Cascini (Csm): «Ci illudiamo di tenere il virus chiuso nelle carceri: e se la bomba esplodesse?»


«Conosciamo la dinamica. Non è nuova: il carcere come zona altra, separata. L’illusione del muro che ci dividerebbe da chi è dentro: dentro ci sono solo i cattivi, fuori i buoni. Io sono fra i buoni, pensano molti, e non voglio sapere cosa avviene al di là del muro. Ecco in sintesi la drammatica, assurda logica in base alla quale ancora una volta trattiamo il carcere. Anche stavolta, anche di fronte all’emergenza coronavirus. Noi consiglieri di Area abbiamo cercato di portare in plenum un contributo di pragmatismo. Non siamo riusciti a ottenere fino in fondo tale esito».

Giuseppe Cascini, Procuratore Aggiunto a Roma finché non è stato eletto al Csm per il gruppo di Area, appunto, non è un buonista. Non è tra quelli che lui stesso definisce «l’altro estremo della dialettica con gli ultra rigoristi, costituito da vorrebbe sempre risparmiare la sanzione». Cascini non è un buonista ma è pragmatico: «Davvero sappiamo come fare a gestire l’eventuale esplosione di una bomba epidemiologica dietro le sbarre? E se non c’è un piano chiaro, non sarebbe meglio consentire una concessione dei domiciliari a chi ha residui di pena bassi anche più ampia dell’attuale, e rinviare gli ordini di carcerazione di 6 mesi per le condanne entro i 4 anni?».

Sì, forse sarebbe meglio. E invece l’Italia, per il resto apprezzata in tutto il mondo quanto a misure di contrasto dell’emergenza, solo nel gestire la parte relativa al carcere sembra farsi superare dall’Iran: perché?

Dall’Iran, certo. Anche dalla Somalia. Pochi giorni fa ha liberato un buon numero di detenuti.

E com’è possibile?

Perché quando si discute del carcere lo si fa col classico schema del dialogo fra sordi. Prevale l’ideologia, si accantona il pragmatismo.

Forse i rigoristi pensano che se aumentassero i contagiati in carcere, ci sarebbe la possibilità di isolarli.

Dove? Non mi risulta che il nostro sistema penitenziario disponga di spazi liberi. Se ci fossero, non saremmo stati condannati dalla Corte europea dei diritti dell’uomo per l’inumano sovraffollamento dei nostri istituti.

Andiamo dritti verso la catastrofe?

Vorrei solo porre alcuni interrogativi. Parto dalle premesse, dai dati noti. I nostri detenuti non alloggiano in camere singole con bagno. Dormono in camere multiple, dividono i servizi, spesso cucinano e consumano pasti sempre all’interno di quello spazio. Dividono in tanti quegli spazi comuni che non sono certo smisurati, sono costantemente a stretto contatto con gli agenti di polizia penitenziaria. Se dunque noi che viviamo fuori, me compreso, ci siamo giustamente autoconsegnati all’isolamento domestico, con eccezione per poche assolute necessità, è altrettanto chiaro che chi si trova in un penitenziario non può osservare la prescrizione del distanziamen-to di un metro.

E questa è la premessa.

Aggiungo che se le carceri fossero meno affollate sarebbe comunque difficile evitare che vi si diffonda il contagio. Ma sarebbe o no un po’ meno difficile? Ciò detto, parliamo della salute di tutti, non solo dei reclusi. Parliamo di una possibile bomba epidemiologica, che potrebbe esplodere

Crede si sottovaluti l’inevitabile osmosi fra dentro e fuori dal carcere? Che ci si dimentichi per esempio degli agenti, i quali dormono pu sempre a casa, e dei detenuti che nelle prossime settimane finiranno di scontare la pena e torneranno fra noi?

È l’illusione di cui le ho detto prima: l’illusione del carcere come mondo chiuso. Secondo cui potremmo lasciarli là dentro chiusi col loro virus: non verranno a infettare anche noi. No, non è così. Gli agenti entrano ed escono, tutti i giorni. Così come gli psicologi, i volontari, i cappellani. La realtà è assai diversa dall’illusione: così come i problemi del carcere infettano la società, perché un detenuto a cui non sia stato assicurato un trattamento davvero rieducativo, risocializzante, torna fuori più criminale di com’era entrato in carcere, così è per il virus. Non si può impedire che la quota di reclusi destinata fisiologicamente a uscire per fine pena veicoli all’esterno l’eventuale contagio diffusosi dietro le sbarre. E oltre che di salute in senso stretto, è anche un problema di sicurezza.

Perché?

Immaginiamo cosa accadrebbe se aumentasse notevolmente il numero dei contagiati fra gli agenti penitenziari: dovrebbero andare in quarantena, in congedo per malattia. E chi gestirebbe la sicurezza dentro gli istituti? Proprio le rivolte di inizio marzo dimostrano come i detenuti possano impadronirsi di una struttura. Immaginiamo cosa accadrebbe se cominciasse a diffondersi il virus tra di loro e, appunto, nella polizia.

E invece chi al Csm non condivide la sua linea ribatte che non si può concedere nulla ai rivoltosi.

