Per costi fissi il 92% delle somme stanziate dall’Amministrazione Penitenziaria, ai detenuti solo briciole


Ministero Giustizia DAPGli agenti penitenziari ci costano troppo: dei 124 euro al giorno spesi dal Dap per detenuto nel 2013, solo 9 euro sono serviti a mantenere la persona perché le spese per il personale e l’edilizia carceraria si sono mangiate quasi l’intero budget. Il sovraffollamento carcerario, sebbene sia sceso, arriva ancora a contenere in qualche caso fino a 191 detenuti per cento posti letto. È quanto riporta Openpolis, associazione indipendente di open government e osservatorio civico della politica.

La spesa per le carceri – Solo il 7,5% dei 124 euro spesi nel 2013 per detenuto dall’amministrazione penitenziaria è servito a mantenerlo. Tutto il resto va a coprire i costi fissi a cominciare dalle spese per il personale pari a quasi 102 euro, l’82% della cifra complessiva: totale spiegato dalla riduzione del sovraffollamento carcerario.
Personale che per il 90% è rappresentato da agenti di custodia per un totale di oltre 40 mila unità contro i circa 30 mila di Francia e Inghilterra e i 25 mila della Spagna. La spesa per il mantenimento dei detenuti è invece un costo variabile in funzione del loro numero: 9,26 euro al giorno per ogni carcerato. Gli investimenti, tra cui la ristrutturazione degli istituti penitenziari o la costruzione di nuove carceri, hanno rappresentato il 5,6% della spesa pari a 6,90 euro. Le spese per beni e servizi, come quelle per le utenze e la manutenzione ordinaria degli immobili, valgono invece il 4,8% pari a poco meno di 6 euro.
Quanto al costo giornaliero per ogni carcerato, si nota che dal 2010 al 2013 il costo è stato costantemente contenuto dal 116 euro del 2010 ai 123 del 2013. Fa eccezione il 2007, l’anno successivo all’indulto dove il costo ad personam è schizzato fino a 190 euro in conseguenza della riduzione della popolazione carceraria.

Affollamento carceri – Oggi le nostre carceri hanno circa 17 mila detenuti in più rispetto a 24 anni fa: nel 1991 i carcerati erano oltre 35 mila, nel 2015 poco più di 52 mila. Se però si guarda al grafico dell’andamento del sovraffollamento carcerario descritto da Openpolis in questo arco di tempo ultraventennale, si nota come dal 1991, quando i carcerati erano oltre i 35 mila, si arrivi con un andamento medio sostanzialmente crescente agli oltre 59 mila del 2005 per poi scendere di colpo a 39 mila detenuti con l’indulto indetto nel 2006 dall’allora ministro della Giustizia Mastella. Numeri che risalgono addirittura di diecimila in diecimila nei due anni successivi fino ad arrivare al dato più recente di 52.164 nel 2015. Un trend ancora una volta sgonfiato di 10 mila rispetto ai 62 mila del 2012 per via di politiche legislative e istituzionali dell’anno scorso che in un caso hanno favorito gli arresti domiciliari per pene fino a tre anni e nell’altro potenziato lavori di pubblica utilità al posto del carcere.

Mancano ancora i posti letto – Al 30 giugno 2016, dai dati del ministero della Giustizia, risultano 54.072 persone detenute nei 193 istituti di pena in Italia. Un numero in diminuzione rispetto agli anni passati quando superavano i 60 mila ma comunque superiore ai 49.701 posti letto disponibili. E proprio in virtù della complessa questione degli spazi minimi di vivibilità per i detenuti e delle sue metodologie di calcolo recepite e ribadite da diverse sentenze della Corte di cassazione, il Garante nazionale dei diritti dei detenuti ha riportato la scorsa settimana l’esito dell’ultima sentenza in ordine di tempo della Corte europea dei diritti dell’uomo, la 3498 di questo novembre 2016.
Il provvedimento ribadisce che lo spazio minimo di 3 metri quadrati va considerato al lordo degli arredi, ma che questi, spesso fissi e ingombranti, devono consentire l’agevole circolazione dei detenuti all’interno della cella. La disponibilità di meno di tre metri quadri evidenzia infatti una “forte presunzione” della violazione del divieto assoluto di trattamenti inumani o degradanti. Una situazione da monitorare per non incorrere più in un caso come quello del 2013 quando la condanna dell’Italia da parte dell’alta Corte con la sentenza Torreggiani, ha disposto un equo indennizzo per quei detenuti che disponevano di uno spazio carcerario addirittura inferiore ai 3 metri quadri.

Marzia Paolucci

Italia Oggi, 28 novembre 2016

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