Bruno Bossio (Pd) : La Legge Penitenziaria va cambiata. No all’ergastolo ostativo !


On. Bruno Bossio PdLa mia proposta di legge va a modificare quelle norme dell’Ordinamento Penitenziario (Art. 4 bis) che prevedono il divieto di concessione di ogni beneficio e misura alternativa alla detenzione ai condannati per taluni delitti definiti “ostativi” per il solo fatto della loro mancata “collaborazione”. In particolare, questo divieto, nel caso dei condannati all’ergastolo, si traduce in una vera e propria “pena di morte occulta” come recentemente l’ha definita Papa Francesco.

Infatti, oggi, gli ergastolani ristretti nelle nostre Carceri sono 1.584, molti di loro reclusi da oltre 26 anni, senza liberazione condizionale, altri da più di 30 anni, durata massima stabilita per le pene detentive. Tra questi, quelli “ostativi”, sono circa 1.000 ed il loro “fine pena”, come si evince dai rispettivi certificati di detenzione, è il 31/12/9999, una data fissata tra circa 8 mila anni. Per loro, se non “collaborano”, le porte del carcere non si apriranno mai più. Anche se questa “collaborazione” non potrà più avvenire poiché il detenuto non è più in grado di esprimerla o perché non può farlo avendo paura di ritorsioni nei confronti dei propri familiari da parte dei suoi vecchi sodali. Questo tipo di pena trasforma il reo in vittima: l’uomo e la sua dignità vengono totalmente annullati ed è chiaramente in contrasto con il principio costituzionale della rieducazione del condannato a cui la pena deve tendere e con quanto prescrive la Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo e la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo di Strasburgo. Da qui la mia proposta di legge per la revisione delle norme”.

Lo dichiara l’Onorevole Enza Bruno Bossio, Deputato del Partito Democratico e membro della Commissione Bicamerale Antimafia, prima firmataria della coraggiosa proposta di legge A.C. n. 3091 che reca “Modifiche agli articoli 4-bis della legge 26 luglio 1975, n. 354, e 2 del decreto-legge 13 maggio 1991, n. 152, convertito, con modificazioni, dalla legge 12 luglio 1991, n. 203, in materia di revisione delle norme sul divieto di concessione dei benefìci penitenziari nei confronti dei detenuti o internati che non collaborano con la giustizia” , iniziativa che riprende per la gran parte la proposta avanzata dalla Commissione Ministeriale istituita dall’ex Ministro della Giustizia Anna Maria Cancellieri e presieduta dal Prof. Francesco Palazzo, Ordinario di Diritto Penale all’Università degli Studi di Firenze.

La proposta, oltre all’On. Bruno Bossio, è stata condivisa e sottoscritta dall’On. Walter Verini, Capogruppo del Partito Democratico in Commissione Giustizia a Montecitorio e dai Deputati Roberto Rampi, Luigi Lacquaniti, Danilo Leva, Chiara Scuvera, Camilla Sgambato, Ernesto Magorno, Gea Schirò, Federico Massa, Cristina Bargero, Romina Mura e Alfredo Bazoli del Partito Democratico, Pia Locatelli del Partito Socialista Italiano, Paola Pinna di Scelta Civica per l’Italia e Franco Bruno di Alleanza per l’Italia.

“Con questa norma sarà possibile – prosegue l’On. Bruno Bossio – far venir meno il divieto d’accesso al lavoro esterno, ai permessi premio e alle misure alternative alla detenzione diverse dalla liberazione anticipata anche quando risulti che la mancata collaborazione del condannato non faccia venir meno il sussistere dei requisiti, diversi dalla collaborazione medesima, che di quei benefici permettono la concessione, ai sensi dell’Ordinamento Penitenziario”. Infatti, per la concessione dei benefici e delle misure alternative alla detenzione in carcere vengono richieste informazioni a diversi Uffici Giudiziari e di Polizia circa il mantenimento di collegamenti, da parte dei condannati, con la criminalità organizzata. Ebbene, nella maggior parte dei casi, le note informative si limitano a riferire i fatti precedenti alla carcerazione ed alle condanne, vecchi di decenni, esprimendo sempre parere negativo per l’accoglimento delle istanze formulate alla Magistratura di Sorveglianza.

Questa proposta, invece, prevede che non si debbano esprimere pareri ma fornire elementi conoscitivi concreti e specifici fondati su circostanze di fatto espressamente indicate che dimostrino in maniera certa l’attualità di tali collegamenti e che gli eventuali pareri espressi non possano essere utilizzati nella motivazione delle decisioni giurisdizionali. “In tal modo soprattutto la pena dell’ergastolo verrà finalmente resa maggiormente compatibile con gli standard richiesti dalla nostra Costituzione e dal diritto dell’Unione Europea ribadendo il principio secondo il quale, dopo un lungo periodo di detenzione, debbano prevalere le esigenze umanitarie”, conclude l’On. Bruno Bossio.

