Attacco “radicale” al Senatore Magorno: «Sull’ergastolo ostativo ha cambiato idea… »


Nella vita si può (e per certi aspetti si deve) cambiare idea ma è possibile farlo in modo “evolutivo” verso sponde diametralmente opposte a quelle per cui ci si è battuti e ci si è spesi mettendoci la faccia? Si possono scrivere battaglie ideologiche fondanti un giorno con la mano sinistra e qualche giorno più in là con quella destra? Il dibattito è eternamente aperto ma in politica è più complesso uscirne. Resta traccia e ti rinfacciano tutto. Tant’è che poi la domanda di cui sopra torna a galla: si può voltar faccia in materie “essenziali”? Se lo chiede, e lo chiede soprattutto al senatore renziano Ernesto Magorno, il militante e dirigente radicale Emilio Quintieri.

Materia pesante e compromettente, al centro del dibattito. Trattasi dell’ergastolo ostativo, sentenza storica e recente della Corte di Strasburgo che ha mandato su tutte le furie una importante fetta di inquisitori, a partire dal procuratore capo di Catanzaro Nicola Gratteri. Ma che ha visto anche il coinvolgimento mediatico di una parte politica del campo, divisa tra le bottiglie di spumante dei garantisti e “premialisti” etici da un lato e i duri dall’altro. Tra questi ultimi, tra quelli cioè che senza appello hanno condannato (sulla linea di Gratteri) la sentenza della Corte di Strasburgo (a proposito dell’ergastolo ostativo) anche il “nostro” senatore Ernesto Magorno, ovviamente renziano per chi non ne avesse contezza. Che assume una posizione ferma e rigida a proposito della materia così delicata in termini di diritti essenziali e primordiali da garantire anche in presenza di crimini e criminali conclamati. Questo per dire che il dibattito è e resta aperto ma che per Magorno, paradossalmente, aperto non era per niente qualche tempo fa.

E già perché proprio Emilio Quintieri ricorda in un lungo post di qualche giorno fa che il Magorno di oggi è lo stesso di quello di qualche tempo fa che, coinvolto sul punto esattamente opposto a quello per cui ora si batte, aveva messo la sua firma d’appartenenza. Sì, è proprio così. Quintieri ricorda che proprio lui nel 2015 ha interpellato e coinvolto Magorno (ottenendone la partecipazione) in una proposta di legge (prima firmataria Bruno Bossio) che andava esattamente nella direzione che oggi la Corte di Strasburgo ha “bendetto” e che fa infuriare il Magorno di oggi. Anche la battaglia del Magorno di ieri è alla base dell’incazzatura del Magorno di oggi. Nel 2015 protagonista del testo di legge che oggi maledice come concetto, dopo la sentenza del Tribunale europeo. Al punto che Quintieri, dopo aver riproposto il testo di legge del 2015 sull’ergastolo ostativo nel suo post conclude cosi, «certo che la coerenza è cosa completamente sconosciuta all’onorevole Magorno… ».

Redazione Il Fatto di Calabria – 11 ottobre 2019

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Viaggio nel mondo del Carcere, “la più grande vergogna italiana”


Isernia 1Il libro “Viaggio nel mondo del carcere”, di Davide La Cara e Antonino Castorina, del movimento Giovani Democratici, raccoglie contributi di chi da anni si batte per i diritti dei detenuti e racconta le storie drammatiche dei reclusi vittime del sovraffollamento e delle condizioni di vita degradanti.

Le carceri italiane, nel loro complesso, “sono la maggior vergogna del nostro Paese” e rappresentano “l’esplicazione della vendetta sociale nella forma più atroce che si abbia mai avuta”, come sosteneva Filippo Turati. È la realtà che emerge dal libro “Viaggio nelle carceri”, di Davide La Cara e Antonino Castorina, del movimento Giovani Democratici. “Dentro il pacchetto della giustizia Orlando, riteniamo importante focalizzare l’agenda sul tema delle carceri.

Abbiamo chiesto al direttore del quotidiano “Il Garantista”, Piero Sansonetti, di promuovere questa discussione, anche sul suo giornale”, commenta Castorina. E l’appello è stato accolto entusiasticamente dal direttore, che dichiara: ” Se non si parla di riforma delle carceri, è inutile parlare di riforma della giustizia. Nel nostro paese, non è mai stato risolto nulla. Solo negli anni 70, se ne è parlato, perché cominciarono ad esserci delle rivolte. Che aspettiamo? Che i detenuti si ribellino ancora?”.

Il saggio è ricco di contributi da parte di chi, nel corso degli anni, si è battuto per la causa delle carceri e si è interrogato sul senso della loro esistenza, come Rita Bernardini, segretaria dei Radicali Italiani, Roberto Giacchetti, vicepresidente della Camera dei Deputati, l’onorevole Laura Coccia, l’onorevole Enza Bruno Bossio e molti altri. Tante le storie raccolte nel libro, edito da Editori Riuniti Internazionali (Eir), che tracciano il panorama delle carceri italiane – da Rebibbia a Regina Coeli a Roma, da Poggioreale a Napoli a San Pietro a Reggio Calabria, dall’Opg di Barcellona Pozzo di Gotto a il Coroneo di Trieste – disumano e avvilente, dalla cui visita, è nato il progetto del testo, per denunciarne le carenze strutturali.

“Negli istituti ho incontrato molta gente, migliaia di occhi, ma prima di tutto persone con le loro storie, i loro drammi, le loro speranze (…) – racconta l’onorevole Coccia nel libro. Visitando una sezione sovraffollata, mentre avevo una sensazione opprimente al limite della claustrofobia, ho sentito un urlo “benvenuti allo zoo!”: mi si è gelato il sangue”.

