Quintieri (Radicali) : Pieno sostegno all’iniziativa della Camera Penale di Cosenza


magistrati_responsabili_anteEsprimo la mia più profonda indignazione per quanto accaduto ai danni di un Avvocato nell’ambito di una Udienza Preliminare tenutasi nei giorni scorsi innanzi al Gup del Tribunale di Cosenza il quale, semplicemente per aver correttamente esercitato il proprio dovere di difensore consistito nel segnalare dati erronei riportati nella richiesta di rinvio a giudizio e richiedendo l’esclusione di alcune parti civili che nulla avevano a che vedere con il celebrando processo, è stato accusato dal Pubblico Ministero di “condotta oltraggiosa” il quale, tra l’altro, ha chiesto ed immediatamente ottenuto persino la trasmissione del verbale di udienza al suo Ufficio al fin di procedere per il delitto di oltraggio a Magistrato in Udienza.

Bene hanno fatto gli altri difensori degli imputati, anche nella qualità di rappresentanti del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati e della Camera Penale di Cosenza a censurare l’operato del Pubblico Ministero ed a manifestare al Giudice la loro grave preoccupazione per la richiesta formulata dal Sostituto Procuratore della Repubblica. Inoltre, bene ha fatto, la Camera Penale “Avv. Fausto Gullo”, aderente all’Unione delle Camere Penali Italiane, ha deliberare lo stato di agitazione e proclamare l’astensione da ogni attività difensiva nelle Udienze e nelle altre attività giudiziarie del settore penale per i giorni ricompresi tra il 21 ed il 25 luglio prossimi.

Il “copia – incolla” segnalato dall’Avvocato è ormai una prassi diffusissima negli Uffici Giudiziari che arreca grave pregiudizio sia all’Amministrazione della Giustizia che alla libertà dei cittadini. Chiunque abbia avuto a che fare con la Giustizia sa benissimo che gli atti, specie i decreti che dispongono il giudizio o le ordinanze che applicano le misure cautelari da parte dei Giudici, non sono altro che “copia – incolla” delle richieste avanzate dai Pubblici Ministeri. E, più volte, la Corte Suprema di Cassazione è dovuta intervenire per annullare provvedimenti o misure cautelari perché i Giudici non fornivano una vera e propria motivazione ma si limitavano a ricopiare (facendolo anche male e non sostituendo nemmeno le parole “questo Pubblico Ministero” con quelle di “questo Giudice” !) l’istanza formulata dal Pubblico Ministero accogliendo del tutto passivamente le sue richieste.

Mi domando se, in queste condizioni, si possa ancora parlare di “giusto processo” visto che l’esplicazione della difesa in giudizio, diritto inviolabile garantito dall’Art. 24 comma 2 della Costituzione Repubblicana e dall’Art. 6 della Convenzione Europea per la Salvaguardia dei Diritti Umani e delle Libertà Fondamentali, è stata ritenuta come “condotta oltraggiosa nei confronti della Procura della Repubblica”. Mi domando se, in queste condizioni, si possa parlare di “giusto processo” visto che la libertà, l’indipendenza e l’autonomia del difensore è, quindi, il diritto alla difesa del suo patrocinato, è così drasticamente ed irragionevolmente compressa.

In Italia, i diritti fondamentali della persona e, tra questi, quello ad essere sottoposti ad un “giusto processo” con la difesa ed assistenza di un tecnico dotato di specifica qualificazione professionale, pur essendo formalmente garantiti dalla Costituzione e dalle norme pattizie sovranazionali ratificate dallo Stato Italiano vengono ripetutamente violati. E lo dimostrano, chiaramente, le innumerevoli sentenze di condanna emesse dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo di Strasburgo ! “La Giustizia giusta in Italia non è garantita e l’unica certezza che il nostro Paese offre è quella dell’incertezza dei tempi e dei modi di applicazione della Legge.” Lo hanno detto chiaramente gli Onorevoli Emma Bonino, Marco Pannella e Marco Perduca del Partito Radicale in un documento inviato recentemente ai Presidenti del Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa, della Corte Europea dei Diritti Umani, del Consiglio Europeo, della Commissione Europea e del Parlamento Europeo per denunciare, tra l’altro, la mancanza di progresso da parte dell’Italia nel recupero della legalità costituzionale e del rispetto dei suoi obblighi internazionali in materia di Stato di Diritto.

