Cosenza, 8 Parlamentari interrogano il Governo Gentiloni. L’Asp non garantisce le cure ai detenuti


La Casa Circondariale di Cosenza “Sergio Cosmai” finisce in Parlamento per colpa della condotta omissiva tenuta dai vertici dell’Azienda Sanitaria Provinciale di Cosenza. Era stata una visita dei Radicali Italiani, guidati da Emilio Enzo Quintieri, a riscontrare la grave situazione esistente nell’Istituto Penitenziario, all’esito di una visita effettuata all’interno dello stesso, autorizzata dal Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria del Ministero della Giustizia.

Nei giorni scorsi, il Governo Gentiloni, è stato ufficialmente investito della questione, grazie a delle Interrogazioni a risposta scritta presentate alla Camera dei Deputati ed al Senato della Repubblica da parte degli Onorevoli Serenella Fucksia, Ivana Simeoni, Laura Bignami (Senatori del Gruppo Misto) e Peppe De Cristofaro (Senatore del Gruppo di Sinistra Italiana), Michela Rostan, Carlo Galli, Giovanna Martelli e Davide Zoggia (Deputati del Gruppo Articolo 1, Movimento Democratico e Progressista). Gli atti di sindacato ispettivo sono stati presentati, a Palazzo Madama il 19 aprile durante la 808 seduta (Interrogazione n. 4/07380 a prima firma della Senatrice Fucskia) ed il 20 aprile durante la 811 seduta (Interrogazione n. 4/07403 a prima firma del Senatore De Cristofaro) ed a Palazzo Montecitorio il 20 aprile durante la 782 seduta (Interrogazione n. 4/16369 a prima firma della Deputata Michela Rostan). Tutte le Interrogazioni sono state rivolte ai Ministri della Giustizia e della Salute On. Andrea Orlando e On. Beatrice Lorenzin.

Gli otto Parlamentari, dopo aver illustrato che nella Casa Circondariale di Cosenza, a fronte di una capienza regolamentare di 218 posti, sono ristretti 272 detenuti, 50 dei quali stranieri e 57 con patologie psichiatriche, hanno pesantemente stigmatizzato l’operato dell’Azienda Sanitaria Provinciale di Cosenza, per l’inadeguato servizio di assistenza sanitaria specialistica di tipo psichiatrico organizzato nell’Istituto e per la condotta omissiva mantenuta nonostante le reiterate sollecitazioni, tutte rimaste inevase, avanzate dal Direttore dell’Istituto Filiberto Benevento, dal Dirigente del Servizio Sanitario Penitenziario Francesco Strazzulli, dal Provveditore Regionale Reggente dell’Amministrazione Penitenziaria della Calabria Rosario Tortorella, dal Magistrato di Sorveglianza di Cosenza Paola Lucente, dal Segretario Provinciale del Sindacato Unitario dei Medici Ambulatoriali Italiani Francesco Lanzone e dal Responsabile Provinciale dell’ex Medicina Penitenziaria del medesimo Sindacato Francesco De Marco. Ed infatti a causa della cattiva organizzazione del servizio di psichiatria intramurario che ultimamente prevede solo 6 ore alla settimana, affidate anche a 5 specialisti diversi, vi è stato un crollo verticale di qualsiasi forma di prevenzione, l’inattuabilità di una effettiva presa in carico dei pazienti, la mancanza di continuità terapeutica, il mancato funzionamento dello staff multidisciplinare, nel cui ambito lo psichiatra è elemento decisivo, ed il potenziale innalzamento del livello di rischio suicidario e auto/etero aggressivo. Inoltre, tale problematica, oltre a comportare un aggravio dello stato di sofferenza dei detenuti bisognosi di cure, ha acuito maggiormente le loro problematiche tanto da creare uno stato di tensione che ha reso critico il mantenimento dell’ordine e della sicurezza intramuraria. Per questo motivo, il Comandante del Reparto di Polizia Penitenziaria, il Commissario Davide Pietro Romano, aveva finanche proposto lo sfollamento dell’Istituto per i detenuti con problematiche psichiatriche perché non erano gestibili appunto per carenza di psichiatra.

La riduzione del servizio di psichiatria da 30 a 6 ore settimanali e la mancata nomina in pianta stabile di uno o al massimo due specialisti, ha provocato, nei casi più gravi, il ricorso alle strutture sanitarie esterne con tempi di attesa non compatibili con le necessità del disagio psichico nella detenzione, comportando anche gravi ripercussioni per la sicurezza dovute alle traduzioni che devono essere effettuate per l’accompagnamento dei detenuti con enorme dispendio di risorse umane e finanziarie. La Direzione Generale dell’Asp di Cosenza, in numerose occasioni e sistematicamente, è stata invitata a riassegnare all’Istituto 30 ore settimanali per la branca di psichiatria ed a nominare uno o al massimo due professionisti in modo da garantire la gestione dei casi nel rispetto delle esigenze di continuità dell’assistenza sanitaria, attesa la rilevanza che la cura della salute mentale assume negli Istituti Penitenziari, in relazione alla necessità di ridurre il rischio di suicidio e prevenire gesti auto ed etero aggressivi da parte dei detenuti con problematiche psichiatriche. Ma, nonostante gli impegni, anche formalmente assunti, non ha mai provveduto a risolvere la situazione assicurando sia l’integrazione delle ore di psichiatria e sia la nomina degli specialisti, come richiesto.

Pertanto, i Senatori Fucskia, Simeoni, Bignami e De Cristofaro hanno chiesto ai Ministri della Giustizia e della Salute di sapere se siano a conoscenza dei fatti descritti e se questi corrispondano al vero, come ed entro quali tempi intendano adoperarsi, affinché alla popolazione ristretta nella Casa Circondariale di Cosenza venga finalmente reso effettivo il godimento del diritto fondamentale alla tutela della salute, al pari dei cittadini in stato di libertà, come previsto dalla normativa vigente in materia, anche al fine di eliminare tutte quelle situazioni di disagio che determinano gli “eventi critici” e se non ritengano doveroso verificare, con urgenza, anche attraverso un’ispezione ministeriale, le reali condizioni di salute delle persone detenute nella Casa Circondariale di Cosenza e se siano riscontrabili delle omissioni nella condotta tenuta dai dirigenti dell’Azienda Sanitaria Provinciale, ed eventualmente procedere nei confronti dei responsabili per quanto di competenza. Richieste, più o meno, simili quelle avanzate dai Deputati Rostan, Carlo Galli, Martelli e Zoggia che hanno chiesto al Ministro della Giustizia Orlando ed al Ministro della Salute Lorenzin, di conoscere di quali notizie dispongano in ordine ai fatti riferiti, quali iniziative intendano intraprendere affinché ai detenuti venga assicurato il godimento al diritto alla tutela della salute, al pari dei cittadini liberi, come prevede il Decreto Legislativo n. 230/1999 di riordino della Medicina Penitenziaria ed infine, se non ritengano doveroso verificare eventuali omissioni nella condotta tenuta dall’Azienda Sanitaria Provinciale di Cosenza e, in caso affermativo, se non ritengano opportuno procedere nei confronti dei responsabili. La risposta agli otto membri del Parlamento, previa istruttoria da parte delle competenti articolazioni dei Dicasteri della Giustizia e dalla Salute, sarà fornita dal Ministro della Giustizia Andrea Orlando.