Dico di più: non mi allineo alla visione per cui in carcere ci vanno solo i poveracci. No. Ci vanno persone responsabili di atti criminali. Ma mi chiedo: visto che noi consiglieri di Area proponiamo di concedere i domiciliari a chiunque abbia un residuo fino a 24 mesi di pena, anche senza il vincolo del braccialetto e con l’esclusione dei reati ex articolo 4 bis, chi si dice contrario davvero pensa che una persona a cui resta poco da scontare trovi conveniente darsi alla fuga? O davvero credete che nelle circostanze di paralisi della vita collettiva come l’attuale, ci siano significativi rischi di reiterazione dei reati? A me pare che non vi sia neppure la materia per commetterli, i reati.

In una proposta di emendamento inoltrata al ministro della Giustizia, il Cnf chiede di sospendere in modo esplicito il termine dei 30 giorni che, una volta ordinata la carcerazione, consente di chiedere le pene alternative. Pare tanto più sensato se si considera che i servizi sociali a cui chiedere l’affidamento in prova ora sono chiusi.

Certo, assolutamente. Si rischia di sottoporre alla misura inframuraria anche chi avrebbe potuto scontare la pena all’esterno ed evitare così di contribuire a sovraffollare ulteriormente le carceri. In realtà a me sembrerebbe indiscutibile che, una volta sospesi tutti i termini processuali, anche quelli relativi agli ordini di esecuzione smettano di correre. Ma vede, siamo all’altra proposta che noi consiglieri di Area abbiamo avanzato per la definizione del parere del Csm, e che non ha trovato il necessario ascolto: abbiamo chiesto di non eseguire affatto, per 6 mesi, gli ordini di esecuzione rispetto a tutte le condanne entro i 4 anni, escluso sempre il 4 bis. Al di là del nodo sospensione, sappiate che ci sono molti reati a bassa pericolosità per i quali la richiesta di misure alternative non è prevista, a cominciare dai furti. Avremmo avuto un po’ meno ingressi. E invece no. Continuiamo a chiudere gli occhi su cosa potrebbe avvenire se dentro le carceri quella bomba epidemiologica esplodesse davvero.

Errico Novi

Il Dubbio, 28 marzo 2020

Niente più carcere se durante la detenzione insorge una malattia psichiatrica. Sicurezza e cura devono essere bilanciate


Lo ha stabilito la Corte costituzionale: sicurezza e cura devono essere bilanciate. Se durante la carcerazione si manifesta una grave malattia di tipo psichiatrico, il giudice potrà disporre che il detenuto venga curato fuori dal carcere e quindi potrà concedergli, anche quando la pena residua è superiore a quattro anni, la misura alternativa della detenzione domiciliare “umanitaria”, o “in deroga”, così come già accade per le gravi malattie di tipo fisico.

Lo afferma la Corte Costituzionale (Lattanzi Presidente, Cartabia Relatore) che con la sentenza n. 99 del 20 febbraio 2019, depositata il 19 aprile 2019 risolve un dubbio di costituzionalità sollevato dalla Corte di Cassazione. In particolare, spiega una nota, il giudice dovrà valutare se la malattia psichica sopravvenuta sia compatibile con la permanenza in carcere del detenuto oppure richieda il suo trasferimento in luoghi esterni (abitazione o luoghi pubblici di cura, assistenza o accoglienza) con modalità che garantiscano la salute, ma anche la sicurezza. Questa valutazione dovrà quindi tener conto di vari elementi: il quadro clinico del detenuto, la sua pericolosità, le sue condizioni sociali e familiari, le strutture e i servizi di cura offerti dal carcere, le esigenze di tutela degli altri detenuti e di tutto il personale che opera nell’istituto penitenziario, la necessità di salvaguardare la sicurezza collettiva.

Secondo la Consulta, la mancanza di qualsiasi alternativa al carcere per chi, durante la detenzione, è colpito da una grave malattia mentale, anziché fisica, crea anzitutto un vuoto di tutela effettiva del diritto fondamentale alla salute e si sostanzia in un trattamento inumano e degradante quando provoca una sofferenza così grave che, cumulata con l’ordinaria afflittività della privazione della libertà, determina un sovrappiù di pena contrario al senso di umanità e tale da pregiudicare ulteriormente la salute del detenuto.

Perciò la Corte Costituzionale ha accolto la questione sollevata dalla Corte di Cassazione e anche il “rimedio” dalla stessa individuato, vale a dire l’applicazione della misura alternativa della detenzione domiciliare “umanitaria”, o “in deroga” (articolo 47-ter, comma 1-ter, dell’Ordinamento Penitenziario), che è in grado di soddisfare tutti gli interessi e i valori in gioco.

Corte Costituzionale – Sentenza n. 99/2019 (clicca per scaricare) 

Calabria, Elezione del Garante Regionale dei Diritti dei Detenuti, lunedì la votazione in Consiglio


Mi auguro che, questa volta, non si rinvii ulteriormente l’elezione del Garante Regionale dei Diritti delle persone detenute o private della libertà personale, prevista per lunedì pomeriggio all’ottavo punto all’ordine del giorno del Consiglio Regionale della Calabria. Non è possibile che la Regione Calabria possa essere ancora priva di una Autorità non giurisdizionale preposta alla salvaguardia e promozione dei diritti delle persone detenute o private della libertà personale. Tra l’altro, contrariamente a tutte le altre Regioni d’Italia, non esistono neanche Garanti Comunali o Provinciali su tutto il territorio regionale, fatta eccezione per i Garanti nominati dai Comuni di Reggio Calabria e Crotone. Lo sostiene Emilio Enzo Quintieri, già Consigliere Nazionale di Radicali Italiani e candidato a Garante Regionale dei Diritti dei Detenuti della Calabria il quale, nei prossimi giorni, in occasione delle festività pasquali, farà visita agli Istituti Penitenziari di Vibo Valentia, Paola, Rossano, Cosenza, Castrovillari e Locri, grazie all’autorizzazione concessagli dal Vice Capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria del Ministero della Giustizia Lina Di Domenico