Davide La Cara ha visitato il carcere di Rebibbia e, nel libro, si sofferma sulle condizioni di vita dei detenuti: “(…) Nella cella accanto dormono in undici, su una superficie che potrebbe contenerne massimo quattro, hanno risolto installando vecchi letti a castello in legno a tre piani. Vicino c’è una porta che conduce a una sorta di cucina: un mobiletto col cucinino a gas che sta scaldando l’acqua per la pasta, accanto a questa, il lavandino e il water”. Sono queste le condizioni disumane che hanno portato a varie sanzioni da parte della Corte europea all’Italia, non ultima la sentenza Torreggiani, “che ha giudicato le condizioni dei detenuti una violazione degli standard minimi di vivibilità che determina una situazione di vita degradante”.

Una delle interviste di La Cara, quella a Nobila, madre di Federico Perna – morto a Poggioreale lo scorso anno a causa di un ictus, ma sulle cui cause certe di morte, c’è ancora da fare chiarezza – pone in luce l’aspetto di totale arbitrarietà, che pure vige nelle carceri. “Federico mi aveva raccontato di aver subito abusi sessuali, da parte delle stesse guardie carcerarie a cui avrebbe dovuto denunciare il fatto (…).

Non ho mai capito perché abbia girato 9 carceri in 3 anni. Un ragazzo malato di epatite C e di cirrosi epatica, per quale motivo viene sbattuto da carcere a carcere, per andarsi a prendere altri virus? (…) Federico è morto per le percosse, è stato ammazzato; aveva escoriazioni in tutto il corpo, anche nelle orecchie, e bruciature di sigarette”.

E nel testo, in chiusura, compare anche una intervista a Raffaele Sollecito, condannato a 25 anni in primo grado per l’omicidio di Meredith Kercher, a cui è stata annullata, dalla Cassazione e dalla Corte d’assise d’appello di Firenze, l’assoluzione. Dopo ben 7 anni, il suo processo non è ancora terminato, diventando così un caso mediatico: “Chi è abituato a entrare e uscire di prigione, sente una appartenenza a quella struttura. Ci trovano delle regole, delle figure di riferimento, un’educazione che non hanno mai ricevuto. È un mondo a parte (…) Penso che in carcere pesi molto la questione istruzione. Più del 90% di quelli che ho conosciuto durante la mia pena sono quasi analfabeti. Non hanno alcun tipo di educazione”.

Il testo ha visto anche la collaborazione del mondo delle associazioni e del volontariato. La Cara ha infatti intervistato per la stesura del libro, Paolo Strano, dell’associazione Semi (di) Libertà, che si occupa del reinserimento nel mondo del lavoro dei detenuti degli istituti penitenziari romani, tramite l’attività dei birrai.

“Il progetto nasce a Regina Coeli da una mia esperienza nel carcere. In quanto fisioterapista, sono stato mandato lì a svolgere il mio lavoro poiché i detenuti non posso essere trasferiti da noi(..) Dopo la mia esperienza lavorativa, ho deciso di fare qualcosa (…) fino a due anni fa non sapevo nulla di birra artigianale, ho iniziato ad approfondire e studiare l’argomento. Grazie al Miur, è iniziata la formazione dei detenuti all’Istituto Sereni, che ospita un birrificio. Il tirocinio pratico si svolge invece presso Eataly, dove produciamo birra assieme ad alcuni birrai di Roma”.

Castorina, co-autore del libro, ha svolto la sua ricerca a Reggio Calabria, dove forte, è stato il problema del sovraffollamento:” Il problema del sovraffollamento a Reggio Calabria è stato in parte arginato dalla recente inaugurazione della struttura di Arghillà, ma purtroppo non è stato ancora risolto- commenta la direttrice del carcere, che sostiene pratiche per riabilitare i detenuti- “Può sembrare banale, ma il lavoro nelle carceri è uno strumento obbligatorio per legge (art 20-21-48 dell’ordinamento penitenziario del 1975), è qualcosa che rende il condannato un po’ più libero”.

La collaborazione di Roberto Giacchetti al libro ha fatto emergere una verità importante e inquietante:” Nel carcere non si possono comprare i voti; è per questo che la politica non fa niente per cambiare la situazione”. Ma è importante, secondo il vicepresidente della Camera, assicurare un “dopo il carcere” ai detenuti, reinserendoli in società, previa, preparazione di quest’ultima, alla loro accoglienza.

Maria Panariello

Redattore Sociale, 2 agosto 2014

Presentazione del libro di Davide La Cara e Antonino Castorina (Edizioni EIR). Il saggio è arricchito dai contributi di Rita Bernardini (Segretaria di Radicali Italiani) e Roberto Giachetti (Vicepresidente della Camera dei Deputati) e contiene un’intervista esclusiva a Raffaele Sollecito.

Radio Radicale – Camera dei Deputati 31 Luglio 2014

http://www.radioradicale.it/scheda/417792

 

Droghe, Bruno Bossio (Pd) : Vanno superate le politiche proibizioniste !


On. Enza Bruno Bossio1Proprio oggi, 26 giugno, in occasione della Giornata internazionale della lotta alla droga, è a mio avviso necessario ribadire la necessità di un ripensamento delle politiche sulle sostanze stupefacenti e la conseguente riforma che dovrebbe far seguito ai disastrosi dati della ”guerra alla droga” per come è stata condotta nel nostro Paese.

Il fallimento, in tutto il mondo e non solo in Italia, delle politiche proibizioniste ci impone l’adozione di un approccio nuovo, scientifico e non più ideologico, al problema, che prenda atto del danno perpetrato in questi anni in termini di diritti della persona ai cosiddetti “tossicodipendenti”, oltre che al danno economico inferto al Paese nell’aver ”lasciato” in mano alle mafie la gestione della questione droga.
La ‘ndrangheta è, oggi, la più economicamente forte e meno militarmente fiaccabile delle organizzazioni criminali proprio grazie al controllo da essa esercitato sul traffico internazionale degli stupefacenti.
Come parlamentare calabrese è mio preciso dovere non sottrarmi a simili valutazioni.