Interrogazione 4-07380 – Senato della Repubblica (clicca per leggere)

Interrogazione 4-16369 – Camera dei Deputati (clicca per leggere)

Interrogazione 4-07403 – Senato della Repubblica (clicca per leggere)

Taranto, 8 medici indagati per omicidio colposo del detenuto Antonio Fiordiso


Carcere di TarantoAntonio Fiordiso, 32 anni, è morto in carcere un anno fa, l’8 dicembre 2015. Rigettando la richiesta di archiviazione della procura, il gip chiede di effettuare ulteriori indagini sulla sua morte. Sono otto gli iscritti al registro degli indagati per la morte di Antonio Fiordiso, morto in carcere un anno fa, l’8 dicembre 2015.
Sono i medici che erano di guardia presso l’ospedale di Taranto quella maledetta notte in cui Antonio morì, ridotto ad un fantasma, immerso nelle sue feci: A. S., 34 anni di Lizzano; A. M., 43 anni di Terlizzi (Ba); N. M., 50 anni di Taranto; F. S., 39 anni di Conversano; O. B., 36 anni di Pulsano; B. P. 38 anni di Locorotondo; e gli psichiatri O. N. 47 anni di Noci e M. M., 34 anni di Lizzano, tutti indagati per avere, per ragioni in corso di accertamento, causato per negligenza, imperizia e imprudenza e con violazione delle leges artis, la morte di Antonio Fiordiso.
La sostituta procuratrice della Repubblica Maria Grazia Anastasia ha anche disposto “accertamenti tecnici irripetibili”, come aveva richiesto il giudice delle indagini preliminari Pompeo Carriere, accogliendo la richiesta di Oriana Fiordiso, zia di Antonio e sua unica parente.
La Procura ha nominato i consulenti Alberto Tortorella, medico legale e Salvatore Silvio Colonna, anestesista rianimatore. Per Paolo Vinci, avvocato della zia di Antonio, tra i maggiori esperti italiani di malasanità, è una “bella pagina della Giustizia coniugata con la Verità, la cui ricerca deve essere sempre perseguita e mai sottesa”.
Infatti il pm Lelio Festa, chiedendo l’archiviazione aveva rilevato una “insussistenza di profili di responsabilità penale” nella condotta del personale sanitario e della sorveglianza coinvolti. Invece il gip ha disposto la prosecuzione delle indagini, perché il pm “avrebbe dovuto disporre la riesumazione della salma e un esame autoptico urgente”, come aveva chiesto, inascoltata, la zia nella sua denuncia all’indomani della morte del nipote.
Nel caso poi che l’autopsia sia impraticabile, si procederà ad una perizia medico-legale “di scienza” che accerti le cause della morte.
Il gip inoltre, rigettando la richiesta di archiviazione del pm, ha disposto che vengano sentiti i detenuti, il personale penitenziario e il personale dell’ospedale SS. Annunziata e Moscati di Taranto, dove fu ricoverato Antonio, ormai quasi incosciente, disidratato e denutrito.
Antonio Fiordiso aveva 32 anni, una vita ai margini, abbandonato dalla madre e con il padre che, con problemi psichiatrici ed entrando e uscendo per piccoli reati dal carcere, aveva condannato il figlio alla stessa vita. Antonio aveva sempre goduto di ottima salute, arrestato per piccoli furti, non aveva mai fatto uso di droghe pesanti. Poi la situazione nel carcere di Lecce precipita e in tre mesi Antonio, prima trasferito ad Asti, comincia ad essere spostato in altri istituti di detenzione e ospedali.
La zia, quando lo rivede dopo tre mesi in cui nessuno le aveva comunicato, nonostante numerose richieste, dove lo stessero trasferendo, si ritrova davanti ad un simulacro d’uomo. Ha la prontezza di spirito di filmarlo e fotografarlo. Antonio è semi-incosciente: denutrito, contratto, con vistosi ematomi lunghi e stretti sui fianchi, escoriazioni.
Alle interrogazioni dei deputati Elisa Mariano e Salvatore Capone (Pd), il Ministro della Giustizia risponde ricostruendo gli ultimi mesi di vita. Così si apprende che Antonio era stato picchiato in carcere da alcuni detenuti di origine rumena. Tre mesi dopo morirà, ridotto così: “Stato settico in paziente con polmonite a focolai multipli bilaterali. Diabete tipo 2. Grave insufficienza renale. Tetraparesi spastica”, versava in uno stato di “progressiva astenia, con tremori, ipoalimentazione e progressiva chiusura relazionale”. Non si conoscono le cause della sua fine disumana, ma l’iscrizione nel registro degli indagati dei medici di guardia e degli psichiatri, è l’inizio di una pagina della Giustizia tutta da scrivere.

Marilù Mastrogiovanni

Il Manifesto, 15 dicembre 2016

Detenuti morti nella Casa Circondariale di Paola, Sinistra Italiana interroga il Governo


Sen. De Cristofaro e De PetrisCome avevo garantito il Governo Renzi è stato ufficialmente informato con un atto di sindacato ispettivo di quanto incredibilmente accaduto nel Carcere di Paola. Lo afferma Emilio Enzo Quintieri, già membro del Comitato Nazionale di Radicali Italiani e capo della delegazione visitante gli Istituti Penitenziari della Calabria. Nella giornata di ieri, durante la 725 seduta del Senato della Repubblica, l’On. Peppe De Cristofaro (Sinistra Italiana), Vice Presidente della Commissione Affari Esteri, membro della Commissione Straordinaria per la tutela dei Diritti Umani e della Commissione Bicamerale Antimafia, ha presentato una Interrogazione a risposta scritta (la n. 4-06659 del 16/11/2016) ai Ministri della Giustizia On. Andrea Orlando e degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale On. Paolo Gentiloni. L’atto di sindacato ispettivo è stato sottoscritto anche dall’On. Loredana De Petris, Presidente del Gruppo Misto e Capogruppo di Sinistra Italiana a Palazzo Madama.

I Senatori della Repubblica, premesso quanto riferitogli dall’esponente radicale Quintieri circa le strane morti avvenute recentemente nella Casa Circondariale di Paola – una delle quali già oggetto di Interrogazione Parlamentare al Ministro della Giustizia da parte dell’On. Enza Bruno Bossio, Deputato del Partito Democratico – ed il comportamento tenuto dalla Direzione dell’Istituto Penitenziario, hanno chiesto di sapere se e di quali informazioni dispongano i Ministri interrogati, ognuno per la parte di propria competenza, circa i fatti relativi al decesso di Youssef Mouhcine, il 31enne marocchino, deceduto nella notte tra il 23 ed il 24 ottobre a pochi giorni dalla sua scarcerazione nonché del decesso di Maurilio Pio Morabito, il 46enne calabrese, deceduto nella notte tra il 28 ed il 29 aprile scorso, sempre nell’imminenza del fine pena.

