Superati gli ultimi ostacoli burocratici, Poggioreale si prepara ad una serie di interventi di ristrutturazione. Circa 15 milioni di euro, stanziati tra le pieghe di bilancio dell’ex commissario straordinario per le infrastrutture carcerarie, saranno destinati al restyling delle 2 cucine (prevista anche la costruzione di una terza) e di 3 padiglioni. Venezia, Italia, i più malmessi, e Napoli i reparti primi nella lista dei lavori, a cui seguirà il Salerno nel caso di disponibilità economica. Impegnata già la spesa ed acquisiti i progetti tecnici, sarà ora il Provveditorato interregionale alle Opere pubbliche ad indire la gara di appalto entro la fine dell’anno.
A breve, invece, grazie ai fondi della Cassa delle ammende del Dap, dopo l’approvazione di 4 progetti da 50mila euro ciascuno, aprirà il cantiere nel padiglione Roma che vedrà impegnati come lavoranti gli stessi detenuti. È così che Poggioreale cerca di adeguare le celle agli standard di legge, dopo che la commissione dei parlamentari europei, a marzo 2014, lo definì carcere vecchio in pessime condizioni detentive. Giudizio severo che portò al trasferimento dell’allora direttrice Teresa Abate, il cui ricorso per il reintegro è stato definitivamente bocciato dal Tar il 18 febbraio scorso. Ma Poggioreale, con i suoi attuali 1890 detenuti su una capienza regolamentare di 1400, resta il “mostro di pietra”, come viene definito in una lettera inviata qualche giorno fa da alcuni detenuti a Pietro Ioia, presidente dell’associazione “Ex don”, da anni difensore dei loro diritti dietro e oltre le sbarre. «Molto è cambiato – scrivono -, oggi abbiamo la possibilità di incontrare i nostri familiari in ambienti molto più umani. Anche l’attesa si è ridotta al minimo necessario. Ma tanto c’è ancora da fare». E continuano: «Ci sono alcuni padiglioni senza riscaldamento, dove non va lo scarico per il water e usiamo il secchio. Siamo privi di farmaci, anche quelli primari, si va avanti con la miracolosa pillola di Padre Pio, le visite esterne sono un miraggio. Infine la problematica del sopravvitto, subiamo la dittatura della ditta che con prezzi maggiorati ci rifornisce con prodotti di terza scelta».
Claudia Procentese
Il Mattino, 13 Marzo 2016