Giustizia: l’On. Enza Bruno Bossio (Pd) torna alla carica “l’ergastolo ostativo va abolito”


On_Vincenza_Bruno_BossioDetto, fatto. L’Onorevole Enza Bruno Bossio del Partito Democratico, dopo che la Commissione Giustizia, nelle scorse settimane, su proposta della Presidente Donatella Ferranti, aveva adottato come “testo base” il Disegno di Legge del Governo C. 2798 riguardante la riforma dell’Ordinamento Penitenziario, ha presentato alcune proposte emendative e tra queste quelle che ripropongono, sotto forma di criterio di delega, la revisione dell’Art. 4 bis della Legge Penitenziaria già contenute nel progetto di legge di cui è prima firmataria, comunque abbinato a quello del Governo.

Bruno Bossio che è anche membro della Commissione Bicamerale Antimafia, ha proposto con l’Emendamento 26.15 di sostituire l’articolo 26 comma 1, lettera C) del Disegno di Legge con il seguente “c) eliminazione di rigidi automatismi e di preclusioni che impediscono o rendono molto difficile, sia per i recidivi sia per gli autori di determinate categorie di reati, l’individualizzazione del trattamento rieducativo e revisione della disciplina di accesso ai benefici penitenziari ed alle altre misure alternative alla detenzione per i condannati per taluno dei delitti di cui all’articolo 4 bis della Legge 26 luglio 1975 n. 354 e successive modifiche ed integrazioni nei casi in cui risulti che la mancata collaborazione dei predetti con la Giustizia ai sensi dell’articolo 58 ter della Legge medesima, non escluda il sussistere dei presupposti, diversi dalla predetta collaborazione, che consentono la concessione dei benefici e delle misure alternative in modo tale da permettere anche il superamento dell’ergastolo ostativo, cioè di numerose situazioni in cui il fine pena coincide necessariamente con il fine vita, e a trasformare l’attuale presunzione di non rieducatività in assenza di collaborazione da assoluta in relativa fermo restando che non siano stati acquisiti elementi conoscitivi concreti e specifici fondati su circostanze di fatto espressamente indicate che dimostrino in maniera certa l’attualità di collegamenti dei condannati con la criminalità organizzata, terroristica o eversiva”.

Tale proposta, al momento, è una delle più sottoscritte di tutti i numerosi emendamenti (319, 52 quelli specifici sulla riforma dell’Ordinamento Penitenziario) presentati al progetto di legge del Governo Renzi all’esame, in sede referente, nella Commissione Giustizia di Palazzo Montecitorio. Oltre all’On. Bruno Bossio, hanno apposto la loro firma anche i Deputati Danilo Leva, Bruno Censore, Ernesto Preziosi, Luigi Lacquaniti (Partito Democratico), Daniele Farina, Celeste Costantino, Gianni Melilla (Sinistra Ecologia e Libertà) ed Elda Pia Locatelli (Partito Socialista Italiano).

Analoga proposta, più o meno, è stata avanzata da Forza Italia con l’Emendamento 26.16. Prima firmataria l’Onorevole Jole Santelli, Deputato di Forza Italia ed ex Sottosegretario alla Giustizia nel secondo e terzo Governo Berlusconi, calabrese anche lei come l’On. Bruno Bossio. All’Art. 26 comma 1, sostituire la lettera e) con la seguente : “e) eliminazione di automatismi che impediscono o rendono molto difficile, sia per i recidivi sia per gli autori di determinate categorie di reati l’individualizzazione del trattamento rieducativo, anche a seguito di revoca di benefìci penitenziari, secondo i principi di ragionevolezza, uguaglianza e finalizzazione rieducativa della pena; rimozione di generalizzati sbarramenti preclusivi all’accesso ai benefici al fine di conformare l’esecuzione penale all’evoluzione della personalità del condannato ed alla concreta pericolosità sociale, presenza di perduranti collegamenti con le organizzazioni criminali di riferimento; revisione della disciplina di preclusione dei benefici penitenziari per i condannati alla pena dell’ergastolo per i reati di matrice mafiosa e terroristica individuando nella prova positiva della dissociazione il superamento della presunzione relativa di pericolosità.” In questo caso, oltre alla firma della Santelli, vi è apposta quella di Massimo Parisi e Luca D’Alessandro, Deputati di Forza Italia, tutti membri della Commissione Giustizia della Camera. Decisamente contraria è invece la Lega Nord che con l’Emendamento 26.14 ha proposto di sopprimere tutta la lettera c) dell’Articolo 26 del Disegno di Legge. Primo firmatario l’Onorevole Nicola Molteni, Capogruppo del Partito in Commissione Giustizia insieme al collega Deputato Massimiliano Fedriga. Addirittura gli Onorevoli Molteni e Fedriga hanno presentato un altro Emendamento (il 13.12) sul processo penale con il quale, in sostanza, riprendono il contenuto della proposta di legge C. 1129 dell’On. Molteni ed altri per la modifica degli Articoli 438 e 442 del Codice di Procedura Penale per l’inapplicabilità del giudizio abbreviato ai delitti puniti con la pena dell’ergastolo, pur preferendo l’approvazione della stessa. In pratica, con la proposta, vengono esclusi dal giudizio abbreviato i procedimenti per i delitti di competenza della Corte di Assise e viene soppressa la possibilità per il Giudice di infliggere, in luogo della pena dell’ergastolo, quella della reclusione di 30 anni o, in luogo dell’ergastolo con l’isolamento diurno nei casi di concorso di reati o di reato continuato, quella del solo ergastolo. Molteni ha, inoltre, espressamente chiesto che tale proposta di legge sia inserita nel calendario dei lavori dell’Assemblea per il mese di luglio.