Inoltre sono stati posti i seguenti quesiti a cui il Governo dovrà rispondere per iscritto : “1) quali siano le cause che hanno cagionato il decesso del detenuto ed in particolare che cosa sia emerso dagli accertamenti autoptici disposti dall’Autorità Giudiziaria competente; 2) se risulti con quale modalità, nella notte tra il 23 ed il 24 ottobre 2016, giorno in cui è morto il detenuto Youssef Mouhcine, fosse garantita la sorveglianza all’interno dell’Istituto e se al momento del decesso fosse presente il Medico Penitenziario; 3) per quali motivi i familiari di Mouhcine non siano stati tempestivamente avvisati dell’avvenuto decesso da parte della Direzione dell’Istituto di Paola come prevede la normativa vigente in materia e se, con riferimento a tale omissione, non ritenga opportuno adottare gli opportuni provvedimenti disciplinari nei confronti del Direttore; 4) per quali motivi la Direzione dell’Istituto abbia provveduto, a cura e spese dell’Amministrazione, alla sepoltura del detenuto straniero presso il Cimitero di Paola, pur essendo a conoscenza che la famiglia voleva restituita la salma per il funerale e se, con riferimento a tale abuso, non ritenga opportuno adottare gli opportuni provvedimenti disciplinari nei confronti del Direttore; 5) per quali ragioni la Direzione dell’Istituto non abbia evaso con la dovuta tempestività la richiesta del Consolato Generale del Regno del Marocco di Palermo e se, anche con riferimento a tale omissione, non ritenga opportuno adottare gli opportuni provvedimenti disciplinari nei confronti del Direttore ; 6) se nella Casa Circondariale di Paola, alla data odierna, vengano ancora utilizzate “celle lisce” così come recentemente accertato da una visita effettuata da una delegazione di Radicali Italiani”.

casa-circondariale-di-paola-2Nella Casa Circondariale di Paola, secondo quanto scrivono i Senatori di Sinistra Italiana De Cristofaro e De Petris nella loro Interrogazione, alla data del 31 ottobre 2016, a fronte di una capienza regolamentare di 182 posti, vi erano ristretti 218 detenuti (36 in esubero), 84 dei quali stranieri. Nell’Istituto, come più volte denunciato dai Radicali Italiani all’esito di alcune visite effettuate, non vi sono mediatori culturali nonostante la rilevante presenza di stranieri. E’ stato precisato, altresì, che la famiglia di Mouhcine, quale parte offesa, ha ritenuto di nominare un difensore di fiducia, Avvocato Manuela Gasparri del Foro di Paola, affinché venga fatta piena luce sulla morte del proprio congiunto, non credendo alla versione del suicidio fornita dall’Amministrazione Penitenziaria. Da inizio dell’anno sono 93 le persone detenute che sono decedute negli Istituti Penitenziari della Repubblica, 33 delle quali per suicidio.

Infine, il radicale Quintieri ha reso noto che, nei giorni scorsi, un funzionario del Ministero degli Affari Esteri del Regno del Marocco, ha contattato la famiglia Mouhcine alla quale, oltre a porgergli le condoglianze, ha garantito di essere intervenuto, anche per il tramite del proprio Consolato Generale di Palermo, presso il Governo Italiano per avere esaustive delucidazioni in ordine a quanto accaduto.

Sulla questione oltre ai Radicali Italiani sono intervenuti l’Associazione Alone Cosenza Onlus, il Dipartimento Politiche dell’Immigrazione della Cgil di Cosenza, la Comunità Marocchina di Cosenza ed il Movimento Diritti Civili.

Altra Interrogazione a risposta scritta (la n. 4-06655 del 16/11/2016) indirizzata al Governo Italiano è stata presentata dai Senatori Francesco Molinari, Ivana Simeoni, Serenella Fucksia e Giuseppe Vacciano. Hanno chiesto di sapere se e di quali informazioni dispongano i Ministri interrogati (Giustizia e Affari Esteri) in ordine ai fatti rappresentati, anche con riferimento ai casi specifici segnalati, e se questi corrispondano al vero e se non si ritenga, indipendentemente dall’attività investigativa condotta dall’Autorità Giudiziaria, qualora non sia stato già fatto nell’immediatezza dei fatti, di avviare una indagine interna, al fine di chiarire l’esatta dinamica del decesso del detenuto, per appurare se nei confronti dello stesso siano state predisposte tutte le misure di sorveglianza in termini di custodia in carcere e tutela sanitaria e se vi siano responsabilità di tipo penale o disciplinare attribuibili al personale che aveva in cura e custodia il detenuto.

Interrogazione a risposta scritta ai Ministri della Giustizia e degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale dei Sen. De Cristofaro e De Petris (clicca per leggere)

Interrogazione a risposta scritta ai Ministri della Giustizia e degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale dei Sen. Molinari, Simeoni, Fucksia e Vacciano (clicca per leggere)

Detenuto suicida nel Carcere di Paola, l’On Bruno Bossio interroga il Ministro Orlando


On. Enza Bruno Bossio - PDNei giorni scorsi, il caso del detenuto Maurilio Pio Morabito, 46 anni, di Reggio Calabria, morto suicida in una cella del Reparto di Isolamento della Casa Circondariale di Paola, in Provincia di Cosenza, lo scorso 29 aprile 2016, intorno all’una di notte, è finito sulla scrivania del Ministro della Giustizia Onorevole Andrea Orlando grazie ad una circostanziata Interrogazione Parlamentare, con richiesta di risposta scritta, presentata dall’Onorevole Enza Bruno Bossio, Deputata del Partito Democratico e membro della Commissione Bicamerale Antimafia.

Il Morabito, che aveva avuto problemi di tossicodipendenza, da circa un mese, dopo essere stato trasferito dalla Casa Circondariale “Arghillà” di Reggio Calabria, si trovava ristretto presso la Casa Circondariale di Paola, dovendo espiare una pena detentiva di 4 mesi di reclusione. Il suo fine pena era previsto per il prossimo 30 giugno.

L’Onorevole Bruno Bossio, grazie anche alle informazioni acquisite dalla visita ispettiva effettuata da una Delegazione dei Radicali Italiani guidata dal radicale Emilio Enzo Quintieri, effettuata nei giorni successivi al decesso del Morabito, ha riferito che quest’ultimo avrebbe posto in essere il gesto autosoppressivo mediante impiccagione, utilizzando una coperta, che è stata annodata a forma di cappio alla grata della finestra della cella, nel reparto di isolamento, del predetto Istituto Penitenziario che, all’epoca dei fatti, ospitava 182 persone detenute a fronte di altrettanti posti detentivi.

Nell’ambito della visita ispettiva, la Delegazione Radicale, aveva potuto verificare che la cella n. 9 in cui si è impiccato il Morabito era “liscia” cioè priva dell’arredo ministeriale, sporca e maleodorante e che il citato detenuto non era stato sottoposto a “sorveglianza a vista” nonostante, già in altre occasioni, avesse manifestato propositi suicidiari e compiuto vari atti autolesionistici, nonché distrutto due celle, una delle quali mediante l’incendio di un materasso posta nel primo reparto detentivo e l’altra nel reparto di isolamento dirimpetto alla cella in cui si è impiccato.

Sul decesso del Morabito, la Procura della Repubblica di Paola, a seguito della denuncia dei familiari, ha aperto un Procedimento Penale, al momento nei confronti di ignoti, per il delitto di istigazione o aiuto al suicidio previsto e punito dall’Art. 580 del Codice Penale al fine di appurare le cause, le circostanze e le modalità del decesso. Infine, la predetta Autorità Giudiziaria, oltre ad aver disposto l’acquisizione dei filmati delle telecamere di sorveglianza presenti nel reparto detentivo, ha anche ordinato l’esame autoptico sulla salma del Morabito, effettuato lo scorso 7 maggio presso l’Ospedale Riuniti di Reggio Calabria dal Dottore Mario Matarazzo che dovrà concludere la relazione peritale nelle prossime settimane.

