Reggio Calabria, ennesimo detenuto morto suicida. Ed il Consiglio Regionale continua a non eleggere il Garante


Nelle Carceri calabresi, si continua a morire. Ed il Consiglio Regionale della Calabria (che si riunirà il 1 agosto) continua a non eleggere il Garante Regionale dei Diritti delle persone detenute o private della libertà personale, nonostante espressamente diffidato ad adempiere ! Oggi l’ennesimo decesso di un detenuto, in custodia cautelare, presso la Casa Circondariale “Arghillà” di Reggio Calabria. L’uomo, Golomaschi Antonio Petru, cittadino rumeno, senza fissa dimora, incensurato, da tempo presente a Reggio Calabria, arrestato il 16 luglio scorso dalla Polizia di Stato per un presunto sequestro di minore, si è impiccato nella sua cella.

Nonostante l’Avv. Valentino Mazzeo del Foro di Reggio Calabria, suo difensore d’ufficio, abbia chiesto al Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Reggio Calabria Dott. Domenico Armoleo, di disporre una perizia psichiatrica e nelle more il ricovero del suo assistito detenuto in una struttura sanitaria esterna, poiché probabilmente affetto da gravi disturbi psichiatrici come emerso già all’atto dell’arresto, il Giudice ha respinto l’istanza, confermando la custodia in carcere.

Si tratta della solita tragedia annunciata, afferma Emilio Enzo Quintieri, già Consigliere Nazionale dei Radicali Italiani e candidato Garante Regionale dei Diritti dei Detenuti della Calabria. Mi domando per quale motivo il Gip di Reggio Calabria non abbia accolto la richiesta del difensore disponendo una consulenza psichiatrica ed il ricovero in una struttura sanitaria per questo poveraccio, anziché tenerlo nel sovraffollato Carcere di Arghillà (360 detenuti presenti a fronte di una capienza di 302 posti), Istituto in cui peraltro risulta carente, oltre al personale di Polizia Penitenziaria (113 unità a fronte delle 160 previste dalla pianta organica) e della professionalità giuridico pedagogica (4 funzionari a fronte dei 7 previsti), l’assistenza sanitaria ed in modo particolare quella specialistica di tipo psichiatrico (6 ore settimanali con circa 100 detenuti con problemi psichiatrici di cui circa 30 ad alto rischio suicidario) nonché quella psicologica (8 ore settimanali). Ad oggi, sono 77 i detenuti morti negli Istituti Penitenziari d’Italia, 28 dei quali per suicidio. Ed in Calabria, in questi pochi mesi del 2019, sono morti 4 detenuti, 2 dei quali si sono tolti la vita. Segnalerò l’ennesimo vergognoso decesso, conclude l’ex Consigliere Nazionale dei Radicali Italiani, al Garante Nazionale dei Diritti dei Detenuti ed al Garante Comunale di Reggio Calabria e solleciterò la presentazione di una Interrogazione Parlamentare a risposta scritta ai Ministri della Giustizia e della Salute per conoscere la dinamica e le cause della morte del detenuto e se durante la sua permanenza in Istituto abbia avuto tutta la sorveglianza e l’assistenza sanitaria di cui aveva bisogno, in forma adeguata ed efficiente.

Visita dei Radicali al Carcere di Cosenza. Lunedì perquisizione generale, intervenuti 100 Agenti Penitenziari


Lunedì scorso, la Casa Circondariale di Cosenza, è stata interessata da una perquisizione generale per motivi di ordine e sicurezza disposta dall’Amministrazione Penitenziaria. L’operazione, che ha avuto esito negativo in quanto nulla di illegale è stato rinvenuto, è stata eseguita da 100 agenti del Corpo di Polizia Penitenziaria, diversi da quelli in servizio al Reparto di Cosenza, attualmente guidato dall’Ispettore Capo Pasquale Picarelli. Lo sostiene Emilio Enzo Quintieri, esponente dei Radicali Italiani, che nella mattinata odierna, insieme a Valentina Anna Moretti e una delegazione di Studenti di Giurisprudenza dell’Università della Calabria accompagnati dal Prof. Mario Caterini, Docente di Diritto Penale, ha fatto visita al Carcere di Cosenza diretto dal Dirigente Filiberto Benevento, autorizzato dal Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria del Ministero della Giustizia.

Tutto si è svolto regolarmente, non è stata rinvenuta sostanza stupefacente, telefoni cellulare, coltelli artigianali o altri oggetti o generi non consentiti. Gli esiti, che ribadisco essere stati negativi, confermano la buona gestione dell’Istituto da parte del Direttore, del Comandante di Reparto e di tutto il personale di Polizia Penitenziaria in servizio a Cosenza. Contrariamente a quanto trapelato, il personale che ha proceduto alla perquisizione generale, appartiene esclusivamente al Corpo di Polizia Penitenziaria. Chiaramente non c’è nulla di “eccezionale”, prosegue il radicale Quintieri, poiché tali perquisizioni vengono esperite in tantissimi altri Istituti d’Italia, quando vi è il ragionevole sospetto, che nell’Istituto ed in particolare modo nelle sezioni detentive o negli altri spazi destinati alla “vita in comune” possano essere state introdotte armi, anche di tipo rudimentale, oggetti atti ad offendere o pericolosi, sostanze vietate oppure altri generi il cui uso sia vietato dalla Legge Penitenziaria e dal Regolamento Interno. Nel caso di Cosenza i “sospetti”, frequenti nella vita penitenziaria, si sono rivelati privi di fondamento.

Probabilmente le concrete modalità di esecuzione della perquisizione generale, nelle camere di pernottamento, non sono state del tutto rispettose della personalità e dei beni dei detenuti, per come ci è stato riferito dagli interessati che hanno lamentato di aver trovato le loro camere completamente a soqquadro ed i loro effetti personali gettati a terra. A tanti detenuti, inoltre, sono stati levati gli orologi, le scarpe o altri oggetti, ritenuti di tipo non consentito, che hanno acquistato tramite il Sopravvitto a Cosenza od in altri Istituti Penitenziari in cui erano precedentemente ristretti. In alcuni casi si è già provveduto alla restituzione di quanto sottratto e tutt’ora sono in corso ulteriori verifiche, da parte del personale di Polizia Penitenziaria addetto al “Casellario”, su tutto il materiale requisito per valutare la possibilità di restituirlo ai legittimi proprietari o di trattenerlo nel magazzino detenuti qualora sia effettivamente non consentito. Non ho dubbi, conclude il capo della delegazione radicale Emilio Enzo Quintieri, che la maggior parte del personale abbia operato con la massima professionalità ma non escludo che ci sia stato qualche Agente Penitenziario che abbia “esagerato” o che non abbia praticato la perquisizione nei termini previsti.