L’Italia è l’unico Paese, fra le democrazie consolidate, ad aver introdotto il rito accusatorio con il nuovo Codice di Procedura Penale del 1989 conservando però l’unicità delle carriere. Infatti Pm e Giudici vengono reclutati con lo stesso concorso, si autogovernano con lo stesso Consiglio Superiore della Magistratura, partecipano alla stessa Associazione e magari appartengono pure alla stessa corrente. Tutto questo, non garantisce per niente, né la terzietà del Giudice né la parità tra accusa e difesa ovvero i principi del “giusto processo” sancito dall’Art. 111 della Costituzione.

L’ex Presidente del Consiglio dei Ministri Silvio Berlusconi, durante la sua deposizione presso il Tribunale di Napoli nel corso del processo Lavitola, ha definito la Magistratura “incontrollata, incontrollabile, irresponsabile e con l’immunità piena”. Pur non essendo di destra e simpatizzante “berlusconiano” non posso far altro che sostenere con convinzione le dichiarazioni rese dall’On. Berlusconi. Finalmente, dopo tanti anni, afferma qualcosa di vero e di concreto ! I Magistrati sono gli unici che non vengono controllati da nessuno e che non rispondono degli atti compiuti nell’esercizio delle loro funzioni. Non è un caso che dal 1988 ad oggi, a fronte di oltre 400 cause avviate nei loro confronti, ne siano state dichiarate ammissibili soltanto 34 ed appena 4 si siano concluse con la condanna. Forse anche perché, unico caso al mondo, il giudizio, tra l’altro demandato agli appartenenti alla stessa categoria professionale, deve passare per nove gradi, tre per l’ammissibilità del procedimento, tre per individuare le responsabilità del Magistrato ed altri tre per l’eventuale rivalsa da parte del Ministero della Giustizia.

In definitiva, urge una radicale riforma della Giustizia, che preveda oltre alla responsabilità civile dei Magistrati, anche la revisione della composizione e del sistema elettorale del Consiglio Superiore della Magistratura, la separazione delle carriere con modalità tali da garantire una effettiva terzietà del Giudice, la reintroduzione di severi vagli della professionalità, l’incompatibilità tra la permanenza nell’Ordine Giudiziario e l’assunzione di incarichi elettivi e non ed infine l’abolizione della obbligatorietà dell’azione penale come i Radicali propongono da tempo immemorabile. Senza dimenticare l’Amnistia e l’Indulto, unici provvedimenti in grado di far ripartire la Giustizia paralizzata del nostro Paese e quindi il rientro nella legalità costituzionale, europea ed internazionale anche per quanto concerne le nostre Carceri ove si pratica sistematicamente la Tortura. Purtroppo, come giustamente dice Marco Pannella questi sono temi rispetto ai quali l’attuale Premier Matteo Renzi è perfettamente disinteressato. Ed infatti tra le priorità “renziane” per la riforma della Giustizia rese note dal Governo qualche settimana fa non ve ne è assolutamente traccia !

Per questi motivi l’iniziativa oggi assunta dalla Camera Penale di Cosenza merita tutto il mio apprezzamento, condivisione e sostegno.

Cetraro lì 10 Luglio 2014

Emilio Quintieri

Ecologista Radicale

È ora di parlare di droghe. – Firma l’appello dell’Associazione Luca Coscioni !


ll 26 giugno si celebra la giornata mondiale per la lotta alla droga. Una guerra persa, sotto gli occhi di tutti e sulla pelle di troppi. Per questo è ora di parlare di droghe.Decenni di proibizionismo sulle sostanze stupefacenti hanno fatto aumentare la produzione, i traffici, i consumatori. E i profitti delle organizzazioni criminali.
Solo in Italia il giro d’affari della narcomafie è stimato intorno ai 25 miliardi euro. Le droghe sono il bancomat della criminalità in tutto il mondo. Circolano ovunque, dalle scuole alle carceri. Le Nazioni Unite confermano di anno in anno che il fenomeno non diminuisce. Anzi.