Nell’Interrogazione (atto n. 4-13360 del 07/06/2016, Seduta n. 633 della Camera dei Deputati) sono stati richiamati, oltre al suicidio di Morabito, gli altri 12 suicidi e le altre 21 morti per malattia, assistenza sanitaria disastrata, overdose o per cause ancora da accertare, avvenuti dall’inizio del 2016, negli Istituti Penitenziari italiani. Dal 2000 ad oggi, i “morti di carcere” sono stati 2.527, 900 dei quali per suicidio. La maggior parte dei suicidi che avvengono negli stabilimenti penitenziari – ha denunciato con forza la Deputata calabrese – si è verificata nei reparti di isolamento e, ancor di più, nelle “celle lisce”, cioè completamente vuote, (come quella in cui il Morabito è stato collocato, per diversi giorni, in condizioni al limite della tollerabilità, nella Casa Circondariale di Paola) nonostante, da tempo, tali pratiche (collocazione dei detenuti in isolamento ed in celle lisce), secondo gli esperti, siano ritenute “assolutamente controproducenti” poiché pur togliendo dalla cella tutto ciò che potrebbe essere usato dai detenuti per suicidarsi, il modo di farlo lo trovano lo stesso.

In tanti Istituti Penitenziari – come proprio la stessa Onorevole Bruno Bossio ha già avuto modo di denunciare al Governo – con altra Interrogazione a risposta in Commissione Giustizia, rimasta inevasa, a seguito della visita ispettiva alla Casa di Reclusione di Rossano e, direttamente, al Dott. Santi Consolo, Capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria durante la sua audizione presso la Commissione Bicamerale Antimafia – l’utilizzo del reparto e dell’istituto dell’isolamento in modo difforme dalla normativa vigente in materia e cioè all’infuori dei casi stabiliti dall’Art. 33 dell’Ordinamento Penitenziario (motivi giudiziari, sanitari o disciplinari).

Ministro Orlando (2)Ha richiamato anche il fatto che il detenuto Morabito avesse, più volte, chiesto con delle missive, di essere trasferito in un Istituto Penitenziario dotato di una “Sezione Protetta” poiché aveva fondato timore di essere vittima di aggressioni, avendo ricevuto minacce di morte conseguenti a non meglio precisati fatti occorsi quando era ristretto presso la Casa Circondariale Arghillà di Reggio Calabria. Inoltre, stando a quanto riferito dai familiari del detenuto morto suicida, sarebbero state numerose le richieste di colloquio fatte anche al Direttore della Casa Circondariale di Paola e mai tenute in considerazione dallo stesso, in violazione di quanto prescrive l’Art. 75 c. 1 dell’Ordinamento Penitenziario.

Pertanto, l’Onorevole Enza Bruno Bossio, ha chiesto al Ministro della Giustizia Onorevole Andrea Orlando, di conoscere : a) se e di quali informazioni disponga in ordine ai fatti rappresentati, anche con riferimento ai casi specifici segnalati e se questi corrispondano al vero; b) se non ritenga, in via cautelativa, di assumere le iniziative, per quanto di competenza, nel rispetto dell’attività della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Paola, volte ad avviare una indagine amministrativa interna al fine di chiarire la causa, le circostanze e le modalità del decesso del detenuto Morabito ed appurare se nei confronti dello stesso siano state messe in atto tutte le misure di sorveglianza custodiale e sanitaria, previste e necessarie, e quindi se non vi siano responsabilità disciplinarmente rilevanti in capo al personale dell’Amministrazione Penitenziaria ; c) quali siano le motivazioni che hanno condotto all’improvviso trasferimento del Morabito dalla Casa Circondariale di Arghillà di Reggio Calabria alla Casa Circondariale di Paola chiarendo, altresì, per quali ragioni, il predetto detenuto non sia stato trasferito, sin da subito o comunque dopo le sue richieste, presso altro Istituto Penitenziario dotato di reparti “protetti” visto che era stato gravemente minacciato ed aveva fondato timore di essere aggredito invece di essere tenuto a giudizio dell’interrogante, impropriamente, nel reparto di isolamento della Casa Circondariale di Paola; d) se e quali problemi di salute presentava il detenuto Morabito all’atto della visita obbligatoria di primo ingresso presso la Casa Circondariale di Arghillà di Reggio Calabria e poi presso quella di Paola, ricavabili dal suo diario clinico e se risulti se lo stesso, durante tutto il periodo detentivo, sia stato adeguatamente assistito dal punto di vista sanitario; se intenda chiarire, infine, se lo stesso fosse sottoposto a particolari trattamenti terapeutici per le sue condizioni personali; e) se risulti veritiero il fatto che il detenuto Morabito abbia chiesto, più volte, di poter avere un colloquio col Direttore della Casa Circondariale di Paola e che le sue istanze siano rimaste tutte inevase; f) se risulti che, il Direttore della Casa Circondariale di Paola offra, con particolare frequenza, ai detenuti la possibilità di poter avere con lo stesso dei periodici colloqui individuali e se e quante volte il predetto si sia recato ad ispezionare i locali ove sono ristretti i medesimi, anche tramite la visione delle annotazioni apposte negli appositi registri previsti dalla normativa ; g) per quali motivi, il signor Morabito, sia stato recluso nell’istituto di cui in premessa visto che la pena da espiare era di soli 4 mesi di reclusione e se, in ogni caso, corrisponde al vero che questi abbia presentato istanza alla competente Magistratura di Sorveglianza per la concessione di una misura alternativa alla detenzione prevista dall’Ordinamento Penitenziario (detenzione domiciliare, affidamento, e altro) ed in caso affermativo, per quali ragioni, gli sia stata negata ed h) se e quali iniziative il Ministro interrogato intenda assumere per assicurare che l’isolamento nei confronti dei detenuti venga disposto solo ed esclusivamente in circostanze eccezionali e, comunque, nei soli casi tassativi stabiliti dal legislatore, proibendo all’Amministrazione Penitenziaria di utilizzare sezioni o reparti di isolamento per altri motivi in applicazione di quanto disposto dall’Articolo 73 del Regolamento di Esecuzione Penitenziaria e se non ritenga, altresì, di dover intervenire con urgenza per emanare delle direttive soprattutto per quanto attiene l’esecuzione dell’isolamento, poiché, ancora oggi, come accertato dalla Delegazione Radicale nella Casa Circondariale di Paola, esistono delle “celle lisce”, prive di ogni suppellettile, in cui vengono collocati i detenuti che, invece, dovrebbero essere posti secondo l’interrogante in “camere ordinarie” che presentino le caratteristiche indicate dall’Articolo 6 dell’Ordinamento Penitenziario.

Interrogazione n. 4-13360 dell’On. Bruno Bossio (clicca per leggere)

Sanità Penitenziaria, il Sen. Molinari ed i Radicali accusano la Regione Calabria


Delegazione visitante il Carcere di CrotoneI detenuti e gli internati ristretti negli Istituti Penitenziari calabresi hanno diritto, al pari dei cittadini in stato di libertà, di avere garantito dalla Regione Calabria, il diritto alla tutela della propria salute fisica e psichica con la erogazione di prestazioni di prevenzione, diagnosi, cura e riabilitazione, efficaci ed appropriate. Lo sostiene l’Avvocato Francesco Molinari, Senatore della Repubblica (Gruppo Misto) e Presidente dell’Associazione Calabria Terra Libera che unitamente ad Emilio Quintieri e Valentina Moretti, esponenti dei Radicali Italiani, sta effettuando una serie di visite ispettive negli stabilimenti penitenziari calabresi per rendersi conto anche della grave compressione del diritto alla salute per i detenuti, causata dalle inadempienze della Regione Calabria. A tal proposito, proprio di recente, il Senatore Molinari, dopo una ispezione alla cittadella giudiziaria minorile di Catanzaro, aveva denunciato al Governo Renzi la mancata istituzione di Comunità Psichiatriche Minorili in Calabria.