Nella nostra Regione vi sono dodici Istituti per adulti in cui, a fronte di una capienza regolamentare di 2.734 posti, attualmente sono ristrette 2.882 persone (58 donne), dei quali 667 stranieri (prevalentemente rumeni, albanesi, ucraini, marocchini, tunisini e nigeriani) e 24 semiliberi. 600 sono in attesa di primo giudizio, 263 appellanti, 179 ricorrenti, 51 misti e 1.787 condannati definitivi. Per quanto riguarda il sistema penitenziario minorile – prosegue Quintieri – vi è un Istituto Penitenziario per i Minorenni (24 presenti di cui 15 giovani adulti), un Centro di Prima Accoglienza ed una Comunità Ministeriale per Minori a Catanzaro (9 presenti) ed una Comunità Ministeriale per Minori a Reggio Calabria (6 presenti). Vi sono altre 5 Comunità private per Minori in tutta la Regione (14 presenti).

Vi è, altresì, una sola Residenza per l’Esecuzione delle Misure di Sicurezza (Rems) a Santa Sofia d’Epiro in Provincia di Cosenza, gestita dal Centro di Solidarietà “Il Delfino”, Società Cooperativa Sociale Onlus in collaborazione con l’Azienda Sanitaria Provinciale di Cosenza, che ospita 21 persone, 9 dei quali in misura di sicurezza definitiva e 12 in misura di sicurezza provvisoria. Non è stata ancora attivata la Rems di Girifalco in Provincia di Catanzaro, nonostante da tempo, per tale struttura, siano stati elargiti oltre 6 milioni di euro dallo Stato. Per questo motivo, allo stato, 67 persone alle quali l’Autorità Giudiziaria ha applicato una misura di sicurezza personale, sono in “lista di attesa” per essere ricoverate causa l’indisponibilità di posto letto e ciò è gravissimo poiché si tratta di soggetti con gravi problemi psichiatrici, pericolosi per la sicurezza pubblica.

Tutte le strutture carcerarie calabresi sono sovraffollate (affollamento regionale del 109%): a Castrovillari sono ristretti 165 detenuti (22 donne e 49 stranieri) per una capienza di 122 posti (affollamento del 135,2%); a Cosenza 262 detenuti (60 stranieri) per 218 posti (affollamento del 120,2%); a Paola 218 detenuti (100 stranieri) per 182 posti (affollamento del 119,8%); a Rossano 301 detenuti (68 stranieri) per 263 posti (affollamento del 114,4%); a Catanzaro 674 detenuti (177 stranieri) per 683 posti (affollamento del 98,7%); a Crotone 125 detenuti (54 stranieri) per 109 posti (affollamento del 114,7%); a Laureana di Borrello 46 detenuti (14 stranieri) per 35 posti (affollamento del 131,4%); a Locri 99 detenuti (23 stranieri) per 89 posti (affollamento del 111,2%); a Palmi 72 detenuti (3 stranieri) per 138 posti (affollamento del 52,2%); a Reggio Calabria “Arghillà” 378 detenuti (58 stranieri) per 302 posti (affollamento del 125,2%); a Reggio Calabria “Panzera” 227 detenuti (36 donne e 14 stranieri) per 186 posti (affollamento del 122,0%) ed a Vibo Valentia 315 detenuti (47 stranieri) per 407 posti (affollamento del 77,4%).

Gravemente carente anche il personale del Corpo di Polizia Penitenziaria addetto alla vigilanza, alla osservazione, alla traduzione ed al piantonamento dei detenuti: a fronte di una pianta organica che prevede 1.991 unità, sono presenti in servizio solo 1.470 tra Agenti, Assistenti, Sovrintendenti, Ispettori e Commissari con un deficit di 521 unità. Non va meglio per quanto concerne i Funzionari Giuridico Pedagogici: nella pianta organica sono previsti 66 educatori ed invece ne sono in servizio appena 44.

Mancano pure i Dirigenti Penitenziari per alcuni Istituti – continua il candidato Garante Regionale dei Diritti dei Detenuti – e qualcuno di loro, ormai da tempo, si occupa “in missione” di altri Istituti con tutto ciò che ne consegue in termini di gestione e conduzione degli stessi: ad esempio manca il Direttore alla Casa di Reclusione a Custodia Attenuata di Laureana di Borrello ed alla Casa di Reclusione di Rossano – che sono le due uniche Case di Reclusione in Calabria – Istituti importanti e complessi che necessitano di un Dirigente a tempo pieno per ottenere risultati concreti e non di una reggenza a singhiozzo ed a scavalco. Anche per cercare di risolvere tutti questi problemi occorre che il Consiglio Regionale della Calabria elegga subito il Garante Regionale dei Diritti dei Detenuti.

Spero che, per la elezione del Garante Regionale, conclude l’ex Consigliere Nazionale di Radicali Italiani Emilio Enzo Quintieri, non si debba arrivare al terzo scrutinio ove occorre la maggioranza semplice dei Consiglieri Regionali assegnati. Infatti, in prima e seconda votazione, proprio per la importanza che riveste il Garante Regionale, per eleggerlo è necessaria la maggioranza qualificata dei due terzi dei membri del Consiglio.

