Il Direttore de “Il Giornale” Alessandro Sallusti chiede al Procuratore della Repubblica di Catanzaro Nicola Gratteri se «Mille arresti ingiustificati all’anno li trova una cifra fisiologica o forse c’è un problema?» e lui risponde «No, non c’è problema. E’ fisiologico, è fisiologico.»
In realtà Sallusti sbaglia: le persone arrestate e poi assolte ogni anno sono circa 7.000. Oltre 1.000, invece, sono quelle che, ogni anno, vengono indennizzate per la ingiusta detenzione subita.
I Magistrati sbagliano tanto. Ma per Gratteri «non c’è problema» che migliaia di innocenti vengano sottoposti a “carcerazione preventiva” (con tutte le conseguenze negative per la vita personale, professionale e familiare, per la salute psichica, etc.) e poi assolti. Niente, si tratta di una «cifra fisiologica». Nessun problema nemmeno per gli indennizzi cioè per tutti i soldi spesi dai cittadini per risarcire le vittime della (Mala)giustizia.
Negli ultimi 27 anni, dal 1992 ad oggi, 27.308 persone sono state arrestate e poi assolte. Errori (ed abusi) dei Magistrati che sono costati ai cittadini italiani ben 790 milioni di euro di indennizzi, circa 30 milioni in media ogni anno.
A guidare la classifica è sempre il Distretto di Catanzaro, quello in cui opera il Procuratore Nicola Gratteri (solo nel 2018 vi sono stati 182 casi di riparazione per ingiusta detenzione con esborso di 10.378.137 euro – oltre il 30% – a fronte di 895 riparazioni a livello nazionale com esborso di 33.373.832 euro).
Corte di Appello di Catanzaro
Revocata ab origine Sorveglianza Speciale a Quintieri, la Corte di Appello di Catanzaro boccia il Tribunale di Cosenza
C’è chi vince e c’è chi perde, chi resiste, impugna e non si arrende. La Giustizia è lenta, ma prima o poi arriva. Ringrazio la Sezione Misure di Prevenzione della Corte di Appello di Catanzaro, il Presidente Marco Petrini ed i Consiglieri Fabrizio Cosentino e Domenico Commodaro, per aver accolto la richiesta di revoca della misura di prevenzione personale della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza impostami dal Tribunale di Cosenza, nonostante ormai cessata da tempo. Lo dice Emilio Enzo Quintieri, già Consigliere Nazionale di Radicali Italiani, candidato Garante Regionale dei Diritti dei Detenuti della Regione Calabria e prossimo alla laurea magistrale in Giurisprudenza. La Corte di Appello di Catanzaro, all’esito della Camera di Consiglio tenutasi il 20 febbraio, con Decreto n. 28/19 depositato oggi 7 marzo, si è pronunciata sul ricorso proposto da Quintieri, difeso dagli Avvocati Sabrina Mannarino e Carmine Curatolo del Foro di Paola, avverso il decreto del Tribunale di Cosenza del 31 gennaio 2018, con il quale è stata rigettata la richiesta di revoca della misura di prevenzione della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza per due anni, imposta dal medesimo Tribunale il 24 settembre 2014 ed eseguita dal 30 maggio 2015 al 30 maggio 2017.
Con la pronuncia del Tribunale di Cosenza, veniva respinta non solo la richiesta di revoca del Quintieri (01/03/2016) ma anche la proposta di aggravamento della Questura di Cosenza (13/05/2016) che chiedeva di prolungare la misura per il massimo del tempo (5 anni), aggravandola con l’obbligo di soggiorno in Cosenza, per l’insofferenza e il disinteresse con la quale veniva eseguita la misura essendo stati reiteratamente violati tutti i divieti e gli obblighi imposti. L’iter giudiziario è stato molto lungo e complesso con istanze, appelli e ricorsi in Cassazione ma Quintieri ed i suoi difensori non hanno mai mollato, anche dopo che la misura era stata tutta espiata, per ottenere l’annullamento di un provvedimento del tutto ingiusto ed illegittimo che, tra le altre cose, ha gravemente limitato la libertà personale per ben due anni. Il Tribunale di Cosenza, respingeva la richiesta di revoca, nonostante la Prima Sezione Penale della Corte di Cassazione, su conforme richiesta della Procura Generale della Repubblica, con sentenza n. 39247/2017 del 16 maggio 2017, aveva accolto il ricorso proposto da Quintieri, annullando con rinvio i provvedimenti emessi dal Tribunale cosentino, all’epoca presieduto dal Giudice Enrico Di Dedda, trasferito da tempo alla Sezione Civile del Tribunale di Campobasso.