Scheda Lavori Progetto di Legge On. Bruno Bossio (Pd)

Intervista di Radio Radicale all’On. Bruno Bossio

 

Catanzaro, Sospeso l’Isolamento al detenuto che ha tentato il suicidio. Soddisfatti i Radicali


Carcere Siano - reparti detentiviApprendo con soddisfazione che al detenuto Fabio Pignataro, così come peraltro avevo pubblicamente sollecitato, il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria del Ministero della Giustizia, ha immediatamente sospeso il 14 bis, il rigoroso regime di sorveglianza particolare, che gli era stato applicato per una tentata evasione dalla Casa di Reclusione di Rossano (Cosenza) ed al quale era attualmente sottoposto presso la Casa Circondariale di Catanzaro. Lo dichiara Emilio Quintieri, il radicale calabrese, che aveva dato notizia del tentato suicidio messo in atto dal detenuto pugliese ristretto in isolamento a Catanzaro e fortunatamente sventato dai Sanitari e dalla Polizia Penitenziaria. L’esponente dei Radicali Italiani, proprio ieri, aveva chiesto al Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria ed alla Magistratura di Sorveglianza competente di intervenire per valutare la sospensione del particolare regime detentivo applicato nei riguardi del trentaseienne brindisino, al fine di evitare la consumazione di ulteriori atti autolesionistici o suicidari. Della questione se ne era subito interessata anche l’Onorevole Enza Bruno Bossio, Deputato del Partito Democratico e membro della Commissione Bicamerale Antimafia, che segue con particolare attenzione in Parlamento e nel territorio le problematiche afferenti il pianeta carcere.

Come Partito Radicale, da anni, riserviamo massima attenzione sulla Casa Circondariale di Catanzaro. Tant’è che siamo riusciti a migliorare decisamente le condizioni di vita all’interno della struttura, penitenziario che, attualmente, a fronte di una capienza regolamentare di 627 posti, ospita 560 detenuti, molti dei quali appartenenti al circuito differenziato dell’Alta Sicurezza (As1, As2, As3). Tra di essi, 52 sono tossicodipendenti, 2 quelli affetti da patologie psichiatriche e 73 sono gli stranieri. E’ stato lo stesso Vice Ministro della Giustizia On. Enrico Costa, rispondendo ad una Interrogazione Parlamentare da me sollecitata – prosegue il radicale Quintieri – ad ammettere che “gli interventi riguardanti la struttura sono stati molteplici, proprio perché si è consapevoli delle molte criticità evidenziate anche in periodi molto recenti.” Tuttavia, molte delle problematiche sollevate con l’atto ispettivo parlamentare, sono state risolte ed altre sono in via di risoluzione. Sono stati tutti sistemati gli uffici interni destinati alle varie attività istituzionali e gestionali, sono stati ultimati i lavori di adeguamento dei cortili “passeggi” relativi al reparto alta sicurezza, è in atto la progettazione degli interventi di adeguamento dei reparti detentivi che non hanno la doccia all’interno delle camere di pernottamento (due padiglioni di alta e media sicurezza), sono in corso lavori di adeguamento dei cortili “passeggi”, per i quali è prevista la creazione di un posto di servizio coperto per il personale vigilante e l’implementazione del sistema di videosorveglianza, sono stati ristrutturati i locali doccia in comune e ritinteggiate le celle ed i reparti detentivi, sono stati sostituiti tutti i rivestimenti delle rampe e dei pianerottoli delle scale agenti e di quelle riservate ai detenuti, è stato debellato l’annoso problema dei topi. Anche l’area verde destinata ai colloqui dei detenuti con i bambini è stata già individuata ed è in fase di studio da parte dell’Ufficio Tecnico del Provveditorato Regionale dell’Amministrazione Penitenziaria, una soluzione per dotarla di attrezzature idonee.