Sento perciò di aderire alla lodevole iniziativa del Partito Radicale, che assieme all’Associazione Luca Coscioni per la libertà scientifica, ha lanciato una mobilitazione nell’ambito della campagna mondiale della Global Commission on Drug Policy ”Hey, We Need To Talk About Drugs” e dell’Open Society Foundations a sostegno della campagna ”Support. Don’t Punish”, avviata in 50 Paesi.

L’abolizione, quest’anno, della Fini-Giovanardi deve essere solo il primo passo verso l’affermazione, subito – e su questo faccio appello al Governo -, della possibilità di utilizzare la cannabis per la terapia del dolore e – col tempo – la piena legalizzazione delle cosiddette droghe leggere, nel solco di quel consenso sul tema oramai ampiamente riscontrabile in tutta l’Unione Europea.

On. Enza Bruno Bossio

Deputato Pd – Commissione Parlamentare Antimafia

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Catanzaro, Enza Bruno Bossio (PD) : “Soddisfatta per scarcerazione detenuto Alessio Ricco”.


On. Enza Bruno Bossio PDLa decisione del Tribunale del Riesame di Catanzaro di disporre la scarcerazione del giovane Alessio Ricco è la conferma della sussistenza della incompatibilità con il regime carcerario per le sue gravi condizioni di salute.
L’appello che ho lanciato insieme agli esponenti del Partito Radicale in occasione della visita ispettiva che abbiamo condotto nei giorni scorsi presso la Casa Circondariale di Catanzaro Siano non è caduto nel vuoto.
La grave patologia che affligge Alessio Ricco non poteva essere curata in condizione di detenzione ma imponeva, anche secondo i pareri medico-legali, una azione terapeutica presso un idoneo luogo di cura ad alta specializzazione.
La disposizione del Tribunale del Riesame è il riconoscimento per il giusto trattamento di un caso al quale si era interessata, su mia segnalazione, la Ministra della Giustizia Anna Maria Cancellieri già nello scorso mese di gennaio.
Piena soddisfazione, dunque, per il fatto che ora Alessio Ricco potrà curarsi a casa assistito dalla sua famiglia e vicino alla sua bambina finendo di scontare la sua pena.

On. Enza BRUNO BOSSIO

Deputato del Partito Democratico

http://www.enzabrunobossio.it – 7 Maggio 2014

Giustizia, Alessio Ricco incompatibile con il regime carcerario. Concessi i domiciliari. Soddisfatti Pd e Radicali.


Carcere Siano - reparti detentiviIl Tribunale del Riesame di Catanzaro, in riforma dell’Ordinanza emessa dalla Corte di Appello di Catanzaro ed all’esito degli accertamenti specialistici effettuati, ha disposto la immediata scarcerazione del giovane cetrarese Alessio Ricco, 29 anni, detenuto in custodia cautelare presso la Casa Circondariale di Catanzaro Siano, gravemente ammalato di artrite reumatoide. Al Ricco, condannato in appello per narcotraffico, difeso dagli Avvocati Giuseppe Bruno del Foro di Paola e Cesare Badolato del Foro di Cosenza, i Giudici del Riesame hanno concesso gli arresti domiciliari presso la sua abitazione in Cetraro dalla quale, potrà uscire con il consenso dell’Autorità Giudiziaria, per effettuare tutte le cure necessarie di cui ha bisogno.

visita_esponenti_radicali_carcere_siano_catanzaroNei mesi scorsi, la sua situazione, era giunta all’attenzione del Ministro della Giustizia Annamaria Cancellieri grazie all’intervento di Emilio Quintieri, esponente del Partito Radicale. Successivamente, Quintieri, insieme a Sabatino Savaglio ed a Enza Bruno Bossio, Deputato del Partito Democratico e membro della Commissione Bicamerale Antimafia, si erano recati in visita ispettiva presso l’Istituto Penitenziario di Catanzaro per far visita al giovane ammalato, protestando per le cattive condizioni in cui veniva tenuto prigioniero. Inoltre, proprio di recente, la Parlamentare particolarmente sensibile ai problemi del “pianeta carcere”, aveva effettuato con i Radicali una ulteriore ispezione per accertare le condizioni di detenzione. Secondo gli esponenti politici la sua problematica di salute non era compatibile con il regime carcerario per cui ne sollecitavano la scarcerazione o, diversamente, il ricovero in una struttura sanitaria idonea. Alla fine, hanno avuto ragione. Infatti le conclusioni medico legali dei Medici Saverio Natì e Giovanni Pepe, sono state abbastanza chiare “a distanza di circa 6 mesi dall’inizio del trattamento con Methotrexate, la malattia non ha ancora raggiunto la remissione clinica né la condizione di low disease activy (malattia a lenta attività): il Ricco Alessio è da ritenere, pertanto, un non – responder al Methotrexate. Non solo non si è raggiunta la remissione clinica ma, addirittura, il caso in esame concreta una malattia in fase attiva, come dimostrano i segni e i sintomi di malattia tutt’ora presenti ed altamente invalidanti. Tale condotta terapeutica impone un ravvicinato monitoraggio delle condizioni cliniche che non è possibile eseguire all’interno di una Casa Circondariale dove rileva la scarsità di servizi sanitari specialistici e di personale specializzato nel trattamento del methotrexate ad elevato dosaggio. Si rende, quindi, necessario il trasferimento del Ricco Alessio in un Centro Reumatologico ad alta specializzazione, sia esso di ordine penitenziario o – in sua assenza – extracarcerario, atteso che l’attività della malattia di cui è portatore è tale da non consentire una adeguata cura in stato di detenzione in carcere. In subordine, ove l’Amministrazione Penitenziaria dello Stato, si dimostri non solo in grado di curare adeguatamente il Ricco Alessio, attraverso l’istituto degli arresti domiciliari presso un idoneo luogo di cura ad alta specializzazione, ritengo che sia opportuno porre il Ricco Alessio nelle condizioni di provvedere alle cure di cui ha bisogno in modo autonomo. Relativamente all’ambiente carcerario in cui il Ricco Alessio è detenuto, certamente non è possibile affermare che esso sia congruo e adeguato a chi soffre di artrite reumatoide : sovraffollamento, stato delle cose degradate, celle piccole e grondanti di umidità, igiene personale con acqua fredda sono tutti fattori che sicuramente non favoriscono la remissione clinica della malattia”.