Secondo i giudici cosentini la revoca della misura per la originaria insussistenza dei presupposti legittimanti la sua applicazione doveva essere rigettata perché fondata sui carichi pendenti e sulle condanne e su una disamina della personalità incline al conflitto interpersonale e perché l’assoluzione del Quintieri nell’operazione antidroga “Scacco Matto” era stata pronunciata dal Tribunale di Paola con formula dubitativa per la ritrattazione dei testimoni mentre la revoca subordinata per la sopraggiunta cessazione dei presupposti non poteva essere più concessa perché ormai già cessata, prima della pronuncia del provvedimento. La Corte di Appello di Catanzaro ha accolto tutti i motivi di impugnazione presentati, bocciando le determinazioni assunte dalla Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Cosenza nel 2018 presieduta dal Giudice Claudia Pingitore. “La perdita di efficacia della misura nel corso della procedura non esime il Giudice della prevenzione – in mancanza di espressa rinuncia alla trattazione da parte del ricorrente – dello stabilire se la misura di prevenzione trovasse solido fondamento negli elementi di causa e la valutazione dell’istanza difensiva finisce pertanto con il coincidere sotto entrambi gli aspetti temporali di validità dell’obbligo di prevenzione imposto a Quintieri, la cui posizione va pertanto valutata nella sua interezza” scrive nel decreto il Presidente della Corte catanzarese Petrini ed il Consigliere relatore Cosentino. “Anche la più recente vicenda giudiziaria (denominata localmente op. Scacco Matto) si è conclusa con un provvedimento dibattimentale definitivo favorevole per il ricorrente, assolto con formula perché il fatto non sussiste. Scolorano, in tale nuovo quadro della presunta pericolosità di Quintieri, le frequentazioni, che da sole e non meglio circostanziate, e anch’esse singolarmente contestate dalla difesa (molti soggetti in realtà incensurati o gravati da precedenti lontani nel tempo, che il giovane Quintieri non poteva conoscere) non possono fondare un giudizio oltre il mero sospetto di un abituale dedizione del proposto a traffici delittuosi.”
Inoltre, la Corte di Appello di Catanzaro, “quanto infine alla mancanza di attività lavorativa, di per sé la stessa non è indice di uno stile di vita irregolare, avendo oltretutto la difesa esposto come Quintieri sia uno studente universitario, allegando le dichiarazioni reddituali ISEE della famiglia intervenute negli anni, mostratasi in grado di mantenerlo agli studi. Infine, il rigetto della proposta di aggravamento, da parte del medesimo giudice cosentino, rafforza il convincimento che la misura adottata nei confronti di Quintieri fosse già ab origine dotata di insufficiente fondamento.” Infine, quanto all’assoluzione del Quintieri ritenuta “dubitativa” dal Tribunale di Cosenza, il Collegio giudicante catanzarese, ha stabilito che “né può essere concesso rilevare che l’assoluzione per il principale procedimento penale affrontato dall’imputato sia basata su esiti di testimonianze sospettate di falsità o reticenza in quanto in contrasto con le dichiarazioni predibattimentali, e per l’aver il collegio rimesso gli atti al PM: non vale inferire attraverso tale via la commissione della condotta esclusa. Per questi motivi, in accoglimento del ricorso, revoca la misura di prevenzione imposta a Quintieri Emilio Enzo.” Nel corso della misura, che ho sistematicamente violato, sono stato ripetutamente denunciato dai Carabinieri e dalla Polizia di Stato, conclude l’ormai ex “sorvegliato speciale” Quintieri. La maggior parte dei Procedimenti sono stati archiviati dal Gip del Tribunale di Cosenza ed altri sono in corso di dibattimento presso il Tribunale di Cosenza. Per altri ancora vi è stata condanna in primo grado ed ho proposto appello. Ora, con la revoca ex tunc disposta dalla Corte di Appello, tutte quelle denunce sono diventate “carta straccia” perché divieti ed obblighi impostimi erano illegittimi e non ero dunque tenuto a rispettarli.
Cerimonia di inaugurazione dell’Anno Giudiziario 2017 presso la Corte di Appello di Catanzaro
Catanzaro – Cerimonia di inaugurazione dell’Anno Giudiziario 2017
Registrazione video della manifestazione “Catanzaro – Cerimonia di inaugurazione dell’Anno Giudiziario 2017”, registrato a Catanzaro sabato 28 gennaio 2017 alle ore 09:15.
L’evento è stato organizzato dal Ministero della Giustizia.
Sono intervenuti: Domenico Introcaso (presidente della Corte d’Appello di Catanzaro), Francesco Cananzi (componente Consiglio Superiore della Magistratura), Vittoria Orlando (rappresentante del Ministro della Giustizia), Raffaele Mazzotta (procuratore generale della Repubblica di Catanzaro), Giuseppe Iannello (presidente Consiglio dell’Ordine degli avvocati di Catanzaro), Letizia Benigno (rappresentante ANM, distretto di Catanzaro), Luciano Trovato (presidente del Tribunale dei minori di Catanzaro), Raffaella Mancini (rappresentante Federmot), Antonio Baffa (avvocato, delegato del Consiglio Nazionale Forense), Teresa Tucci (rappresentante Unione Italiana Magistrati Onorari), Valentina Anna Moretti (rappresentante di Radicali Italiani).
Tra gli argomenti discussi: Abusivismo, Ambiente, Anno Giudiziario, Appalti, Avvocatura, Calabria, Catanzaro, Civile, Criminalita’, Csm, Cultura, Diritto, Economia, Edilizia, Emergenza, Finanza, Giustizia, Immigrazione, Inquinamento, Istituzioni, Mafia, Magistratura, Ministeri, Ndrangheta, Penale, Politica, Salute, Sicurezza, Societa’, Stato, Territorio.
La registrazione video di questa manifestazione ufficiale ha una durata di 3 ore.
