Bari, detenuto di 48 anni si toglie la vita. Il Sappe denuncia “Stato latitante”


Carcere di BariChiuso in cella per reati connessi alla droga e in condizioni fisiche difficili dopo un intervento chirurgico, non ha retto alla convivenza carceraria con altri detenuti e si è impiccato nel bagno della sua cella. Doveva tornare in libertà a dicembre prossimo il 48enne che l’altro pomeriggio, all’ora del cambio delle guardie giurate (nelle Carceri non fanno servizio “Guardie Giurate” ma Agenti di Polizia Penitenziaria n.d.r), ha realizzato con la cinta dell’accappatoio una corda rudimentale e si è chiuso nel bagno, togliendosi la vita con un solo, violento strappo.

Proprio per le modalità con cui si è suicidato, non è servito l’intervento delle guardie chiamate dai compagni di cella: al loro arrivo, l’uomo era già morto. “Ormai ne abbiamo piene le tasche di protocolli, di convegni, di ordini del giorno del Consiglio regionale, di monitoraggi sul sistema carcerario pugliese”, commenta Federico Pilagatti, segretario nazionale del sindacato autonomo di polizia penitenziaria, Sappe. Pilagatti si riferisce, in particolare, a un protocollo siglato oltre un anno fa da amministrazione penitenziaria e Regione Puglia “che si prefiggeva lo scopo di prevenire il rischio autolesivo e suicidario dei detenuti”.

Il sindacalista ricorda come “la situazione della sanità nelle carceri è uno dei nodi più drammatici oltre alla grave carenza di poliziotti e alla fatiscenza delle strutture, che non ha trovato alcuna soluzione, nonostante pomposi protocolli firmati tempo fa che, dovevano recepire una legge dello Stato con cui si demandava la responsabilità della sanità penitenziaria alle Regioni”. E annuncia nuove azioni di lotta: “Se a breve non ci saranno risposte concrete – avverte – il Sappe denuncerà l’attuale situazione alla magistratura ordinaria, poiché, a nostro parere, si potrebbe prefigurare in taluni casi, il reato di mancata assistenza sanitaria alla popolazione detenuta”.

Non si tratta, purtroppo, della prima denuncia pubblica fatta dal sindacato, né del primo suicidio nelle carceri pugliesi, dove il sovraffollamento costringe a una eccessiva vicinanza esponenti di clan mafiosi rivali. Il Sappe ha affrontato il problema anche con le istituzioni: “Nelle scorse settimane – spiega il segretario nazionale – ho scritto a tutti i capigruppo regionali, compreso il presidente del Consiglio, rappresentando come alcune problematiche di competenza della Regione, quali la sanità penitenziaria potevano trovare una rapida soluzione se affrontate in maniera concreta”.

Mara Chiarelli

La Repubblica, 17 febbraio 2016

Taranto: detenuto di 22 anni tenta il suicidio, salvato in extremis da agenti e sanitari


Carcere di TarantoUn detenuto di 22 anni della provincia di Taranto, in attesa di giudizio per reati contro il patrimonio, ha tentato il suicidio all’interno della Casa circondariale di via Magli ed è stato salvato dagli agenti di Polizia penitenziaria e dagli operatori sanitari.

Lo rende noto Federico Pilagatti, segretario nazionale del Sappe (Sindacato autonomo di polizia penitenziaria). Il detenuto, riferisce Pilagatti, aveva cercato di impiccarsi dopo aver legato una corda rudimentale, ricavata dalle lenzuola, ad una grata della finestra del bagno. “Ormai – commenta Pilagatti – nel carcere di Taranto si vive come in una roulette, alla giornata, considerato che sono saltati, per colpa dell’amministrazione regionale e centrale, tutti gli schemi che rendono un carcere sicuro e governabile”.

Il segretario del Sappe definisce “scellerata” l’idea di “aprire una nuova sezione detentiva senza inviare nemmeno una unità di polizia penitenziaria”. Questa ulteriore circostanza “ha di fatto azzerato la sicurezza – conclude Pilagatti – e se a tutt’oggi non si registrano fatti cruenti o clamorosi, lo si deve solo al coraggio e professionalità dei vertici dell’istituto, ma soprattutto dei poliziotti penitenziari che sono costretti a turni di lavoro massacranti e che nelle ore serali sono ridotti in maniera molto preoccupante”.

Ansa, 24 maggio 2014