La guerra alla droga ha consegnato quello che dovrebbe essere un problema socio-sanitario al diritto penale, facendolo diventare una questione di ordine pubblico e, in certi casi, di sicurezza nazionale.

Ben 33 paesi prevedono addirittura la pena di morte per reati connessi alle droghe. Solo in Iran nel 2013 sono state 328 le persone giustiziate per questo, mentre nel mondo “democratico” un detenuto su quattro è in carcere per reati legati alle sostanze stupefacenti. Reati che non fanno vittime.
La proibizione sulle piante e le sostanze psicoattive derivate ha anche imposto enormi limitazioni alle ricerca scientifica pura e a quella applicata allo sviluppo di nuove terapie per decine di malattie, bloccando il progresso della scienza con danni gravissimi per la salute di milioni di persone.

Per questo ci appelliamo al governo, al parlamento e ai media affinché parlino di droghe. Chediamo che il tema venga affrontato in modo non ideologico, con dati ufficiali ed evidenze scientifiche. Con le esperienze positive in atto in altri paesi e includendo le analisi di politici, economisti, giuristi ed esperti nazionali e internazionali che denunciano il fallimento del proibizionismo e propongono possibili alternative radicali.

L’ex segretario delle Nazioni Unite Kofi Annan, l’ex commissario europeo Javier Solana, gli ex presidenti della Colombia, César Gaviria, del Messico, Ernesto Zedillo, del Brasile, Fernando Henrique Cardoso, del Cile, Ricardo Lagos, del Portogallo, Jorge Sampaio e della Svizzera, Ruth Dreifuss con la loro Global Commission chiedono al mondo la nostra stessa cosa, anche in vista di una sessione speciale dell’Assemblea generale delle Nazioni unite prevista per il 2016.

Se anche tu vuoi che dal 26 giugno si inizi a parlare finalmente di droghe, firma e condivi questo appello !

FIRMA SUBITO QUESTO APPELLO  che chiede di parlare di droghe partendo dai fatti e valutando anche le proposte antiproibizioniste. Insieme al Partito radicale, gireremo la tua richiesta a Governo, Parlamento e media.

Marco Perduca, Filomena Gallo, Marco Cappato

Carceri, nuovo appello dei Detenuti di Catanzaro al radicale Quintieri


Cella Carcere SianoImpegno civile. E’ quello che l’ecologista radicale Emilio Quintieri mette, ormai da anni, al servizio di chi non ha voce. La sua attenzione è rivolta ai detenuti, reclusi nella carcere italiane, costretti a vivere in condizioni, a volte disumane, che hanno poco a che fare con un paese dove vige la democrazia e il rispetto della dignità delle persone. Chi ha sbagliato non merita di essere emarginato, anzi, crediamo che lo Stato gli debba garantire strumenti di rieducazione sociale, al fine di permettere ad ogni singolo detenuto che ha scontato il suo debito con la giustizia ed aver fatto pace con la legge di trovare una collocazione nella società civile e non di essere “marchiato” indelebilmente con l’etichetta di colpevole a vita. Continuano le denunce da parte dei detenuti ristretti presso la Casa Circondariale di Catanzaro Siano per le condizioni illegali in cui sono costretti a sopravvivere dallo Stato.
Questa volta, a scrivere all’Ecologista Radicale Emilio Quintieri, è il detenuto Natale Ursino di Locri, da 10 mesi rinchiuso in custodia cautelare presso il Carcere di Catanzaro. Quel che scrive Ursino conferma esattamente – sostiene Quintieri – quanto raccontano gli altri detenuti e che, tra l’altro, abbiamo reso noto al Governo tramite una Interrogazione Parlamentare a risposta scritta indirizzata ai Ministri della Giustizia e della Salute Paola Severino e Renato Balduzzi. L’atto di Sindacato Ispettivo nr. 4-08865, sotto integralmente riportato, è stato presentato a Palazzo Madama durante la 853^ seduta e firmato e sottoscritta dai Senatori della Repubblica Marco Perduca e Donatella Poretti (Radicali), Salvo Fleres (Grande Sud), Roberto Di Giovan Paolo, Francesco Ferrante e Roberto Della Seta (Partito Democratico) che, tra l’altro, sono stati invitati ad effettuare una Visita Ispettiva presso l’Istituto Penitenziario di Catanzaro.

