Bernardini (Radicali): Soddisfatti dalla decisione della Cassazione. Ora intervenga il Ministro Orlando


Rita Bernardini“Un tempo, quando la Corte di Cassazione bocciava con cavilli indigeribili i referendum radicali, la chiamavamo “Cassazione di Giustizia”. Da un po’ di anni la musica è certamente cambiata e occorre dare atto che al “Palazzaccio” spesso si ripristina il diritto violato, in particolare, quando sono in gioco i diritti fondamentali della persona. La sentenza n. 46966 depositata dalla prima sezione penale ha dato infatti ragione ad un cittadino albanese che aveva subito cinque lunghi anni di detenzione in condizioni “inumane e degradanti” nel carcere di Foggia senza avere accesso ai risarcimenti (sconti di pena o indennizzi, peraltro ridicoli, in denaro) perché il Magistrato di Sorveglianza – a torto – aveva respinto la richiesta del detenuto in quanto, dopo 5 anni, era stato spostato in una cella più grande e più vivibile. Insomma, molti magistrati si sono letteralmente inventati la cosiddetta “attualità del pregiudizio” secondo la quale nel caso in cui siano rimosse le cause dei trattamenti disumani e degradanti, l’accesso ai risarcimenti per il passato avrebbe dovuto essere negato”.

Lo dice Rita Bernardini, ex Deputato e Segretario dei Radicali Italiani e membro dell’Assemblea dei legislatori del Partito Radicale. “Noi radicali – aggiunge – avevamo messo in guardia il Ministro della Giustizia Andrea Orlando su queste interpretazioni tanto fantasiose quanto ignobili dell’art. 35 ter dell’Ordinamento Penitenziario richiamando quanto stabilito dalla sentenza pilota “Torreggiani” della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, secondo la quale i rimedi risarcitori dovevano essere effettivi, rapidi ed efficaci. Lo abbiamo fatto con un’interrogazione parlamentare depositata dall’on. Roberto Giachetti e con una “memoria” presentata il 5 maggio scorso al Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa che è chiamato a vigilare sull’esecuzione delle sentenze di condanna”. Bernardini conclude: “Ora mi appello direttamente al Ministro della Giustizia Adrea Orlando affinché – con un intervento chiaro di interpretazione della norma – ponga fine a queste manfrine che discreditano in nostro paese in una materia delicatissima per una democrazia come quella del rispetto dei diritti umani fondamentali”.

Bernardini (Radicali): “Inutili i provvedimenti tampone, ci vogliono l’Amnistia e l’Indulto”


Rita Bernardini, Segretaria Nazionale RadicaliLa segretaria dei Radicali italiani boccia i decreti “svuota-carceri”. Rita Bernardini, segretaria dei Radicali italiani, è alle prese con la preparazione del XIII Congresso dello storico movimento fondato da Marco Pannella.

Dal 30 ottobre al 2 novembre i Radicali si ritroveranno a Chianciano, e affronteranno, come fanno da sempre, la drammatica situazione nelle carceri italiane. Il 2014, infatti, è stato un altro “anno nero” per i detenuti.

Bernardini, i decreti “svuota-carceri” e la sentenza della Consulta che ha cassato la legge Fini-Giovanardi, non hanno alleviato le sofferenze dei reclusi italiani?

“Assolutamente no. È vero che il numero dei detenuti è diminuito, ma le condizioni delle nostre carceri continuano ad essere infami. La giustizia italiana è alla débâcle definitiva e va riformata strutturalmente, passando attraverso un provvedimento di amnistia e indulto”.

Dunque quelli che sembravano progressi si sono rivelati inutili misure tampone?

“La situazione è drammatica. Intanto, con la nostra azione, abbiamo costretto il ministero della Giustizia a non barare sui numeri. Le spiego. I detenuti presenti nelle nostre carceri al 30 settembre 2014 sono 54.195, i posti regolamentari 49.347. In realtà, però, da questi ne vanno sottratti circa 6mila perché molte carceri hanno sezioni chiuse e inagibili. Dunque i posti effettivi sono 43mila. Sul sito del Ministero, infatti, ora si può leggere che il dato sulla capienza regolamentare “non tiene conto di eventuali situazioni transitorie che comportano scostamenti temporanei dal valore indicato”.

Numeri da brivido a cui se ne aggiungono altri allarmanti.

“È esatto. I condannati definitivi, ad esempio, sono 35.197, tutti gli altri sono in custodia cautelare. Ben 9.067 sono in attesa di primo giudizio e quasi il 30% sono tossicodipendenti. A ciò va aggiunto che solo il 20% dei reclusi lavora. Le strutture carcerarie, poi, sono pessime, così come disastrose sono le condizioni igieniche. Non ha funzionato nemmeno la “messa alla prova”, cioè la possibilità di destinare molti detenuti a pene alternative. Sono state accolte solo 18 domande su 3.237″.