Purtroppo, ancora oggi, nonostante il lasso di tempo trascorso, non è stato attivato il Centro Diagnostico Terapeutico annesso alla Casa Circondariale di Catanzaro. Oltre ai nostri continui solleciti, di recente anche il Provveditore Regionale dell’Amministrazione Penitenziaria ha chiesto al Direttore Generale dell’Azienda Sanitaria Provinciale di Catanzaro affinchè procedesse a quanto necessario per la stipula, in tempi brevi, dell’Accordo Operativo previsto dall’Art. 4 del Protocollo di Intesa, sottoscritto dal Ministro della Giustizia Annamaria Cancellieri e dal Presidente della Regione Calabria Giuseppe Scopelliti. Stando a quanto dichiarato dal Vice Ministro della Giustizia, la situazione sembra essere in via di completa definizione ed il Centro Diagnostico Terapeutico dovrebbe essere attivato per la fine dell’anno. L’esponente del Governo Renzi ha tenuto a precisare che, “le difficoltà presentatesi nell’iter procedimentale, sono legate allo scioglimento del Consiglio Regionale della Calabria ed alla conseguente mancata proroga o, in alternativa, nomina dei Dirigenti delle Asl, tra cui proprio quella di Catanzaro”. Ci auguriamo – conclude il radicale calabrese Emilio Quintieri – che come dichiarato dal Ministero della Giustizia, tra qualche mese, venga finalmente attivato il Centro Diagnostico Terapeutico nella Casa Circondariale di Catanzaro.

Caso Uva: sei Poliziotti e un Carabiniere a giudizio per omicidio ed altro


Tribunale di VareseAtmosfera di grande tensione ieri nell’aula del Giudice dell’udienza preliminare di Varese, Stefano Sala, nel processo che vede alla sbarra sei poliziotti ed un carabiniere accusati di omicidio preterintenzionale e reati minori ai danni di Giuseppe Uva. Il giovane, allora quarantatreenne, il 14 giugno 2008 fu fermato dai carabinieri mentre con un amico, Alberto Bigioggero, forse per aver bevuto, stava spostando una transenna. Condotto in caserma insieme all’amico, dopo tre interminabili ore, veniva trasportato nel reparto di psichiatria dell’ospedale di Varese con la richiesta di trattamento sanitario obbligatorio, e lì moriva.

Bigioggero era nella stanza attigua, aveva sentito le grida di dolore di Uva,  chiamato disperato il 118, chiesto aiuto. Ma nessuno sarebbe mai arrivato. Dalla caserma avevano avvertito che era tutto a posto. Solo due ubriachi. Il corpo di Giuseppe è martoriato da botte e lividi, fratture alla colonna vertebrale, forse una sigaretta spenta sul viso e tantissimo sangue. Si apre uno scenario di violenze e di orrore. Bigioggero presenta, il giorno della morte dell’amico, un esposto nel quale denuncia l’accaduto, racconta ciò che ha sentito in quella terribile notte ma il pm Abate lo interroga solo 5 anni dopo e conclude con una richiesta di archiviazione. Un ritardo ed una negligenza che gli costeranno un’azione disciplinare avviata dall’allora Ministro Annamaria Cancellieri. Il Gip di Varese però non ci sta e costringe i pm Agostino Abate e Sara Arduini a formulare a carico di otto agenti, Paolo Righetto, Stefano Dal Bosco, Gioacchino Rubino,  Luigi Empirio, Pierfrancesco Colucci, Francesco Focarelli Barone, Bruno Belisario, Vito Capuano, un’imputazione di omicidio preterintenzionale (oltre a violenza privata, abbandono di incapace e arresto illegale). Uno dei carabinieri sceglie il rito immediato.

Una tumultuosa vicenda giudiziaria durata sei anni approda finalmente davanti al  gup Sala che dopo aver ascoltato le ragioni delle parti civili e delle difese degli imputati, all’udienza del 30 giugno scorso, ha rilevato ambiguità e contraddizioni nelle indagini spesso rivelatesi superficiali e non approfondite e ha disposto la trascrizione della telefonata depositata dalle parti civili (una conversazione tra Lucia Uva, sorella della vittima e Assunta Russo, una testimone che afferma di avere sentito le minacce rivolte a Giuseppe dai carabinieri in ospedale) e l’escussione in aula del teste Alberto Bigioggero.

Il 14 luglio, Bigioggero viene sentito per oltre cinque ore. Interrogato e compulsato dal pm, dalle difese delle parti civili e degli imputati racconta l’orrore di quella notte, espone un dolore che non lo abbandonerà mai, disvela un’impotenza che gli ha lasciato segni eterni. Non ha potuto salvare il suo amico quella notte. Lo sentiva gridare, invocare aiuto dalla stanza accanto ma non ha potuto salvarlo.

Il pm Felice Isnardi, che aveva avocato a sé le indagini ravvisandone incongruenze ed inefficienze, ha infine chiesto che si proceda solo per il reato di abuso di autorità su arrestati, e non per omicidio preterintenzionale, arresto illegale e abbandono di incapace. I difensori della parte civile hanno chiesto a gran voce che ci sia un processo!!!