Nei giorni scorsi, con una nuova Interrogazione a risposta scritta (Atto nr. 4-05333 del 23/02/2016) indirizzata ai Ministri della Giustizia Andrea Orlando, della Salute Beatrice Lorenzin e per gli Affari Regionali e le Autonomie Enrico Costa, firmata dai Senatori Francesco Molinari, Giuseppe Vacciano, Maria Mussini, Ivana Simeoni e Cristina De Pietro (Gruppo Misto) sono state sollevate ulteriori problematiche che, in parte, sono state già risolte come ad esempio la nomina del Commissario ad acta On. Franco Corleone per provvedere in via sostitutiva in luogo della Regione Calabria, alla realizzazione del programma approvato dal Ministro della Salute con Decreto del 09/10/2013 per l’immediata apertura delle Residenze per l’Esecuzione delle Misure di Sicurezza (Rems) di Girifalco in Provincia di Catanzaro e Santa Sofia d’Epiro in Provincia di Cosenza al fine di potervi ricoverare i pazienti aventi residenza in Calabria che, purtroppo e ancora oggi, si trovano illegittimamente internati presso gli ex Ospedali Psichiatrici Giudiziari nonché le persone sottoposte a misura di sicurezza provvisoria dall’Autorità Giudiziaria competente e quelle che, da tempo, si trovano ospitate presso le strutture sanitarie extraospedaliere di altre Regioni d’Italia. Allo stato, infatti, presso l’Opg di Barcellona Pozzo di Gotto sono ancora internati 14 calabresi (13 uomini e 1 donna) ed altri 7 pazienti calabresi sono ospitati nelle Rems delle Regioni Lazio, Campania, Basilicata e Sicilia. Per quelli “ospitati” presso la Rems di Pisticci in Provincia di Matera (4), la Regione Calabria dal 1 maggio 2015 sino ad oggi ha pagato alla Regione Basilicata circa 500 mila euro ed ogni giorno che passa sono 1.000 euro in più.

Carcere Siano - ingressoAltra problematica oggetto dell’atto di sindacato ispettivo parlamentare è quella relativa alla mancata apertura del Centro Diagnostico Terapeutico presso la Casa Circondariale “Ugo Caridi” di Catanzaro, che tra l’altro prevedeva che fosse ivi creata, al quarto piano, una Sezione destinata alla tutela intramuraria della salute mentale per detenuti per 8 posti ed una Sezione di Osservazione Psichiatrica per l’accertamento delle infermità psichiche per 5 posti dedicata a detenuti appartenenti al Circuito dell’Alta Sicurezza visto che quella dedicata ai detenuti del Circuito della Media Sicurezza è già attiva dal 2006 presso la Casa Circondariale “Giuseppe Panzera” di Reggio Calabria. L’Asp di Catanzaro avrebbe già posto in essere tutti gli adempimenti necessari per la ristrutturazione dei locali, l’implementazione tecnologica delle attrezzature ed il rinnovo degli arredi spendendo centinaia di migliaia di euro ricevuti da specifici fondi ministeriali. Ma, ad oggi, nonostante le sollecitazioni provenienti in particolar modo dal Movimento dei Radicali Italiani, nulla è cambiato : il Centro Diagnostico Terapeutico (Cdt) annesso al Carcere di Catanzaro continua ad esser chiuso e non funzionante, unitamente alle Sezioni anzidette che avrebbero dovuto essere istituite per contribuire alla riforma epocale del superamento degli Opg. e, secondo quanto risulta all’Avv. Molinari ed ai suoi colleghi Senatori, non può essere aperto a causa della mancanza delle figure professionali specifiche (Psichiatri, Psicologi, Neurologi, Tecnici della Riabilitazione Psichiatrica, Educatori professionali, etc.). che dovrebbero essere reclutate tramite procedura concorsuale pubblica. Tale questione, pur rappresentata dalla Regione Calabria, non avrebbe ricevuto alcuna risposta da parte del Ministero della Salute. Dalle recenti ispezioni effettuate da Molinari e da altre visite effettuate dai Radicali, autorizzati dal Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, è emerso che negli Istituti Penitenziari della Calabria vi sono ristretti 513 detenuti con patologie psichiatriche.

In conclusione, i Senatori Molinari, Vacciano, Mussini, Simeoni e De Pietro hanno chiesto al Governo Renzi di sapere se i Ministri siano a conoscenza dei fatti e se questi corrispondano al vero; se e quali provvedimenti intendano adottare, sollecitare e/o promuovere, affinché venga aperto al più presto il Centro Diagnostico Terapeutico presso la Casa Circondariale “Ugo Caridi” di Catanzaro, con la Sezione destinata alla tutela intramuraria della salute mentale e quella per l’osservazione psichiatrica per l’accertamento delle infermità psichiche dei detenuti, valutando, altresì, la richiesta di reclutamento di personale qualificato avanzata dalla Regione Calabria e concedendo la relativa autorizzazione per l’assunzione del personale; se l’istituenda Sezione destinata alla tutela intramuraria della salute mentale presso il Centro Diagnostico Terapeutico, sia sufficiente ad accogliere i numerosi detenuti affetti da problematiche di natura psichiatrica presenti in tutti gli Istituti Penitenziari della Regione Calabria e, in caso negativo, se non si ritenga opportuno istituire almeno nella Provincia di Cosenza (totalizzante 4 Istituti Penitenziari : 3 Case Circondariali ed 1 Casa di Reclusione), un analogo reparto a custodia attenuata prevalentemente sanitaria per ospitare detenuti affetti da infermità o minorazioni psichiche che, a causa delle loro condizioni, non possono essere sottoposti al regime degli istituti ordinari, ciò anche per armonizzare il principio di tutela della salute con quello della territorialità della pena così evitando l’allontanamento di tali soggetti dal nucleo familiare che, proprio nei momenti di maggior fragilità psicologica, potrebbe risultare ancor più destabilizzante e, contestualmente, per ridurre il costo e l’impiego di personale di Polizia Penitenziaria per le traduzioni che verrebbero evitate per i continui trasferimenti ristretti negli Istituti della Provincia di Cosenza presso la Casa Circondariale di Catanzaro nella quale, stando al programma della Regione Calabria, dovrebbe essere ubicata l’unica Sezione detentiva per detenuti con disturbi psichiatrici. All’Interrogazione Parlamentare è stato delegato a rispondere il Ministro della Giustizia Andrea Orlando.

Interrogazione a risposta scritta n. 4-05333 del 23/02/2016 (clicca per leggere)

Opg, il Consiglio dei Ministri ha nominato Commissario unico l’ex radicale Corleone


On. Franco CorleoneIl Consiglio dei Ministri riunitosi oggi 19 febbraio 2016, alle ore 9,15, a Palazzo Chigi, dietro apposita convocazione, sotto la presidenza del Ministro dell’Economia e delle Finanze Pietro Carlo Padoan e Segretario il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri Claudio De Vincenti, su proposta dei Ministri della Salute Beatrice Lorenzin e della Giustizia Andrea Orlando, ha nominato l’On. Francesco Corleone, Commissario unico del Governo per le procedure necessarie al definitivo superamento degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari (Opg) con il completamento delle Residenze per l’Esecuzione delle Misure di Sicurezza (Rems) nelle Regioni Abruzzo, Calabria, Piemonte, Puglia, Toscana e Veneto, in esercizio del potere sostitutivo a norma dell’Art. 8 della Legge n. 131/2003.

