Diciotti, “Salvare le vite in mare è un obbligo dello Stato”. Per il Tribunale dei Ministri, Salvini deve essere processato


Salvini deve essere processato. E’ la decisione del Tribunale dei Ministri di Catania in ordine al caso Diciotti, per il quale la Procura Distrettuale della Repubblica di Catania, lo scorso 29 ottobre 2018 (e, poi, successivamente, il 26 novembre 2018), aveva avanzato richiesta di archiviazione del Procedimento Penale pendente contro il Senatore Matteo Salvini, Ministro dell’Interno, per il delitto di sequestro di persona aggravato in danno dei 177 migranti a bordo della Nave Militare Italiana “Umberto Diciotti”, per infondatezza della notizia di reato.

Secondo il Procuratore della Repubblica di Catania Carmelo Zuccaro, il ritardo nello sbarco dei migranti a bordo della Diciotti fu “giustificato dalla scelta politica, non sindacabile dal giudice penale per la separazione dei poteri, di chiedere in sede Europea la distribuzione dei migranti in un caso in cui, secondo la convenzione Sar internazionale, sarebbe spettato a Malta indicare il porto sicuro”.

Una tesi che però non ha convinto il Collegio per i reati ministeriali presso il Tribunale di Catania composto dai Giudici Nicola La Mantia, Sandra Levanti e Paolo Corda che, con relazione deliberata il 7 dicembre 2018 e depositata il 22 gennaio 2019, ha restituito gli atti alla Procura della Repubblica, per l’avvio della procedura prevista dall’Art. 9 della Legge Costituzionale n. 1 del 1989, ai fini del rilascio dell’autorizzazione a procedere contro il Senatore della Repubblica Matteo Salvini, in ordine al reato previsto e punito dall’Art. 605 c. 1 e 2 n. 2 e 3 del Codice Penale “per avere nella sua qualità di Ministro dell’Interno, abusando dei suoi poteri, privato della libertà personale 177 migranti di varie nazionalità giunti al Porto di Catania a bordo dell’unità navale di soccorso “U. Diciotti” della Guardia Costiera Italiana alle ore 23,49 del 20 agosto 2018. In particolare, il Sen. Matteo Salvini, nella sua qualità di Ministro, violando le Convenzioni internazionali in materia di soccorso in mare e le correlate norme di attuazione nazionali (Convenzione SAR, Risoluzione MSC 167-78, Direttiva SOP 009/15), non consentendo senza giustificato motivo al competente Dipartimento per le Libertà Civili e per l’Immigrazione – costituente articolazione del Ministero dell’Interno – di esitare tempestivamente la richiesta di POS (place of safety) presentata formalmente da IMRCC (Italian Maritime Rescue Coordination Center) alle ore 22,30 del 17 agosto 2018, bloccava la procedura di sbarco dei migranti, così determinando consapevolmente l’illegittima privazione della libertà personale di questi ultimi, costretti a rimanere in condizioni psico-fisiche critiche a bordo della nave “U. Diciotti” ormeggiata nel Porto di Catania dalle ore 23,49 del 20 agosto e fino alla tarda serata del 25 agosto, momento in cui veniva autorizzato lo sbarco. Fatto aggravato dall’essere stato commesso da un Pubblico Ufficiale e con abuso dei poteri inerenti alle funzioni esercitate, nonchè per essere stato commesso anche in danno di soggetti minori di età. Fatto commesso in Catania, dal 20 al 25 agosto 2018″. 

Per il Tribunale dei Ministri di Catania, presieduto dal Giudice La Mantia, “l’obbligo di salvare la vita in mare costituisce un preciso dovere degli Stati e prevale su tutte le norme e gli accordi bilaterali finalizzati al contrasto dell’immigrazione irregolare. Le Convenzioni internazionali in materia, cui l’Italia ha aderito, costituiscono un limite alla potestà legislativa dello Stato e, in base agli Artt. 10, 11 e 117 della Costituzione, non possono costituire oggetto di deroga da parte di valutazioni discrezionali dell’Autorità politica (“pacta sunt servanda”), assumendo un rango gerarchico superiore rispetto alla disciplina interna (l’Art. 117 Cost. prevede che la potestà legislativa è esercitata nel rispetto, tra l’altro, dei vincoli derivanti dagli obblighi internazionali.).

