Condizione delle Carceri in Campania, Convegno al Penitenziario modello di Sant’Angelo dei Lombardi


“Condizione delle Carceri, la situazione in Campania”. Questo è il titolo del Convegno organizzato dal Movimento Radicali Italiani unitamente all’Associazione Giovani Giuristi Vesuviani ed al Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Nola all’esito delle numerose visite effettuate, proprio di recente, nella gran parte degli stabilimenti penitenziari della Regione Campania.

L’evento, grazie alla disponibilità del Provveditore Regionale dell’Amministrazione Penitenziaria per la Campania Giuseppe Martone, si terrà venerdì 31 p.v. dalle ore 14,30 in poi presso la Sala Multifunzionale della Casa di Reclusione di Sant’Angelo dei Lombardi “Bartolo, Famiglietti e Forgetta” in Provincia di Avellino, uno dei migliori Istituti del Sud Italia guidato dal Direttore Massimiliano Forgione in cui, allo stato, sono ristrette 184 persone detenute, 19 delle quali straniere, a fronte di una capienza regolamentare di 122 posti.

Il Convegno, che sarà preceduto da una breve visita all’Istituto, sarà introdotto dall’Avvocato Sabina Sirico, Responsabile dell’Osservatorio Carceri dei Giovani Giuristi Vesuviani e moderato da Emilio Enzo Quintieri, già membro del Comitato Nazionale di Radicali Italiani, capo della delegazione visitante le Carceri campane, autorizzata dal Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria del Ministero della Giustizia.

Porteranno i loro saluti l’Avvocato Francesco Urraro, Presidente del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Nola, l’Avvocato Salvatore Del Giudice, Presidente dell’Associazione Giovani Giuristi Vesuviani e l’Avvocato Michele Capano, Tesoriere Nazionale dei Radicali Italiani.

Interverranno, tra gli altri, il Senatore della Repubblica Vincenzo D’Anna, il Prof. Giuseppe Tabasco, Docente di Diritto Penitenziario dell’Università degli Studi di Napoli Federico II, il Magistrato di Sorveglianza di Avellino Maria Bottoni, il Direttore della Casa di Reclusione di Carinola Carmen Campi, il Direttore della Casa Circondariale di Benevento Maria Luisa Palma, il Garante dei Diritti dei Detenuti della Regione Campania Adriana Tocco, il Direttore della Casa Circondariale di Napoli Poggioreale Antonio Fullone, l’Avvocato Raffaele Minieri della Direzione Nazionale di Radicali Italiani, il Direttore della Casa di Reclusione di Sant’Angelo dei Lombardi Massimiliano Forgione ed il Capo dell’Area Giuridico Pedagogica dell’Istituto Enrico Farina. Le conclusioni sono state affidate all’Avvocato Michele Coppola, Vice Presidente dei Giovani Giuristi Vesuviani.

All’iniziativa potranno partecipare anche numerosi Studenti Universitari, Criminologi, Psicologi, Medici, Avvocati, Politici, etc. che abbiano manifestato al Comitato Organizzatore la loro volontà di partecipazione e siano stati preventivamente autorizzati. Anche gli organi di informazione giornalistica, radiofonica e televisiva nonché i fotografi, che si siano accreditati, potranno fare ingresso in Istituto e seguire tutti i lavori, grazie all’autorizzazione concessa dal Capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria Santi Consolo e dal Direttore dell’Ufficio Stampa Assunta Borzacchiello. Sarà presente, tra gli altri, Radio Radicale diretta da Alessio Falconio, per la registrazione e la trasmissione integrale sui canali e sul sito web della storica emittente radiofonica legata al Partito Radicale.

Abbiamo scelto la Casa di Reclusione di Sant’Angelo dei Lombardi sita nell’Alta Irpinia per tenere la nostra iniziativa – ha dichiarato l’esponente radicale Emilio Enzo Quintieri – perché questo Istituto rappresenta una delle poche eccellenze esistenti nel panorama nazionale che intendiamo far conoscere affinché venga replicato in tantissime altre realtà del Paese poiché l’esecuzione della pena è veramente conforme al dettato costituzionale non traducendosi in trattamenti inumani e degradanti, severamente proibiti dal diritto interno e sovranazionale. Ringraziamo l’Amministrazione Penitenziaria, centrale e periferica, per la grande disponibilità nell’autorizzare sempre le visite all’interno degli Istituti e per averci messo a disposizione la bellissima Sala Multifunzionale dell’Istituto di Sant’Angelo dei Lombardi. Un ringraziamento particolare va al personale del Reparto di Polizia Penitenziaria comandato dal Commissario Capo Giovanni Salvati ed al Responsabile della Segreteria del Direttore Sovrintendente di Polizia Penitenziaria Alessandro D’Aloiso per il loro prezioso sostegno nell’organizzazione e buona riuscita della manifestazione.

Sant’Angelo dei Lombardi (Av): il Direttore “in Carcere molti buoni, i cattivi veri fuori”


CC Sant'Angelo dei LombardiIntervista a Massimiliano Forgione, Direttore della Casa Circondariale di Sant’Angelo dei Lombardi (Av): “chi lavora può essere reinserito”. In questo brutto tempo c’è un’altra generazione di “cattivi” da tenere a bada, una tribù interna a ogni società.