MontecitorioSul caso di Ricco, proprio questa mattina, l’Onorevole Daniele Farina, Capogruppo di Sinistra Ecologia e Libertà in Commissione Giustizia alla Camera dei Deputati, aveva interrogato i Ministri della Giustizia e della Salute Andrea Orlando e Beatrice Lorenzin, per sapere quali informazioni disponesse il Governo in merito, quale sia stata l’assistenza sanitaria prestata al detenuto e se la stessa sia stata adeguata, per quali motivi lo stesso non fosse stato immediatamente trasferito in un Centro Clinico dell’Amministrazione Penitenziaria nonostante le sollecitazioni effettuate in tal senso e quali iniziative i Ministri interrogati, ognuno per la parte di propria competenza, intendevano adottare per garantire il fondamentale diritto alla salute del detenuto, assicurandogli un trattamento penitenziario che non fosse contrario al senso di umanità come previsto dalla Costituzione Repubblicana e dalla Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo.

Ricco avrebbe dovuto essere già stato scarcerato da tempo – dice il radicale Quintieri – perché le sue gravi condizioni erano evidenti ma, anche in questo caso, si è voluto perdere inutilmente del tempo prezioso. Ovviamente, a mio avviso, ci sono delle omissioni e responsabilità precise e lo Stato sarà chiamato a risponderne dinanzi alla Corte Europea dei Diritti Umani di Strasburgo. Stiamo già preparando il ricorso per Ricco, conclude Emilio Quintieri, chiedendo la condanna dello Stato per violazione dell’Art. 3 della Convenzione Europea con richiesta di congruo risarcimento danni.

L’INTERROGAZIONE PARLAMENTARE DELL’ON. DANIELE FARINA, CAPOGRUPPO DI SEL IN COMMISSIONE GIUSTIZIA

 CAMERA DEI DEPUTATI

INTERROGAZIONE A RISPOSTA IN COMMISSIONE GIUSTIZIA

 

Al Ministro della Giustizia On. Andrea Orlando

Al Ministro della Salute On. Beatrice Lorenzin

Premesso che :

secondo quanto riferito all’interrogante da Emilio Enzo Quintieri, esponente dei Radicali italiani, presso la Casa Circondariale “Ugo Caridi” di Catanzaro Siano, in Calabria, si trova ristretto in custodia cautelare il detenuto Alessio Ricco, nato a Cetraro (CS) il 08/10/1984, per violazione della normativa sugli stupefacenti;

il Ricco, soggetto con pregressa tossicodipendente da cocaina, è affetto da “sindrome ansioso – depressiva nonché artrite reumatoide in fase acuta con tumefazione e dolore alle articolazioni ed in particolare modo ai polsi, alle mani d alla caviglia dx, impossibilitato a deambulare senza l’aiuto permanente di un accompagnatore e non in grado di compiere gli atti quotidiani della vita senza assistenza continua”, come attestato dal Certificato Medico nr. 2014AD45252 del 14/03/2014, a firma del Dottor Antonio Tavano, Medico in servizio presso la predetta Casa Circondariale propedeutico in sede di visita per il riconoscimento dello status di invalido civile e portatore di handicap ;

tale detenuto, dalla scorsa stagione estiva, ha iniziato a lamentare dolori alle articolazioni e per questi motivi, in data 09/08/2013, gli veniva prescritta terapia con fans e richiesti esami di laboratorio. Vista l’alterazione degli indici di flogosi e dei fattori reumatici nonché la resistenza alla terapia praticata, in data 24/09/2013, veniva richiesta una visita specialistica reumatologica presso l’Azienda Ospedaliera “Pugliese – Ciaccio” di Catanzaro. Quest’ultima, eseguita in data 10/10/2013, richiedeva  l’esecuzione di ulteriori accertamenti consistenti in esami rx mani e polsi, bacino e piedi ed altri esami di laboratorio dopo 20 giorni, in assenza di terapia cortisonica. Esperiti gli accertamenti richiesti, in data 04/12/2013, il detenuto veniva inviato nuovamente allo Specialista Reumatologo il quale chiedeva di visionare direttamente i radiogrammi effettuati prima di diagnosticare definitivamente la malattia sospettata. Tali radiogrammi, nonostante le sollecitazioni del detenuto e dei familiari, non sono state mai recapitate allo specialista reumatologo dalla Direzione della Casa Circondariale di Catanzaro causando un notevole ritardo nella diagnosi e nel trattamento della patologia che, nel frattempo, peggiorava rapidamente ed alla quale si aggiungeva una ingravescente difficoltà a deambulare che esitava in un grave pregiudizio della deambulazione autonoma, tanto che il Ricco Alessio fa attualmente uso di bastoni canadesi e di carrozzina ortopedica nonché di supervisione per gli spostamenti ;

soltanto in data 20/01/2014, dopo lo sciopero della fame ed il rifiuto della terapia attuato dal detenuto, la diffida della moglie Francesca Scornaienchi e la protesta dei Radicali, il Servizio Sanitario Penitenziario di Catanzaro ha preso contatti telefonici con il reumatologo ospedaliero assicurandolo che, a breve, avrebbe ricevuto quanto richiesto in modo da sciogliere la riserva sulla diagnosi e sulla terapia farmacologica da intraprendere. Nella nota Prot. nr. 225 M.I. del 20/01/2014 trasmessa alla Corte di Appello di Catanzaro il Servizio Sanitario Penitenziario scrive che “il detenuto al momento presenta un’artralgia ricorrente che molto probabilmente è dovuta ad artrite reumatoide all’esordio. Infatti gli accertamenti fin qui effettuati indirizzano a questa diagnosi. Nei prossimi giorni sarà sottoposto a nuova valutazione specialistica reumatologica con conseguente prescrizione di terapia specifica, dal momento che quella praticata finora si è dimostrata poco efficace. Il trattamento una volta stabilito, prevede un monitoraggio clinico – laboratoristico che può essere effettuato in istituto (salvo diversa indicazione specialistica) e dei periodici controlli specialistici più approfonditi che potranno essere eseguiti ambulatorialmente in ospedale. Al momento il detenuto si presenta sofferente e con limitazione funzionale dell’articolazione della caviglia dx che rende difficoltosa la deambulazione, tuttavia al momento non necessita di ricovero e può essere adeguatamente seguito in istituto.” ;