Dopo tre ore di camera di consiglio, il Giudice ha deciso: tutti gli imputati a giudizio! Il 20 ottobre la prima udienza.

Dopo sei lunghissimi anni, la famiglia di Uva aspetta ancora giustizia e pretende che venga punito chi ha tolto il sorriso a Giuseppe. C’è ancora tempo per sperare, dunque, che si pervenga ad una verità accettabile, che spieghi lividi, sangue, fratture, lesioni.

Avv. Maria Brucale

Il Garantista, 22 Luglio 2014

Il caso Alessio Ricco e la Cancellieri sotto tiro. L’impegno del Ministro per il detenuto calabrese


Annamaria-CancellieriCancellieri sensibile solo al caso Ligresti? Non è così. E ai cento casi portati ad esempio dallo stesso ministro della Giustizia per dimostrare il suo interesse nei confronti di tutti i carcerati, da qualche giorno se ne aggiunge un altro. Il caso di Alessio Ricco.

Emilio Quintieri, un giovane e combattivo esponente dei Radicali italiani, aveva inoltrato un appello al ministro della Giustizia Annamaria Cancellieri per segnalarle la preoccupante condizione di salute di un giovane detenuto ammalato, allegando anche la lettera che Francesca Scornaienchi , moglie del recluso, aveva mandato al direttore del carcere. Le condizioni del detenuto (29 anni) sono incompatibili con il regime carcerario avendo l’artrite reumatoide, una malattia del sistema immunitario, invalidante e degenerativa: rischia di non poter camminare più. Dopo l’appello, il radicale e la deputata del Pd Enza Bruno Bossio si sono recati nel carcere “Ugo Caridi” di Catanzaro, esattamente dove “vegeta” il detenuto Ricco. E hanno potuto denunciare le condizioni vergognose e incivili della struttura; nel loro comunicato stampa congiunto, così l’hanno descritto: “A Catanzaro, i detenuti sono costretti a sopravvivere in una struttura fatiscente, in delle celle piccolissime, piene di muffa ed umidità e prive di riscaldamento. Inoltre, come se non bastasse, la struttura è invasa dai topi e non funzionano nemmeno le docce i cui locali sono completamente malridotti ed insalubri. Anche il personale di polizia penitenziaria che ha accompagnato la delegazione durante l’ispezione ha confermato le lamentele dei reclusi specialmente per quanto attiene la presenza numerosa dei roditori nell’istituto”.

Qualche giorno fa, il segretario del guardasigilli Edoardo Sottile, per conto della Cancellieri stessa, ha contattato telefonicamente sia la parlamentare democratica Enza Bruno Bossio che all’attivista radicale Emilio Quintieri per portarli a conoscenza dell’interessamento della ministra per la vicenda del detenuto Ricco. In particolare, Cancellieri, ha chiesto alla direzione del carcere di Catanzaro di avere ampie ed esaustive delucidazioni in ordine alle problematiche di salute del detenuto cetrarese ed ha dato incarico al dottor Francesco Cascini, vice capo del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria di seguire con attenzione il caso e di tenerla aggiornata.

Eppure – vi ricordate? – Cancellieri è stata attaccata duramente per i suoi presunti  favoritismi nei confronti degli amici potenti. Aveva appena finito di pronunciarsi a favore dell’amnistia, indulto e “umanizzazione” delle carceri, compreso l’abuso della custodia cautelare , che immediatamente sono spuntate le intercettazioni “fuoriuscite” dalla Procura di Torino riguardanti proprio lei: la “lady di Ferro”. Stesso temperamento di Thatcher, ma per fortuna con sensibilità differente a proposito della condizione disastrosa delle carceri, in virtù della quale siamo pluricondannati dalla Corte Europea.

Quella storia brucia ancora, anche perché spesso evocata quando si parla di rimpasto e si chiede la testa del ministro della Giustizia.

Al telefono, il ministro Cancellieri a metà luglio dice alla compagna di Ligresti, Gabriella Fragni, un generico “qualsiasi cosa io possa fare – anche se davvero non saprei cosa – conta su di me”. Un mese dopo, appreso del peggioramento delle condizioni di salute di Giulia Maria Ligresti, che era in custodia cautelare (meglio definito “carcere preventivo), si attiva e parla con i due vice capi del Dap, per sensibilizzarli sul fatto che la donna soffre di anoressia. Pochi giorni dopo Ligresti esce dal carcere e viene messa ai domiciliari.

