttori delle carceri che dei Magistrati di Sorveglianza – in merito alle condizioni in cui versavano gli istituti di pena della Calabria palesemente non rispettose della legge ed alla cronica carenza del personale della polizia penitenziaria in servizio presso dette strutture; quanti detenuti, ristretti negli istituti di pena della Calabria, avevano presentato ricorso alla Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo per violazione dell’articolo 3 della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali, se i Ministri interrogati ritenevano o meno che negli istituti penitenziari della Calabria, ed in particolare nella casa circondariale di Catanzaro Siano e di Paola, vi fossero state, o vi erano in corso, violazioni nei confronti dei diritti legittimi dei cittadini detenuti in contrasto con quanto previsto dagli articoli 27 e 32 della Costituzione repubblicana e se non ritenevano doveroso ed opportuno disporre con urgenza delle mirate visite ispettive presso le case circondariali calabresi al fin di avere un quadro più chiaro possibile della situazione esistente, ed intervenire in maniera appropriata tenendo in considerazione quanto segnalato con l’atto ispettivo parlamentare.

Interrogazione Parlamentare a risposta in Commissione Giustizia ai Ministri della Giustizia e della Salute