precedentemente, il detenuto era stato visitato dal Dottor Luigi Tundis, uno specialista reumatologo di fiducia, che come si evince nella relazione peritale datata 07/01/2014, aveva riscontrato che “il detenuto Ricco Alessio è portatore di menomazioni attinenti all’apparato scheletrico in particolare ai piedi, mani e gomiti. All’esame clinico si apprezza un evidente dolenzia alle articolazioni di ambedue le mani con diminuita prensilità e forza; il dolore si accentua in particolar modo alla digito – pressione, a livello della falange ed interfalangea delle suddette mani. Inoltre si apprezza notevole dolorabilità, sempre alla digito – pressione, a livello tibio-tarsica di ambedue i piedi con presenza di tumefazione e presenza di piccoli noduli reumatoidi. Presenza, inoltre, di dolorabilità a livello di ambedue i gomiti con piccoli noduli reumatoidi. Il Ricco riferisce rigidità mattutina e difficoltà alla deambulazione ed alla postura. Le menomazioni accertate, se lasciate a se, possono evolvere solo in senso negativo portando ad un peggioramento delle condizioni di salute del detenuto. Il che riverbererebbe i suoi effetti sul diritto alla salute costituzionalmente garantito, la cui violazione sarebbe fatto di evidenza solare.”. In conclusione lo Specialista reumatologico nel richiedere un attento monitoraggio clinico strumentale ed esami ematochimici e, quindi, una adeguata terapia medico e fisioterapica al fin di migliorare la qualità di vita del Ricco, affermava che tutto ciò “può essere espletato presso delle vostre strutture chiaramente idonee alla patologia del Ricco oppure in ambienti extracarcerari per poter favorire se non la completa restituito ad integrum quanto meno un recupero funzionale soddisfacente dello stato di salute del detenuto”;

tale situazione, per come riferisce il Quintieri, era stata opportunamente segnalata dallo stesso, in data 14/01/2014, con una lettera al Ministro della Giustizia Annamaria Cancellieri che, per opportuna conoscenza, aveva inviato anche al Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria ed all’Ufficio di Sorveglianza di Catanzaro; a seguito di questa lettera la Segreteria del Ministro comunicava al Quintieri di aver chiesto esaustive delucidazioni in merito e di aver incaricato il Dott. Francesco Cascini, Vice Capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, di seguire con attenzione il caso del detenuto;

in data 30/01/2014 il Servizio Sanitario Penitenziario di Catanzaro ha sollecitato la Direzione dell’Istituto a chiedere ai Superiori Uffici dell’Amministrazione Penitenziaria “il trasferimento presso idoneo Centro dell’Amministrazione Penitenziaria con posto letto infermeria e vicino Centro Reumatologico per una migliore gestione” ;

in data 06/03/2014 il Servizio Sanitario Penitenziario di Catanzaro ha sollecitato nuovamente la Direzione dell’Istituto a chiedere “il trasferimento in Centro Diagnostico Terapeutico (CDT) vicino Centro Reumatologico del detenuto in oggetto, affetto da artrite reumatoide. Si fa presente che in Calabria non esiste Centro Reumatologico di riferimento; inoltre Siano è Carcere umido e particolarmente freddo. Il detenuto presenta grave impotenza funzionale e limitazione della autonomia.” ;

in data 05/04/2014 il Servizio Sanitario Penitenziario di Catanzaro, per l’ennesima volta, ha sollecitato la Direzione dell’Istituto a chiedere “il trasferimento presso Centro Reumatologico poiché il detenuto con diagnosi di sospetta artrite reumatoide all’esordio non trae beneficio dalla terapia in atto da circa 2 mesi. Lamenta persistenza delle artralgie alle mani e caviglia dx, limitazione funzionale delle articolazioni con difficoltà alla deambulazione che viene effettuata con l’aiuto di stampelle.” ;

le summenzionate richieste, allo stato, risultano tutte non essere state evasa dal competente Ufficio Dipartimentale poiché il Ricco si trova ancora detenuto presso la Casa Circondariale di Catanzaro ;

in data 15/04/2014, presso la Casa Circondariale di Catanzaro, il detenuto Alessio Ricco è stato sottoposto ad accertamenti peritali disposti dal Tribunale della Libertà di Catanzaro per verificare la natura e la gravità della malattia di cui il detenuto è portatore, accertare l’adeguatezza della cura della infermità e la compatibilità con il regime carcerario. Il Dottor Giovanni Pepe, Medico Legale, nella sua relazione del 23/04/2014, scrive che “a distanza di circa 6 mesi dall’inizio del trattamento con Methotrexate, la malattia non ha ancora raggiunto la remissione clinica né la condizione di low disease activy (malattia a lenta attività); il Ricco Alessio è da ritenere, pertanto, un non – responder al Methotrexate. Non solo ma, pur nella impossibilità da parte dello scrivente di fornire una compiuta misurazione dell’attività della malattia attraverso i su citati tests clini metrici di pertinenza strettamente specialistica, non appare difficile affermare che non solo non si è raggiunta la remissione clinica ma che addirittura il caso in esame concreta una malattia in fase attiva, come dimostrano i segni e i sintomi di malattia tutt’ora presenti ed altamente invalidanti. Tale condotta terapeutica impone un ravvicinato monitoraggio delle condizioni cliniche secondo il su citato approccio del “tight control e treat to target”, monitoraggio che non è possibile eseguire all’interno di una Casa Circondariale dove rileva la scarsità di servizi sanitari specialistici e di personale specializzato nel trattamento del methotrexate ad elevato dosaggio. Si rende, quindi, necessario il trasferimento del Ricco Alessio in un Centro Reumatologico ad alta specializzazione, sia esso di ordine penitenziario o – in sua assenza – extracarcerario, atteso che l’attività della malattia di cui è portatore è tale da non consentire una adeguata cura in stato di detenzione in carcere. In subordine, ove l’Amministrazione Penitenziaria dello Stato si dimostri non in grado di curare adeguatamente il Ricco Alessio, attraverso l’istituto degli arresti domiliciari presso un idoneo luogo di cura ad alta specializzazione, ritengo che sia opportuno porre il Ricco Alessio nelle condizioni di provvedere alle cure di cui ha bisogno in modo autonomo. Relativamente all’ambiente carcerario in cui il Ricco Alessio è detenuto, certamente non è possibile affermare che esso sia congruo e adeguato a chi soffre di artrite reumatoide: sovraffollamento, stato delle cose degradate, celle piccole e grondanti di umidità, igiene personale con acqua fredda sono tutti fattori che sicuramente non favoriscono la remissione clinica della malattia.” ;

