Pd e Radicali ispezionano il Carcere di Cosenza. Il Governo accoglie le richieste dell’On. Bruno Bossio


Casa Circondariale di CosenzaQuesta mattina, nella Casa Circondariale “Sergio Cosmai” di Cosenza, l’Onorevole Enza Bruno Bossio, Deputato del Partito Democratico e membro del Partito Radicale, ha svolto una visita ispettiva a seguito della grave emergenza idrica registratasi nell’Istituto Penitenziario che aveva determinato una forte manifestazione di protesta da parte di tutti i detenuti ivi ristretti.

L’On. Bruno Bossio, come nelle precedenti ispezioni, è stata accompagnata da Emilio Quintieri e Gaspare Galli, rispettivamente esponenti dei Radicali Italiani e dei Giovani Democratici.

La delegazione visitante è stata accolta dal Direttore dell’Istituto Filiberto Benevento e dagli Agenti del Corpo di Polizia Penitenziaria diretti dal Vice Commissario Davide Pietro Romano.

L’emergenza idrica è stata causata dal furto, ad opera di ignoti, dei tubi di rame di cui è composta la conduttura comunale e dalla rottura di una pompa di sollevamento provocando danni ingenti anche all’impianto idraulico dell’Istituto Penitenziario.

Per fronteggiare l’emergenza, il Prefetto di Cosenza, su richiesta del Direttore, ha ordinato ai Vigili del Fuoco, di fornire l’acqua al Carcere tramite le loro autobotti per uso igienico – sanitario in quanto le cisterne di cui era dotato l’Istituto, aventi una capacità complessiva di 50 mila litri, si erano completamente svuotate. Successivamente, grazie al tempestivo intervento dei Tecnici del Provveditorato Regionale dell’Amministrazione Penitenziaria e del Comune di Cosenza, sono stati effettuati i necessari lavori di riparazione ed è stata ripristinata l’erogazione dell’acqua potabile.

Nella Casa Circondariale di Cosenza, a fronte di una capienza regolamentare di 220 posti, sono rinchiusi 221 detenuti, 26 dei quali stranieri. Tra questi, 112 sono i condannati definitivi e 109 quelli in attesa di giudizio. Grazie all’intervento precedente dell’On. Bruno Bossio, il Governo, tra le altre cose, ha incrementato i fondi delle mercedi da 140.000 a 232.000 euro (92.000 euro), consentendo di far lavorare all’interno del carcere 55 detenuti mentre prima soltanto 39 riuscivano a lavorare alle dirette dipendenze dell’Amministrazione Penitenziaria. Ed oggi, grazie all’incremento di fondi, i detenuti dopo i 6 mesi di lavoro, potranno ottenere anche l’indennità di disoccupazione che prima gli era preclusa.

Dal 2010 ad oggi, sono 124 i detenuti scarcerati per effetto delle Leggi “Svuota Carceri” da Cosenza (469 in tutta la Calabria), 20 quelli dimessi e sottoposti ai domiciliari con il braccialetto elettronico (8 As e 12 Ms). Solo 1 detenuto, dopo l’intervento della Corte Costituzionale che ha abrogato la Legge Fini Giovanardi sugli Stupefacenti, ha avuto la pena rideterminata ed è stato scarcerato. Nessuno ha ottenuto la riduzione pena o il risarcimento danni dal Magistrato di Sorveglianza per la detenzione in condizioni inumane e degradanti. Nel Carcere di Cosenza, non ci sono stati suicidi negli ultimi anni (l’ultimo è avvenuto nel 2006) e sono pochissimi i tentati suicidi (1 nel 2014, 2 nel 2015). Pochissimi anche gli atti di autolesionismo (1 nel 2014, 7 nel 2015), nessun decesso di detenuti o di Poliziotti Penitenziari e tantomeno alcuna aggressione nei confronti di questi ultimi da parte dei primi.

Sono in corso di ultimazione i lavori di rifacimento completo delle celle del Reparto di Isolamento con l’adeguamento delle stesse al Regolamento di Esecuzione del 2000 che prevede i servizi igienici e la doccia in un vano annesso alla cella. Nel reparto isolamento di Cosenza, invece, il lavabo ed il bagno erano ancora a vista, senza alcuna protezione direttamente all’interno della stanza, accanto al letto, mentre le docce erano in un locale comune nel corridoio. Prossimamente, sarà aperta e resa funzionante anche la Palestra, chiusa da molto tempo e, qualora sarà finanziato il progetto presentato dalla Direzione dell’Istituto, al posto dell’attuale campo sportivo, saranno realizzati due campi di calcio a cinque, aumentando le possibilità di utilizzo per i detenuti. 

Scheda Visita Ispettiva CC Cosenza (clicca per leggere)

Intervista di Radio Radicale ad Emilio Quintieri sulla visita al Carcere di Cosenza (clicca per ascoltare)

Intervista di Radio Radicale all’On. Bruno Bossio (Pd) sulla visita al Carcere di Cosenza (clicca per ascoltare)

Civitavecchia: detenuta suicida, Direttrice e Funzionari di Polizia Penitenziaria condannati per omicidio colposo


Casa Circondariale di CivitavecchiaSi tolse la vita impiccandosi in cella, dopo aver tentato il suicidio un’altra volta, nella stessa settimana. Una morte annunciata quella di Anna Toracchi, donna affetta da sindrome bipolare, per cui l’allora direttrice del carcere di Civitavecchia, Patrizia Bravetti, non avrebbe disposto un regime di sorveglianza adeguato a scongiurare la tragedia.

Ora le scelte operate dal funzionario sono state giudicate come un errore di valutazione dal giudice monocratico Monica Ciancio, che ha condannato la Bravetti a un anno di carcere, con l’accusa di omicidio colposo. Lo stesso verdetto di condanna a dodici mesi di reclusione è stato pronunciato dal magistrato nei confronti di Marco Celli, comandante delle guardie del penitenziario, e di Cecilia Ciocci, responsabile del reparto femminile del carcere. Il giudice, invece, ha assolto Paolo Badellino, lo psichiatra che aveva in cura la donna poiché il medico, dopo aver segnalato le problematiche comportamentali, consigliò alla direttrice di ricoverare la Toracchi in un ospedale psichiatrico.

Ai familiari della giovane – assistiti dagli avvocati Valerio Aulino e Alessandra Pietrantoni – il magistrato ha riconosciuto una provvisionale di 10 mila euro. La tragedia risale alla mattina del 20 giugno del 2009, quando le guardie carcerarie aprirono la cella dove era detenuta la Toracchi e la trovarono impiccata alla finestra. Tragedia non inattesa. Solo tre giorni prima, la donna, 35 anni, aveva cominciato a battersi la testa contro il muro per protesta.

A rendere ancora più amara la disgrazia, la circostanza che il 13 giugno la Toracchi aveva provato a suicidarsi proprio impiccandosi con il cavo della televisione. Nonostante i segnali mostrati dalla detenuta, la direttrice si limitò a stabilire un regime chiamato “grande sorveglianza” che prevedeva un controllo della detenuta a intervalli di dieci minuti. Tempo sufficiente alla donna per suicidarsi.

Giulio De Santis

Corriere della Sera, 28 aprile 2015