I giustizialisti di prim’ordine, ovvero Flores D’Arcais, Travaglio, Barbara Spinelli tramite il loro giornali come Micromega e il Fatto Quotidiano, hanno subito dopo sparato una serie di articoli velenosi per stimolare quell’indignazione a comando che serve a mantenere lo status quo.

Chissà allora se questi fabbricanti dell’indignazione reazionaria avranno la decenza di raccontare anche questa telefonata della Cancellieri per aiutare un detenuto comune e in condizioni degenerative come Alessio Ricco.

Gli Altri, 26 Gennaio 2014

http://www.glialtrionline.it/2014/01/26/cancellieri-dalla-parte-di-tutti-i-detenuti-la-telefonata-del-ministro-per-alessio-ricco/

Il carcere di Siano finisce nuovamente in Parlamento


carcere sianoDodici Deputati, sollecitati dal radicale Quintieri, hanno interrogato il Governo – Risponderà in Commissione Giustizia il Ministro Cancellieri. Lo scorso anno, nel mese di dicembre, le condizioni detentive del carcere di Catanzaro Siano, su sollecitazione dell’ecologista radicale calabrese Emilio Quintieri, furono oggetto di una dettagliata interrogazione parlamentare al Governo (Interrogazione nr. 4-08865 del 17/12/2012). La presentarono i Senatori della Repubblica Marco Perduca, Donatella Poretti, Salvo Fleres, Roberto Di Giovan Paolo, Francesco Ferrante e Roberto Della Seta. Successivamente Ferrante unitamente a Quintieri fece anche una visita ispettiva all’interno dell’Istituto. Ma, purtroppo, a causa dello scioglimento anticipato delle Camere, non si riuscì ad ottenere alcuna risposta da parte del Governo.

Ma, nonostante ciò, la situazione è rimasta pressoché invariata. Per questo motivo, il radicale cetrarese, ha ottenuto la presentazione di una nuova interrogazione ai Ministri della Giustizia e della Salute Annamaria Cancellieri e Beatrice Lorenzin da parte del Gruppo Parlamentare Movimento Cinque Stelle di Palazzo Montecitorio (Interrogazione nr. 5-01535 del 21/11/2013). L’atto di Sindacato Ispettivo è stato sottoscritto dagli Onorevoli Vittorio Ferraresi, Dalila Nesci, Federica Dieni, Sebastiano Barbanti, Paolo Parentela, Donatella Agostinelli, Alfonso Bonafede, Salvatore Micillo, Tancredi Turco, Giulia Sarti, Andrea Colletti e Francesca Businarolo. Questa volta, però, ed in tempi brevi, l’interrogazione avrà una risposta in Commissione Giustizia dal Guardasigilli Cancellieri. In riferimento a Siano, la deputazione pentastellata, ha denunciato il preoccupante sovraffollamento e la non rispondenza a verità dei dati diramati dal Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria del Ministero della Giustizia. Infatti, a fronte di una capienza regolamentare di 354 posti vi sono ristretti 590 detenuti, 330 dei quali appartenenti al circuito dell’Alta Sicurezza (As1, As2 e As3) perché imputati e/o condannati per gravi fatti di terrorismo e criminalità organizzata. Invece, secondo il Dap, i posti regolamentari sarebbero 617 senza che siano intervenuti mutamenti strutturali e senza che sia stato aperto il padiglione del Centro Diagnostico Terapeutico. Tale “anomalia” era stata comunque già denunciata, tempo addietro, sia da Quintieri che dai Sindacati della polizia penitenziaria. I Deputati hanno lamentato la carenza del personale di vigilanza ma anche di quello amministrativo e sanitario nonché l’insufficienza degli automezzi in dotazione al Nucleo Traduzioni e Piantonamenti. Sono state evidenziate numerose criticità : l’assoluta insalubrità, anche per il personale addetto alla vigilanza, dei cortili destinati ai “passeggi” poiché esposti alle intemperie e oggetto di continui sversamenti di liquami fognari, specie in quelli destinati all’Alta Sicurezza; le numerose colonie di topi e di ratti con il rischio costante che possano diffondersi malattie infettive, anche di grave pericolosità; le docce in comune nelle sezioni detentive sono poche ed insufficienti e qualcuna, spesso, non funzionante; la pericolosità delle scale di accesso ai piani detentivi; il vitto di scarsa qualità; la mancanza di un’area verde dove poter effettuare i colloqui con i bambini; l’eccessiva umidità dei reparti e delle celle a causa della continua infiltrazione di acqua piovana; la mancanza del regolamento interno, l’assenza di mediatori culturali per gli stranieri; la mancata concessione ai detenuti indigenti di sussidi economici ed altro ancora.