Sono state ampiamente descritte tutte quelle situazioni illegali che riguardano gli Istituti di Pena della Calabria con particolare riferimento alla Casa Circondariale di Siano ove, a fronte di una capienza regolamentare di 354 posti, sono rinchiuse 600 persone, la metà delle quali appartenente al circuito dell’Alta Sicurezza.

Abbiamo denunciato al Governo oltre al problema del sovraffollamento anche tutta una serie di circostanze che rendono l’esecuzione della pena completamente illegale in primo luogo perché non rispetta quei diritti umani fondamentali tutelati dalle norme di rango costituzionale e da quelle europee ed internazionali vigenti in materia. Vivono in tre in delle camere detentive, volgarmente note come “celle” originariamente destinate ad ospitare un solo detenuto, chiusi per 21 ore al giorno in pochi metri quadrati, con la sola possibilità di stare sdraiati nei loro letti a castello, perché tutti quanti in piedi contemporaneamente non avrebbero la possibilità di muoversi a causa della presenza del tavolino, degli sgabelli e degli armadietti. E tale stato di cose nuoce anche dal punto di vista dell’ordine e della sicurezza poiché agli Agenti della Polizia Penitenziaria addetti alla sorveglianza nei Reparti viene materialmente difficile procedere agli opportuni e necessari controlli.  Nemmeno gli animali allo Zoo, per dirla come il detenuto Natale Ursino – prosegue il cetrarese Emilio Quintieri – sono tenuti in queste condizioni.

E’ indubbio che per queste persone la reclusione si traduca in una vera e propria tortura, proibita dalla Costituzione, dalla Convenzione Europea dei Diritti Umani e da altri Trattati Internazionali che lo Stato Italiano a firmato e ratificato ma che, regolarmente, continua a violare. Per questi motivi l’Italia è stata – dal 1959 ad oggi – chiamata in giudizio innumerevoli volte dinanzi alla Corte Europea di Strasburgo e ripetutamente condannata (oltre 2.000 sentenze di condanna) per violazione della Convenzione Europea per la Salvaguardia dei Diritti dell’Uomo e delle Libertà Fondamentali ed in particolare modo proprio per violazione dell’Art. 3 che stabilisce “Nessuno può essere sottoposto a tortura né a pene o trattamenti inumani o degradanti. Peggio dell’Italia c’è solo la Turchia ed a seguire la Russia e Polonia. E non è certo degno di uno Stato che si definisce civile e democratico posizionarsi al secondo posto nella classifica dei 47 Stati membri dell’Unione Europea per violazione dei diritti umani fondamentali : tanto basta per avere certezza della conclamata, abituale e flagrante criminalità dello Stato. “L’attività sportiva è quasi inesistente, abbiamo accesso una sola volta alla settimana per 2 ore al Campo Sportivo. La sporcizia non ha eguali. C’è una colonia di topi, a migliaia, una vera invasione, con il serio rischio di esser morsi e subire la gravissima infezione di cui sono portatori i ratti – dice il detenuto locrese Natale Ursino nella sua lettera – Le docce oltre ad essere insufficienti e scarsamente igieniche, spesso siamo costretti a farle con l’acqua fredda e per lavarci dobbiamo privarci dell’ora d’aria all’aperto perché gli orari coincidono con l’ora d’aria.”

Come si può tollerare una simile condizione ? Abbiamo un regime carcerario che non comprime solo la libertà personale – protesta l’esponente dei Verdi Europei aderente ai Radicali Italiani – ma li obbliga a vivere in condizioni irrispettose della dignità umana ed a subire disagi, difficoltà e sofferenze non prevista da alcuna norma giuridica o sentenza. Eppure la Corte Europea dei Diritti Umani è stata molto chiara: l’Art. 3 della Convenzione impone allo Stato di garantire la detenzione in condizioni compatibili con il rispetto della dignità umana.