Attualmente nella Casa Circondariale di Cosenza, a fronte di una capienza regolamentare di 218 posti, vi sono ristretti 264 detenuti, 44 dei quali stranieri, appartenenti ai Circuiti dell’Alta Sicurezza e della Media Sicurezza. E’ in corso di risoluzione la problematica afferente il servizio di assistenza psichiatrica intramurario, denunciata dai Radicali Italiani nel corso della precedente visita e recentemente approdata in Parlamento con delle Interrogazioni ai Ministri della Giustizia e della Salute.

Cosenza, 8 Parlamentari interrogano il Governo Gentiloni. L’Asp non garantisce le cure ai detenuti


La Casa Circondariale di Cosenza “Sergio Cosmai” finisce in Parlamento per colpa della condotta omissiva tenuta dai vertici dell’Azienda Sanitaria Provinciale di Cosenza. Era stata una visita dei Radicali Italiani, guidati da Emilio Enzo Quintieri, a riscontrare la grave situazione esistente nell’Istituto Penitenziario, all’esito di una visita effettuata all’interno dello stesso, autorizzata dal Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria del Ministero della Giustizia.

Nei giorni scorsi, il Governo Gentiloni, è stato ufficialmente investito della questione, grazie a delle Interrogazioni a risposta scritta presentate alla Camera dei Deputati ed al Senato della Repubblica da parte degli Onorevoli Serenella Fucksia, Ivana Simeoni, Laura Bignami (Senatori del Gruppo Misto) e Peppe De Cristofaro (Senatore del Gruppo di Sinistra Italiana), Michela Rostan, Carlo Galli, Giovanna Martelli e Davide Zoggia (Deputati del Gruppo Articolo 1, Movimento Democratico e Progressista). Gli atti di sindacato ispettivo sono stati presentati, a Palazzo Madama il 19 aprile durante la 808 seduta (Interrogazione n. 4/07380 a prima firma della Senatrice Fucskia) ed il 20 aprile durante la 811 seduta (Interrogazione n. 4/07403 a prima firma del Senatore De Cristofaro) ed a Palazzo Montecitorio il 20 aprile durante la 782 seduta (Interrogazione n. 4/16369 a prima firma della Deputata Michela Rostan). Tutte le Interrogazioni sono state rivolte ai Ministri della Giustizia e della Salute On. Andrea Orlando e On. Beatrice Lorenzin.

Gli otto Parlamentari, dopo aver illustrato che nella Casa Circondariale di Cosenza, a fronte di una capienza regolamentare di 218 posti, sono ristretti 272 detenuti, 50 dei quali stranieri e 57 con patologie psichiatriche, hanno pesantemente stigmatizzato l’operato dell’Azienda Sanitaria Provinciale di Cosenza, per l’inadeguato servizio di assistenza sanitaria specialistica di tipo psichiatrico organizzato nell’Istituto e per la condotta omissiva mantenuta nonostante le reiterate sollecitazioni, tutte rimaste inevase, avanzate dal Direttore dell’Istituto Filiberto Benevento, dal Dirigente del Servizio Sanitario Penitenziario Francesco Strazzulli, dal Provveditore Regionale Reggente dell’Amministrazione Penitenziaria della Calabria Rosario Tortorella, dal Magistrato di Sorveglianza di Cosenza Paola Lucente, dal Segretario Provinciale del Sindacato Unitario dei Medici Ambulatoriali Italiani Francesco Lanzone e dal Responsabile Provinciale dell’ex Medicina Penitenziaria del medesimo Sindacato Francesco De Marco. Ed infatti a causa della cattiva organizzazione del servizio di psichiatria intramurario che ultimamente prevede solo 6 ore alla settimana, affidate anche a 5 specialisti diversi, vi è stato un crollo verticale di qualsiasi forma di prevenzione, l’inattuabilità di una effettiva presa in carico dei pazienti, la mancanza di continuità terapeutica, il mancato funzionamento dello staff multidisciplinare, nel cui ambito lo psichiatra è elemento decisivo, ed il potenziale innalzamento del livello di rischio suicidario e auto/etero aggressivo. Inoltre, tale problematica, oltre a comportare un aggravio dello stato di sofferenza dei detenuti bisognosi di cure, ha acuito maggiormente le loro problematiche tanto da creare uno stato di tensione che ha reso critico il mantenimento dell’ordine e della sicurezza intramuraria. Per questo motivo, il Comandante del Reparto di Polizia Penitenziaria, il Commissario Davide Pietro Romano, aveva finanche proposto lo sfollamento dell’Istituto per i detenuti con problematiche psichiatriche perché non erano gestibili appunto per carenza di psichiatra.

La riduzione del servizio di psichiatria da 30 a 6 ore settimanali e la mancata nomina in pianta stabile di uno o al massimo due specialisti, ha provocato, nei casi più gravi, il ricorso alle strutture sanitarie esterne con tempi di attesa non compatibili con le necessità del disagio psichico nella detenzione, comportando anche gravi ripercussioni per la sicurezza dovute alle traduzioni che devono essere effettuate per l’accompagnamento dei detenuti con enorme dispendio di risorse umane e finanziarie. La Direzione Generale dell’Asp di Cosenza, in numerose occasioni e sistematicamente, è stata invitata a riassegnare all’Istituto 30 ore settimanali per la branca di psichiatria ed a nominare uno o al massimo due professionisti in modo da garantire la gestione dei casi nel rispetto delle esigenze di continuità dell’assistenza sanitaria, attesa la rilevanza che la cura della salute mentale assume negli Istituti Penitenziari, in relazione alla necessità di ridurre il rischio di suicidio e prevenire gesti auto ed etero aggressivi da parte dei detenuti con problematiche psichiatriche. Ma, nonostante gli impegni, anche formalmente assunti, non ha mai provveduto a risolvere la situazione assicurando sia l’integrazione delle ore di psichiatria e sia la nomina degli specialisti, come richiesto.