Massimiliano Forgione dirige la casa di reclusione di Sant’Angelo dei Lombardi (Av), un carcere modello per via di una strategia che fonda sul lavoro la responsabilità del detenuto e la sua rieducazione.

Lei, direttore, quanti minuti ci impiega per capire se l’ospite è un cattivo vero o un povero cristo?

“Basta davvero poco. Non solo perché ogni ospite è accompagnato dal fascicolo giudiziario, la sua biografia. Il suo comportamento e la sua pericolosità si misurano nel giro di poche ore”.

Componga un catalogo dei cattivi.

“Quelli di primo livello, il più basso, sono coloro che alla vista di una cella danno in escandescenze. La vita da reclusi è sottoposta a delle regole, e non potrebbe essere diversamente. Loro sistematicamente le rifiutano. Non vogliono rifarsi il letto, rifiutano di tornare in cella, provocano liti o solo fanno baccano, disturbano i coinquilini. Sono boriosi, vivono nel mito del guappo. Ma non sono pericolosi”.

Il cattivo cattivo, invece?

“È quello che adotta un comportamento formalmente ineccepibile ma instaura una scala gerarchica immediatamente visibile. Ha chi gli sistema il letto, chi gli cura il guardaroba, chi seleziona per lui il meglio della cena. È un capo, e lo si vede dalla biancheria che indossa, dal boxer di seta, dai pacchi alimentari che custodiscono profumi di pregio, maglioni di cachemire”.

Il cattivo si presenta al carcere nella sua veste di dominante.

“Un giorno ero a Spoleto, visitai la cella di Pippo Calò che mi disse: in Italia ci sono solo due Pippo. Io e Pippo Baudo. Si sentiva un re, e lo dava a vedere. Se parliamo di un dirigente intermedio della catena criminale, egli rifiuterà di fare i lavori più umili (spazzare per esempio) e attenderà che gli venga affidato un incarico all’altezza della sua fama. Lo spesino, per esempio. Lo spesino è colui che raccoglie le richieste dei singoli detenuti di un sopravvitto. Ciascuno può avanzare richieste particolari su cibi e vestiario, naturalmente paga lui”.

E i soldi chi glieli dà?

“Escludendo chi è ricco di suo, ricordo che i detenuti hanno la possibilità di lavorare. Produciamo un ottimo vino, facciamo miele, abbiamo una tipografia, una carrozzeria, una stireria”.

Quanto ricava dal suo lavoro?

“Circa 700 euro mensili al netto di trattenute che l’amministrazione fa per il costo del vitto (3 euro al giorno) e del l’accantonamento di un quinto del salario (circa 120 euro al mese) come fondo di reinserimento. Alla sua liberazione si troverà un gruzzoletto per fare fronte alle prime necessità”.

Il carcere che descrive sembra un soggiorno civile. Ma le carceri sono spesso luoghi in cui la ferocia si manifesta quotidianamente.

“Parlo del mio carcere, che ha dimensioni contenute e non ospita detenuti condannati per delitti di particolare pericolosità. Certo che la vita da noi è diversa da quella di Poggioreale o di San Vittore. Sappia però che negli ultimi anni la popolazione carceraria è diminuita di quasi 20 mila unità, finalmente stiamo andando verso un rapporto equilibrato tra il numero dei reclusi e i metri quadrati a loro disposizione”.

Negli ultimi anni i cattivi sono divenuti più buoni?

“La legislazione è cambiata. Chi entrava ora non mette piede”.

Cattivo a piede libero.

“Molti di quelli che soggiornavano nelle carceri erano persone disperate, ai margini della società. Non pericolosi gangster ma delinquenti di piccolo calibro”.

E i buoni? Anche i buoni frequentano le carceri?

“Anche loro. È gente che non sa far di conto con la sua vita, che dimentica di impugnare una sentenza, che per disgrazia o povertà ha un avvocato approssimativo. È gente superficiale o solo piegata dalla crisi economica”.

I figli della crisi.

“Mi sono ritrovato nella sala accettazioni un piccolo imprenditore che è finito dentro per il mancato versamento dei contributi previdenziali ai suoi dipendenti, pensi un po’. Per far fronte alla crisi per anni ha scelto di pagare il netto. È stato denunciato. E lui quasi non se ne è accorto. Ha lasciato che la condanna in primo grado, modesta nell’entità (otto mesi di reclusione), venisse confermata in appello. Non ha richiesto la misura alternativa al carcere dimenticando che aveva già usufruito della sospensione condizionale della pena intervenuta anni prima per altri reati di poco conto. Così una mattina i carabinieri hanno bussato alla porta e lo hanno portato qui. Ero disperato io per lui”.

La colpa di essere un debole.

“Abbiamo cercato di fargli trascorrere quel tempo, per fortuna pochi mesi, nel modo più accettabile”.

Il carcere redime?

“Se le dicessi sì sarei un bugiardo. Troppi ritornano. Ma anche se le opponessi un no farei un danno alla verità. C’è chi capisce”.

Il cattivo capisce?

“A volte anche il cattivo capisce che gli conviene essere buono”.

Antonello Caporale

Il Fatto Quotidiano, 21 novembre 2015