Definitiva la condanna per lesioni personali aggravate nei confronti di due Poliziotti Penitenziari in servizio presso la Casa di Reclusione di Asti riconosciuti responsabili, in tutti i gradi di giudizio, di aver pestato il 27 maggio 2010, all’interno dell’Infermeria dell’Istituto e per futili motivi, un detenuto affidato alla loro custodia, colpendolo ripetutamente con calci alle gambe, alla schiena ed alla gola, pugni al petto ed altro ancora.
Nei giorni scorsi, la Corte Suprema di Cassazione, su conforme richiesta della Procura Generale della Repubblica, ha dichiarato inammissibili i ricorsi proposti da Carmelo Rositano e Nicola Sgarra, Sovrintendente ed Assistente del Corpo di Polizia Penitenziaria, rispettivamente difesi dagli Avvocati Gaetano Antonio Scalise e Maurizio La Matina, confermando la sentenza pronunciata dalla Corte di Appello di Torino il 25 ottobre 2016. In primo grado, il 5 dicembre 2014, all’esito del giudizio abbreviato, il Giudice Monocratico del Tribunale di Asti Giulio Corato, aveva condannato – senza nemmeno concedergli le attenuanti generiche e la sospensione condizionale della pena – il Sovrintendente Rositano, calabrese, alla pena di 2 anni e 8 mesi e l’Assistente Sgarra, pugliese, alla pena di 2 anni e 2 mesi ed al pagamento di 10 mila euro come risarcimento danni, nei confronti della persona offesa costituita parte civile Carlos Eduardo Mohamed Gola, 28 anni, all’epoca dei fatti detenuto presso la Casa di Reclusione di Asti, difeso dall’Avvocato Guido Cardello, per il “pestaggio assolutamente gratuito” (così è stato definito in sentenza), riconoscendoli responsabili di lesioni personali aggravate, ingiuria, violenza privata e vilipendio alla religione.
La Corte di Appello di Torino, il 25 ottobre 2016, assolvendoli dalle imputazioni di ingiuria perché abrogata nel 2016, dalla violenza privata e dal vilipendio alla religione, ha confermato la condanna per lesioni personali aggravate, riducendo la pena ad 1 anno di reclusione, concedendo il beneficio della sospensione condizionale, ed il risarcimento danni a 5 mila euro, somma già corrisposta all’ex detenuto italiano di origini brasiliane, convertitosi all’Islam. Altri due Agenti di Polizia Penitenziaria, invece, sono riusciti a farla franca non essendo stato possibile identificarli; uno dei due, al momento dei fatti, era persino in abiti civili ed aveva il volto coperto da mefisto.
I fatti, come detto, si sono svolti il 27 maggio 2010 alle ore 10,40 del mattino, nel Reparto Infermeria dell’Istituto Penitenziario ove il detenuto Gola era stato accompagnato per una visita. Approfittando dell’assenza del personale sanitario, gli Agenti Penitenziari, lo hanno insultato con frasi del tipo “bastardo”, “stronzo” e “musulmano di merda” tagliandogli con delle forbici pure una ciocca della sua barba puzzolente, e poi dopo avergli tappato la bocca con del nastro da pacchi, coperto il volto con un sacchetto di plastica e denudato, con una corda lo hanno appeso alla grata della finestra legandogli i polsi, aggredendolo fisicamente, provocandogli delle lesioni corporali, guarite in 1 mese, riscontrate da quattro Medici in servizio all’Ospedale di Quarto e da un Medico Legale nominato dal difensore del detenuto.
In tutti i gradi di giudizio, gli Agenti Penitenziari, tramite dei loro difensori, hanno provato a difendersi sostenendo che il detenuto era inattendibile e non credibile, che la sua versione fosse inverosimile e che si trattava di un sacco di frottole, ma tutti i Magistrati, requirenti e giudicanti, che si sono occupati del caso hanno ritenuto le dichiarazioni della persona offesa fossero complessivamente attendibili anche perché suffragate da ulteriori riscontri.
Gli agenti condannati sono stati subito allontanati dal Carcere astigiano: mentre il Sovrintendente Rositano è stato posto in quiescenza, l’Assistente Sgarra continua a svolgere servizio presso la Casa Circondariale di Alessandria. Stante la gravità dei fatti, per i quali ormai vi è condanna irrevocabile, sarebbe opportuno che, nei confronti dello Sgarra, ancora in servizio, venga avviato il procedimento disciplinare per la sua destituzione dal Corpo della Polizia Penitenziaria.
Emilio Enzo Quintieri