Pertanto, i Senatori Fucskia, Simeoni, Bignami e De Cristofaro hanno chiesto ai Ministri della Giustizia e della Salute di sapere se siano a conoscenza dei fatti descritti e se questi corrispondano al vero, come ed entro quali tempi intendano adoperarsi, affinché alla popolazione ristretta nella Casa Circondariale di Cosenza venga finalmente reso effettivo il godimento del diritto fondamentale alla tutela della salute, al pari dei cittadini in stato di libertà, come previsto dalla normativa vigente in materia, anche al fine di eliminare tutte quelle situazioni di disagio che determinano gli “eventi critici” e se non ritengano doveroso verificare, con urgenza, anche attraverso un’ispezione ministeriale, le reali condizioni di salute delle persone detenute nella Casa Circondariale di Cosenza e se siano riscontrabili delle omissioni nella condotta tenuta dai dirigenti dell’Azienda Sanitaria Provinciale, ed eventualmente procedere nei confronti dei responsabili per quanto di competenza. Richieste, più o meno, simili quelle avanzate dai Deputati Rostan, Carlo Galli, Martelli e Zoggia che hanno chiesto al Ministro della Giustizia Orlando ed al Ministro della Salute Lorenzin, di conoscere di quali notizie dispongano in ordine ai fatti riferiti, quali iniziative intendano intraprendere affinché ai detenuti venga assicurato il godimento al diritto alla tutela della salute, al pari dei cittadini liberi, come prevede il Decreto Legislativo n. 230/1999 di riordino della Medicina Penitenziaria ed infine, se non ritengano doveroso verificare eventuali omissioni nella condotta tenuta dall’Azienda Sanitaria Provinciale di Cosenza e, in caso affermativo, se non ritengano opportuno procedere nei confronti dei responsabili. La risposta agli otto membri del Parlamento, previa istruttoria da parte delle competenti articolazioni dei Dicasteri della Giustizia e dalla Salute, sarà fornita dal Ministro della Giustizia Andrea Orlando.

Interrogazione 4-07380 – Senato della Repubblica (clicca per leggere)

Interrogazione 4-16369 – Camera dei Deputati (clicca per leggere)

Interrogazione 4-07403 – Senato della Repubblica (clicca per leggere)

Cosenza, 57 detenuti psichiatrici senza cure ed assistenza. Radicali denunciano l’Asp


Nelle scorse settimane, una Delegazione dei Radicali Italiani integrata da Dirigenti ed Istruttori Sportivi, autorizzata dal Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria del Ministero della Giustizia, ha fatto visita alla Casa Circondariale di Cosenza “Sergio Cosmai”. La Delegazione, guidata da Emilio Enzo Quintieri, già membro del Comitato Nazionale, era composta da Valentina Moretti, Roberto Blasi Nevone, Adamo Guerrini e Francesca Stancati, questi ultimi due, rispettivamente, Presidente Provinciale dell’Acsi di Cosenza e Delegato Provinciale del Coni di Cosenza. A ricevere la Delegazione c’era il Direttore Filiberto Benevento, la Responsabile dell’Area Giuridico Pedagogica Bruna Scarcello ed il Comandante di Reparto Facente Funzioni della Polizia Penitenziaria, Ispettore Capo Pasquale Picarelli. Nell’Istituto di Cosenza, al momento della visita, a fronte di una capienza di 218 posti disponibili, erano presenti 272 detenuti, 50 dei quali di nazionalità straniera, aventi le seguenti posizioni giuridiche: 63 giudicabili, 51 appellanti, 18 ricorrenti e 140 definitivi di cui 2 ergastolani. Durante la visita è stato accertato che tra i 272 detenuti, vi sono 14 tossicodipendenti di cui 2 in terapia metadonica, 1 con disabilità motoria e 57 con patologie psichiatriche nonché 3 semiliberi dipendenti da datori di lavoro esterno e 2 lavoratori ex Art. 21 O.P.

Qualche giorno fa, gli esiti della visita, sono stati comunicati, al Capo dell’Amministrazione Penitenziaria Santi Consolo, al Provveditore Regionale della Calabria Cinzia Calandrino, al Magistrato di Sorveglianza di Cosenza Paola Lucente ed all’Ufficio del Garante Nazionale dei Diritti dei Detenuti presso il Ministero della Giustizia. La Delegazione, nella relazione, si è particolarmente soffermata sulla gravissima situazione riscontrata in ordine alla tutela della salute delle persone detenute con patologie psichiatriche, ristrette nell’Istituto.

Sulla questione, i Radicali Italiani, hanno effettuato puntigliosi accertamenti dai quali è emersa l’assoluta veridicità e fondatezza delle rimostranze dei detenuti. Lo stesso Direttore Benevento, non ha potuto far altro che confermare l’esistenza del problema, precisando di aver fatto tutto quel che era nelle sue possibilità, segnalando la situazione venutasi a creare agli Uffici Superiori ed alle altre Autorità competenti ivi compresa la Procura della Repubblica di Cosenza per quanto di competenza. Riferiva, altresì, di aver ripetutamente sollecitato, negli ultimi mesi, i vertici dell’Asp di Cosenza affinché nell’Istituto fosse garantita alla popolazione ristretta l’assistenza psichiatrica. Ma tutte le richieste e le sollecitazioni effettuate sono rimaste tutte inesitate. Anche quelle del Provveditorato Regionale della Calabria e dall’Ufficio di Sorveglianza di Cosenza.

Mi domando come sia possibile, dice l’esponente radicale Quintieri, che l’Asp di Cosenza abbia ridotto il monte ore per il servizio intramurario di psichiatria da 30 ore settimanali prima a 12 e poi a 6 ore alla settimana, nella Casa Circondariale di Cosenza, l’Istituto più grande della Provincia di Cosenza, ove sono presenti mediamente circa 300 detenuti, 60 dei quali affetti da patologie psichiatriche, bisognosi di cura ed assistenza continua, in misura efficace ed appropriata.

Lo scorso 20 dicembre 2016, il Direttore Generale dell’Asp di Cosenza Raffaele Mauro, rendeva noto con apposito avviso pubblico che erano disponibili i turni di attività specialistica ambulatoriale presso la Casa Circondariale di Cosenza (25 ore di psichiatria e 5 di otorinolaringoiatria) ed invitava gli Specialisti ad inviare entro il 10 gennaio 2017 la propria disponibilità al Comitato Consultivo Zonale della Provincia di Cosenza. Per la pubblicazione delle ore di specialistica ambulatoriale per garantire l’assistenza alla popolazione detenuta, i vertici dell’Asp di Cosenza, avevano finanche preteso l’autorizzazione del Commissario del Governo per la Sanità Massimo Scura che l’ha accordata.

Nonostante la disponibilità manifestata dagli Specialisti ed il notevole lasso di tempo trascorso, prosegue il capo della delegazione Quintieri, l’Asp di Cosenza, non ha assunto alcun provvedimento al riguardo, mantenendo una condotta deliberatamente omissiva comprimendo ai soggetti detenuti il diritto alla tutela della salute, tutelato dalla Costituzione. Peraltro, ultimamente, il servizio di psichiatria, viene assicurato da 5 Medici secondo un calendario prestabilito, per un turno di 3 ore, che è del tutto inefficace ed inappropriato perché non garantisce la continuità del trattamento terapeutico. L’Asp, inoltre, non ha provveduto nemmeno a sottoscrivere il Protocollo di Intesa con l’Amministrazione Penitenziaria, per la prevenzione e gestione degli eventi suicidari, nonostante la disponibilità fornita durante gli incontri del 7 maggio e l’8 settembre 2016.