E’ stato, altresì, rappresentato che la popolazione detenuta, appartenente al circuito della Media Sicurezza, ha organizzato una manifestazione di protesta pacifica consistita nel rifiuto del vitto ministeriale accompagnata dall’astensione dell’acquisto di generi alimentari e di conforto presso il Sopravvitto interno, per chiedere una ispezione da parte dell’Autorità Sanitaria competente nell’Istituto e specialmente nei locali adibiti alla preparazione del vitto. Una ulteriore questione sollevata dagli Onorevoli interroganti è stata quella relativa all’applicazione a tutte le finestre delle celle di alcune schermature metalliche a maglie strette, vietate dalla Legge, che impediscono di far entrare all’interno delle stesse luce ed aria naturale.  Infine, è stato ritenuto opportuno sottolineare che, sulla base di quanto riferito dai detenuti, la funzione svolta dai Magistrati di Sorveglianza parrebbe non riuscire nell’applicazione piena e puntuale dei compiti che la Legge penitenziaria gli affida.

Pertanto, i grillini, hanno chiesto al Governo di conoscere se e quali informazioni disponga in merito ai fatti rappresentati e se questi corrispondano al vero; quali siano i dati aggiornati del sovraffollamento della Casa Circondariale di Catanzaro facendo riferimento alla capienza regolamentare ed alle singole posizioni giuridiche dei detenuti; quanti siano i detenuti tossicodipendenti presenti all’interno dell’istituto e quanto quelli affetti da gravi disturbi mentali o altre gravi patologie di fatto incompatibili con lo stato di detenzione inframuraria ; se sia noto quanti siano i detenuti che hanno usufruito della cosiddetta Legge “Svuota Carceri” e quante siano le istanze in tal senso giacenti presso l’Ufficio di Sorveglianza competente ed allo stato non ancora evase e a cosa sia dovuto l’eventuale ritardo nel disbrigo degli atti ; se sia noto quanti siano i detenuti stranieri che abbiano formulato istanza di espulsione come misura alternativa alla detenzione e quanti di questi siano stati effettivamente espulsi ed a quanti di loro sia stata invece negata la richiesta e per quali motivi ; quale sia la cifra destinata ogni anno, negli ultimi cinque anni, alla manutenzione ordinaria e straordinaria della struttura ; quando sarà attivato il Centro Diagnostico Terapeutico e se lo stesso potrà essere effettivamente utilizzato senza l’incremento del personale di polizia penitenziaria ; per quale ragione recentemente si sia deciso di installare le vietate schermature metalliche a maglie strette davanti alle sbarre delle finestre delle celle con evidenti danni per i detenuti ; se vengano effettuate le visite da parte delle competenti Autorità Sanitarie locali e, in caso affermativo, a quando risalgano e cosa sia scritto nelle loro relazioni ; con quale frequenza i Magistrati di Sorveglianza visitino i locali ove sono ristretti i detenuti ; quale sia l’organico ed il carico di lavoro dell’Ufficio di Sorveglianza; se siano giunte al Governo segnalazioni in merito alle condizioni in cui versa l’Istituto e sulla cronica assenza di personale di polizia ; quanti detenuti abbiano presentato ricorso alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo di Strasburgo; se i Ministri interrogati ritengano o meno che nella Casa Circondariale di Siano vi siano state, o vi siano in corso, violazioni nei confronti dei diritti legittimi dei cittadini detenuti in contrasto con quanto previsto dalla Costituzione ed infine se non ritengano doveroso ed opportuno disporre con urgenza delle mirate visite ispettive al fin di avere un quadro più chiaro possibile della situazione esistente ed intervenire in maniera appropriata tenendo in considerazione quanto segnalato con l’atto ispettivo parlamentare.

Catanzaropost, Corriere dei Due Mari

25 Novembre 2013

Carceri, Emilio Quintieri e 12 Deputati denunciano in Parlamento le condizioni illegali dei detenuti


Carcere Siano - reparti detentiviIl grado di civiltà di un Paese si misura dallo stato delle sue carceri. Quelle italiane sono pessime e, quelle calabresi, sono ancora peggio”. Queste le parole dell’ecologista radicale Emilio Quintieri che annuncia un’Interrogazione alla Camera dei Deputati sulla situazione penitenziaria della Calabria con particolare riferimento agli Istituti di Catanzaro Siano e Paola.

Lo stesso era stato recluso in passato nell’istituto penitenziario di Paola per circa sei mesi in custodia cautela, quando era candidato con la lista “Amnistia, Giustizia e Libertà promossa da Marco Pannella ed Emma Bonino.