Un quadro desolante.

“Nel 2014 ci sono stati 38 suicidi ma un totale di 115 morti. Decessi dovuti a cure carenti. Siamo sommersi di segnalazioni su detenuti che non vengono curati. E sa da cosa dipende? Dal fatto che la sanità penitenziaria non è più affidata al ministero della Giustizia, ma alle Asl, che ovviamente, quando devono tagliare, lo fanno sui carcerati, l’anello debole”.

Eppure l’Europa, a giugno, ci ha “graziati”.

“L’Europa ha solo rimandato il giudizio finale all’anno prossimo. Ma il dato clamoroso è che al Comitato dei ministri del Consiglio d’Europa, che vigila sull’esecuzione delle sentenze della Corte europea dei diritti dell’uomo, e parliamo della sentenza Torreggiani, l’Italia ha raccontato balle clamorose. Ci avevano chiesto di risarcire il detenuto che ha subìto, negli anni precedenti, trattamenti inumani e degradanti, ma abbiamo scoperto e denunciato, anche tramite un’interrogazione parlamentare del vicepresidente della Camera, Roberto Giacchetti, che la magistratura di Sorveglianza sta facendo una sorta di “sciopero bianco”.

Alcuni magistrati dicono che le domande sono inammissibili perché loro si devono occupare solo del “pregiudizio attuale” che subisce il recluso, altri affermano che è impossibile, senza la collaborazione del Dap, ricostruire le condizioni carcerarie passate del detenuto. Ciò comporta, ad esempio, che in Toscana, a fronte di 1200 domande, ne è stata accolta solo una”.

Ma almeno l’Italia ha detto la verità all’Ue sui 3 metri quadrati garantiti attualmente al detenuto?

“Nemmeno per sogno. Sa perché, sulla carta, sono spuntati fuori i 3 metri? Perché abbiamo calcolato anche lo spazio occupato dalla mobilia: armadietto, letto, sgabello. Non solo. Per ottenere il “numero magico”, centinaia di detenuti sono stati spostati in Sardegna, dove c’erano posti a disposizione. E così le famiglie si trovano a centinaia di chilometri di distanza con gravi ricadute psicologiche per i figli minori”.

Lei ha fatto lo sciopero della fame per Bernardo Provenzano.

“È chiaro che siamo di fronte a un caso difficile, perché parliamo di un boss mafioso, ma come si può lasciare un uomo incapace di intendere e volere, un vegetale, al 41bis?”. Perché i nostri governanti si guardano bene dall’approvare un provvedimento di amnistia e indulto? “Intervenendo al Congresso dell’Unione delle Camere penali, il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, nella sua ingenuità, o furbizia, lo ha candidamente ammesso: è troppo impopolare, ha detto, perderemmo voti”.

Luca Rocca

Il Tempo, 27 ottobre 2014

Magistrati che sbagliano e celle-loculi… in un anno quasi nulla è cambiato


Innocenti dietro le sbarre, rinchiusi per un errore dei giudici. I primi spesso orfani di risarcimento dopo l’ingiustizia subita. I secondi impuniti nella maggior parte dei casi, malgrado la vittoria di un referendum che chiedeva fossero considerati direttamente responsabili dei loro sbagli. E comunque tutti, vittime del sistema giudiziario e “sicuri” colpevoli, costretti a subire la stessa barbara sorte in carceri sovraffollate, in celle che assomigliano a loculi.

Era il quadro che abbiamo dipinto oltre un anno fa sulle colonne de “Il Tempo”. Sono trascorsi tredici mesi. Poco o nulla è cambiato. Il ddl sulla Giustizia che contiene una nuova normativa sulla responsabilità civile dei magistrati è fermo in Senato e può contare sulla strenua opposizione di Anm (l’associazione delle toghe) e Csm (il loro organo di autogoverno). E le patrie galere? Sono sempre strapiene, anche se un po’ meno.

Responsabilità civile

In realtà il ddl non prevede che sia diretta, ma solo che la rivalsa dello Stato sui magistrati che hanno sbagliato passi da un terzo alla metà. Inoltre stabilisce che venga eliminato il “filtro” in base al quale lo Stato deve affidare ai giudici l’ammissibilità della richiesta di rimborso per errore giudiziario o per ingiusta detenzione. Nel 2013 scrivemmo che, negli ultimi 22 anni, oltre 22 mila persone avevano avuto un rimborso per questo. Ma, considerando che le domande rigettate si aggiravano su due terzi del totale, si arrivava per difetto a circa 50 mila, 50 mila innocenti in galera, appunto. Il tutto per una spesa pubblica di circa 600 milioni di euro.

