La segretaria dei Radicali italiani boccia i decreti “svuota-carceri”. Rita Bernardini, segretaria dei Radicali italiani, è alle prese con la preparazione del XIII Congresso dello storico movimento fondato da Marco Pannella.
Dal 30 ottobre al 2 novembre i Radicali si ritroveranno a Chianciano, e affronteranno, come fanno da sempre, la drammatica situazione nelle carceri italiane. Il 2014, infatti, è stato un altro “anno nero” per i detenuti.
Bernardini, i decreti “svuota-carceri” e la sentenza della Consulta che ha cassato la legge Fini-Giovanardi, non hanno alleviato le sofferenze dei reclusi italiani?
“Assolutamente no. È vero che il numero dei detenuti è diminuito, ma le condizioni delle nostre carceri continuano ad essere infami. La giustizia italiana è alla débâcle definitiva e va riformata strutturalmente, passando attraverso un provvedimento di amnistia e indulto”.
Dunque quelli che sembravano progressi si sono rivelati inutili misure tampone?
“La situazione è drammatica. Intanto, con la nostra azione, abbiamo costretto il ministero della Giustizia a non barare sui numeri. Le spiego. I detenuti presenti nelle nostre carceri al 30 settembre 2014 sono 54.195, i posti regolamentari 49.347. In realtà, però, da questi ne vanno sottratti circa 6mila perché molte carceri hanno sezioni chiuse e inagibili. Dunque i posti effettivi sono 43mila. Sul sito del Ministero, infatti, ora si può leggere che il dato sulla capienza regolamentare “non tiene conto di eventuali situazioni transitorie che comportano scostamenti temporanei dal valore indicato”.
Numeri da brivido a cui se ne aggiungono altri allarmanti.
“È esatto. I condannati definitivi, ad esempio, sono 35.197, tutti gli altri sono in custodia cautelare. Ben 9.067 sono in attesa di primo giudizio e quasi il 30% sono tossicodipendenti. A ciò va aggiunto che solo il 20% dei reclusi lavora. Le strutture carcerarie, poi, sono pessime, così come disastrose sono le condizioni igieniche. Non ha funzionato nemmeno la “messa alla prova”, cioè la possibilità di destinare molti detenuti a pene alternative. Sono state accolte solo 18 domande su 3.237″.
Un quadro desolante.
“Nel 2014 ci sono stati 38 suicidi ma un totale di 115 morti. Decessi dovuti a cure carenti. Siamo sommersi di segnalazioni su detenuti che non vengono curati. E sa da cosa dipende? Dal fatto che la sanità penitenziaria non è più affidata al ministero della Giustizia, ma alle Asl, che ovviamente, quando devono tagliare, lo fanno sui carcerati, l’anello debole”.
Eppure l’Europa, a giugno, ci ha “graziati”.
“L’Europa ha solo rimandato il giudizio finale all’anno prossimo. Ma il dato clamoroso è che al Comitato dei ministri del Consiglio d’Europa, che vigila sull’esecuzione delle sentenze della Corte europea dei diritti dell’uomo, e parliamo della sentenza Torreggiani, l’Italia ha raccontato balle clamorose. Ci avevano chiesto di risarcire il detenuto che ha subìto, negli anni precedenti, trattamenti inumani e degradanti, ma abbiamo scoperto e denunciato, anche tramite un’interrogazione parlamentare del vicepresidente della Camera, Roberto Giacchetti, che la magistratura di Sorveglianza sta facendo una sorta di “sciopero bianco”.
Alcuni magistrati dicono che le domande sono inammissibili perché loro si devono occupare solo del “pregiudizio attuale” che subisce il recluso, altri affermano che è impossibile, senza la collaborazione del Dap, ricostruire le condizioni carcerarie passate del detenuto. Ciò comporta, ad esempio, che in Toscana, a fronte di 1200 domande, ne è stata accolta solo una”.
Ma almeno l’Italia ha detto la verità all’Ue sui 3 metri quadrati garantiti attualmente al detenuto?
“Nemmeno per sogno. Sa perché, sulla carta, sono spuntati fuori i 3 metri? Perché abbiamo calcolato anche lo spazio occupato dalla mobilia: armadietto, letto, sgabello. Non solo. Per ottenere il “numero magico”, centinaia di detenuti sono stati spostati in Sardegna, dove c’erano posti a disposizione. E così le famiglie si trovano a centinaia di chilometri di distanza con gravi ricadute psicologiche per i figli minori”.
Lei ha fatto lo sciopero della fame per Bernardo Provenzano.
“È chiaro che siamo di fronte a un caso difficile, perché parliamo di un boss mafioso, ma come si può lasciare un uomo incapace di intendere e volere, un vegetale, al 41bis?”. Perché i nostri governanti si guardano bene dall’approvare un provvedimento di amnistia e indulto? “Intervenendo al Congresso dell’Unione delle Camere penali, il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, nella sua ingenuità, o furbizia, lo ha candidamente ammesso: è troppo impopolare, ha detto, perderemmo voti”.
Luca Rocca
Il Tempo, 27 ottobre 2014
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