Il contenuto è disponibile anche nella sola versione audio.
Nessun traffico di droga, assolto il radicale Quintieri. Chiederà 500 mila euro di danni
Nel tardo pomeriggio di ieri, intorno alle ore 17,30, il Tribunale di Paola in composizione collegiale (Del Giudice, Presidente, Paone e Mesiti, Giudici a latere), in nome del popolo italiano, ha pronunciato la sentenza di primo grado nell’ambito dell’Operazione Antidroga “Scacco Matto”, istruita dal Nucleo Operativo della Compagnia Carabinieri di Paola su delega della locale Procura della Repubblica e che portò all’arresto, tra gli altri, anche del cetrarese Emilio Quintieri, in quel periodo candidato nella circoscrizione calabrese alla Camera dei Deputati con la Lista Radicale “Amnistia, Giustizia e Libertà” promossa da Marco Pannella ed Emma Bonino.
Il Collegio giudicante, disattendendo la richiesta avanzata dal Pubblico Ministero Valeria Teresa Grieco che concludeva per la condanna dell’esponente radicale alla pena di 3 anni di reclusione e 6.000 euro di multa, riqualificati i fatti come di lieve entità ex Art. 73 comma 5 D.P.R. nr. 309/1990 (quasi il massimo atteso che la pena prevista è la reclusione da 6 mesi a 4 anni e la multa da euro 1.032 ad euro 10.329), ha riconosciuto l’innocenza dell’imputato assolvendolo con la formula più ampia “perché il fatto non sussiste” per tutti e cinque i capi di imputazione (capi 3, 10, 11, 12 e 20) che gli erano stati ascritti nell’ordinanza custodiale e nel decreto di giudizio immediato, provvedimenti entrambi firmati dal Gip del Tribunale di Paola Carmine De Rose. L’ordinanza applicativa della misura cautelare della custodia in carcere era stata persino confermata dal Tribunale del Riesame di Catanzaro (Perri, Presidente, Natale e Tarantino, Giudici a latere) che aveva rigettato il ricorso proposto dall’Avvocato Sabrina Mannarino del Foro di Paola, difensore di fiducia del Quintieri, con il quale veniva diffusamente contestato il quadro indiziario e cautelare e, per l’effetto, chiesto l’annullamento e la revoca della misura o, in subordine, la sostituzione della stessa con altra meno afflittiva. Su questa specifica questione, l’imputato Quintieri, che è intervenuto personalmente in udienza, si è soffermato per stigmatizzare l’operato dei Giudici catanzaresi leggendo brevi passi dell’ordinanza da loro vergata, che già all’epoca dei fatti non aveva alcun fondamento. Ed infatti, secondo il Riesame nei confronti del Quintieri vi era la sussistenza della “gravità indiziaria” per i delitti a lui ascritti nella imputazione provvisoria, poiché dagli atti di indagine e, in particolare, dalle intercettazioni telefoniche ed ambientali svolte dagli inquirenti – rituali e pienamente utilizzabili – il cui contenuto appariva esplicito ed univoco, nonché dalle attività di riscontro (osservazioni, pedinamenti e sommarie informazioni di tossicodipendenti) posti in essere dagli organi di Polizia Giudiziaria, emergevano gravi indizi di colpevolezza a suo carico, senza necessità di altri riscontri esterni. “Vorrei sapere dove sono queste intercettazioni telefoniche ed ambientali visto che negli atti non ve né traccia così come vorrei sapere chi ha compiuto queste osservazioni e pedinamenti visto che i Carabinieri quando sono stati sentiti in aula hanno riferito tutt’altro.” Per quanto riguarda, invece, i cinque tossicodipendenti – sulla cui posizione il Tribunale ha trasmesso gli atti alla Procura della Repubblica per quanto di competenza – l’esponente radicale, ha detto che questi soggetti sono “inattendibili ed inaffidabili” e che le dichiarazioni rese nei suoi confronti sono tutte “false e calunniose” e prive di ogni minimo riscontro, anzi smentite da altri dati acquisiti durante l’istruttoria dibattimentale, lamentando altresì che “non si possono fare processi in queste condizioni”.
Per Quintieri, complessivamente, la “carcerazione preventiva” è durata un anno venendo ristretto in carcere, prima a Paola e poi a Cosenza (dal 13/02/2013) poi sottoposto agli arresti domiciliari “aggravati” in Fagnano Castello (dal 04/09/2013) e, successivamente, scarcerato e sottoposto all’obbligo di presentazione alla Polizia Giudiziaria per tre volte alla settimana (dal 23/12/2013 al 13/02/2014). Attualmente, per gli stessi fatti, è sottoposto alla misura di prevenzione della Sorveglianza Speciale di Pubblica Sicurezza che gli impone particolari divieti e restrizioni anche alla libertà personale, misura per la quale, a breve, chiederà la revoca.
Visto che il Codice di Procedura Penale, in adempimento di un preciso obbligo posto dalla Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo, riconosce all’imputato il diritto di ottenere un’equa riparazione per la ingiustizia sostanziale della custodia cautelare subita e per gli ulteriori danni morali arrecati sul piano familiare sociale e fisico, considerato anche che al momento dell’arresto Emilio Quintieri era candidato al Parlamento, non appena l’assoluzione diverrà irrevocabile, chiederà alla Corte di Appello di Catanzaro la condanna dello Stato a 500.000 euro di risarcimento, il massimo previsto attualmente dalla legge, non lasciando nulla di intentato nei confronti di chiunque altro abbia sbagliato, abusando delle proprie funzioni.