recentemente, il detenuto ha presentato al Provveditorato Regionale dell’Amministrazione Penitenziaria della Calabria una istanza di trasferimento per gravi motivi familiari con la quale ha chiesto di essere trasferito alla Casa Circondariale di Cosenza o, in subordine, alla Casa Circondariale di Paola, istituti prossimi al luogo di residenza della famiglia soprattutto per non aggravare le già precarie condizioni economiche e per riuscire a mantenere una migliore e costante relazione con i propri familiari e, in particolare, con la figlia in tenera età che non vede da tempo ; tale istanza, allo stato, risulta non essere stata evasa dal competente Provveditorato Regionale ;

a giudizio dell’interrogante l’accoglimento dell’istanza avanzata dal Ricco consentirebbe allo stesso, oltre ad un migliore contatto con i propri congiunti, di essere seguito e monitorato con attenzione poiché nelle immediate adiacenze della Casa Circondariale di Cosenza si trova il Presidio Ospedaliero “Annunziata” dotato di Reparto di Reumatologia; diversamente, nel Comune di Catanzaro ed altri Centri della Calabria, non esisterebbero strutture sanitarie dotate di reparti specializzati per il trattamento di patologie reumatiche ;

la Casa Circondariale di Catanzaro è uno degli istituti penitenziari della Calabria con il più alto tasso di sovraffollamento poiché, a fronte di una capienza regolamentare di 354 posti ospita 474 persone (120 detenuti in esubero) ;

il diritto alla salute, sancito dall’Art. 32 della Costituzione, rappresenta un diritto inviolabile della persona umana, non suscettibile di limitazione alcuna e idoneo a costituire un parametro di legittimità della stessa esecuzione della misura cautelare, che non può in alcuna misura svolgersi secondo modalità idonee a pregiudicare il diritto del detenuto alla salute ed alla salvaguardia della propria incolumità psicofisica ;

la costante giurisprudenza della Corte Suprema di Cassazione ha più volte stabilito che “il diritto alla salute del detenuto va tutelato anche al di sopra delle esigenze di sicurezza sicché, in presenza di gravi patologie, si impone la sottoposizione al regime degli arresti domiciliari o comunque il ricovero in idonee strutture”;

la pacifica giurisprudenza della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo ha più volte stabilito che “l’Articolo 3 della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo impone allo Stato l’obbligo positivo di garantire che ogni prigioniero sia detenuto in condizioni compatibili con il rispetto della dignità umana, che l’attuazione della misura non sottoponga la persona a disagi o prove di un’intensità superiore al livello d’ inevitabile sofferenza insita nella detenzione ed impone che, tenuto conto delle esigenze pratiche della prigionia, la salute e il benessere del prigioniero siano assicurati adeguatamente, specialmente con la somministrazione di cure mediche” ; -:

Per sapere:

le informazioni dei Ministri in indirizzo in merito ai fatti descritti in premessa;

quali siano le patologie di cui è affetto il detenuto Alessio Ricco e se le stesse, a parere dei Ministri interrogati, siano compatibili con lo stato di detenzione nella Casa Circondariale di Catanzaro ove si trova tutt’ora assegnato ;

quale sia stata l’assistenza medico – sanitaria prestata al detenuto e se la stessa sia stata adeguata ;

se esistano dei Centri Diagnostici Terapeutici dell’Amministrazione Penitenziaria in grado di ospitare il detenuto per trattare, nella maniera più appropriata, la malattia di cui è affetto ed in caso affermativo, per quale motivo, ad oggi, nonostante il lasso di tempo trascorso dalle ripetute richieste avanzate dal Servizio Sanitario Penitenziario, non sia stato trasferito presso detto Centro ;

quale sia la determinazione assunta dal competente Ufficio del Provveditorato Regionale dell’Amministrazione Penitenziaria della Calabria in ordine all’istanza di trasferimento per gravi motivi familiari avanzata dal detenuto Ricco e se non si ritenga di doverla accogliere in considerazione anche dei motivi in premessa evidenziati dall’interrogante;

quali iniziative i Ministri interrogati, ognuno per la parte di propria competenza, intendano adottare per garantire il fondamentale diritto alla salute del detenuto in questione, assicurandogli un trattamento penitenziario che non sia contrario al senso di umanità come previsto dalla Costituzione Repubblicana e dalla Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo.

Roma lì 07 Maggio 2014

On. Daniele Farina

Caso Ricco, Quintieri (Radicali) replica a Montuoro dell’Asp di Catanzaro


Carcere Siano - ingresso“Apprendo dalla stampa le dichiarazioni rilasciate dal Dottor Antonio Montuoro, Referente della Sanità Penitenziaria dell’Azienda Sanitaria Provinciale di Catanzaro, a seguito della visita ispettiva effettuata, nei giorni scorsi, presso la Casa Circondariale “Ugo Caridi” di Catanzaro sita in Località Siano.