Il Presidente del Senato della Repubblica Maria Elisabetta Alberti Casellati, ricevuti gli atti, provvederà a trasmetterli alla Giunta per le autorizzazioni a procedere che poi dovrà relazionare all’Assemblea, la quale entro due mesi potrà negare l’autorizzazione a procedere – nel caso in cui, a maggioranza assoluta, ritenga insindacabilmente che il Ministro dell’Interno indagato abbia agito «per la tutela di un interesse dello Stato costituzionalmente rilevante» – o concederla.

I Radicali Italiani con il Segretario Nazionale On. Riccardo Magi, Deputato di + Europa con Emma Bonino, avevano ispezionato la Nave Militare Diciotti ed all’esito, il 23 agosto 2018, presentato un dettagliato esposto denuncia alla Procura della Repubblica di Catania, chiedendo di procedere a termini di Legge contro tutti i responsabili per l’indebito trattenimento dei migranti. Anche una delegazione del Garante Nazionale dei Diritti delle persone detenute o private della libertà personale si recò nel Porto di Catania sulla Nave Militare Diciotti e, successivamente, inviò due circostanziate informative alla Procura della Repubblica di Catania ed a quella di Agrigento.

Domanda di autorizzazione a procedere contro il Sen. Matteo Salvini (clicca per leggere)

Caso Aldrovandi, applausi per gli Agenti condannati al congresso Sap


Federico AldrovandiCirca cinque minuti di applausi e delegati in piedi alla sessione pomeridiana del Congresso nazionale del Sap, il sindacato autonomo di polizia, per tre dei quattro agenti condannati in via definitiva per la morte del 18enne Federico Aldrovandi durante un controllo il 25 settembre del 2005 a Ferrara: Paolo Forlani, Luca Pollastri e Enzo Pontani.

Il Sap è stato sempre in prima linea per difendere le divise contro cui secondo il presidente Gianni Tonello ritiene ci sia stato un accanimento. Lo scorso 15 febbraio a Ferrara in piazza erano scesi i genitori di Federico, i parenti di altre vittime delle forze dell’ordine e tanti cittadini per chiedere che gli agenti condannati non indossino più la divisa.

I tre agenti presenti al congresso del Sap, sono stati condannati dalla Corte di Cassazione il 21 giugno del 2012 per eccesso colposo in omicidio colposo a tre anni e sei mesi, tre anni dei quali coperti dall’indulto. I supremi giudici motivarono la condanna sottolineando che i poliziotti furono “sproporzionatamente violenti”. Oltre ai tre poliziotti presenti al congresso riminese, nel caso Aldrovandi era coinvolta anche un’altra poliziotta, Monica Segatto. Da gennaio dopo aver trascorso sei mesi in carcere due agenti erano tornati in servizio.

“È terrificante, mi si rivolta lo stomaco” commenta Patrizia Moretti. “Cosa significa? Che si sostiene chi uccide un ragazzo in strada? Chi ammazza i nostri figli? È estremamente pericoloso”.

Nicola FratoianniIl primo commento politico arriva dal coordinatore nazionale di Sinistra ecologia libertà Nicola Fratoianni: ”Gli applausi agli assassini di Federico Aldrovandi sono agghiaccianti e inaccettabili. Chi applaude quegli agenti applaude ad un crimine vergognoso e non è certo degno di vestire una divisa. Non si può accettare che chi è chiamato a garantire la sicurezza dei cittadini possa compiere gesti terribili come quello di oggi”.

di  | 29 aprile 2014