La Delegazione dei Radicali Italiani, visto che ogni tentativo posto in essere dalla Direzione della Casa Circondariale di Cosenza, dal Provveditorato Regionale della Calabria e dall’Ufficio di Sorveglianza di Cosenza è risultato vano, ha chiesto al Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria presso il Ministero della Giustizia, di adoperarsi per sollecitare l’intervento sostitutivo della Regione Calabria e del Ministero della Salute, in luogo dell’inadempiente Azienda Sanitaria Provinciale di Cosenza, affinché venga reso effettivo alle persone detenute, ristrette nella Casa Circondariale di Cosenza, il godimento del diritto fondamentale alla tutela della salute, al pari dei cittadini in stato di libertà, come prevede la normativa vigente in materia. In particolare, è stato chiesto, che si provveda con sollecitudine ad una migliore organizzazione del servizio di assistenza psichiatrica intramoenia, mediante implementazione del monte ore settimanale e nomina di uno o al massimo due Specialisti Psichiatri in pianta stabile ed alla stipula del Protocollo di Intesa per la prevenzione del rischio suicidario. Il Capo dell’Amministrazione Penitenziaria Santi Consolo, appena ricevuta la relazione dei Radicali Italiani, ha assicurato al Capo della delegazione Emilio Enzo Quintieri il suo personale ed immediato intervento per quanto di competenza.

Droga, Radicali: basta vite spezzate dal proibizionismo. Occorre subito legalizzare


antonella-soldo-e-riccardo-magi-drogaSul suicidio del 16 enne di Lavagna andrà fatta piena chiarezza. La prima ricostruzione dei fatti – tuttavia – lascia supporre che siamo davanti a una nuova vita spezzata dalle politiche proibizioniste. Politiche che in questi decenni non hanno inciso sulla diffusione e il consumo di droghe, ma hanno invece rovinato e rovinano l’esistenza di tantissimi cittadini, per lo più giovani o giovanissimi, come il protagonista di quest’ultima tragica vicenda. Lo afferma Antonella Soldo e Riccardo Magi, Presidente e Segretario del Movimento Radicali Italiani.

Lo confermano dati dell’ultima relazione al parlamento sullo stato delle dipendenze: a fronte di oltre 13 mila denunce complessive per derivati della cannabis – molte di più che per le altre sostanze – i consumatori in Italia restano stabili e superano i 6 milioni. Così, mentre dagli Usa giungono notizie di un calo dei consumi a seguito della legalizzazione della cannabis, nel nostro paese le politiche proibizioniste criminalizzano i cittadini, riempiono le carceri, arricchiscono le narcomafie, intasano i tribunali e, soprattutto, espongono i minori ai pericoli del contatto con la criminalità: circa un terzo degli studenti italiani tra i 15 e i 19 anni ha sperimentato il consumo di almeno una sostanza illecita nel corso dell’ultimo anno e la cannabis è quella maggiormente utilizzata.

E’ ora che il legislatore apra finalmente gli occhi e si decida ad approvare una riforma antiproibizionista come quella che come Radicali abbiamo proposto con la legge popolare per la cannabis legale e la decriminalizzazione dell’uso di tutte le sostanze depositata alla camera con le firme di 68 mila cittadini. Radicali Italiani – concludono Soldo e Magi – continuerà a battersi per questo, anche tra i giovani nelle scuole, dove sempre più spesso siamo invitati a parlare di legalizzazione, per confrontarci sulla base di dati e fatti concreti, e non dell’ideologia.

13 Febbraio 2017 – http://www.radicali.it 

Sanità Penitenziaria, il Sen. Molinari ed i Radicali accusano la Regione Calabria


Delegazione visitante il Carcere di CrotoneI detenuti e gli internati ristretti negli Istituti Penitenziari calabresi hanno diritto, al pari dei cittadini in stato di libertà, di avere garantito dalla Regione Calabria, il diritto alla tutela della propria salute fisica e psichica con la erogazione di prestazioni di prevenzione, diagnosi, cura e riabilitazione, efficaci ed appropriate. Lo sostiene l’Avvocato Francesco Molinari, Senatore della Repubblica (Gruppo Misto) e Presidente dell’Associazione Calabria Terra Libera che unitamente ad Emilio Quintieri e Valentina Moretti, esponenti dei Radicali Italiani, sta effettuando una serie di visite ispettive negli stabilimenti penitenziari calabresi per rendersi conto anche della grave compressione del diritto alla salute per i detenuti, causata dalle inadempienze della Regione Calabria. A tal proposito, proprio di recente, il Senatore Molinari, dopo una ispezione alla cittadella giudiziaria minorile di Catanzaro, aveva denunciato al Governo Renzi la mancata istituzione di Comunità Psichiatriche Minorili in Calabria.

Nei giorni scorsi, con una nuova Interrogazione a risposta scritta (Atto nr. 4-05333 del 23/02/2016) indirizzata ai Ministri della Giustizia Andrea Orlando, della Salute Beatrice Lorenzin e per gli Affari Regionali e le Autonomie Enrico Costa, firmata dai Senatori Francesco Molinari, Giuseppe Vacciano, Maria Mussini, Ivana Simeoni e Cristina De Pietro (Gruppo Misto) sono state sollevate ulteriori problematiche che, in parte, sono state già risolte come ad esempio la nomina del Commissario ad acta On. Franco Corleone per provvedere in via sostitutiva in luogo della Regione Calabria, alla realizzazione del programma approvato dal Ministro della Salute con Decreto del 09/10/2013 per l’immediata apertura delle Residenze per l’Esecuzione delle Misure di Sicurezza (Rems) di Girifalco in Provincia di Catanzaro e Santa Sofia d’Epiro in Provincia di Cosenza al fine di potervi ricoverare i pazienti aventi residenza in Calabria che, purtroppo e ancora oggi, si trovano illegittimamente internati presso gli ex Ospedali Psichiatrici Giudiziari nonché le persone sottoposte a misura di sicurezza provvisoria dall’Autorità Giudiziaria competente e quelle che, da tempo, si trovano ospitate presso le strutture sanitarie extraospedaliere di altre Regioni d’Italia. Allo stato, infatti, presso l’Opg di Barcellona Pozzo di Gotto sono ancora internati 14 calabresi (13 uomini e 1 donna) ed altri 7 pazienti calabresi sono ospitati nelle Rems delle Regioni Lazio, Campania, Basilicata e Sicilia. Per quelli “ospitati” presso la Rems di Pisticci in Provincia di Matera (4), la Regione Calabria dal 1 maggio 2015 sino ad oggi ha pagato alla Regione Basilicata circa 500 mila euro ed ogni giorno che passa sono 1.000 euro in più.