In poche ore, all’esponente dei Radicali Italiani, è pervenuta la solidarietà di oltre 500 persone tra cui numerosi Deputati e Senatori, Sindaci, Consiglieri Regionali, Funzionari dell’Amministrazione Penitenziaria, Giuristi, Magistrati, Docenti Universitari e Presidenti di Associazioni impegnate nella difesa dei diritti umani.
Giustizia, Boom di innocenti in cella anche nel 2015. Maglia nera per il Distretto di Catanzaro
La top ten degli errori giudiziari dell’anno. Quattro milioni arrestati ingiustamente negli ultimi 50 anni. In compenso dal 1998 al 2014 gli inquirenti riconosciuti colpevoli sono solo quattro.
Milioni di persone incarcerate ingiustamente, migliaia le vittime di errori giudiziari, centinaia di milioni di euro per risarcire chi, da innocente, ha subìto i soprusi di una giustizia letteralmente allo sfascio. I numeri che descrivono il penoso stato del nostro sistema giudiziario non lasciano scampo e immortalano uno scenario disastroso a cui nessun governo è riuscito, finora, a porre rimedio. Il sito errorigiudiziari.com, curato da Valentino Maimone e Benedetto Lattanzi, ha messo in rete i 25 casi più eclatanti del 2015 di cittadini innocenti precipitati nella inestricabile ragnatela della malagiustizia italiana. Casi che contribuiscono a rendere il panorama del nostro impianto giudiziario, come certificano più fonti (Unione Camere Penali, Eurispes, Ristretti Orizzonti, ministero della Giustizia), più fosco di quanto si pensi.
Se dall’inizio degli anni 90 gli italiani finiti ingiustamente dietro le sbarre sono stati circa 50mila, negli ultimi 50 anni nelle nostre carceri sono passati 4 milioni di innocenti. E se nell’arco di tempo che va dal 1992 al 2014 ben 23.226 cittadini hanno subìto lo stesso destino, per un ammontare complessivo delle riparazioni che raggiunge i 580 milioni 715mila 939 euro, i dati più recenti attestano che la situazione non accenna a migliorare. Come comunicato dal viceministro della Giustizia Enrico Costa, infatti, dal 1992, anno delle prime liquidazioni, al luglio del 2015 “è stata sfondata la soglia dei 600 milioni di euro” di pagamenti. Per la precisione: 601.607.542,51. Nello stesso arco di tempo, i cittadini indennizzati per ingiusta privazione della libertà sono stati 23.998. Nei primi sette mesi del 2015, inoltre, le riparazioni effettuate sono state 772, per un totale di 20 milioni 891mila 603 euro. Nei 12 mesi del 2014, invece, erano state accolte 995 domande di risarcimento, per una spesa di 35,2 milioni di euro. Numeri che avevano fatto registrare un incremento dei pagamenti del 41,3 per cento rispetto al 2013, anno in cui le domande accettate furono 757, per un totale di 24 milioni 949mila euro. In media lo Stato versa circa 30 milioni di euro all’anno per indennizzi. I numeri a livello distrettuale riferiti ai risarcimenti per ingiusta detenzione collocano al primo posto Catanzaro con 6 milioni 260mila euro andati a 146 persone. Seguono Napoli (143 domande liquidate pari a 4 milioni 249mila euro), Palermo (4 milioni 477mila euro per 66 casi), e Roma (90 procedimenti per 3 milioni 201mila euro).
Nel 2014 è stato registrato un boom di pagamenti anche per quanto riguarda gli errori giudiziari per ingiusta condanna. Dai 4.640 euro del 2013, che fanno riferimento a quattro casi, si è passati a 1 milione 658mila euro dell’anno appena trascorso, con 17 casi registrati. La liquidazione, infatti, è stata disposta per più di 1 milione di euro per un singolo procedimento verificatosi a Catania, e poi per altre 12 persone a Brescia, due a Perugia, una a Milano e l’ultima a Catanzaro. Dal 1992 al 2014 gli errori giudiziari sono costati allo Stato, dunque al contribuente italiano, 31 milioni 895mila 353 euro. Ma il ministero della Giustizia, aggiornando i dati, ha certificato che fino al luglio del 2015 il contribuente ha sborsato 32 milioni 611mila e 202 euro.
La legge sulla responsabilità civile dei magistrati è stata varata la prima volta nel 1988 e modificata, per manifesta inefficacia, solo nel febbraio di quest’anno. I dati ufficiali accertano che dal 1988 al 2014 i magistrati riconosciuti civilmente responsabili dei loro sbagli, con sentenza definitiva, sono stati solo quattro. Secondo l’Associazione nazionale vittime errori giudiziari, ogni anno vengono riconosciute dai tribunali 2.500 ingiuste detenzioni, ma solo un terzo vengono risarcite. Stefano Livadiotti, nel libro “Magistrati, l’ultracasta”, scrive che le toghe “hanno solo 2,1 probabilità su 100 di incappare in una sanzione” e che “nell’arco di otto anni quelli che hanno perso la poltrona sono stati lo 0,065 per cento”.