Gli onorevoli Vittorio Ferraresi, Dalila Nesci, Federica Dieni, Sebastiano Barbanti, Paolo Parentela, Donatella Agostinelli, Alfonso Bonafede, Salvatore Micillo, Tancredi Turco, Giulia Sarti, Andrea Colletti e Francesca Businarolo, tutti del Gruppo Parlamentare Movimento Cinque Stelle, hanno rivolto una circostanziata Interrogazione ai Ministri della Giustizia e della Salute Annamaria Cancellieri e Beatrice Lorenzin.

I dati che riportano sono come sempre allarmanti e vergognosi per le carceri italiane: L’istituto Penitenziario tirrenico, ha una capienza regolamentare di 161 posti vi sono rinchiuse “circa 300 persone, tutti appartenenti al circuito della Media Sicurezza e molti dei detenuti sono condannati in via definitiva anche a lunghe pene detentive”.

La situazione fotografata stando alle parole dei deputati, va contro i legittimi diritti dei detenuti, dove oltre ai dati riportati sopra, pessime sono ancora le condizioni igieniche, le strutture che accolgono i detenuti, oltre all’illecita “attività di controllo notturno effettuata dalla Polizia Penitenziaria nelle celle dei detenuti, già censurata dal Magistrato di Sorveglianza di Cosenza su reclamo di Quintieri”.

I deputati del M5S chiedono al Governo se disponga dei fatti e dei numeri sopracitati. “In breve tempo, il Guardasigilli Cancellieri, per conto del Governo, fornirà la risposta in Commissione Giustizia a Montecitorio in merito a tutto quanto richiesto. Seguirà replica da parte dell’Onorevole Ferraresi anche a nome degli altri Deputati che hanno sottoscritto l’atto di Sindacato Ispettivo”, conclude Quintieri.

http://www.clandestinoweb.com, 23 Novembre 2013

http://www.clandestinoweb.com/number-news/127521-carceri-emilio-quintieri-e-12-deputati-denunciano-in-parlamento-le-condizioni-illegali-dei-detenuti/

Torna il caso del detenuto percosso nel 2011 nel carcere di Lucera


Camera dei DeputatiL’anno scorso erano stati i Senatori della Repubblica Salvo Fleres, Donatella Poretti e Marco Perduca, su sollecitazione di Emilio Quintieri, Ecologista radicale calabrese ad interrogare il Ministro della Giustizia Paola Severino mentre, questa volta, sono diciassette i Parlamentari del Movimento Cinque Stelle capeggiati dal Deputato modenese Vittorio Ferraresi, membro della Commissione Giustizia di Montecitorio ad interrogare il Ministro della Giustizia Annamaria Cancellieri in merito al pestaggio subito dal detenuto Giuseppe Rotundo all’interno della Casa Circondariale di Lucera nel gennaio 2011 e per il quale sono stati tratti a giudizio innanzi al Tribunale di Lucera tre appartenenti alla Polizia Penitenziaria, il Sovrintendente Pasquale De Gennaro e gli Assistenti Capo Francesco Benincaso e Vincenzo Leone, tutti in servizio – all’epoca dei fatti – presso il suddetto Istituto Penitenziario. Sono tutti accusati dal Pubblico Ministero Pasquale De Luca di aver, in concorso tra di loro, maltrattato il detenuto Rotundo, affidato loro per ragioni di custodia, sottoponendolo a misure di rigore non consentite dalla Legge e cagionandogli lesioni personali.

Nello specifico i tre Agenti avrebbero dapprima portato in una cella di isolamento il Rotundo e dopo averlo costretto a spogliarsi lo avrebbero più volte percosso con pugni in faccia ed alla nuca e calci in varie parti del corpo, facendolo cadere a terra in uno stato di incoscienza, con lesioni riscontrate (ematoma avambraccio destro, emitorace sinistro con graffi, vistoso ematoma ginocchio, gamba e caviglia destra, ematoma regione periorbitale bilaterale, emorragia oculare e orbitale bilaterale, tumefazione regione frontale destra, ematoma regione mandibolare sinistra, eccetera) guaribili in 40 giorni. Sarebbero numerose le prove a sostegno dell’ipotesi accusatoria.