Qui Cosenza, 31 Dicembre 2012

“Nel carcere di Catanzaro doccia gelata e niente riscaldamenti”


Casa Circondariale Catanzaro Siano«La Casa Circondariale di Catanzaro Siano è una prigione illegale come tante altre sul territorio nazionale dove i detenuti sono costretti a vivere in condizioni disumane, crudeli e degradanti tanto da indurre al suicidio». Lo scrive l’Ecologista Radicale Emilio Quintieri in un appello.

Ecco il testo integrale.

Non è solo più un fatto di civiltà, non più soltanto una questione umanitaria, ma un problema di vera e propria illegalità. La Casa Circondariale di Catanzaro Siano è una prigione illegale come tante altre sul territorio nazionale dove i detenuti sono costretti a vivere in condizioni disumane, crudeli e degradanti tanto da indurre al suicidio quelle persone che, sfortunatamente, ci sono finite dentro. L’ultimo a togliersi la vita è stato il povero Gourram Hicham, classe 1980, arrestato dai Carabinieri di Rocca di Neto (Crotone) lo scorso mese di marzo con l’accusa di tentato omicidio (pare avesse accoltellato un suo connazionale) e ancora in attesa di giudizio. Si è impiccato nella sua cella dove, a quanto sembra, fosse allocato da solo.

Eppure è strano perché quel carcere è gravemente sovraffollato; infatti, a fronte di una capienza regolamentare di 354 posti, vi sono rinchiuse circa 600 persone, 330 dei quali appartenenti al Circuito dell’Alta Sicurezza perché imputati o condannati per gravi fatti di terrorismo e criminalità organizzata. I detenuti sono costretti a vivere per 20 ore al giorno chiusi in delle piccolissime celle destinate normalmente per un detenuto ed invece occupate da tre persone con letti a castello, tavoli, sgabelli e armadietti che non permettono loro nemmeno di muoversi e alla Polizia Penitenziaria in servizio nei reparti di poter effettuare nemmeno adeguati controlli.

Proprio nei giorni scorsi avevo ricevuto una lettera da parte di un giovane detenuto ristretto a Catanzaro Siano con la quale mi chiedeva aiuto descrivendomi tutte le problematiche esistenti in quel Carcere ivi compresi gli abusi e i pestaggi che qualche agente della Polizia Penitenziaria si permetterebbe il lusso di compiere ai loro danni. Mi narrava il fatto che, nonostante le condizioni meteo-climatiche non sarebbero stati accesi ancora i riscaldamenti e molti di loro, specie i più sfortunati, costretti a patire anche il freddo. Ma non solo. Infatti, e non è solo un detenuto a lamentarsi di questo, sarebbe mal funzionante la caldaia con la conseguenza che dovrebbero rinunciare persino a fare la doccia per la mancanza dell’acqua calda oppure a farla gelata. Infine, l’orario della doccia coincide con il tempo destinato all’ora d’aria perciò i detenuti che scelgono di lavarsi (seppur con l’acqua fredda !) sottraggono del tempo a una delle poche attività di socializzazione alle quali gli è consentito accedere.

Sempre secondo quanto mi è stato riferito, non gli verrebbe consentito – specie a chi proviene dalle altre Regioni e non riceve le visite dei familiari – di poter usufruire di servizi come la lavanderia costringendoli a indossare indumenti sporchi per molti giorni. Addirittura che fuoriuscirebbero i liquami fognari nei cortili destinati ai “passeggi” soprattutto in quelli destinati ai detenuti ad Alta Sicurezza rendendo impraticabili gli stessi e che, fatto gravissimo, sarebbero presenti numerosi topi e blatte in tutti i reparti detentivi tant’è vero che la popolazione detenuta nel tentativo, spesso vano, di impedirne la penetrazione nelle celle, ha allestito delle rudimentali barriere alle finestre che si notano anche dall’esterno. È del tutto evidente che la presenza di tali animali costituisce un certificato rischio che possano diffondersi malattie infettive tra cui la letale leptospirosi, volgarmente nota come “febbre dei porcai”.