Luca Rocca
Il Tempo, 30 dicembre 2015
Carcere di Paola, il Governo risponde a Montecitorio. Ferraresi (M5S) : Faremo delle verifiche. Insoddisfatti i Radicali
Il Governo Renzi, giovedì pomeriggio, come preannunciato, ha risposto in Commissione Giustizia alla Camera dei Deputati all’Interrogazione di cui è primo firmatario l’Onorevole Vittorio Ferraresi (M5S), sollecitata dal radicale calabrese Emilio Quintieri, relativa anche alla situazione in cui versa la Casa Circondariale di Paola. La risposta è giunta dal Vice Ministro della Giustizia Enrico Costa, dopo una lunga istruttoria, effettuata dal Dipartimento dell’Organizzazione Giudiziaria, del Dipartimento degli Affari di Giustizia e del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria del Dicastero di Via Arenula, rispettivamente investiti della verifica dell’operato della Magistratura di Sorveglianza, della sussistenza o meno di possibili violazioni della normativa europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle condizioni del penitenziario. Ulteriori notizie sono pervenute, per il tramite del Presidente della Corte di Appello di Catanzaro, dai Presidenti dei Tribunali di Catanzaro e Cosenza e dai Magistrati di Sorveglianza in servizio presso detti Uffici. Il Deputato pentastellato, anche a nome dei suoi colleghi firmatari dell’Interrogazione, in replica al Vice Ministro, ha ringraziato il Governo per l’impegno posto in essere e per l’esaustività della ricostruzione dei fatti, riservandosi l’accertamento di quanto dichiarato e quindi l’eventuale presentazione di altri atti di sindacato ispettivo. Restano insoddisfatti i Radicali per la mancata risposta del Governo ad alcuni quesiti e per l’inesattezza delle informazioni fornite. Il Vice Ministro, in via preliminare, ha precisato che l’impegno del Guardasigilli Andrea Orlando per migliorare le condizioni detentive è stato massimo e polidirezionale sin dall’inizio del suo mandato. I risultati ottenuti sul versante della diminuzione della popolazione carceraria sono sicuramente importanti. Sono infatti notevolmente diminuiti, anche a seguito delle recenti riforme in materia di custodia cautelare, di stupefacenti e di pene non detentive, i flussi medi di ingresso, così come si sono significativamente ridotte le presenze di detenuti in attesa di primo giudizio ed è grandemente cresciuto il numero dei detenuti ammessi a misure alternative.
Dall’istruttoria praticata – dice l’On. Costa – non sono emersi riscontri per eventuali carenze o omissioni suscettibili di rilievo disciplinare da parte della Magistratura di Sorveglianza. In particolare, non sono stati rilevati comportamenti dovuti a negligenza o inerzia, risultando piuttosto una attenta vigilanza – anche tramite frequenti visite – nei penitenziari di competenza. E’ stato reso noto che, alla data del 29 settembre, a fronte di una capienza regolamentare di complessivi 2.620 posti detentivi, negli Istituti calabresi risultano presenti 2.364 detenuti e, nella Casa Circondariale del Tirreno, la capienza è indicata in 182 posti, mentre le presenze ammontano a 224 dei quali 35 stranieri (42 in esubero). Prima, tiene a precisare Quintieri, la capienza era di 161 posti, poi aumentata a 172 ed ulteriormente a 182 e la presenza effettiva era sempre intorno alle 300 unità (260 al 31/12/2012, 252 al 30/06/2013, 289 al 31/12/2013, 264 al 30/06/2014). All’interno dell’Istituto, vi sono ristretti 49 tossicodipendenti e 7 detenuti affetti da patologie psichiatriche. Relativamente alla manutenzione ordinaria della struttura, negli ultimi 5 anni, è stata impegnata una cifra così ripartita pe anno : 28.000,00 euro nel 2009, 57.000,00 euro nel 2010, 44.548,00 euro nel 2011, 24.320,00 euro nel 2012, 8.190,00 euro nel 2013. Per quanto attiene l’impegno di spesa per la manutenzione straordinaria è stata impegnata la cifra di : 378.743,00 euro nel 2009, 72.430,00 euro nel 2010, 35.840,00 euro nel 2011, 74.089,00 euro nel 2012 e 687.826,00 euro nel 2013. Complessivamente, in Calabria, sono state spese : nel 2009, 360.873,76 euro per la manutenzione ordinaria e 1.200.000,00 euro per la manutenzione straordinaria, nel 2010, 509.360,00 e 798.302,00 euro, nel 2011, 729.970,00 e 37.112,76 euro, nel 2012, 224.500,00 e 3.224.197,96 euro, nel 2013, 327.226,18 e 2.423.447,92 euro, nel 2014, 190.000,00 e 1.352.000,00 euro.