Commissione Giustizia Camera DeputatiContrario anche il Gruppo Parlamentare del Movimento Cinque Stelle che ha presentato, per il caso specifico, due distinti emendamenti. Il 26.19 con il quale propone, all’Art. 26 comma 1 lett. c) di sopprimere le parole “e revisione della disciplina di preclusione dei benefici penitenziari per i condannati alla pena dell’ergastolo” ed il 26.20 con il quale propone di modificare la predetta lettera c), aggiungendo dopo le parole “per i condannati alla pena dell’ergastolo” le seguenti “eccetto per i condannati per i reati di cui all’articolo 51 comma 3 bis c.p.p.”. Entrambe le proposte emendative sono state sottoscritte oltre dall’On. Giulia Sarti, anche dagli altri Deputati pentastellati Vittorio Ferraresi, Andrea Colletti, Donatella Agostinelli, Alfonso Bonafede e Francesca Businarolo.

La Presidente della Commissione, Donatella Ferranti (Pd) e relatrice del progetto di legge, ha proposto, invece, per quanto riguarda la lettera c), con l’Emendamento 26.17 di aggiungere dopo la parola “eliminazione” le seguenti parole “salvo i casi di eccezionale gravità e pericolosità”. Infine, la Ferranti, ha convocato la conferenza dei Presidenti di Gruppo, per definire i tempi e le modalità di organizzazione dei lavori, riservandosi di valutare l’ammissibilità degli emendamenti presentati e facendo presente che, in ogni caso, nel corso della prossima settimana, si potrà procedere alla discussione sul complesso delle proposte emendative presentate, anche ai fini di una più efficace interlocuzione tra i gruppi e con il Governo, rappresentato in Commissione dal Vice Ministro della Giustizia On. Enrico Costa.

Emilio Quintieri (Radicali italiani)

Il Garantista, 28 giugno 2015

Conso (ex Ministro della Giustizia): “Nessuno sconto alla mafia, ma il 41 bis non è costituzionale”


On. Giovanni Conso“La mancata proroga di trecento decreti di 41 bis ai boss di Cosa Nostra fu una mia scelta e io non sono mai stato al corrente di una trattativa fra lo Stato e la mafia”. L’ex ministro della Giustizia Giovanni Conso, oggi 92 enne, ribadisce così in un’intervista al quotidiano la Repubblica la sua estraneità alla questione della presunta trattativa Stato-Mafia.

Chiamato in causa nel processo (e più volte anche da Marco Travaglio), Conso respinge con forza ogni dietrologia rispetto al suo comportamento: “Non ci fu alcun retroscena in quella scelta. Decisi io, perché così mi sembrava giusto. L’ho detto ai giudici e lo ripeto”.

Il processo? Non segue nemmeno le udienze più importanti. “Sto facendo delle cure ho poco tempo. Non so nulla di quello che accade”. Anche rispetto alla recente deposizione del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, assicura: “Non ho ricordi particolari sulla notte delle bombe di Roma e Milano, è passato tanto, troppo tempo”. Giovanni Conso è considerato uno dei più grandi giuristi e ha ricevuto attestati di solidarietà dai suoi ex colleghi del mondo accademico.