Ulteriori rimostranze dei detenuti che mi sono state fatte riguardano l’insufficienza dell’assistenza medico–sanitaria e psicologica prestata nei loro confronti, assurde limitazioni da parte della Direzione, la mancata concessione di permessi di qualunque genere e tipo da parte del Magistrato di Sorveglianza, l’eccessiva umidità dei reparti e delle camere detentive a causa della perenne infiltrazione di acqua piovana e il rigetto ripetuto di richieste di trasferimento in Istituti più vicini alle famiglie o dove sia possibile svolgere particolari corsi di studio. Come si può ben capire i reclusi a Siano (ma non solo) sono tenuti dallo Stato in delle vere e proprie condizioni di tortura, severamente proibite oltre che dall’Ordinamento Costituzionale anche dal diritto convenzionale internazionale.

E il nostro paese lo sa bene perché dal 1959 ad oggi è stato condannato circa 2.200 volte dalla Corte europea dei diritti umani di Strasburgo e, all’interno degli Stati membri dell’Unione europea, detiene il primato per le condanne relative alle condizioni dei detenuti mentre è secondo rispetto a tutti gli Stati membri del Consiglio d’Europa, precedendo persino la Russia. Per tutti questi motivi, ho sollecitato la presentazione di una dettagliata Interrogazione Parlamentare ai Ministri della Giustizia e della Salute Paola Severino e Renato Balduzzi che, nei prossimi giorni, verrà depositata al Senato della Repubblica e una Visita Ispettiva da parte dei membri del Parlamento.

L’atto di sindacato ispettivo sarà presentato come primo firmatario dal Senatore Radicale Marco Perduca, Segretario della Commissione giustizia e membro della Commissione straordinaria per la promozione e tutela dei diritti umani del Senato e cofirmato dai Senatori Donatella Poretti (Radicali), Salvo Fleres (Grande Sud), Roberto Di Giovan Paolo e Francesco Ferrante (Partito democratico). Non escludo – conclude l’Ecologista Radicale Emilio Quintieri – di coinvolgere anche il gruppo parlamentare dei Verdi in seno al Parlamento europeo per una interrogazione in merito alla Commissione europea come già accaduto in altre circostanze perché la legge in questo carcere come in tanti altri della Calabria e dell’Italia è violata e non si può continuare a far finta di non vedere che sia così e, soprattutto, non si può continuare a custodire così delle persone, la cui maggioranza è in custodia cautelare e quindi presunta innocente fino a sentenza definitiva.

Emilio Quintieri

Ecologista Radicale

Linkiesta, 13 Dicembre 2012

http://www.linkiesta.it/carcere-catanzaro-quintieri

 

Lecce, Presunto pestaggio in carcere, tre Senatori interrogano il Ministro


Carcere Lecce Borgo San NicolaLecce. Vittima di un grave pestaggio ad opera del personale di Polizia Penitenziaria nel carcere di Lucera, sarebbe stato Giuseppe Rotundo, arrestato nell’ambito dell’Operazione “Cinemastore”. I senatori Fleres, Poretti e Perduca hanno depositato un’interrogazione parlamentare al Ministro della Giustizia 

La denuncia alla Procura  della Repubblica di Lucera partì dal detenuto Giuseppe Rotundo, abitante a Lecce, arrestato nell’ambito dell’Operazione “Cinemastore”, condotta dalla Squadra Mobile della Questura di Lecce, su disposizione della locale Autorità Giudiziaria. Nel carcere di Lucera, qualche tempo fa, sembrerebbe che il detenuto lì rinchiuso, sia stato vittima di un grave pestaggio ad opera del personale di Polizia Penitenziaria in servizio presso la struttura. Accertamenti in merito sono stati disposti anche dalla Procura della Repubblica di Lecce, informata dell’accaduto dall’Avv. Elvia Belmonte del Foro di Lecce, difensore di fiducia del detenuto Rotundo, la quale, per le indagini, ha delegato la Polizia Scientifica in servizio presso la Questura di Foggia. I Senatori della Repubblica Salvo Fleres (Grande Sud), Donatella Poretti e Marco Perduca (Radicali Italiani), su sollecitazione dell’Ecologista Radicale Emilio Quintieri, hanno depositato un’Interrogazione Parlamentare al Ministro della Giustizia Paola Severino in merito a quanto avvenuto nel carcere di Lucera.