Sebbene nel corso del 2014 le somme assegnate abbiano subito un decremento rispetto agli anni precedenti, ha segnalato il Vice di Orlando, è stata assegnata una ulteriore somma pari a 253.000 euro, destinata a finanziare i lavori di completamento del nuovo reparto annesso all’Istituto di Catanzaro. Il Governo ha rassicurato gli Onorevoli interroganti che nel Carcere di Paola è stato finalmente approvato il Regolamento interno con regolare Decreto del Capo del Dipartimento del 16 febbraio scorso, che viene praticata la “sorveglianza dinamica” imposta con la Sentenza Torreggiani della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, garantendo ai detenuti almeno 8 ore al giorno al di fuori della cella, che salgono a 10 ore per i detenuti allocati nel nuovo reparto a custodia attenuata. Ogni ristretto, secondo il Ministero, fruisce all’interno della cella di 4,5 mq calpestabili, escluso il bagno, che diventano 5 mq nel nuovo padiglione adibito a custodia attenuata e che nessuno vive in spazi inferiori ai 3 mq imposti dall’Europa. Questi dati, in particolare, vengono sonoramente contestati dal radicale Quintieri perché, ogni detenuto nei cinque reparti comuni, fruisce di uno spazio pro capite di 2,88 mq, e quindi inferiore ai 3 mq, e ciò in quanto dalla superficie totale va sottratta la superficie occupata dagli arredi della cella (letti, armadietti, etc.) come stabilito dalla giurisprudenza della Corte di Strasburgo e della Cassazione. Riguardo le opportunità trattamentali offerte in ambito intramurario sono molteplici : in particolare, la biblioteca centrale gestita dal cappellano che si aggiunge ad altre attività, quali quelle che si svolgono nella sala socialità ed in quella di lettura e modellismo presenti in ogni reparto, perfettamente funzionanti ed assiduamente frequentate dai detenuti. Nella struttura paolana vi è altresì un teatro dotato di 158 posti a sedere dove si svolgono rappresentazioni artistiche anche con il coinvolgimento dei ristretti e una ampia palestra solo momentaneamente chiusa per contingenti necessità organizzative. Anche queste ultime circostanze vengono contestate dall’esponente radicale il quale riferisce che : le sale socialità, lettura e modellismo, sono state allestite ed aperte solo di recente così come il teatro, realizzato nel 2005, precedentemente chiuso e non funzionante per tutto il 2013 per lavori di ristrutturazione dovuti ad infiltrazioni meteoriche e le rappresentazioni artistiche di cui parla il Vice Ministro risalgono a qualche anno fa. Le attività lavorative presenti ha confermato il Governo sono esclusivamente quelle alle dipendenze dell’Amministrazione. Tuttavia, l’On. Enrico Costa, ha segnalato che esiste un protocollo di intesa tra la Casa Circondariale ed il Comune di Paola, sottoscritto il 19/12/2012 con validità triennale, con il quale dovrebbero essere avviati al lavoro esterno ai sensi dell’Art. 21 della Legge Penitenziaria, un congruo numero di detenuti. Allo stato, per quanto mi risulta, continua il radicale Quintieri, nessun detenuto è mai stato ammesso al lavoro esterno con il Comune di Paola. La lavanderia, risulta chiusa dallo scorso mese di luglio per lavori di ristrutturazione. L’impianto di illuminazione notturna è stato ripristinato ed è oggi perfettamente funzionante, in seguito all’accoglimento, da parte del Magistrato di Sorveglianza di Cosenza, di un reclamo presentato dal detenuto Quintieri, quand’era ristretto in detto Istituto.
Per le sale colloqui, ha aggiunto il Vice Ministro On. Enrico Costa, sono in via di completamento i lavori di adeguamento che riguarderanno anche la creazione di una sala destinata ai colloqui con i bambini oltre ad altre 3 sale a norma del Regolamento di Esecuzione Penitenziaria. E’ garantita a tutti i detenuti la effettuazione dei colloqui anche nelle ore pomeridiane e per sei giorni a settimana, compresa, a rotazione, la giornata di domenica ed è prevista la prenotazione delle visite al fine di evitare file ed attese. Nel corso del 2014 è stato attivato, a cura del “Centro Territoriale Permanente – Educazione degli Adulti” di Paola, un progetto a termine di servizio di mediazione culturale per la popolazione detenuta straniera, iniziato nel mese di maggio e concluso nel successivo mese di luglio 2014. Il rappresentante del Governo ha tenuto a precisare che, anche la Casa Circondariale di Paola, viene visitata con cadenza temporale periodica, dalla competente Autorità Sanitaria Locale. Nulla ha detto il Governo – conclude il radicale calabrese Emilio Quintieri agli specifici quesiti formulati nell’atto ispettivo parlamentare – afferenti le istanze di espulsione avanzate all’Ufficio di Sorveglianza di Cosenza dai detenuti stranieri, le date e gli esiti delle visite igienico – sanitarie effettuate ed alla frequenza delle visite, anche di ispezione nelle celle dei detenuti, da parte del Giudice di Sorveglianza.
Interrogazione Parlamentare On. Ferraresi e Risposta Governo
Quintieri (Radicali) : Pieno sostegno all’iniziativa della Camera Penale di Cosenza
Esprimo la mia più profonda indignazione per quanto accaduto ai danni di un Avvocato nell’ambito di una Udienza Preliminare tenutasi nei giorni scorsi innanzi al Gup del Tribunale di Cosenza il quale, semplicemente per aver correttamente esercitato il proprio dovere di difensore consistito nel segnalare dati erronei riportati nella richiesta di rinvio a giudizio e richiedendo l’esclusione di alcune parti civili che nulla avevano a che vedere con il celebrando processo, è stato accusato dal Pubblico Ministero di “condotta oltraggiosa” il quale, tra l’altro, ha chiesto ed immediatamente ottenuto persino la trasmissione del verbale di udienza al suo Ufficio al fin di procedere per il delitto di oltraggio a Magistrato in Udienza.