Carcere Siano - ingressoAltra problematica oggetto dell’atto di sindacato ispettivo parlamentare è quella relativa alla mancata apertura del Centro Diagnostico Terapeutico presso la Casa Circondariale “Ugo Caridi” di Catanzaro, che tra l’altro prevedeva che fosse ivi creata, al quarto piano, una Sezione destinata alla tutela intramuraria della salute mentale per detenuti per 8 posti ed una Sezione di Osservazione Psichiatrica per l’accertamento delle infermità psichiche per 5 posti dedicata a detenuti appartenenti al Circuito dell’Alta Sicurezza visto che quella dedicata ai detenuti del Circuito della Media Sicurezza è già attiva dal 2006 presso la Casa Circondariale “Giuseppe Panzera” di Reggio Calabria. L’Asp di Catanzaro avrebbe già posto in essere tutti gli adempimenti necessari per la ristrutturazione dei locali, l’implementazione tecnologica delle attrezzature ed il rinnovo degli arredi spendendo centinaia di migliaia di euro ricevuti da specifici fondi ministeriali. Ma, ad oggi, nonostante le sollecitazioni provenienti in particolar modo dal Movimento dei Radicali Italiani, nulla è cambiato : il Centro Diagnostico Terapeutico (Cdt) annesso al Carcere di Catanzaro continua ad esser chiuso e non funzionante, unitamente alle Sezioni anzidette che avrebbero dovuto essere istituite per contribuire alla riforma epocale del superamento degli Opg. e, secondo quanto risulta all’Avv. Molinari ed ai suoi colleghi Senatori, non può essere aperto a causa della mancanza delle figure professionali specifiche (Psichiatri, Psicologi, Neurologi, Tecnici della Riabilitazione Psichiatrica, Educatori professionali, etc.). che dovrebbero essere reclutate tramite procedura concorsuale pubblica. Tale questione, pur rappresentata dalla Regione Calabria, non avrebbe ricevuto alcuna risposta da parte del Ministero della Salute. Dalle recenti ispezioni effettuate da Molinari e da altre visite effettuate dai Radicali, autorizzati dal Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, è emerso che negli Istituti Penitenziari della Calabria vi sono ristretti 513 detenuti con patologie psichiatriche.

In conclusione, i Senatori Molinari, Vacciano, Mussini, Simeoni e De Pietro hanno chiesto al Governo Renzi di sapere se i Ministri siano a conoscenza dei fatti e se questi corrispondano al vero; se e quali provvedimenti intendano adottare, sollecitare e/o promuovere, affinché venga aperto al più presto il Centro Diagnostico Terapeutico presso la Casa Circondariale “Ugo Caridi” di Catanzaro, con la Sezione destinata alla tutela intramuraria della salute mentale e quella per l’osservazione psichiatrica per l’accertamento delle infermità psichiche dei detenuti, valutando, altresì, la richiesta di reclutamento di personale qualificato avanzata dalla Regione Calabria e concedendo la relativa autorizzazione per l’assunzione del personale; se l’istituenda Sezione destinata alla tutela intramuraria della salute mentale presso il Centro Diagnostico Terapeutico, sia sufficiente ad accogliere i numerosi detenuti affetti da problematiche di natura psichiatrica presenti in tutti gli Istituti Penitenziari della Regione Calabria e, in caso negativo, se non si ritenga opportuno istituire almeno nella Provincia di Cosenza (totalizzante 4 Istituti Penitenziari : 3 Case Circondariali ed 1 Casa di Reclusione), un analogo reparto a custodia attenuata prevalentemente sanitaria per ospitare detenuti affetti da infermità o minorazioni psichiche che, a causa delle loro condizioni, non possono essere sottoposti al regime degli istituti ordinari, ciò anche per armonizzare il principio di tutela della salute con quello della territorialità della pena così evitando l’allontanamento di tali soggetti dal nucleo familiare che, proprio nei momenti di maggior fragilità psicologica, potrebbe risultare ancor più destabilizzante e, contestualmente, per ridurre il costo e l’impiego di personale di Polizia Penitenziaria per le traduzioni che verrebbero evitate per i continui trasferimenti ristretti negli Istituti della Provincia di Cosenza presso la Casa Circondariale di Catanzaro nella quale, stando al programma della Regione Calabria, dovrebbe essere ubicata l’unica Sezione detentiva per detenuti con disturbi psichiatrici. All’Interrogazione Parlamentare è stato delegato a rispondere il Ministro della Giustizia Andrea Orlando.

Interrogazione a risposta scritta n. 4-05333 del 23/02/2016 (clicca per leggere)

Opg, il Consiglio dei Ministri ha nominato Commissario unico l’ex radicale Corleone


On. Franco CorleoneIl Consiglio dei Ministri riunitosi oggi 19 febbraio 2016, alle ore 9,15, a Palazzo Chigi, dietro apposita convocazione, sotto la presidenza del Ministro dell’Economia e delle Finanze Pietro Carlo Padoan e Segretario il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri Claudio De Vincenti, su proposta dei Ministri della Salute Beatrice Lorenzin e della Giustizia Andrea Orlando, ha nominato l’On. Francesco Corleone, Commissario unico del Governo per le procedure necessarie al definitivo superamento degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari (Opg) con il completamento delle Residenze per l’Esecuzione delle Misure di Sicurezza (Rems) nelle Regioni Abruzzo, Calabria, Piemonte, Puglia, Toscana e Veneto, in esercizio del potere sostitutivo a norma dell’Art. 8 della Legge n. 131/2003.

“E’ l’ultimo passaggio per la soluzione storica di un problema che ha fatto dibattere animatamente in questi anni le istituzioni, le associazioni e le organizzazioni sindacali – spiega il Sottosegretario al Ministero della Salute Vito De Filippo – Siamo molto soddisfatti che le decisioni del Governo siano state quelle di commissariare le sei regioni che ancora non sono riuscite a chiudere il doloroso capitolo degli Opg”. “Non si tratta – specifica De Filippo – di una sanzione, ma di una fase di accompagnamento e affiancamento per quei territori che non sono ancora riusciti a superare il vecchio, desueto, incivile impianto degli ex manicomi criminali e che, con il lavoro del commissario, porteranno sicuramente a compimento”. Infine, quanto al nome prescelto, conclude, “l’esperienza di Franco Corleone è garanzia che il lavoro sarà confronto fruttuoso e definitivo”.