L’alleggerimento del 41 Bis ai 334 detenuti, eseguito per ordine dell’allora ministro Conso, viene visto come un favore alla mafia. In realtà, i soggetti appartenenti a Cosa Nostra presenti in quell’elenco, il cui alleggerimento avrebbe potuto conseguire il gradimento dell’organizzazione criminale siciliana, erano circa una dozzina. Gli altri erano soggetti secondari, ed in stragrande maggioranza del tutto alieni a Cosa Nostra, e tra l’altro ben oltre la metà di quei 334 non erano neppure siciliani. Persino la commissione Antimafia ha già recepito questa circostanza, e ne ha dato pubblicamente atto.

Parole attente ed equilibrate nei suoi confronti sono da ritrovare nel libro di Pier Luigi Vigna In difesa della giustizia. Egli narra di come Conso, piuttosto di intavolare una trattativa con Riina e Provenzano, si sarebbe fatto volentieri crocifiggere. Vigna ritiene che Conso davvero si fosse posto il problema della legittimità costituzione del 41bis.

La finalità riabilitativa della detenzione non può essere derogata, soppressa o sospesa nemmeno per esigenze di ordine e sicurezza. E sempre secondo Vigna, l’allora ministro e uomo di diritto come Conso, non poteva non tener presente questo: ritendendo di non poter risolvere come ministro questo problema anticostituzionale, aveva optato per non rinnovare quelle misure detentive. Si trattava in diversi casi peraltro di detenuti che non erano nemmeno alla prima applicazione del 41bis, ma in attesa della proroga sistematica biennale. Vigna continua dicendo che forse bisogna porsi delle domande sui depistaggi sulla strage di via d’Amelio, invece di fossilizzarsi sulla presunta trattativa. Ma questa è un’altra storia.

Damiano Aliprandi

Il Garantista, 6 novembre 2014

Carcere di Rossano Calabro… oltre il limite di ogni possibile pessimismo


CARCERE ROSSANOL’irruzione dell’on. Enza Bruno Bossio nel carcere di Rossano ci ha svelato all’improvviso una realtà che forse nemmeno potevamo sospettare. Una cosa è indignarsi per le celle minuscole, per il sovraffollamento, per l’assenza di strutture, per la mancata rieducazione, per la repressione, eccetera eccetera. Tutte cose che sappiamo, da tanto tempo.

Una cosa diversa è scoprire che dentro le celle ci sono persone trattate peggio delle bestie, che c’è violenza estrema, sadismo, sopraffazione, violazione di ogni legge. Le immagini che l’articolo qui accanto descrive sono quelle dei lager, come Guantánamo, come Abu Ghraib. Siamo scesi in piazza tante volte per chiedere che fossero chiuse Guantánamo e Abu Ghraib. Se è vero che nel carcere di Rossano c’era un detenuto lasciato a terra, sul pavimento, malato, circondato dal suo vomito, se è vero che diversi detenuti presentavano ematomi e dicevano di essere stati picchiati (…)

Se è vero che qualcuno trascorreva l’ora d’aria in quattro o cinque metri quadrati, peggio di un maiale all’ingrasso, di una gallina in batteria, se tutto questo è vero bisogna chiudere il carcere di Rossano. Chiudere. E forse – per una volta lasciatelo dire a noi – sarebbe anche il caso che la magistratura aprisse un’indagine. Dopodiché, fatte queste due cose essenziali e urgentissime, bisognerà anche porsi delle domande. Se l’on Bruno Bossio, che ha fatto irruzione senza preavviso nel carcere, in agosto, quando nessuno se l’aspettava, ha trovato questa situazione, è legittimo sospettare che la medesima situazione possa esserci in molte altre carceri, dove magari non sono avvenute visite improvvise dei deputati?

È chiaro che è possibile. L’iniziativa dell’on Bruno Bossio ci fa capire a quel grado di gravità e di inciviltà sia giunta la situazione delle carceri in Italia. E quanto ipocrita e insufficiente sia stato il varo di una leggina che dispone qualche giorno di sconto di pena o una mancia di 240 euro al mese per chi subisce le torture del sovraffollamento.