Bene hanno fatto gli altri difensori degli imputati, anche nella qualità di rappresentanti del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati e della Camera Penale di Cosenza a censurare l’operato del Pubblico Ministero ed a manifestare al Giudice la loro grave preoccupazione per la richiesta formulata dal Sostituto Procuratore della Repubblica. Inoltre, bene ha fatto, la Camera Penale “Avv. Fausto Gullo”, aderente all’Unione delle Camere Penali Italiane, ha deliberare lo stato di agitazione e proclamare l’astensione da ogni attività difensiva nelle Udienze e nelle altre attività giudiziarie del settore penale per i giorni ricompresi tra il 21 ed il 25 luglio prossimi.
Il “copia – incolla” segnalato dall’Avvocato è ormai una prassi diffusissima negli Uffici Giudiziari che arreca grave pregiudizio sia all’Amministrazione della Giustizia che alla libertà dei cittadini. Chiunque abbia avuto a che fare con la Giustizia sa benissimo che gli atti, specie i decreti che dispongono il giudizio o le ordinanze che applicano le misure cautelari da parte dei Giudici, non sono altro che “copia – incolla” delle richieste avanzate dai Pubblici Ministeri. E, più volte, la Corte Suprema di Cassazione è dovuta intervenire per annullare provvedimenti o misure cautelari perché i Giudici non fornivano una vera e propria motivazione ma si limitavano a ricopiare (facendolo anche male e non sostituendo nemmeno le parole “questo Pubblico Ministero” con quelle di “questo Giudice” !) l’istanza formulata dal Pubblico Ministero accogliendo del tutto passivamente le sue richieste.
Mi domando se, in queste condizioni, si possa ancora parlare di “giusto processo” visto che l’esplicazione della difesa in giudizio, diritto inviolabile garantito dall’Art. 24 comma 2 della Costituzione Repubblicana e dall’Art. 6 della Convenzione Europea per la Salvaguardia dei Diritti Umani e delle Libertà Fondamentali, è stata ritenuta come “condotta oltraggiosa nei confronti della Procura della Repubblica”. Mi domando se, in queste condizioni, si possa parlare di “giusto processo” visto che la libertà, l’indipendenza e l’autonomia del difensore è, quindi, il diritto alla difesa del suo patrocinato, è così drasticamente ed irragionevolmente compressa.
In Italia, i diritti fondamentali della persona e, tra questi, quello ad essere sottoposti ad un “giusto processo” con la difesa ed assistenza di un tecnico dotato di specifica qualificazione professionale, pur essendo formalmente garantiti dalla Costituzione e dalle norme pattizie sovranazionali ratificate dallo Stato Italiano vengono ripetutamente violati. E lo dimostrano, chiaramente, le innumerevoli sentenze di condanna emesse dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo di Strasburgo ! “La Giustizia giusta in Italia non è garantita e l’unica certezza che il nostro Paese offre è quella dell’incertezza dei tempi e dei modi di applicazione della Legge.” Lo hanno detto chiaramente gli Onorevoli Emma Bonino, Marco Pannella e Marco Perduca del Partito Radicale in un documento inviato recentemente ai Presidenti del Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa, della Corte Europea dei Diritti Umani, del Consiglio Europeo, della Commissione Europea e del Parlamento Europeo per denunciare, tra l’altro, la mancanza di progresso da parte dell’Italia nel recupero della legalità costituzionale e del rispetto dei suoi obblighi internazionali in materia di Stato di Diritto.
L’Italia è l’unico Paese, fra le democrazie consolidate, ad aver introdotto il rito accusatorio con il nuovo Codice di Procedura Penale del 1989 conservando però l’unicità delle carriere. Infatti Pm e Giudici vengono reclutati con lo stesso concorso, si autogovernano con lo stesso Consiglio Superiore della Magistratura, partecipano alla stessa Associazione e magari appartengono pure alla stessa corrente. Tutto questo, non garantisce per niente, né la terzietà del Giudice né la parità tra accusa e difesa ovvero i principi del “giusto processo” sancito dall’Art. 111 della Costituzione.
L’ex Presidente del Consiglio dei Ministri Silvio Berlusconi, durante la sua deposizione presso il Tribunale di Napoli nel corso del processo Lavitola, ha definito la Magistratura “incontrollata, incontrollabile, irresponsabile e con l’immunità piena”. Pur non essendo di destra e simpatizzante “berlusconiano” non posso far altro che sostenere con convinzione le dichiarazioni rese dall’On. Berlusconi. Finalmente, dopo tanti anni, afferma qualcosa di vero e di concreto ! I Magistrati sono gli unici che non vengono controllati da nessuno e che non rispondono degli atti compiuti nell’esercizio delle loro funzioni. Non è un caso che dal 1988 ad oggi, a fronte di oltre 400 cause avviate nei loro confronti, ne siano state dichiarate ammissibili soltanto 34 ed appena 4 si siano concluse con la condanna. Forse anche perché, unico caso al mondo, il giudizio, tra l’altro demandato agli appartenenti alla stessa categoria professionale, deve passare per nove gradi, tre per l’ammissibilità del procedimento, tre per individuare le responsabilità del Magistrato ed altri tre per l’eventuale rivalsa da parte del Ministero della Giustizia.