Calabria, Garante Regionale dei Diritti dei Detenuti, forse lunedì l’elezione in Consiglio Regionale


Probabilmente, nei prossimi giorni, salvo intoppi, sarà eletto il Garante Regionale dei Diritti dei Detenuti della Regione Calabria. Infatti, il Presidente del Consiglio Regionale Nicola Irto, per lunedì prossimo 11 marzo alle ore 10 ha convocato l’Assemblea Legislativa e, tra le altre cose, all’ordine del giorno è stata iscritta anche la “Proposta di Provvedimento Amministrativo n. 234/10 “Elezione del Garante Regionale dei Diritti delle persone detenute o private della libertà personale.”

Lo scorso 11 febbraio, all’esito delle ultime visite effettuate in alcuni Istituti Penitenziari della Calabria, avevo nuovamente sollecitato il Presidente Irto, a convocare il Consiglio per procedere alla elezione del Garante Regionale, attese le numerose violazioni ai diritti umani fondamentali, con particolare riferimento a quello alla tutela della salute, riscontrate durante le visite.

Il Garante Regionale, a norma della Legge Regionale n. 1/2018, dovrà essere eletto dal Consiglio Regionale con deliberazione adottata a maggioranza dei due terzi dei Consiglieri assegnati. In mancanza di raggiungimento del quorum, dalla terza votazione, l’elezione avviene a maggioranza semplice dei consiglieri assegnati. Durerà in carica 5 anni e non sarà immediatamente rieleggibile.

L’Ufficio di Presidenza del Consiglio Regionale della Calabria ha valutato 17 candidati idonei alla carica di Garante Regionale dei Diritti dei Detenuti, escludendo solo 3 candidature perché non in possesso dei requisiti e della esperienza richiesta dalla normativa e dal bando pubblico. Tra la rosa di candidati idonei e che i Consiglieri Regionali potranno votare ci sarò anche io.

Nelle scorse settimane 80 detenuti dell’Alta Sicurezza ristretti nella Casa di Reclusione di Rossano hanno indirizzato una petizione al Presidente del Consiglio Regionale della Calabria proprio per sostenere la mia candidatura a Garante Regionale.

Finalmente, dopo tanti anni di attesa, anche la Regione Calabria avrà un Autorità indipendente che si occuperà di promuovere e salvaguardare su tutto il territorio i diritti delle persone detenute o private della libertà personale, alla stregua di tutte le altre Regioni d’Italia.

Emilio Enzo Quintieri

già Consigliere Nazionale Radicali Italiani

candidato Garante Regionale dei Diritti dei Detenuti della Calabria

Detenuto suicida a Roma, il Gip ordina al Pm “Si proceda contro il Dap ed il Direttore del Carcere”


Valerio Guerrieri, 22 anni, non si sarebbe tolto la vita in cella il 24 febbraio del 2017 se la direzione di Regina Coeli e i funzionari del Dap avessero eseguito il provvedimento di scarcerazione del Tribunale di dieci giorni prima, deciso poiché il giovane era «ad alto rischio suicidario». È questa l’ipotesi formulata dal Gip Claudio Carini che ha ordinato al Pm di procedere all’incriminazione della direttrice del carcere in via della Lungara e dei dirigenti del Dap (Dipartimento Amministrazione Penitenziaria) per indebita limitazione della libertà personale e omicidio colposo.

L’indicazione è contenuta nell’ordinanza di rigetto della richiesta di archiviazione del Pm, inerente l’inchiesta, finora senza indagati, sulla mancata esecuzione del trasferimento di Guerrieri dal carcere a una Rems. Il Gip ritiene infatti che nessuno, a Regina Coeli e al Dap, si sia attivato per trovare la struttura. Dal 14 febbraio del 2017 fino al giorno del suicidio – come risulta dagli atti – è stata contattata solo la Rems di Subiaco. Poco per il Gip.

L’opposizione è stata presentata dall’Avvocato Claudia Serafini, difensore di Valerio, affetto da problemi psichiatrici fin da minorenne. L’ordinanza s’inserisce in un’altra vicenda giudiziaria che per ora ha nove imputati – sette agenti di custodia e due medici – su cui pende la richiesta di rinvio a giudizio con la sola accusa di omicidio colposo per non aver evitato il suicidio controllando ogni quarto d’ora il detenuto sottoposto al «regime della grande sorveglianza».

Adesso un breve riepilogo. Valerio, condannato in via definitiva per una rapina compiuta a 20 anni, evade da una Rems a settembre del 2016. Fermato, si ribella e finisce in carcere. Il nuovo processo si conclude in primo grado il 14 febbraio del 2017. Quel giorno Valerio è condannato a quattro mesi per resistenza, ma il Giudice Anna Maria Pazienza ne ordina la scarcerazione per il trasferimento in una Rems perché, per il suo perito, il ragazzo è appunto ad alto rischio di suicidio. Nessuno però sembra attivarsi: il giovane resta in cella e si toglie la vita.

Giulio De Santis

Corriere della Sera, 19/01/2019

Calabria, sono 17 i candidati alla carica di Garante Regionale dei Diritti dei Detenuti


Consiglio Regionale della Calabria - Palazzo CampanellaFinalmente, l’Ufficio di Presidenza del Consiglio Regionale della Calabria, accogliendo la sollecitazione di Emilio Enzo Quintieri, già Consigliere Nazionale dei Radicali Italiani (e candidato Garante Regionale dei Diritti dei Detenuti), si è riunito per la presa d’atto delle proposte di candidatura, pervenute dopo il bando pubblico del 5 giugno 2018, alla carica di Garante Regionale dei Diritti delle persone detenute o private della libertà personale, istituito con Legge Regionale n. 1 del 2018.