Corleone ha definito la nomina “un incarico di grande responsabilità, in cui intendo gettarmi a capofitto, con l’intenzione di fare il prima possibile”. Secondo il nuovo commissario “bisogna fare i salti mortali perché le persone ancora internate negli Opg sono in una situazione di illegalità, tanto che molti hanno fatto ricorso al Tribunale di Sorveglianza ottenendo ragione”. Corleone, Garante dei Diritti dei Detenuti della Regione Toscana, già Deputato e Senatore per il Partito Radicale e i Verdi e Sottosegretario al Ministero della Giustizia con la delega al Carcere ed alla Giustizia Minorile nonché Deputato al Parlamento Europeo, avrà a disposizione sei mesi. “Si tratta – commenta – di un tempo un ragionevolmente breve, ma d’altronde il mio compito deve essere quello di recuperare il ritardo accumulato, visto che è passato quasi un anno dal termine ultimo per la chiusura degli Opg”.

Siamo soddisfatti per la nomina dell’Onorevole Corleone a Commissario unico del Governo per il superamento degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari, afferma Emilio Enzo Quintieri, esponente calabrese dei Radicali Italiani. In questi giorni con il Senatore della Repubblica Francesco Molinari (Gruppo Misto), Presidente dell’Associazione Calabria Terra Libera, abbiamo preparato una Interrogazione a risposta scritta indirizzata al Presidente del Consiglio dei Ministri Matteo Renzi ed ai Ministri della Giustizia e della Salute Andrea Orlando e Beatrice Lorenzin per sollecitare – tra le altre cose – la nomina immediata del Commissario per la Regione Calabria che, fortunatamente, è sopraggiunta unitamente a quella delle altre Regioni d’Italia rimaste inadempienti. L’atto di sindacato ispettivo a prima firma dell’On. Molinari, sottoscritto anche da altri Senatori, verrà ufficialmente annunziato durante la prossima seduta di Palazzo Madama.

Casa Circondariale Catanzaro SianoLa Regione Calabria – prosegue il radicale Quintieri – non è soltanto inadempiente per quanto concerne la mancata attivazione delle Rems e la presa in carico degli internati calabresi ristretti ancora negli Opg o in altre strutture extraospedaliere del Paese ma anche per tanto altro. Nelle scorse settimane, abbiamo già denunciato al Governo con una Interrogazione del Sen. Molinari, la mancata istituzione di Comunità Psichiatriche per i Minori sottoposti a provvedimenti penali da parte dell’Autorità Giudiziaria competente nonostante gli accordi presi dalla Regione Calabria con il Centro per la Giustizia Minorile della Calabria e della Basilicata di Catanzaro.

Inoltre, ancora oggi, non è stato aperto il Centro Diagnostico Terapeutico (Cdt) presso la Casa Circondariale “Ugo Caridi” di Catanzaro con le relative Sezioni di Osservazione Psichiatrica e di tutela della salute mentale per i detenuti affetti da patologie psichiatriche che, per le loro condizioni, non possono essere ristretti negli Istituti Penitenziari ordinari. Con l’Interrogazione a prima firma del Senatore Molinari, verranno denunciate – conclude Emilio Enzo Quintieri – tutta una serie di inadempienze da parte della Regione Calabria e proposte anche alcune soluzioni pratiche come quella di istituire, almeno nella Provincia di Cosenza, territorio che ospita ben 4 Istituti Penitenziari, una Reparto a custodia attenuata prevalentemente sanitaria proprio per ospitare i numerosi detenuti affetti da infermità o minorazioni psichiche.

Catanzaro, niente Comunità Psichiatriche per Minori. Molinari interroga il Governo


Delegazione al Tribunale dei Minori di CatanzaroNei giorni scorsi il Senatore della Repubblica Francesco Molinari (Gruppo Misto), Presidente dell’Associazione Calabria Terra Libera, ha presentato una circostanziata interrogazione al Governo Renzi a cui è stato delegato a rispondere il Ministro della Giustizia On. Andrea Orlando sulle problematiche emerse all’esito della visita ispettiva effettuata lo scorso 7 gennaio unitamente ad Emilio Quintieri e Valentina Moretti, esponenti dei Radicali Italiani ed a Shyama Bokkory, Presidente dell’Associazione Alone Cosenza Onlus ed Assistente Volontario Penitenziario.

In particolare, il Senatore Molinari, nell’Interrogazione a risposta scritta n. 4-05197 rivolta ai Ministri della Giustizia, della Salute, del Lavoro e delle Politiche Sociali, dopo aver raccontato la situazione riscontrata nelle strutture giudiziarie minorili di Catanzaro, ha sollevato alcune questioni importanti chiedendo di avere delucidazioni dal Governo. L’atto di Sindacato Ispettivo è stato sottoscritto anche dai colleghi Senatori Giuseppe Vacciano, Alessandra Bencini, Ivana Simeoni, Cristina De Pietro, Maria Mussini, Maurizio Romani, Laura Bignami e Fabrizio Bocchino.

Per quanto riguarda l’Istituto Penale per Minori “Silvio Paternostro” di Catanzaro, è stato evidenziata la mancata risposta all’istanza di trasferimento definitivo o di proroga del distacco della Educatrice Arianna Mazza, Funzionario della professionalità giuridico pedagogica in forza alla Casa Circondariale “Ugo Caridi” di Siano. A tal proposito è stato chiesto ai Ministri di conoscere quale sia lo stato del relativo procedimento amministrativo e nell’eventualità che questo si sia concluso in maniera negativa quali siano le ragioni che non hanno consentito l’accoglimento dell’istanza. Infine, sempre relativamente al carcere minorile, è stata sollecitata la concessione della possibilità data ai detenuti ristretti negli Istituti Penitenziari per adulti, di far utilizzare il computer ed internet ai detenuti per motivi di formazione e/o di studio nonché l’uso di skype per facilitare i rapporti degli stessi con i propri familiari.

Istituto Penale per Minori di CatanzaroUna delle criticità venute fuori dall’ispezione e denunciata dal Senatore Molinari è costituita dall’assenza in tutta la Regione Calabria di Comunità Psichiatriche Minorili, cioè di strutture residenziali terapeutico – riabilitative ed educative per minori, con gravi disturbi del comportamento correlati a patologie psichiatriche dell’età evolutiva o con problemi di dipendenze patologiche, necessarie per garantire al minore/adolescente accolto, un trattamento terapeutico riabilitativo personalizzato e definito all’interno di un progetto individuale.