Facendo un paragone fra l’anno scorso e quello in corso, sembrerebbe che i giudici sbaglino meno. Se, infatti, nel 2013 i risarcimenti per le ingiuste detenzioni erano stati 1368 e per gli errori giudiziari 25, nei primi dieci mesi del 2014 siamo a 431 ingiuste detenzioni e a 9 errori (fonte il sito “Errorigiudiziari.com). La spesa è stata rispettivamente di 37 e di 16 milioni di euro. Ma la statistica inganna, come insegna Trilussa. E anche in questo caso la parola magica è “ammissibilità”: dal ministero dell’Economia spiegano che la spending review ha colpito anche in questo settore e che la Cassazione è oggi di manica molto più stretta nel valutare l’ammissibilità della domanda di risarcimento. Non ci sono meno errori, ci sono meno soldi per le vittime degli errori e più richieste gettate nel cestino.

Sovraffollamento

Il 28 maggio è scaduto l'”ultimatum” della Corte europea dei diritti dell’uomo, che ci ha condannato per le condizioni disumane delle prigioni. Noi siamo corsi ai ripari con provvedimenti come il decreto “svuota carceri”, il perfezionamento di accordi e procedure per l’espulsione degli stranieri in cella, il ripristino della vecchia legge sulla droga, le misure alternative. E siamo stati promossi. Per ora. Ma non del tutto a ragione. Al 31 luglio 2013 dietro le sbarre c’erano 64.873 persone su una capienza regolamentare di circa 47.459. Il 30 settembre i detenuti erano 54.195 su 49.347 posti. Ma i radicali, da sempre impegnati sul fronte carceri, spiegano che dalla capienza regolamentare bisogna sottrarre 6.000 unità a causa di sezioni chiuse, inagibili o inutilizzate. Quindi arriviamo a 43mila posti.

Insomma, se dodici mesi orsono, prima della verifica Ue, eravamo fuorilegge per 17.414 detenuti in più, adesso lo siamo “solo” per 4.848. Una bella consolazione. Ma non basta. Grazie alla possibilità che i carcerati hanno di uscire dalla cella oltre che per la classica ora d’aria e a causa dello scarso numero dei sorveglianti, sono aumentate le aggressioni agli agenti della penitenziaria: per il sindacato Sappe, del 70 per cento da quando c’è questa “vigilanza dinamica”. E sono aumentati i suicidi degli agenti, che sono già 10 contro gli 8 di tutto il 2013. Quelli dei detenuti sono scesi ma soprattutto per il calo della popolazione carceraria. E anche lo sfruttamento dei 2000 “braccialetti elettronici”, prima non impiegati, non ha risolto il problema, poiché per il Sappe ne occorrerebbero almeno il triplo.

L’interrogazione

Il vicepresidente della Camera Roberto Giachetti il 14 ottobre ha rivolto al Governo un’interrogazione con cui segnalava che “alcuni magistrati di sorveglianza” stanno “rigettando” le richieste di risarcimento dei detenuti ristretti in condizioni che violavano l’articolo 3 della Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell’uomo, quello utilizzata dalla Corte Ue per bacchettarci.

Anche in questo caso, il motivo è “una ritenuta inammissibilità dei reclami” per le detenzioni pregresse” o quelle che “si protraggono in diversi istituti”. Insomma, il detenuto deve sperare che la richiesta arrivi al magistrato prima del suo trasferimento in un’altra prigione e, nel secondo caso, dovrebbe adire al giudice civile”.

Cosa, quest’ultima, praticamente impossibile nelle sue condizioni. Giachetti, poi, fa notare che la Corte non faceva solo riferimento allo spazio a disposizione dei carcerati, ma anche alla “possibilità di usare i servizi igienici in modo riservato, l’aerazione disponibile, l’accesso alla luce naturale e all’aria, la qualità del riscaldamento e il rispetto delle esigenze sanitarie di base”. Un altro punto, infine, è se la superficie “vitale” (3 metri quadri) debba o meno comprendere gli arredi. E il Governo che ha risposto? Non ha risposto.

Maurizio Gallo

Il Tempo, 27 ottobre 2014

Detenuti Rebibbia : Per ottenere la “liberazione anticipata speciale ?”…. dipende dal Giudice


carcere rebibbiaCaro Manifesto, siamo i detenuti del carcere di Rebibbia nuovo complesso e studenti in Giurisprudenza del “Gruppo Universitario Libertà di Studiare” iscritti all’Università La Sapienza.