Sono 20 le candidature, 3 delle quali escluse, perché i candidati non sono stati ritenuti in possesso dei requisiti e dell’esperienza richiesta per lo svolgimento dell’incarico di Garante Regionale.

Tra i 17 candidati che il Consiglio Regionale della Calabria dovrà scegliere ci sono anche io, dice il radicale Quintieri. Gli altri candidati che leggo in elenco, eccetto qualcuno, non li conosco perché mai visti o sentiti nell’ambiente penitenziario. Non mi risulta che siano mai stati impegnati in Calabria od altrove per la promozione e la tutela dei diritti delle persone detenute o private della libertà personale o dei diritti umani più in generale.

Per il momento non aggiungo ulteriori commenti, conclude l’ex Consigliere Nazionale dei Radicali Italiani, riservandomi di accedere agli atti per valutare le posizioni degli altri candidati perché ritengo che siano in tanti quelli non idonei a ricoprire l’incarico di Garante Regionale dei Diritti dei Detenuti.

Deliberazione Ufficio di Presidenza del Consiglio Regionale della Calabria

Elenco candidature a Garante Regionale dei Diritti dei Detenuti

Calabria, A breve in Consiglio Regionale l’elezione del Garante dei Diritti dei Detenuti


A breve il Consiglio Regionale dovrebbe eleggere il Garante Regionale dei Diritti delle persone detenute o private della libertà personale della Calabria. Nei giorni scorsi ho chiesto notizie agli Uffici competenti del Consiglio Regionale della Calabria per conoscere lo stato e la fase del Procedimento e con una nota ufficiale del Settore Relazioni Esterne mi è stato comunicato che “l’istruttoria burocratica è stata completata e gli elenchi dei candidati sono stati inviati all’Ufficio di Presidenza per la relativa presa d’atto dei requisiti” e che “la delibera con i relativi allegati verrà pubblicata sul sito istituzionale del Consiglio Regionale della Calabria e ogni candidato potrà visionare la propria posizione”. Lo afferma Emilio Enzo Quintieri, membro del Comitato Nazionale di Radicali Italiani e candidato alla carica di Garante dei Diritti dei Detenuti della Calabria, di cui è stato anche promotore.

Non c’è più tempo da perdere perché negli Istituti Penitenziari della Calabria sono in atto gravissime violazioni ai diritti delle persone ristrette che, nella maggior parte dei casi, riguardano problematiche di competenza regionale come il diritto alla tutela della salute. Proprio nelle scorse settimane, prosegue l’esponente radicale Quintieri, nell’ambito delle visite che ho effettuato negli Istituti, autorizzate dal Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria del Ministero della Giustizia, ho dovuto riscontrare e denunciare alle Autorità competenti la pessima organizzazione del Servizio Sanitario Penitenziario Regionale. Per tale ragione, mi auguro che l’Ufficio di Presidenza del Consiglio Regionale, a cui invierò un’appello, proceda con la massima sollecitudine alla “presa d’atto” delle candidature pervenute in modo tale da poter procedere alla iscrizione all’ordine del giorno della prossima seduta del Consiglio Regionale per la elezione del Garante Regionale.

Attualmente, in Calabria, solo nelle dodici strutture penitenziarie per adulti, che hanno una capienza regolamentare di 2.734 posti (non tutti sono disponibili perché vi sono diverse camere inagibili), sono presenti 2.752 detenuti (58 donne di cui 1 straniera madre con 2 figli al seguito), di cui 598 stranieri (prevalentemente rumeni, marocchini, ucraini, albanesi, tunisini e nigeriani) con le seguenti posizioni giuridiche : 668 in attesa di primo giudizio, 253 appellanti, 201 ricorrenti, 1 internato e 1.573 condannati definitivi, 23 dei quali ammessi alla semilibertà. Peraltro, solo di recente, dopo circa 10 anni, il Governo ha inteso nominare un Dirigente Generale dell’Amministrazione Penitenziaria in pianta stabile come Provveditore Regionale della Calabria. L’incarico, con Decreto del Ministro della Giustizia On. Alfonso Bonafede, è stato affidato al Dott. Massimo Parisi, già Direttore della II Casa di Reclusione di Milano Bollate. Su molti aspetti, in Calabria, rispetto ad altre realtà penitenziarie, siamo all’anno zero per cui è estremamente urgente eleggere il Garante che oltre a salvaguardare i diritti dei detenuti (anche di quelli minorenni), si dovrà occupare anche di tanti altri cittadini che sono sottoposti a misure restrittive della libertà personale, come quelli agli arresti domiciliari, in affidamento in prova al servizio sociale o terapeutico o sottoposti ad altre misure alternative o di prevenzione o di sicurezza nonché a trattamento sanitario obbligatorio presso i Reparti Psichiatrici degli Ospedali civili.