La Regione Calabria, qualche tempo fa, prese accordi ben precisi con il Centro per la Giustizia Minorile della Calabria e della Basilicata di Catanzaro per istituire una delle predette Comunità ma, poi, come spesso accade, tali accordi non sono stati rispettati, violando la normativa vigente, che impone alle Regioni di attivarsi per garantire, nel rispetto delle esigenze di sicurezza, la tutela della salute dei detenuti, anche di quelli minorenni. Sarebbe indispensabile ed urgente – scrivono i Senatori della Repubblica – che venga istituita in Calabria una Comunità Psichiatrica Minorile visto che, attualmente, ogni ragazzo deve essere mandato fuori Regione con un costo di circa 200 euro al giorno per l’Azienda Sanitaria Provinciale competente per il luogo di residenza del soggetto. In merito il Governo dovrà chiarire se e quali iniziative ed eventualmente entro quali tempi, intenda intraprendere per favorire l’istituzione delle Comunità Psichiatriche Minorili in Calabria al fin di tutelare la salute dei minori sottoposti a provvedimenti penali, visto anche il ruolo giocato dal Governo sul commissariamento del comparto sanitario della Regione Calabria.

Interrogazione a risposta scritta n. 4-05197 del Sen. Molinari ed altri (clicca per leggere)

Veneto: manca la Rems, 14 detenuti psichiatrici restano nell’ex Opg di Reggio Emilia


OPG Reggio Emilia - DAPSu reclamo dei detenuti veneti, infatti, il magistrato ha deciso che non potendo essere trasferiti alle Rems dovesse essere comunque tolta la vigilanza delle guardie carcerarie. Ma per il Garante delle persone private della libertà personale dell’Emilia-Romagna “si tratta di un carcere e servono misure di sicurezza che non possono essere affidate al personale sanitario, già peraltro insufficiente”.

I ritardi delle Regioni nell’applicazione della normativa sulla chiusura degli ex Opg e l’attivazione delle Residenze per l’Esecuzione delle Misure di Sicurezza (Rems) rischiano di creare gravi problemi in Emilia Romagna. Infatti, mentre questa Regione ha ottemperato agli obblighi di legge trasferendo, entro il 31 marzo 2015, nelle due Rems già istituite (una a Casale di Mezzani, nel parmense, e l’altra a Bologna) tutti gli internati residenti nel territorio emiliano-romagnolo che non potevano essere dimessi dall’ex Opg di Reggio Emilia, lo stesso non è potuto accadere con i 20 internati ospitati dall’Opg di Reggio Emilia ma provenienti da altre Regioni (14 dal Veneto, 5 dalla Lombardia e 1 dalla Toscana). Nelle due Rems emiliane, infatti, non c’è più posto, e in Veneto le Rems non esistono ancora.

Di fatto, quindi, l’Opg di Reggio, che doveva chiudere i battenti lo scorso 31 marzo, non è stato ancora chiuso. Ma rischia di restare senza servizio di sorveglianza della Polizia Penitenziaria. Il magistrato di Reggio Emilia, accogliendo il reclamo degli internati veneti, ha infatti disposto l’allontanamento del personale di Polizia Penitenziaria dall’Opg di Reggio in esecuzione della nuova normativa che prevede che la gestione delle misure di sicurezza psichiatriche detentive debba essere “a carattere esclusivamente sanitario”.

Una decisione che ha allarmato il Garante delle persone private della libertà personale dell’Emilia-Romagna, Desi Bruno, secondo la quale “non è pensabile che negli attuali spazi possa declinarsi una gestione esclusivamente sanitaria degli internati perché la struttura non è autonoma dal resto dell’istituto in cui l’amministrazione penitenziaria sovrintende a tutta una serie di attività, dai colloqui alla cucina, dal controllo esterno agli ingressi, che non possono essere svolte dal personale sanitario che, peraltro, è del tutto insufficiente in termini numerici”. Il tutto mentre nella struttura risultano essere presenti anche 19 condannati con infermità psichica sopravvenuta durante l’esecuzione della pena e 27 minorati psichici.

A fornire al nostro giornale i dettagli della vicenda è proprio il Garante Desi Bruno, che lo scorso 26 novembre ha visitato gli spazi detentivi del settore dell’istituto psichiatrico giudiziario di Reggio Emilia raccogliendo l’allarme del personale. L’attuale situazione, spiega infatti il Garante, “rischia di mettere a dura prova l’attuale organizzazione del lavoro negli spazi detentivi dell’ospedale psichiatrico giudiziario. Stiamo parlando di un carcere, non possiamo pensare che a gestirlo sia solo il personale sanitario”. Per Bruno, la decisione del magistrato mira, di fatto, a trasformare l’Opg in una Rems. “Ma la Rems è una struttura sanitaria che risponde a particolari requisiti e standard. Non basta togliere la Polizia Penitenziaria a un Opg per realizzare una Rems”.

Se le Rems non sono pronte, trovare una soluzione non sarà però semplice. Come detto, la normativa vigente prevede infatti che dal 31 marzo 2015 l’internamento debba essere eseguito esclusivamente nelle strutture sanitarie denominate Residenze per l’esecuzione delle misure di sicurezza, le Rems. Per il magistrato di sorveglianza di Reggio Emilia, dunque, nell’Opg di Reggio “l’attuale internamento sta avvenendo in violazione di legge, con un pregiudizio grave e attuale dei diritti degli internati che hanno il pieno diritto all’esecuzione delle misure di sicurezza operata esclusivamente mediante il ricovero nelle Rems”. Tuttavia, non spetta all’Emilia Romagna garantire questo diritto agli internati provenienti da altre Regioni. L’Accordo Stato-Regioni-Provincie Autonome del 26/2/2015 attuativo della legge di soppressione degli Ospedali psichiatrici prevede infatti che “le Regioni e le Provincie Autonomie devono garantire l’accoglienza nella proprie Rems di persone sottoposte a misura di sicurezza detentiva residenti nel proprio ambito territoriale”. Di conseguenza, non può essere contestato al Dipartimento l’utilizzo del criterio primario della “regionalizzazione” nella scelta degli internati da traferire né può essere accusato di pregiudizi nei confronti degli internati rimasti di Reggio Emilia.

Il magistrato di sorveglianza ha dunque ordinato al presidente della Giunta regionale veneta di “porre rimedio al pregiudizio degli internati adottando i necessari provvedimenti nel termine di 15 giorni”, ma nel frattempo ha ordinato anche all’amministrazione penitenziaria “di esonerare il personale della Polizia penitenziaria dal servizio nel settore dell’ospedale psichiatrico giudiziario”, sempre nel termine di 15 giorni. Il problema è che, in sede di udienza, la Regione Veneto ha fatto sapere che, pur essendo in fase di attuazione una Rems a Nogara che potrà ospitare 40 pazienti, questa non potrà essere pronta però prima dell’ottobre del 2016. E così, nell’attesa dell’attivazione della Rems veneta, l’Opg di Reggio rischia di dover trattenere gli internati di altre Regioni restando, tuttavia, sfornita di personale di Polizia Penitenziaria.