“E’ l’ultimo passaggio per la soluzione storica di un problema che ha fatto dibattere animatamente in questi anni le istituzioni, le associazioni e le organizzazioni sindacali – spiega il Sottosegretario al Ministero della Salute Vito De Filippo – Siamo molto soddisfatti che le decisioni del Governo siano state quelle di commissariare le sei regioni che ancora non sono riuscite a chiudere il doloroso capitolo degli Opg”. “Non si tratta – specifica De Filippo – di una sanzione, ma di una fase di accompagnamento e affiancamento per quei territori che non sono ancora riusciti a superare il vecchio, desueto, incivile impianto degli ex manicomi criminali e che, con il lavoro del commissario, porteranno sicuramente a compimento”. Infine, quanto al nome prescelto, conclude, “l’esperienza di Franco Corleone è garanzia che il lavoro sarà confronto fruttuoso e definitivo”.

Corleone ha definito la nomina “un incarico di grande responsabilità, in cui intendo gettarmi a capofitto, con l’intenzione di fare il prima possibile”. Secondo il nuovo commissario “bisogna fare i salti mortali perché le persone ancora internate negli Opg sono in una situazione di illegalità, tanto che molti hanno fatto ricorso al Tribunale di Sorveglianza ottenendo ragione”. Corleone, Garante dei Diritti dei Detenuti della Regione Toscana, già Deputato e Senatore per il Partito Radicale e i Verdi e Sottosegretario al Ministero della Giustizia con la delega al Carcere ed alla Giustizia Minorile nonché Deputato al Parlamento Europeo, avrà a disposizione sei mesi. “Si tratta – commenta – di un tempo un ragionevolmente breve, ma d’altronde il mio compito deve essere quello di recuperare il ritardo accumulato, visto che è passato quasi un anno dal termine ultimo per la chiusura degli Opg”.

Siamo soddisfatti per la nomina dell’Onorevole Corleone a Commissario unico del Governo per il superamento degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari, afferma Emilio Enzo Quintieri, esponente calabrese dei Radicali Italiani. In questi giorni con il Senatore della Repubblica Francesco Molinari (Gruppo Misto), Presidente dell’Associazione Calabria Terra Libera, abbiamo preparato una Interrogazione a risposta scritta indirizzata al Presidente del Consiglio dei Ministri Matteo Renzi ed ai Ministri della Giustizia e della Salute Andrea Orlando e Beatrice Lorenzin per sollecitare – tra le altre cose – la nomina immediata del Commissario per la Regione Calabria che, fortunatamente, è sopraggiunta unitamente a quella delle altre Regioni d’Italia rimaste inadempienti. L’atto di sindacato ispettivo a prima firma dell’On. Molinari, sottoscritto anche da altri Senatori, verrà ufficialmente annunziato durante la prossima seduta di Palazzo Madama.

Casa Circondariale Catanzaro SianoLa Regione Calabria – prosegue il radicale Quintieri – non è soltanto inadempiente per quanto concerne la mancata attivazione delle Rems e la presa in carico degli internati calabresi ristretti ancora negli Opg o in altre strutture extraospedaliere del Paese ma anche per tanto altro. Nelle scorse settimane, abbiamo già denunciato al Governo con una Interrogazione del Sen. Molinari, la mancata istituzione di Comunità Psichiatriche per i Minori sottoposti a provvedimenti penali da parte dell’Autorità Giudiziaria competente nonostante gli accordi presi dalla Regione Calabria con il Centro per la Giustizia Minorile della Calabria e della Basilicata di Catanzaro.

Inoltre, ancora oggi, non è stato aperto il Centro Diagnostico Terapeutico (Cdt) presso la Casa Circondariale “Ugo Caridi” di Catanzaro con le relative Sezioni di Osservazione Psichiatrica e di tutela della salute mentale per i detenuti affetti da patologie psichiatriche che, per le loro condizioni, non possono essere ristretti negli Istituti Penitenziari ordinari. Con l’Interrogazione a prima firma del Senatore Molinari, verranno denunciate – conclude Emilio Enzo Quintieri – tutta una serie di inadempienze da parte della Regione Calabria e proposte anche alcune soluzioni pratiche come quella di istituire, almeno nella Provincia di Cosenza, territorio che ospita ben 4 Istituti Penitenziari, una Reparto a custodia attenuata prevalentemente sanitaria proprio per ospitare i numerosi detenuti affetti da infermità o minorazioni psichiche.

Cosenza, Uepe in crisi : dopo Quintieri e Molinari protestano gli Assistenti Sociali


Uepe CosenzaNon è solo il radicale Emilio Quintieri ed il Senatore Francesco Molinari a lamentare la disastrosa situazione in cui versa, ormai da tempo, l’Ufficio per l’Esecuzione Penale Esterna di Cosenza. Nei giorni scorsi, dopo le ripetute segnalazioni rimaste senza esito e dopo aver letto la recente Interrogazione Parlamentare presentata al Ministro della Giustizia On. Andrea Orlando, i tre Funzionari di Servizio Sociale in servizio all’Uepe di Cosenza, Adriana De Linna, Silvana Puleo e Maria Cristina Di Forti, hanno lamentato nuovamente la grave situazione in cui sono costretti a lavorare.

“Preso atto che, allo stato, non sono state ipotizzate azioni per risanare lo stato di carenza di personale di Servizio Sociale che, in questa sede, contro un organico previsto in 22 unità, vede operativi 3 Funzionari, di cui uno in regime lavorativo part time e destinatario di Legge 104/92, per un carico di lavoro di oltre 900 casi” – scrivono gli Assistenti Sociali – e “rilevato che il perdurare, ormai ultradecennale, del costante ed elevatissimo stress derivante dal carico di lavoro, umanamente e professionalmente improponibile, e dalle responsabilità connesse, sta determinando inevitabili ricadute sugli utenti del Servizio, sugli Operatori Sociali e sulle Autorità Giudiziarie” ed infine “rilevato che l’eccessiva richiesta da parte dell’utenza, che non può oggettivamente essere evasa, potrebbe determinare anche delle azioni imprevedibili da parte della stessa”, hanno ritenuto opportuno di dichiarare “di non essere più in grado di garantire lo svolgimento dei compiti istituzionali in modo professionalmente adeguato, essendo gravati da un eccessivo carico di lavoro, con il rischio di pregiudizio nei confronti dell’utente, dell’ente stesso, nonché della propria salute psico-fisica. Declinano, pertanto, ogni responsabilità, di qualsiasi natura, in relazione ad eventuali conseguenze imputabili all’agire di professionisti che continuano a lavorare in una situazione di emergenza, che incide anche sulle capacità cognitive, non potendo più far fronte a tale situazione”.