La decima legislatura, conclude Emilio Enzo Quintieri, volge al termine. Erano stati presi degli impegni precisi da parte del Presidente della Giunta Regionale Mario Oliverio che, per la gran parte, non sono stati rispettati. Lo stesso Garante dei Detenuti, ancora non è stato eletto e la Calabria resta una delle poche Regioni d’Italia insieme all’Abruzzo, alla Sardegna ed alla Basilicata a non avere questa importantissima Autorità di garanzia, punto di riferimento sul territorio del Garante Nazionale dei Diritti dei Detenuti istituito presso il Ministero della Giustizia.

Prot. n. 42232 del 22.10.2018 Garante dei Detenuti Calabria (clicca per leggere)

Calabria, Quintieri (Radicali): Oliverio non ha mantenuto gli impegni presi per le Carceri


La X legislatura calabrese volge al termine. Il Presidente della Regione Mario Oliverio non ha mantenuto alcun impegno con gli elettori previsti dal suo programma di candidato Presidente e nello specifico quelli riportati nella parte “Per i diritti, oltre la reclusione”, che nel 2014 ho contribuito a scrivere.

Dopo una lunga battaglia, siamo riusciti a far istituire il Garante Regionale dei Diritti dei Detenuti, ma ad oggi, nonostante il lasso di tempo trascorso (L.R. n. 1 del 29/01/2018), le ripetute sollecitazioni e le rassicurazioni pervenute, il Consiglio Regionale della Calabria non procede alla elezione del Garante Regionale tra coloro i quali hanno presentato la candidatura. Ed anche sull’approvazione della legge istitutiva, c’è da dire che è stata licenziata grazie al grande senso di responsabilità della minoranza consiliare perché su 31 Consiglieri assegnati ne erano presenti solo 19 e tra gli assenti molti erano di maggioranza tra cui lo stesso Oliverio (erano impegnati ad una riunione del Pd a Roma per le candidature alle politiche).

Manca circa un anno per la fine della legislatura e qualcuno già ripropone la sua candidatura alla carica di Presidente o di Consigliere Regionale. Per quanto mi riguarda, a livello personale, non sono disposto più a sostenere chi non ha mantenuto gli accordi scritti presi in campagna elettorale. Credo che anche a livello politico, Radicali Italiani e Più Europa, dovranno ragionare bene sull’eventuale “apparentamento” con chi in questi anni ha fatto poco e niente per non dire nulla, specialmente per quanto concerne le problematiche che ci stanno a cuore.

Emilio Enzo Quintieri

Comitato Nazionale Radicali Italiani

PROGRAMMA DEL CANDIDATO PRESIDENTE DELLA REGIONE CALABRIA

“PER I DIRITTI, OLTRE LA RECLUSIONE”

“Gli istituti penitenziari, anche quelli calabresi, sono i luoghi in cui le contraddizioni sociali sono più visibili e più acute. Luoghi di sofferenza e, in alcuni casi, di degrado e abbandono.

La Regione dovrà impegnarsi per superare le condizioni di emergenza con politiche ed interventi coordinati che promuovano un confronto anche con le direzioni degli istituti di pena e con la Magistratura di Sorveglianza, coinvolgendo i sindacati dei lavoratori penitenziari e le associazioni/organizzazioni del volontariato.

Istituiremo, presso il Consiglio Regionale della Calabria il Garante dei diritti delle persone detenute o private della libertà personale. La figura del Garante, nell’attuale contesto sociale e nella particolare situazione carceraria, rappresenta un elemento di garanzia e tutela per dare piena e concreta attuazione a quanto previsto dai Trattati Internazionali e  dall’Art. 27 della nostra Costituzione,“le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato”. Il Garante, autorità la cui nomina, ad opera del Consiglio Regionale, avrà un ruolo super partes, dovrà assicurare un’analisi obiettiva della situazione carceraria, per migliorare le forme in cui si realizza l’esecuzione penale, assicurando umanità e civiltà nei luoghi deputati a rieducare, al senso e alla cultura della legalità, le persone che hanno infranto le norme, coinvolgendo in tutte le attività anche i movimenti e le associazioni politiche, culturali e cattoliche che operano nel campo della tutela e promozione dei diritti umani. Il Garante, quindi, rappresenta anche uno strumento fondamentale a tutela della sicurezza della società, cui vengono restituiti, grazie all’esercizio della funzione riabilitativa, cittadini in grado di reinserirsi socialmente nel tessuto della comunità di provenienza.

La Regione Calabria, nel rispetto delle competenze stabilite dalla Costituzione e dallo Statuto e dei principi fondamentali posti dalla legislazione statale e regionaleha il dovere di tutelare il diritto alla salute dei detenuti e degli internati, ivi compresi i minori, presenti negli Istituti Penitenziari, negli Istituti Penali Minorili ed in tutte le altre strutture ubicate nel territorio regionale (Artt. 3 e 32 della Costituzione e dell’Art. 1 del D. Lgs.vo nr. 230/1999), garantendo livelli di assistenza sanitaria concernenti le prestazioni preventive, diagnostico – terapeutiche e riabilitative, analoghi o equiparabili a quelli previsti per i cittadini in stato di libertà. I questa direzione la Regione Calabria si attiverà immediatamente per l’apertura del Centro Diagnostico Terapeutico annesso alla Casa Circondariale di Catanzaro.

Al fine di favorire il rapporto tra madre e figlio minore, nel corso del processo penale e durante l’esecuzione della pena, in applicazione della Legge 62/2011 e del Decreto del Ministero della Giustizia, che riguarda le madri detenute con figli da 0 a 6 anni, istituiremo case famiglia protette nel territorio regionale per accogliere le madri condannate.