Nelle prossime settimane saranno decisi anche altri reclami giurisdizionali presentati contro l’illegittimo internamento dagli altri internati residenti in Regione che non hanno ancora attuato le Rems. Intanto Bruno sollecita la magistratura ha riconsiderare il provvedimento, magari prorogandone i tempi, “che comunque devono essere stretti. La Regione Veneto – spiega il Garante – ha comunicato che è in fase di attuazione una Rems a Nogara che potrà ospitare 40 pazienti, pronta però non prima dell’ottobre del 2016. Parliamo di un anno, un periodo troppo lungo, che va assolutamente ridotto. Aspettiamo di vedere come risponderà alla diffida che gli è stata recapitata”. Dal Garante, infine, un appello al Governo affinché venga imposta una scadenza in tempi brevi per la realizzazione delle Rems, anche attraverso il commissariamento delle Regioni. “È stato ventilato tante volte, forse è arrivato il momento che venga messo in atto”.

ilfarmacistaonline.it, 4 dicembre 2015

Roma, Due Medici del Fatebenefratelli a giudizio. Cagionarono la morte di un detenuto ristretto a Regina Coeli


Carcere Regina Coeli RomaDopo oltre 5 anni, due Medici dell’Ospedale Fatebenefratelli di Roma, Andrea Colaci e Paolo Mascagni, sono stati citati a giudizio dalla Procura della Repubblica di Roma su disposizione del Giudice per le Indagini Prelimari Stefano Aprile che, nei mesi scorsi, aveva respinto la richiesta di archiviazione ed ordinato l’imputazione coatta nei confronti dei due sanitari per omicidio colposo. Secondo il Gip, i due medici, fecero una serie di negligenze che quell’8 febbraio 2010 provocarono il decesso di Antonio Fondelli, 52 anni, detenuto presso la IV Sezione della Casa Circondariale di Regina Coeli di Roma, il quale dal mese di febbraio 2009 si trovava cautelato in attesa di giudizio perché ritenuto responsabile di un furto e condannato, in primo grado, ad 1 anno ed 11 mesi di reclusione. Gli mancavano comunque appena 11 mesi per la libertà ma, a causa della negligenza professionale posta in essere dai predetti Colaci e Mascagni che l’operarono con 5 ore di ritardo, la sua “pena” ancora non divenuta irrevocabile poiché aveva proposto appello, terminò con largo anticipo.

L’intervento chirurgico d’urgenza si svolse presso la Clinica Nuova Itor di Pietralata, dove il detenuto era stato portato dal Pronto Soccorso dell’Ospedale “Fatebenefratelli” per un attacco di appendicite sfociato in peritonite. Fondelli morì in sala operatoria senza risvegliarsi più dall’anestesia dopo essere stato operato. I Medici, nel corso dell’intervento, accertarono l’esistenza di una peritonite e di una cancrena appendicolare.

Fondelli era anche ammalato, cardiopatico acclarato, ed infatti per qualche tempo venne ricoverato presso il Centro Clinico della struttura penitenziaria. Secondo quanto si apprese, il detenuto domenica mattina si sentì male e venne portato dal personale del 118 al “Santo Spirito” dove, secondo alcune voci, si sarebbe dimesso volontariamente tornando in cella. Lunedì 8 febbraio 2010, Antonio, si sentì nuovamente male e venne trasferito con l’ambulanza al Presidio Ospedaliero “Fatebenefratelli” e da lì portato d’urgenza alla Nuova Itor per essere operato poiché l’appendicite nel frattempo era degenerata in peritonite ma morì dopo l’intervento senza risvegliarsi più dall’anestesia.

In merito alla vicenda ci fù anche un processo ma ci finì il Medico sbagliato, un chirurgo che aveva tentato il possibile quando ormai era troppo tardi. E, per tale motivo, venne prosciolto da ogni accusa.

Appare evidente – scrive il Gip del Tribunale di Roma che ha respinto la richiesta di archiviazione del Pm – che l’intervento salva-vita avrebbe dovuto essere posto in essere a partire dalle 15 dell’8 febbraio se non addirittura prima. Con un’anticipazione di circa 5 ore. Tenuto conto che, come ha concluso il consulente tecnico del Pm, una adeguata anticipazione dell’intervento avrebbe consentito di evitare la morte (del paziente, ndr).”

Ospedale Fatebenefratelli di RomaFondelli venne condannato a morte dai Medici perché, nonostante da due giorni era in atto una violenta crisi di appendicite, confermata anche dalla Tac, non ritennero di operarlo d’urgenza poiché non c’era posto, chiedendo che venisse ricoverato in altro Ospedale “disconoscendo la prevista procedura di collocare i pazienti urgenti in astanteria o altre sale”. Tale tesi viene confermata dalla consulenza dei tecnici nominati dalla Procura della Repubblica : “Tenuto conto che, come conclude il consulente del Pubblico Ministero, una adeguata anticipazione dell’intervento avrebbe consentito di evitare l’evento morte e che la dilazione temporale verificatasi appare attribuibile ai sanitari che, pur in presenza di indicazioni della direzione sanitaria in ordine all’utilizzo di posti letto di fortuna, non disponevano l’immediato atto operatorio e optavano erroneamente per il differimento dell’intervento.”

All’epoca dei fatti, la vicenda di Antonio Fondelli, finì anche in Parlamento. La denunciarono con una Interrogazione a risposta scritta (la nr. 4/06081 del 10/02/2010) rivolta ai Ministri della Giustizia e della Salute, i Deputati Radicali eletti nelle liste del Partito Democratico Rita Bernardini, Marco Beltrandi, Maria Antonietta Farina Coscioni, Matteo Mecacci, Maurizio Turco ed Elisabetta Zamparutti. Nell’atto di Sindacato Ispettivo, rimasto inevaso dal Governo nonostante sia stata sollecitata per ben 18 volte la risposta, i Parlamentari Radicali chiedevano di conoscere di quali informazioni disponessero i Ministri interrogati e se negli ambiti di rispettiva competenza, ed indipendentemente dalle indagini che la Magistratura aveva avviato sulla vicenda, se non ritenevano opportuno promuovere una indagine amministrativa interna al fine di verificare l’esistenza di eventuali responsabilità per la morte del detenuto Antonio Fondelli. Inoltre, chiedevano di sapere se nel corso della sua detenzione – in regime di custodia cautelare preventiva – il detenuto avesse usufruito di tutte le cure necessarie che il suo precario stato di salute richiedeva e, più in generale, quali provvedimenti urgenti il Governo intendeva adottare al fine di garantire ai detenuti una non effimera attività di cura e sostegno, nonché i livelli essenziali di assistenza sanitaria all’interno degli Istituti di Pena.

Emilio Quintieri