“Il Procedimento Penale istruito dal Pubblico Ministero Pasquale De Luca – scrivono i senatori – è stato definito con la citazione diretta a giudizio del Sovrintendente Pasquale De Gennaro, dell’Assistente Capo Francesco Benincaso e dell’Assistente Capo Vincenzo Leone, tutti appartenenti alla Polizia Penitenziaria ed in servizio presso la Casa Circondariale di Lucera. Tutti devono rispondere, in concorso tra loro, di aver abusato dei mezzi di correzione o disciplina in danno di Giuseppe Rotundo, a loro affidato per ragione di vigilanza o custodia, che aveva proferito parole offensive nei confronti dell’Assistente Capo Benincaso, insieme portandolo in una cella di isolamento, costringendolo a spogliarsi e colpendolo con calci e pugni in varie parti del corpo; di aver sottoposto a misure di rigore non consentite dalla Legge il detenuto Giuseppe Rotundo di cui essi avevano la custodia, insieme invitandolo a seguirli in una cella di isolamento e là colpendolo con calci e pugni in varie parti del corpo ed infine per avergli cagionato lesioni personali guaribili entro 40 giorni, insieme colpendolo prima con un pugno alla nuca, poi in faccia ed infine con calci e pugni su tutto il corpo, facendolo cadere a terra in uno stato di incoscienza, procurandogli così ‘ematoma avambraccio destro, emitorace sinistro con graffi, vistoso ematoma ginocchio, gamba e caviglia destra, ematoma regione periorbitale bilaterale, emorragia oculare e orbitale bilaterale, tumefazione regione frontale destra, ematoma regione mandibolare sinistra’; con l’aggravante di aver commesso il fatto con abuso dei poteri, o con violazione dei doveri inerenti ad una pubblica funzione o a un pubblico servizio.” L’Udienza si terrà innanzi al Giudice Monocratico del Tribunale di Lucera il prossimo 5 marzo 2013. Pare che oltre al detenuto anche l’Associazione Antigone Onlus interverrà nel processo costituendosi parte civile contro gli imputati.

Ad ogni modo anche il detenuto Rotundo, in un separato ed autonomo Procedimento Penale, è stato rinviato a giudizio per violenza e minaccia e lesioni ai tre Pubblici Ufficiali della Polizia Penitenziaria.

“Attualmente nella Casa Circondariale di Lucera, a fronte di una capienza regolamentare di 156 reclusi, nonostante i diversi lavori di ristrutturazione nelle diverse aree detentive, sono ospitate circa 250 persone – sottolineano i senatori – Sembra che si siano verificati 5 ferimenti, 11 colluttazioni, 8 atti di autolesionismo, 3 tentati suicidi, 9 scioperi della fame, 1 fenomeno di violenza, resistenza ed oltraggio a pubblico ufficiale, 3 manifestazioni di percussione rumorosa dei cancelli. Il personale di Polizia penitenziaria sarebbe composto da 104 unità, di cui 6 unità femminili (senza che vi sia un Reparto detentivo femminile). Sembra, inoltre, che le scale di ingresso ai Reparti detentivi ed in tutti gli altri posti di servizio dell’Istituto presentino dei limiti in termini di sicurezza in violazione della normativa prevista dal decreto legislativo n. 81 del 2008”.

I Senatori Fleres, Poretti e Perduca hanno esposto il tutto al Ministro della Giustizia Paola Severino.

“Quanto accaduto presso il Carcere di Lucera a danno del detenuto Rotundo – dichiara l’Ecologista Radicale Emilio Quintieri – è veramente molto grave ed è necessario che i responsabili vengano severamente puniti così come prevede la Legge perché episodi del genere non si ripetano. Troppo spesso nelle Carceri avvengono abusi intollerabili che rimangono impuniti anche per la mancanza del delitto di tortura nel nostro ordinamento giuridico”.

Leccenews24.it, 06 Novembre 2012