Scriviamo questa lettera sicuri di rappresentare sentimenti e aspettative di migliaia di detenuti di tutte le carceri italiane. Vogliamo innanzitutto ringraziare per l’attenzione che la vostra testata riserva alla popolazione detenuta volta a migliorare le condizioni di vita di noi reclusi, e però mentre voi vi impegnate, a noi detenuti non viene concesso neanche quello che la legge prevede e che allevierebbe la nostra pena.

La legge 10/2014 che ha convertito il decreto 146/2013 sta causando enormi disparità di trattamento e diseguaglianze disastrose. Ogni magistrato di sorveglianza sta dando una sua personale interpretazione all’interno dello stesso Tribunale. Del tema, come da allegata interrogazione al ministero di Giustizia da parte del vice presidente della Camera on. Roberto Giachetti, sono state interessate tutte le autorità competenti ma ad oggi, nessuna risposta concreta è stata attivata.

La questione consiste nel fatto se debbano essere concessi i giorni di liberazione speciale anche a quei detenuti inclusi nell’art. 4 bis dell’Ordinamento penitenziario – il 75% della popolazione reclusa – che la legge 10/2014 ha escluso ma che il decreto 146/2013 comprendeva, detenuti che però avevano fatto richiesta per avere concessi i giorni al magistrato di sorveglianza durante la vigenza del decreto. Moltissimi autorevoli costituzionalisti sostengono che gli effetti di chi ha fatto la richiesta mentre il decreto era in vigore sono fatti salvi, e che la legge si applica dal momento in cui è approvata.

Alcuni magistrati danno questa interpretazione in ossequio alla legge n. 400/1988 (art, 15) per cui hanno concesso i giorni di liberazione speciale integrativa (30 in più per ogni semestre) a tutti quelli che ne avevano fatto domanda prima della pubblicazione della legge di conversione n. 10 del 21 febbraio 2014. Altri magistrati invece sostengono che la legge travolge gli effetti del Dl anche se richiesti prima e così non danno i giorni.

Anche questi però in vigenza di decreto li avevano dati, senza tra l’altro rispettare l’ordine di presentazione di domanda ma valutando l’urgenza, cioè il fatto che i giorni assegnati portavano a fine pena i detenuti, ammettendo così che in vigenza di decreto lo stesso andava applicato, ma non per tutti e non in ordine cronologico. Se alcuni magistrati di Sorveglianza non fossero stati “lenti” entro 60 giorni avrebbero avuto la possibilità di espletare per intero il loro lavoro, cosa che alcuni magistrati, più solerti, hanno fatto.

Nella stessa cella detenuti con reati gravi, omicidio, reati di mafia, hanno avuto gli arretrati dei giorni di liberazione anticipata speciale, perché hanno avuto la “fortuna” di avere come magistrati di sorveglianza quelli che interpretano che gli effetti sono fatti salvi, e invece detenuti per rapina aggravata per l’utilizzo di “spray al peperoncino” si sono visti negare i giorni perché la sorte gli ha dato magistrati di sorveglianza che interpretano che gli effetti sono travolti dalla legge.

I detenuti del 4 bis, come detto prima, sono il 75% della popolazione carceraria italiana quindi il provvedimento di legge che ha suscitato così tanto clamore è quasi del tutto inutile oltre che anticostituzionale.

È veramente incredibile come in questo caso si possa affidare la protezione di un diritto fondamentale qual è la libertà, garantita con riserva di legge costituzionale, al libero arbitrio o alla libera valutazione o alla personale sensibilità del singolo magistrato di sorveglianza, senza che possa esserci una univoca giusta valutazione come principio di uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge vorrebbe.

Voi potete aiutarci, intervenire, accendendo i riflettori sul tema, perché a tutti i detenuti possa essere concesso il beneficio della liberazione anticipata speciale come è opinione dei costituzionalisti, che lo hanno ribadito in occasione di un recente convegno dell’Associazione Italiana dei costituzionalisti tenutosi presso il Teatro interno al Carcere di Rebibbia, noi detenuti siamo impotenti!

Oltre 20.000 detenuti potrebbero avere concesso il beneficio che sarebbe per i reclusi di lungo corso al massimo di 180 giorni, che sono tantissimi perché rubati all’amore della famiglia e alla vita, senza contare che sarebbero tanti giorni in meno da risarcire ai detenuti, così come ha sentenziato la Corte dei diritti dell’uomo di Strasburgo di cui al provvedimento risarcitorio interno in questi giorni in ratifica alle Camere.

Siamo sicuri che la vostra sensibilità verso i più deboli anche questa volta troverà la giusta attenzione e nel ringraziarvi inviamo distinti saluti. Con stima e fiducia.

Il Manifesto, 20 agosto 2014