Tra le tante, anche le testimonianze rese durante le Indagini Preliminari da due coraggiose donne, le Dott.sse Roberta Natale e Giovanna Vinciguerra, rispettivamente Psicologa e Assistente Sociale in servizio presso la Casa Circondariale di Lucera. Inoltre, su esplicita richiesta della Procura della Repubblica di Lecce, competente in quanto il Rotundo, subito dopo il pestaggio venne trasferito nella Casa Circondariale di Foggia, vennero svolti anche degli accertamenti specialistici da parte del personale di Polizia Scientifica della Questura di Foggia che confermarono le percosse patite dal detenuto salentino. In particolare, i rilievi fotografici eseguiti sulla persona del Rotundo, evidenziarono leggere tracce di ematoma in via di dissoluzione ad entrambe le regioni periorbitali, leggere tracce di emorragia oculare destra, leggerissime tracce di emorragia oculare sinistra, residui di leggera tumefazione nella regione frontale destra, ematoma all’avambraccio destro nella regione interna ed esterna e gomito, leggera tumefazione sul dorso della mano destra, alcuni graffi all’emitorace sinistro, ematomi sul ginocchio e sulla gamba destra, ematoma sulla caviglia, sul collo del piede e nella regione plantare dorsale del piede destro e leggeri graffi alla gamba sinistra superiormente al polpaccio.

Attualmente il processo è in corso presso il Tribunale di Lucera ed oltre al detenuto Rotundo, assistito dall’Avvocato Elvia Belmonte del Foro di Lecce, si è costituita ed ammessa come parte civile anche Antigone Onlus, l’Associazione per i Diritti e le Garanzie nel Sistema Penale presieduta a livello nazionale da Patrizio Gonnella. Il Sodalizio è rappresentato e difeso dagli Avvocati Simona Filippi ed Alessandro De Federicis. Il detenuto Rotundo, comunque, essendo stato querelato dagli Agenti di Polizia Penitenziaria è stato tratto a giudizio per rispondere dei reati di resistenza e lesioni a Pubblici Ufficiali. Le Guardie Carcerarie, che si sono costituite pure parte civile nel processo, accusano il Rotundo di aver inveito contro di loro con parole offensive e minacciose e di essersi scagliato contro di loro colpendoli anche con pugni e calci e cagionandogli lesioni personali.

Gli Onorevoli Ferraresi, Businarolo, Agostinelli, Bonafede, Sarti, Tancredi, Micillo, Di Maio, Colletti, Barbanti, Nesci, Dieni, Cozzolino, Toninelli, Dadone, Fraccaro e Parentela, su sollecitazione del radicale Quintieri, nell’Interrogazione a risposta scritta nr. 4-02590 presentata mercoledì 20 novembre, durante la 122esima seduta della Camera dei Deputati, al Ministro della Giustizia Annamaria Cancellieri, hanno chiesto di sapere se e di quali informazioni disponga il Ministro in relazione ai fatti descritti nell’atto ispettivo, se intenda, appurata la fondatezza delle notizie, verificare se vi siano ulteriori precise responsabilità di singoli agenti o funzionari dell’Amministrazione penitenziaria, oltre a quelle sino ad ora rilevate dalla competente autorità giudiziaria, con particolare riferimento a coloro i quali abbiano autorizzato o tollerato la conduzione con la forza, ed il relativo eventuale pestaggio, del detenuto presso una cella di isolamento in spregio a quanto prescrive l’ordinamento vigente e, se del caso, quali provvedimenti disciplinari intenda adottare nei confronti dei responsabili; cosa il Ministro interrogato intenda fare per riportare urgentemente la popolazione detenuta ai livelli di ricettività legali e per rimuovere le strutturali non conformità alla legge della casa circondariale di Lucera, in considerazione del fatto che queste ultime possano mettere in pericolo l’incolumità personale dei detenuti e del personale penitenziario operante ed a quando risalga e cosa sia scritto nell’ultima relazione della competente azienda sanitaria locale in merito alle condizioni strutturali della casa circondariale di Lucera, anche sotto il profilo igienico-sanitario e di sicurezza sui luoghi di lavoro.

Intanto, la prossima Udienza del processo che vede imputati i Poliziotti Penitenziari ed il detenuto Rotundo si terrà il 21 febbraio 2014. Emilio Quintieri, ecologista radicale calabrese, nel ringraziare la deputazione pentastellata ed in modo particolare l’Onorevole Ferraresi per la preziosa collaborazione, auspica che il processo presso il Tribunale di Lucera prosegua rapidamente e si arrivi ad accertare le responsabilità in modo che gli autori dei reati siano severamente puniti e nelle Carceri non accadano mai più questi episodi di pestaggio praticati dal personale di Polizia Penitenziaria in danno di cittadini, innocenti o colpevoli che siano, sottoposti alla loro vigilanza a custodia. Attendiamo – conclude Quintieri – di conoscere le determinazioni del Ministro della Giustizia Annamaria Cancellieri in ordine ai gravissimi fatti evidenziatigli con l’Interrogazione Parlamentare.

http://www.newsetvlucera.it – 22 Novembre 2013