Tali dichiarazioni sono state formalizzate per iscritto ed inviate a numerose Autorità dello Stato nazionali, territoriali e locali, al Tribunale di Sorveglianza di Catanzaro ed al Magistrato di Sorveglianza di Cosenza, ai Tribunali di Cosenza, Paola e Castrovillari, alle Direzioni degli Istituti Penitenziari di Cosenza, Castrovillari, Paola e Rossano, al Presidente Nazionale dell’Ordine Professionale degli Assistenti Sociali, al Presidente dell’Ordine Professionale degli Assistenti Sociali della Calabria ed alle Organizzazioni Sindacali. Immediatamente, anche la Rappresentanza Sindacale Unitaria (Rsu) dell’Ufficio per l’Esecuzione Penale Esterna di Cosenza si è associata alla nota sottoscritta dai Funzionari di Servizio Sociale “relativa alla gravissima situazione di sottorganico e di sovraccarico di lavoro, sottolineando la necessità che venga risolta con urgenza stanti le grosse difficoltà ormai non più sostenibili dal personale interessato”.

Delegazione visita Carcere ed Uepe CosenzaQualche giorno fa, con il Senatore Molinari abbiamo effettuato una visita ispettiva all’Uepe di Cosenza, riferisce l’ex membro del Comitato Nazionale di Radicali Italiani Emilio Quintieri, ed abbiamo constatato che negli Uffici, a parte il personale amministrativo ed il Direttore, non c’era nessuno oltre alle centinaia di fascicoli collocati in ogni posto. Al momento della visita vi erano solo le 3 Assistenti Sociali, due delle quali prossime alla pensione, con un carico di lavoro giornaliero di 802 casi : 274 assegnati alla Delinna, 216 alla Di Forti e 304 alla Puleo. Altri 6 casi risultavano affidati ad altri Funzionari. Nell’anno 2015 l’Ufficio ha gestito 2081 casi e 914 solo nello scorso mese di gennaio. E’ da tre anni, invece, che gli Assistenti Sociali non riescono a metter piede in un Istituto Penitenziario della Provincia di Cosenza ed a farne le spese sono i detenuti i quali, pur avendone diritto, non riescono ad ottenere i benefici premiali e le misure alternative alla detenzione. Ed infatti, puntualmente, in ogni ispezione che facciamo, sono tanti quelli che si lamentano di tale incredibile situazione. Il Senatore Molinari, tramite il Sindacato Ispettivo Parlamentare, ha chiesto al Governo Renzi di assicurare, in tempi brevi, la copertura dei posti di Assistente Sociale previsti dalla pianta organica attualmente vacanti e ci auguriamo – conclude il radicale Quintieri – che tutto ciò avvenga con la massima urgenza.

Roma, Due Medici del Fatebenefratelli a giudizio. Cagionarono la morte di un detenuto ristretto a Regina Coeli


Carcere Regina Coeli RomaDopo oltre 5 anni, due Medici dell’Ospedale Fatebenefratelli di Roma, Andrea Colaci e Paolo Mascagni, sono stati citati a giudizio dalla Procura della Repubblica di Roma su disposizione del Giudice per le Indagini Prelimari Stefano Aprile che, nei mesi scorsi, aveva respinto la richiesta di archiviazione ed ordinato l’imputazione coatta nei confronti dei due sanitari per omicidio colposo. Secondo il Gip, i due medici, fecero una serie di negligenze che quell’8 febbraio 2010 provocarono il decesso di Antonio Fondelli, 52 anni, detenuto presso la IV Sezione della Casa Circondariale di Regina Coeli di Roma, il quale dal mese di febbraio 2009 si trovava cautelato in attesa di giudizio perché ritenuto responsabile di un furto e condannato, in primo grado, ad 1 anno ed 11 mesi di reclusione. Gli mancavano comunque appena 11 mesi per la libertà ma, a causa della negligenza professionale posta in essere dai predetti Colaci e Mascagni che l’operarono con 5 ore di ritardo, la sua “pena” ancora non divenuta irrevocabile poiché aveva proposto appello, terminò con largo anticipo.

L’intervento chirurgico d’urgenza si svolse presso la Clinica Nuova Itor di Pietralata, dove il detenuto era stato portato dal Pronto Soccorso dell’Ospedale “Fatebenefratelli” per un attacco di appendicite sfociato in peritonite. Fondelli morì in sala operatoria senza risvegliarsi più dall’anestesia dopo essere stato operato. I Medici, nel corso dell’intervento, accertarono l’esistenza di una peritonite e di una cancrena appendicolare.

Fondelli era anche ammalato, cardiopatico acclarato, ed infatti per qualche tempo venne ricoverato presso il Centro Clinico della struttura penitenziaria. Secondo quanto si apprese, il detenuto domenica mattina si sentì male e venne portato dal personale del 118 al “Santo Spirito” dove, secondo alcune voci, si sarebbe dimesso volontariamente tornando in cella. Lunedì 8 febbraio 2010, Antonio, si sentì nuovamente male e venne trasferito con l’ambulanza al Presidio Ospedaliero “Fatebenefratelli” e da lì portato d’urgenza alla Nuova Itor per essere operato poiché l’appendicite nel frattempo era degenerata in peritonite ma morì dopo l’intervento senza risvegliarsi più dall’anestesia.

In merito alla vicenda ci fù anche un processo ma ci finì il Medico sbagliato, un chirurgo che aveva tentato il possibile quando ormai era troppo tardi. E, per tale motivo, venne prosciolto da ogni accusa.

Appare evidente – scrive il Gip del Tribunale di Roma che ha respinto la richiesta di archiviazione del Pm – che l’intervento salva-vita avrebbe dovuto essere posto in essere a partire dalle 15 dell’8 febbraio se non addirittura prima. Con un’anticipazione di circa 5 ore. Tenuto conto che, come ha concluso il consulente tecnico del Pm, una adeguata anticipazione dell’intervento avrebbe consentito di evitare la morte (del paziente, ndr).”

Ospedale Fatebenefratelli di RomaFondelli venne condannato a morte dai Medici perché, nonostante da due giorni era in atto una violenta crisi di appendicite, confermata anche dalla Tac, non ritennero di operarlo d’urgenza poiché non c’era posto, chiedendo che venisse ricoverato in altro Ospedale “disconoscendo la prevista procedura di collocare i pazienti urgenti in astanteria o altre sale”. Tale tesi viene confermata dalla consulenza dei tecnici nominati dalla Procura della Repubblica : “Tenuto conto che, come conclude il consulente del Pubblico Ministero, una adeguata anticipazione dell’intervento avrebbe consentito di evitare l’evento morte e che la dilazione temporale verificatasi appare attribuibile ai sanitari che, pur in presenza di indicazioni della direzione sanitaria in ordine all’utilizzo di posti letto di fortuna, non disponevano l’immediato atto operatorio e optavano erroneamente per il differimento dell’intervento.”

All’epoca dei fatti, la vicenda di Antonio Fondelli, finì anche in Parlamento. La denunciarono con una Interrogazione a risposta scritta (la nr. 4/06081 del 10/02/2010) rivolta ai Ministri della Giustizia e della Salute, i Deputati Radicali eletti nelle liste del Partito Democratico Rita Bernardini, Marco Beltrandi, Maria Antonietta Farina Coscioni, Matteo Mecacci, Maurizio Turco ed Elisabetta Zamparutti. Nell’atto di Sindacato Ispettivo, rimasto inevaso dal Governo nonostante sia stata sollecitata per ben 18 volte la risposta, i Parlamentari Radicali chiedevano di conoscere di quali informazioni disponessero i Ministri interrogati e se negli ambiti di rispettiva competenza, ed indipendentemente dalle indagini che la Magistratura aveva avviato sulla vicenda, se non ritenevano opportuno promuovere una indagine amministrativa interna al fine di verificare l’esistenza di eventuali responsabilità per la morte del detenuto Antonio Fondelli. Inoltre, chiedevano di sapere se nel corso della sua detenzione – in regime di custodia cautelare preventiva – il detenuto avesse usufruito di tutte le cure necessarie che il suo precario stato di salute richiedeva e, più in generale, quali provvedimenti urgenti il Governo intendeva adottare al fine di garantire ai detenuti una non effimera attività di cura e sostegno, nonché i livelli essenziali di assistenza sanitaria all’interno degli Istituti di Pena.