Il problema delle carceri è gigantesco, e lo standard delle nostre prigioni spinge l’Italia, in una virtuale classifica della civiltà, tra i più arretrati paesi del terzo mondo. Non si può restare fermi di fronte a questa situazione. Il problema carceri è il più urgente nell’agenda. Se vogliamo che l’Italia resti nel novero dei paesi civili bisogna che le forze politiche, almeno per una volta, si tappino le orecchie, non ascoltino gli urlacci e gli insulti della vasta platea giustizialista, mettano in conto la perdita di un po’ di voti e pongano mano a una riforma seria delle carceri.

In quattro passi. Primo passo: subito amnistia e indulto, per allentare la pressione nelle celle e nei tribunali. Va fatto a settembre, come hanno chiesto il papa e Napolitano, e come da anni, senza sosta, con le proteste e gli scioperi della fame, è sostenuto dai radicali e da Pannella. Secondo depenalizzazione di tutti i reati minori.

Terzo, riforma radicale della carcerazione preventiva che riduca a poche decine di casi le custodie cautelari. Quarto, norme sulla responsabilità civile dei giudici, che abbattano il numero dei procedimenti penali pretestuosi. In questo modo si può arrivare in tempi rapidissimi alla riduzione del 60 o 70 per cento della popolazione carceraria. E a quel punto sarà necessario trovare il modo per avere la certezza di controlli su come si vive nelle prigioni, e probabilmente anche una forte riforma, in senso garantista, di tutti i regolamenti carcerari (a partire dall’abolizione dello sciaguratissimo articolo 41 bis).

Non costa niente una riforma di questo genere. Anzi, produce risparmi. Costa dei voti, questo sì, costa le grida di Travaglio e dell’Anm. E se per una volta, solo per una volta, cari politici di sinistra e di destra, ve ne fregaste di Travaglio e dell’Anm?

P.S. Certo che se ci fossero in giro più deputate e deputati come Enza Bruno Bossio, sarebbe una buona cosa.

Piero Sansonetti

Il Garantista, 12 agosto 2014

Mattiello (Pd) : Sospendere 41 bis a Provenzano ? Sì, se è contro la sua dignità


Cella Detentiva 41 bis OP“Difendo la necessità del carcere duro contro i mafiosi, ma la lotta alla criminalità non si fa senza rispettare i diritti della persona”.

Il 41 bis è uno strumento fondamentale per il contrasto alla criminalità di stampo mafioso, che si fonda sul patto associativo. Con questo strumento viene impedito ai boss detenuti di continuare ad avere rapporti con il loro ambiente criminale. D’altra parte, se non ci sono più le condizioni per applicarlo con questa ratio, è meglio sospenderlo.

Le condizioni di salute di Bernardo Provenzano impongono una nuova valutazione sulla compatibilità tra detenuto e regime del 41 bis. Se è vero che le sue condizioni di salute sono tali da impedire la comunicazione con l’esterno, mantenendo per lui questo strumento, si rischia di buttare via il bambino con l’acqua sporca. Se il 41 bis venisse usato in maniera ingiustificata, si finirebbe col dare adito a quelli che lo attaccano in modo strumentale con l’intenzione di abolirlo. C’è chi parla di tortura riferendosi al 41 bis, ma io penso che la modalità di detenzione che è stata pensata nel 1992 sia adeguata al rigore necessario per questo tipo di reati.

Anche la richiesta di chiarimenti mossa dall’Europa per possibili violazioni della Convenzione europea dei diritti dell’uomo è stata evasa, e i dubbi sono decaduti. E stata riconosciuta la specialità della condizione italiana dovuta alla criminalità mafiosa. E chi conosce la mafia lo sa bene, mentre solo chi non la conosce può mettere tra parentesi il 41 bis.

So che “Il Garantista” si pone la questione a partire dalle condizioni carcerarie dei detenuti in Italia. Ma, appunto, rispetto alla drammatica situazione del sovraffollamento nelle carceri ordinarie, non credo sarebbe un favore per i detenuti al 41 bis essere spostati negli altri istituti.

Le condizioni dei carcerati devono essere assolutamente migliorate, ma questo non ha a che vedere con la messa in discussione dell’istituto del 41 bis. Non dimentichiamoci che l’abolizione del 41 bis era il primo punto indicato nel papello che Riina aveva mandato allo Stato per trattare. I mafiosi non lo vogliono il 41 bis, per questo è importante tenerlo.