Per garantire, poi,  la sicurezza sociale, ridurre al minimo il rischio di recidiva e migliorare le condizioni di detenzione a livello regionale, la Regione Calabria, promuoverà interventi volti al reinserimento sociale dei soggetti, adulti o minori, comunque sottoposti a restrizione della libertà personale, privilegiando il lavoro quale strumento principale di risocializzazione. Si farà promotrice di idonee iniziative di sensibilizzazione verso i privati, si impegnerà per far riattivare le strutture interne (falegnamerie, fabbriche per la lavorazione dell’alluminio, etc.) in grado di far lavorare i detenuti di cui sono dotati diversi Istituti Penitenziari della Calabria (Rossano, Vibo Valentia, Catanzaro, Laureana di Borrello, etc.) e , in applicazione dei recenti interventi legislativi (D.L. nr. 78/2013 convertito in Legge nr. 94/2013), incentiverà gli Enti Locali perché si creino condizioni  per far lavorare all’esterno i detenuti, anche sotto forma di lavoro volontario e gratuito.”

Calabria, Quintieri (Radicali) tra i papabili alla carica di Garante Regionale dei Diritti dei Detenuti


Prossimamente, il Consiglio Regionale della Calabria, sarà chiamato ad eleggere il “Garante Regionale dei Diritti delle persone detenute o private della libertà personale”, istituito con Legge Regionale n. 1 del 29/01/2018. Il Garante, che opererà su tutto il territorio regionale in piena autonomia e con indipendenza di giudizio e di valutazione, senza essere sottoposto ad alcuna forma di controllo gerarchico o funzionale, dovrà essere eletto con deliberazione adottata a maggioranza dei due terzi dei Consiglieri assegnati. In mancanza di raggiungimento del quorum, dalla terza votazione, l’elezione avverrà a maggioranza semplice dei Consiglieri assegnati.

Tra i papabili alla carica di Garante Regionale dei Diritti dei Detenuti della Regione Calabria vi è il cetrarese Emilio Enzo Quintieri, laureando in giurisprudenza, membro del Comitato Nazionale dei Radicali Italiani, da tempo a capo della delegazione visitante gli Istituti Penitenziari della Repubblica con particolare riferimento a quelli delle Regioni Calabria, Puglia, Campania e Lazio, autorizzato dal Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria del Ministero della Giustizia. Quintieri, inoltre, nel corso degli anni, è stato collaboratore di numerosi membri del Parlamento per la presentazione di atti di sindacato ispettivo e proposte di legge in ambito penitenziario nonché accompagnatore di Deputati e Senatori durante le ispezioni alle Carceri ed agli Ospedali Psichiatrici Giudiziari. Tra l’altro è stato uno dei promotori della Legge Regionale istitutiva del Garante in Calabria, seguendo i lavori presso il Consiglio Regionale e venendo anche audito come esperto a Palazzo Campanella dalla competente Commissione Consiliare. E’ stato più volte candidato alla Camera dei Deputati, nel 2013, con la Lista “Amnistia Giustizia e Libertà” promossa da Marco Pannella ed Emma Bonino ed infine, nel 2018, con la Lista “Più Europa con Emma Bonino”, promossa da Emma Bonino, Benedetto Della Vedova e Bruno Tabacci. Negli ultimi anni, infine, ha portato centinaia di Studenti di Giurisprudenza e Scienze del Servizio Sociale dell’Università della Calabria, accompagnati dai Docenti di Diritto Penale Prof. Mario Caterini e Prof. Sabato Romano, in visita alle Carceri calabresi.

Il Garante, infatti, dovrà essere scelto tra persone di specifica e comprovata formazione, competenza ed esperienza nel campo giuridico – amministrativo e nelle discipline afferenti alla promozione e tutela dei diritti umani o che si siano comunque distinte in attività di impegno sociale, con particolare riguardo ai temi della detenzione, e che offrano garanzie di probità, indipendenza e obiettività.

Intanto, nei prossimi giorni, in attesa che il Consiglio Regionale definisca l’iter per la elezione del Garante Regionale dei Diritti dei Detenuti, l’esponente dei Radicali Italiani, debitamente autorizzato dal Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria del Ministero della Giustizia su richiesta dell’On. Riccardo Magi, farà visita alla Casa Circondariale di Paola (sabato 16), alla Casa Circondariale di Palmi (domenica 17), alla Casa di Reclusione di Rossano (sabato 23) ed infine alla Casa Circondariale di Cosenza (sabato 30). Quintieri durante le visite sarà accompagnato dalla radicale Valentina Anna Moretti, giurista e praticante Avvocato del Foro di Paola, candidata alla carica di Garante Regionale delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale della Regione Autonoma della Sardegna.

Garante dei Detenuti, il Consiglio Regionale della Calabria esamina due proposte di Legge


La Prima Commissione “Affari istituzionali, Affari Generali e normativa elettorale”, presieduta dal Consigliere Regionale Franco Sergio venerdì scorso 28 aprile ha esaminato le due Proposte di Legge: la prima (n. 34/10^) a firma del Presidente del Consiglio Regionale Nicola Irto e la seconda (221/10^) d’iniziativa del Presidente della stessa Commissione, Franco Sergio, finalizzate all’istituzione del Garante Regionale delle persone sottoposte a misure restrittive o limitative della libertà personale e dell’Osservatorio Regionale per le Politiche Penitenziarie.