In definitiva, urge una radicale riforma della Giustizia, che preveda oltre alla responsabilità civile dei Magistrati, anche la revisione della composizione e del sistema elettorale del Consiglio Superiore della Magistratura, la separazione delle carriere con modalità tali da garantire una effettiva terzietà del Giudice, la reintroduzione di severi vagli della professionalità, l’incompatibilità tra la permanenza nell’Ordine Giudiziario e l’assunzione di incarichi elettivi e non ed infine l’abolizione della obbligatorietà dell’azione penale come i Radicali propongono da tempo immemorabile. Senza dimenticare l’Amnistia e l’Indulto, unici provvedimenti in grado di far ripartire la Giustizia paralizzata del nostro Paese e quindi il rientro nella legalità costituzionale, europea ed internazionale anche per quanto concerne le nostre Carceri ove si pratica sistematicamente la Tortura. Purtroppo, come giustamente dice Marco Pannella questi sono temi rispetto ai quali l’attuale Premier Matteo Renzi è perfettamente disinteressato. Ed infatti tra le priorità “renziane” per la riforma della Giustizia rese note dal Governo qualche settimana fa non ve ne è assolutamente traccia !
Per questi motivi l’iniziativa oggi assunta dalla Camera Penale di Cosenza merita tutto il mio apprezzamento, condivisione e sostegno.
Cetraro lì 10 Luglio 2014
Emilio Quintieri
Ecologista Radicale
Amantea, “Il boss Gentile rimane in Isolamento al 41 bis a Parma”
Tommaso Gentile, boss della consorteria mafiosa amanteana, “Gentile-Besaldo-Africano”, tratto in arresto il 21 dicembre del 2007 nell’Operazione “Nepetia”, è ancora detenuto in regime del 41 bis (il “carcere duro”), nonostante i problemi di salute che, nel settembre del 2012, lo avevano costretto a sottoporsi ad intervento chirurgico di mastectomia sinistra per un carcinoma maligno.
Il boss, cinque anni fa, lo ricordiamo, era finito in carcere con gli altri reggenti del clan – Guido e Massimo Africano e Pasqualino Besaldo – e buona parte dei fedelissimi di peso del gruppo criminale, nonchè alcuni funzionari comunali ritenuti molto vicini alla cosca, soprattutto in materia di appalti pubblici. In tutto furono 46 le persone trascinate innanzi all’Autorità Giudiziaria per difendersi da varie ipotesi di reato, tra cui, appunto, l’associazione a delinquere di stampo mafioso, estorsioni, traffico di droga e altro ancora. Di queste : 23 sono ancora in attesa del pronunciamento dei giudici di secondo grado; i restanti, invece, sono stati giudicati in Cassazione, molti dei quali condannati.
Tra questi, appunto, tutti i pezzi da novanta della criminalità organizzata del comune nepetino, quali : Tommaso Gentile, Guido e Massimo Africano, Luca Azzinnaro, Franco Muto (boss dell’omonima cosca cetrarese), Pier Mannarino, Giacomino Guido (braccio armato del clan) e altri. Ma, ritornando al caso di Tomas (così definito da sodali e amici), lo stesso – detenuto nel 2004 presso il Carcere di Parma -, dopo oltre 100 giorni di attesa dalla richiesta inoltrata dai difensori al Giudice di Sorveglianza di Reggio Emilia, era stato trasferito presso la Sezione Detentiva dell’Azienda Ospedaliera di Parma per essere ricoverato e sottoposto ad intervento chirurgico. La degenza in ospedale non aveva superato (come da disposizioni) i 5 giorni, quindi, era stato nuovamente portato in cella al “carcere duro” poichè la Sezione Feriale della Corte di Appello di Catanzaro con ordinanza del 31 agosto 2004 aveva dichiarato inammissibile l’istanza formulata dai difensori del boss, con la quale si chiedeva in via principale la sostituzione della misura cautelare della custodia in carcere con quella meno afflittiva degli arresti domiciliari o, in via subordinata, accertamenti peritali sulle sue condizioni di salute al fin di verificare la sua compatibilità con la detenzione carceraria. Gentile, condannato a 10 anni e 8 mesi, dovrà ancora scontare poco più di 5 anni.
In favore del boss, viste le sue condizioni di salute, lo ricordiamo, erano intervenuti Emilio Quintieri, Ecologista Radicale nonchè l’Onorevole Rita Bernardini, Deputato Radicale membro della Commissione Giustizia che. unitamente agli altri Deputati Matteo Mecacci, Maurizio Turco, Maria Antonietta Farina Coscioni, Elisabetta Zamparutti e Marco Beltrandi, aveva presentato un Interrogazione Parlamentare ai Ministri della Giustizia e della Salute Paola Severino e Renato Balduzzi.
Stefania Sapienza
Il Garantista della Calabria, Edizione di Cosenza
19 Giugno 2014 – http://www.ilgarantista.it