Nello specifico, il Dottor Montuoro, non ha fatto altro che rendere pubblica la relazione del 20/01/2014 che è stata redatta dal Medico Penitenziario ed inviata alla Seconda Sezione Penale della Corte di Appello di Catanzaro in riferimento alle condizioni di salute del detenuto Alessio Ricco. Inoltre, coglieva l’occasione per rappresentare all’Onorevole Enza Bruno Bossio, Deputato Pd, che “pur in presenza di una situazione difficile della sanità calabrese, sottoposta ai vincoli del piano di rientro, vi è una particolare attenzione dell’Azienda Sanitaria di Catanzaro per la medicina penitenziaria, per il bisogno della salute dei detenuti, espressi o inespressi.” precisando che “l’assistenza sanitaria a favore dei detenuti viene quotidianamente fornita all’interno degli Istituti Penitenziari ricadenti nell’ambito territoriale, ed all’esterno del carcere, in caso di necessità, per l’attività specialistica non altrimenti eseguibile in sede intramuraria o per ricoveri ospedalieri.

Nella nostra azione portiamo sempre nella mente e nel cuore l’Art. 32 della Costituzione: “La Repubblica garantisce la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della comunità e garantisce cure gratuite agli indigenti.”. Mi sarebbe piaciuto che il Dottor Montuoro dicesse qualche parola sulla preoccupante ed illegale condizione strutturale ed igienico – sanitaria in cui versa, ormai da diverso tempo, la Casa Circondariale di Siano oppure sulla vasta colonia di topi che ha invaso gli spazi detentivi interni ed esterni nonché i posti di servizio del personale di Polizia Penitenziaria (circa 50 Agenti Penitenziari sono dovuti assentarsi dal servizio per “problemi gastrointestinali”), sulla mancata apertura del Centro Diagnostico Terapeutico (34 posti), sull’alto tasso di sovraffollamento esistente (157%) ed altro ancora. La sua “difesa d’ufficio” si è limitata all’operato dei Medici che, peraltro, a mio avviso, non è stato così efficiente come lui sostiene.

Nei giorni scorsi, del resto, in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario anche il Presidente Vicario della Corte di Appello di Catanzaro Dottor Bruno Arcuri, ha evidenziato lo stato allarmante degli Istituti Penitenziari calabresi facendo particolare riferimento proprio alla Casa Circondariale di Catanzaro. Secondo l’alto magistrato l’Asp di Catanzaro ha sospeso tutti gli incarichi specialistici, lasciando quindi l’Istituto senza assistenza psichiatrica, cardiologica, neurologica, odontoiatrica, urologica e pneumologia.

Non si è realizzato, per quanto annunciato da tempo, il reparto destinato alla degenza dei detenuti nel policlinico universitario. Ormai da anni si attende l’apertura del Centro Diagnostico Terapeutico con 34 posti. “Si tratta di ambienti – scrive il Presidente Arcuri – assolutamente adeguati, perfettamente realizzati e arredati, con presenza di ampi spazi ben distribuiti; dotati perfino di piscina per la riabilitazione e soprattutto di numerose e preziose attrezzature inutilizzate”.

In attesa degli insopportabili tempi della burocrazia italiana, succede, però, l’irreparabile. Arcuri sottolinea come “nel corso del periodo preso in considerazione si sono verificati tre suicidi, l’ultimo dei quali, il 2 maggio 2013, di un detenuto straniero, per il quale era stata disposta l’osservazione psichiatrica e che, nelle more della relativa esecuzione ingiustificatamente ritardata, si toglieva la vita”.

Mi sembra che, quanto affermato dal Presidente Vicario della Corte di Appello di Catanzaro, smentisca nella maniera più categorica le dichiarazioni rilasciate alla stampa dal Referente della Sanità Penitenziaria dell’Asp di Catanzaro. Altro che “particolare attenzione dell’Azienda Sanitaria di Catanzaro per la medicina penitenziaria, per il bisogno di salute dei detenuti, espressi o inespressi”!

Venendo poi al caso di Alessio Ricco ebbene evidenziare che dal 9 di agosto è stato visitato dallo specialista reumatologo il 10 ottobre (dopo 63 giorni) che ha chiesto di rivedere il paziente dopo 20 giorni previa sospensione dei cortisonici somministrati ed effettuazione di ulteriori accertamenti diagnostici (esami di laboratorio e radiologici). Tali accertamenti sono stati effettuati, rispettivamente il 31 ottobre ed il 16 novembre ed in data 4 dicembre (dopo altri 55 giorni) il Ricco è stato inviato nuovamente in visita dal reumatologo ma senza la documentazione sanitaria per cui, prima di diagnosticare la patologia e quindi la terapia da svolgere, veniva richiesto alla Direzione del Carcere di visionarla.

Dal 4 dicembre al 19 gennaio (sono passati altri 47 giorni) questi documenti non sono stati consegnati allo Specialista Reumatologo. Soltanto il 20 gennaio, il giorno seguente la visita ispettiva, il Medico Penitenziario ha contattato telefonicamente lo Specialista dicendogli che, a breve, avrebbe ricevuto quanto richiesto affermando che “purtroppo per una serie di circostanze sfavorevoli (festività natalizie e successiva malattia di chi aveva il compito di recapitarle al reumatologo) non sono arrivate all’attenzione dello specialista causando un ritardo.”

In definitiva, Ricco ha dovuto attendere 165 giorni (circa 5 mesi), prima di veder diagnosticata e ricevere una cura efficace (al di la della somministrazione dei cortisonici e degli antinfiammatori) per l’artrite reumatoide, una malattia molto veloce che riduce pesantemente la qualità della vita di chi ne soffre provocando danni irreversibili. Non c’è dubbio che questo “ritardo” abbia contribuito a peggiorare le condizioni del Ricco perché una diagnosi tempestiva con una terapia farmacologica appropriata avrebbe contrastato la progressione della malattia che se non viene adeguatamente trattata ha esiti altamente invalidanti.