«La figura del Garante – ha spiegato Sergio – risulta essere un riferimento diretto per tutti coloro che si trovano, per ragioni di giustizia, limitati nella libertà personale. Quindi, figura di mediazione dotata di autorevolezza istituzionale, autonoma sia rispetto all’amministrazione penitenziaria che a quella giudiziaria, indipendente, in grado d’intervenire, di propria iniziativa, ovvero su richiesta, per migliorare le condizioni detentive e per consentire all’interno delle stesse strutture, l’esercizio dei diritti essenziali dell’uomo (vita, dignità, salute, religione, famiglia, istruzione, formazione, lavoro e risocializzazione). Allo stesso tempo – ha sottolineato il presidente della Commissione – il Garante deve svolgere un ruolo di promozione, di stimolo, e di diffusione culturale del rispetto e della tutela dei diritti. Tale figura assume ancor più valore in considerazione sia del sovraffollamento certificato in molti degli istituti penitenziari calabresi, che in virtù dell’alta percentuale di immigrati che renderebbe necessaria l’introduzione della figura del mediatore culturale, capace di interagire sia all’interno delle carceri che all’esterno nelle relazioni interistituzionali».

In relazione alle due proposte normative sono stati acquisiti i contributi, corredati da specifica documentazione, dell’Avvocato Gianpaolo Catanzariti, Referente territoriale dell’Osservatorio Carcere dell’Unione Camere Penali Italiane e del dott. Emilio Enzo Quintieri, attivista per i diritti dei detenuti del Movimento Nazionale Radicali Italiani. Nel fornire alcune indicazioni integrative, entrambi hanno espresso «apprezzamento per l’intervento normativo, auspicando tempi celeri di trattazione ed approvazione di un testo unificato». Quintieri, a nome dei Radicali Italiani, ha proposto di adottare come “testo base” la proposta di legge d’iniziativa del Consigliere Sergio con alcune piccole modifiche migliorative che la Commissione Consiliare terrà in debita considerazione.

E’ intervenuta la dott.ssa Federica Roccisano, Assessore Regionale alla Scuola, Lavoro, Welfare e Politiche Giovanili che ha ringraziato il Presidente Sergio per l’invito. Ritengo assolutamente condivisibile e necessaria l’iniziativa legislativa che andrebbe, dichiara, a colmare un grande vuoto. Il ruolo del Garante è fondamentale per consentire l’inclusione sociale di parte della società che viene erroneamente considerata scollata dal contesto sociale. La Regione Calabria, che risulta essere tra le ultime a legiferare in tale ambito, ha la possibilità, a questo punto, di fare tesoro delle esperienze delle altre Regioni e pervenire all’approvazione di una legge efficace.

Dopo l’Assessore Roccisano, è intervenuto il Consigliere Regionale Mario Magno (Misto) il quale ha posto l’accento sulla situazione emergenziale del sovraffollamento delle carceri e dei disagi correlati anche per gli operatori penitenziari. Le proposte di legge in discussione vanno nella stessa direzione e sarebbe auspicabile – ha dichiarato Magno – la loro unificazione, tenendo anche conto delle risultanze dell’odierna audizione. Andrebbero individuati anche gli strumenti per consentire al Garante l’espletamento del proprio ruolo ed azioni mirate all’interno della programmazione. Importante riservare la giusta attenzione agli immigrati ed agli immigrati nelle Carceri in particolare. L’iniziativa legislativa in discussione è una dimostrazione di grande maturità del Consiglio Regionale. Esprimo apprezzamento – ha concluso il Consigliere Regionale Mario Magno – per le proposte di legge n. 34/10^ e 221/10^ con le quali si avvia un iter importante per consentire anche alla Regione Calabria di dotarsi di tale figura nel contesto di problematiche rilevanti delle carceri calabresi sia dal punto di vista strutturale che delle condizioni umane dei detenuti nonché delle difficoltà che incontra quotidianamente il personale di custodia. Importanti sono stati i contributi forniti, nel corso dei lavori della Prima Commissione, dall’Avvocato Catanzariti e dal dott. Quintieri dei quali ho apprezzato i contenuti”.

Successivamente ha preso la parola il Consigliere Regionale Arturo Bova (Democratici Progressisti) il quale concorda sulla necessità di pervenire al più presto all’approvazione di una norma che garantisca il diritto ai detenuti ad una civile permanenza all’interno delle Carceri. Ricorda che l’Italia è stata richiamata dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo per la violazione dei diritti umani proprio a causa del sovraffollamento delle Carceri e sottolinea che la condizione di questi ultimi è il vero biglietto da visita del livello di civiltà di un Paese. Il Consigliere Bova ha auspicato che, prima dell’estate, la Calabria possa avere il Garante Regionale dei Diritti dei Detenuti, invitando il Presidente Sergio, ad accelerare i lavori della Commissione per portare il testo all’approvazione dell’Assemblea.

Ha concluso i lavori il Presidente Franco Sergio che ha ringraziato gli intervenuti, rassicurando sulla celerità con cui si procederà al coordinamento dei due articolati normativi nonché alla stesura di un testo unificato con l’obiettivo di sottoporlo al più presto al vaglio del Consiglio Regionale per la definitiva approvazione.

I Commissione del Consiglio Regionale della Calabria – seduta del 28/04/2017 (clicca per leggere)

Dossier – Esame abbinato Pdl 221 e 34 (clicca per leggere)

Audizione Quintieri Emilio – Radicali Italiani (clicca per leggere)