Emilio Quintieri

Musumeci (Ergastolano) : Se il Parlamento approva la Legge Bruno Bossio sarà cancellato l’ergastolo ostativo


Carmelo MusumeciOggi in un articolo ho scritto che un giudice dovrebbe osservare la legge con gli occhi aperti perché molti di loro sono convinti che i cattivi non cambino, io invece voglio dimostrare che anche i cattivi cambiano quando gliene viene data una possibilità“. (Diario di un ergastolano: Carmelo Musumeci).

C’è qualche parlamentare che ha la voglia e il coraggio di fare una interrogazione sui circuiti di “Alta Sicurezza” nelle carceri italiane? Ultimamente i parlamentari Enza Bruno Bossio, Walter Verini, Roberto Rampi, Luigi Lacquaniti, Danilo Leva, Chiara Scuvera, Camilla Sgambato, Ernesto Magorno, Gea Schirò, Federico Massa, Cristina Bargero, Romina Mura, Alfredo Bazoli, Pia Locatelli, Paola Pinna, Franco Bruno hanno presentato un disegno di legge per rivedere il divieto di concessione dei benefici penitenziari nei confronti dei detenuti che non collaborano con la giustizia.

Se passerà questa legge sarà cancellato nel nostro paese l’ergastolo ostativo e un ergastolano, per usufruire dei benefici previsti dalla legge penitenziaria, non avrà più la necessità di mettere in cella un altro al posto suo e di mettere a rischio la sua famiglia. Ultimamente, sto dando il mio contributo alla redazione di “Ristretti Orizzonti” che si sta occupando di fare conoscere all’opinione pubblica i gironi spesso infernali che esistono nelle “Patrie Galere”, dal regime del 41 bis, ai circuiti di “Alta Sicurezza”.

E ho pensato di chiedere, pubblicamente, a questi parlamentari, che hanno avuto il coraggio di ascoltare le parole di Papa Francesco, di avere il coraggio anche di fare una interrogazione parlamentare al Ministro della Giustizia per fare luce e portare la legalità istituzionale in queste sezioni ombra, dove sai quando entri ma non sai quando ne esci. La redazione di “Ristretti Orizzonti” che cerca di fare un’informazione seria e d’inchiesta, andando a cercarsi le fonti più attendibili e le testimonianze, famosa (un pò come i radicali) per le lotte contro i mulini a vento, ha scritto a tanti detenuti nei circuiti di “Alta Sicurezza” facendogli delle domande sulla loro “storia carceraria”, sulle loro condizioni di detenzione, sui regimi e i circuiti che hanno conosciuto: “Quanti anni hai trascorso in circuiti di Alta Sicurezza”, “Quante richieste di declassificazione dall’Alta Sicurezza hai fatto?”, “Quando ti è stata rigettata la declassificazione, il carcere ti aveva messo parere favorevole? E tante altre ancora.

Ci hanno risposto molti detenuti e da questa inchiesta è uscito fuori uno spaccato da terzo mondo o se preferite dai tempi del medioevo. Abbiamo scoperto che ci sono detenuti “dimenticati” che dopo decenni che sono stati sottoposti al regime di tortura del 41 Bis, ora si trovano da anni nelle sezioni di Alta Sicurezza (prima chiamate sezioni di “Elevato Indice di Vigilanza”). Abbiamo scoperto che alle richieste di declassificazioni, i funzionari dell’Amministrazione Penitenziaria rispondono spesso con brevi, e simili con il passare dei decenni, motivazioni per tutti i detenuti, più o meno di questo tenore: “Considerata l’assenza di elementi certi tali da far desumere l’allontanamento dalle organizzazioni malavitose di provenienza e fatte salve ulteriori verifiche in tempi futuri” o ancora peggio “Rilevato che non risultano elementi univoci comprovanti l’interruzione dei collegamenti dell’istante con la criminalità organizzata”.

Io, adesso mi e vi domando: ma come può fare un detenuto a difendersi da queste motivazioni? Ed infatti nessuno ci riesce. La redazione di Ristretti Orizzonti ha deciso di rendere pubblici questi questionari, sia per i politici che desiderano chiedere una interrogazione parlamentare, sia per i mass media che vogliono informare l’opinione pubblica su che cosa accade nelle loro Patrie Galere. I questionari si possono richiedere all’indirizzo mail della direttrice di Ristretti Orizzonti Ornella Favero ornif@.iol.it Questo indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo. e verrà mandato il materiale che abbiamo raccolto.

Carmelo Musumeci – Ergastolano detenuto nel Carcere di Padova

Ristretti Orizzonti, 12 giugno 2015

Immigrati, Bruno Bossio (Pd): nel Cara di Crotone violati i diritti umani


On_Vincenza_Bruno_Bossio“Al Cara di Crotone è messa a rischio la sicurezza degli ospiti e del personale impiegato. Una situazione divenuta insostenibile: sono palesemente violati alcuni elementari diritti umani”. Lo dichiara la deputata del Partito Democratico Enza Bruno Bossio prima firmataria, insieme ai colleghi Ernesto Magorno e Nico Stumpo, di un’interrogazione al ministro dell’Interno Angelino Alfano sulla situazione del Cara di Sant’Anna di Isola Capo Rizzuto (KR). “Il Cara di Crotone – spiega – è il più grande di Italia e soffre una condizione di sovraffollamento (con punte di 1.700 persone per lo più ospitate in vecchi container, a fronte di 729 posti disponibili) in cui la precarietà delle condizioni igieniche, la promiscuità tra etnie e la mancanza di attività lavorative e culturali sono causa continua di incidenti e rivolte. Si sono poi verificati dei ritardi nell’erogazione dei permessi di soggiorno, con la conseguenza di lunghissime permanenze nel centro, l’insufficienza del servizio di mediazione culturale – e in generale del personale – e, infine, la vicenda del pocket money di 2,50 euro al giorno, il più basso d’Italia e illecitamente erogato sotto forma di due pacchetti di sigarette da 10 a settimana”.

“Ho avuto modo nei mesi scorsi – continua Enza Bruno Bossio – di visitare con il collega Nico Stumpo e una delegazione del Pd della Calabria il Cara di Crotone e rendermi conto di assumere le necessarie iniziative per migliorare l’accoglienza e perché l’ente affidatario applichi le norme del capitolato d’appalto sulla dotazione minima personale, sull’assistenza 24h su 24h da garantire con l’impiego di figure professionali adeguate e, più in generale, su tutti i servizi. Abbiamo infine chiesto di velocizzare le pratiche di smaltimento delle richieste di asilo e la riforma del cosiddetto pocket money che oggi, poiché erogato sotto forma di beni e servizi invece che in denaro, non garantisce né l’emancipazione degli ospiti del Cara né l’integrazione con la comunità locale”, conclude la deputata del Pd.

Interrogazione 4_08566 (clicca per leggere)