E, probabilmente, se non ci sarebbe stato il clamore sollevato da Pd e Radicali il detenuto Alessio Ricco ancora starebbe aspettando in cella che il “fattorino” recapitasse le sue radiografie allo Specialista in Reumatologia. A nulla sarebbe servito anche lo sciopero della fame ed il rifiuto della terapia praticato dal detenuto dal 15 al 18 gennaio posto che non è stato convocato e ascoltato da nessuno come dallo stesso riferito durante la visita ispettiva.

La Casa Circondariale di Catanzaro, a mio avviso, andrebbe immediatamente chiusa per le notorie criticità strutturali ed igienico sanitarie già ampiamente evidenziate che costituiscono per i detenuti un trattamento inumano e degradante severamente proibito dal diritto interno, comunitario ed internazionale, per il quale lo Stato Italiano è stato già pesantemente condannato dalla Corte per i Diritti dell’Uomo del Consiglio d’Europa.”

http://www.cn24tv.it – 28 Gennaio 2014

http://www.cn24tv.it/news/82377/caso-ricco-quintieri-radicali-replica-a-montuoro-dell-asp-di-catanzaro.html

Il caso Alessio Ricco e la Cancellieri sotto tiro. L’impegno del Ministro per il detenuto calabrese


Annamaria-CancellieriCancellieri sensibile solo al caso Ligresti? Non è così. E ai cento casi portati ad esempio dallo stesso ministro della Giustizia per dimostrare il suo interesse nei confronti di tutti i carcerati, da qualche giorno se ne aggiunge un altro. Il caso di Alessio Ricco.

Emilio Quintieri, un giovane e combattivo esponente dei Radicali italiani, aveva inoltrato un appello al ministro della Giustizia Annamaria Cancellieri per segnalarle la preoccupante condizione di salute di un giovane detenuto ammalato, allegando anche la lettera che Francesca Scornaienchi , moglie del recluso, aveva mandato al direttore del carcere. Le condizioni del detenuto (29 anni) sono incompatibili con il regime carcerario avendo l’artrite reumatoide, una malattia del sistema immunitario, invalidante e degenerativa: rischia di non poter camminare più. Dopo l’appello, il radicale e la deputata del Pd Enza Bruno Bossio si sono recati nel carcere “Ugo Caridi” di Catanzaro, esattamente dove “vegeta” il detenuto Ricco. E hanno potuto denunciare le condizioni vergognose e incivili della struttura; nel loro comunicato stampa congiunto, così l’hanno descritto: “A Catanzaro, i detenuti sono costretti a sopravvivere in una struttura fatiscente, in delle celle piccolissime, piene di muffa ed umidità e prive di riscaldamento. Inoltre, come se non bastasse, la struttura è invasa dai topi e non funzionano nemmeno le docce i cui locali sono completamente malridotti ed insalubri. Anche il personale di polizia penitenziaria che ha accompagnato la delegazione durante l’ispezione ha confermato le lamentele dei reclusi specialmente per quanto attiene la presenza numerosa dei roditori nell’istituto”.

Qualche giorno fa, il segretario del guardasigilli Edoardo Sottile, per conto della Cancellieri stessa, ha contattato telefonicamente sia la parlamentare democratica Enza Bruno Bossio che all’attivista radicale Emilio Quintieri per portarli a conoscenza dell’interessamento della ministra per la vicenda del detenuto Ricco. In particolare, Cancellieri, ha chiesto alla direzione del carcere di Catanzaro di avere ampie ed esaustive delucidazioni in ordine alle problematiche di salute del detenuto cetrarese ed ha dato incarico al dottor Francesco Cascini, vice capo del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria di seguire con attenzione il caso e di tenerla aggiornata.

Eppure – vi ricordate? – Cancellieri è stata attaccata duramente per i suoi presunti  favoritismi nei confronti degli amici potenti. Aveva appena finito di pronunciarsi a favore dell’amnistia, indulto e “umanizzazione” delle carceri, compreso l’abuso della custodia cautelare , che immediatamente sono spuntate le intercettazioni “fuoriuscite” dalla Procura di Torino riguardanti proprio lei: la “lady di Ferro”. Stesso temperamento di Thatcher, ma per fortuna con sensibilità differente a proposito della condizione disastrosa delle carceri, in virtù della quale siamo pluricondannati dalla Corte Europea.

Quella storia brucia ancora, anche perché spesso evocata quando si parla di rimpasto e si chiede la testa del ministro della Giustizia.

Al telefono, il ministro Cancellieri a metà luglio dice alla compagna di Ligresti, Gabriella Fragni, un generico “qualsiasi cosa io possa fare – anche se davvero non saprei cosa – conta su di me”. Un mese dopo, appreso del peggioramento delle condizioni di salute di Giulia Maria Ligresti, che era in custodia cautelare (meglio definito “carcere preventivo), si attiva e parla con i due vice capi del Dap, per sensibilizzarli sul fatto che la donna soffre di anoressia. Pochi giorni dopo Ligresti esce dal carcere e viene messa ai domiciliari.

I giustizialisti di prim’ordine, ovvero Flores D’Arcais, Travaglio, Barbara Spinelli tramite il loro giornali come Micromega e il Fatto Quotidiano, hanno subito dopo sparato una serie di articoli velenosi per stimolare quell’indignazione a comando che serve a mantenere lo status quo.

Chissà allora se questi fabbricanti dell’indignazione reazionaria avranno la decenza di raccontare anche questa telefonata della Cancellieri per aiutare un detenuto comune e in condizioni degenerative come Alessio Ricco.

Gli Altri, 26 Gennaio 2014

http://www.glialtrionline.it/2014/01/26/cancellieri-dalla-parte-di-tutti-i-detenuti-la-telefonata-del-ministro-per-alessio-ricco/