Ma invito il Ministro Orlando, che ha già dimostrato grande sensibilità, a verificare se il 41 bis venga applicato sempre correttamente, anche nel caso di Provenzano. Il carcere non deve essere mai uno strumento di vendetta, e sono convinto che l’antimafia, così come lo Stato, debba sempre partire dal rispetto della dignità e dei diritti della persona. Altrimenti non è credibile nella lotta alle mafie, strumenti di violenza e sopraffazione.

On. Davide Mattiello, Deputato Pd e già Dirigente di Libera

Il Garantista, 08 Agosto 2014

Mattiello (Pd): Le condizioni di salute di Provenzano impongono la revoca del 41 bis


On. Davide Mattiello Pd“Le condizioni di salute di Bernardo Provenzano impongono una nuova valutazione sulla compatibilità tra detenuto e regime del 41 bis. Il regime carcerario del 41 bis introdotto nell’agosto del 1992 ha uno scopo fondamentale che ne giustifica l’estremo rigore: impedire ai mafiosi di continuare a comandare dal carcere. Questo scopo si traduce nella impossibilità per il detenuto di comunicare con l’esterno.

Oggi per Provenzano il 41 bis è assicurato dalle sue stesse condizioni di salute. Prenderne atto e sospendere l’applicazione del 41 bis per Provenzano non è soltanto un atto di giustizia proprio di uno Stato di diritto che mai confonde punizione con vendetta, ma è anche il modo migliore per salvaguardare lo stesso istituto del 41 bis da chi non lo ha mai digerito e che ha usato e usa ogni mezzo per cancellarlo dall’ordinamento: dai papelli alla Cedu”.

Così Davide Mattiello, deputato Pd della commissione Antimafia. Che aggiunge: “Guai a dare argomenti a chi voglia dimostrare che il 41 bis provoca una condizione di fatto inumana e degradante, guai a fornire alibi a chi voglia equipararlo ad una forma di tortura. Piuttosto invito il Ministro Orlando, che ha già dimostrato grande sensibilità, a verificare se il 41 bis venga applicato sempre correttamente, impedendo ai boss di comunicare con l’esterno sia direttamente, sia indirettamente”.

9Colonne, 7 agosto 2014

Droghe, Bruno Bossio (Pd) : Vanno superate le politiche proibizioniste !


On. Enza Bruno Bossio1Proprio oggi, 26 giugno, in occasione della Giornata internazionale della lotta alla droga, è a mio avviso necessario ribadire la necessità di un ripensamento delle politiche sulle sostanze stupefacenti e la conseguente riforma che dovrebbe far seguito ai disastrosi dati della ”guerra alla droga” per come è stata condotta nel nostro Paese.

Il fallimento, in tutto il mondo e non solo in Italia, delle politiche proibizioniste ci impone l’adozione di un approccio nuovo, scientifico e non più ideologico, al problema, che prenda atto del danno perpetrato in questi anni in termini di diritti della persona ai cosiddetti “tossicodipendenti”, oltre che al danno economico inferto al Paese nell’aver ”lasciato” in mano alle mafie la gestione della questione droga.
La ‘ndrangheta è, oggi, la più economicamente forte e meno militarmente fiaccabile delle organizzazioni criminali proprio grazie al controllo da essa esercitato sul traffico internazionale degli stupefacenti.
Come parlamentare calabrese è mio preciso dovere non sottrarmi a simili valutazioni.

Sento perciò di aderire alla lodevole iniziativa del Partito Radicale, che assieme all’Associazione Luca Coscioni per la libertà scientifica, ha lanciato una mobilitazione nell’ambito della campagna mondiale della Global Commission on Drug Policy ”Hey, We Need To Talk About Drugs” e dell’Open Society Foundations a sostegno della campagna ”Support. Don’t Punish”, avviata in 50 Paesi.

L’abolizione, quest’anno, della Fini-Giovanardi deve essere solo il primo passo verso l’affermazione, subito – e su questo faccio appello al Governo -, della possibilità di utilizzare la cannabis per la terapia del dolore e – col tempo – la piena legalizzazione delle cosiddette droghe leggere, nel solco di quel consenso sul tema oramai ampiamente riscontrabile in tutta l’Unione Europea.

On. Enza Bruno Bossio

Deputato Pd – Commissione Parlamentare Antimafia

http://www.enzabrunobossio.it