Nell’abisso del 41bis “abbiamo riscontrato numerose violazioni delle garanzie dei detenuti”. Lo rivela a “l’Espresso” Luigi Manconi, senatore e presidente della commissione Diritti umani molto critico sul metodo di applicazione del regime speciale di reclusione.
Senatore, il 41bis è una misura eccezionale diventata regola nella lotta alla mafia. Eppure…
“È un regime straordinario per situazioni di emergenza. Dovrebbe, quindi, terminare una volta esaurita – fosse pure tra mille anni – l’eccezionalità del fenomeno. Si è scelto, invece, di rendere fisiologica e accettabile una forma particolarmente pesante di reclusione”.
In cosa consiste davvero questo regime?
“La verità è che il 41bis non dovrebbe costituire un regime crudelmente afflittivo, ma perseguire uno scopo strumentale: impedire la relazione tra il detenuto e l’organizzazione criminale. Si pensa, invece, che tanto più alto è il profilo delinquenziale del detenuto, maggiore deve essere la durezza della pena. Tutte le misure finalizzate a impedire quel collegamento con l’esterno sono legittime, ma non quelle che rendono più intollerabile la pena. Per quale motivo, ad esempio, viene ridotto il numero di quaderni acquistabili o viene impedito di dipingere nella propria cella? E perché mai i dieci minuti di incontro col figlio minore vengono sottratti all’ora mensile di colloquio con i familiari? Queste sono misure inutilmente persecutorie”.
La commissione dei Diritti umani che lei presiede si sta occupando proprio del carcere duro.
“Abbiamo riscontrato numerose violazioni di diritti. La Commissione verifica la coerenza della sua applicazione con leggi e regolamenti. Tuttavia, ricordo che un magistrato come Gherardo Colombo ne contesta la costituzionalità. Il diffuso populismo penale, però, impedisce una serie discussione sul tema. Lo Stato d’eccezione, prodotto dalle stragi mafiose, si è fatto permanente e si presume come eterno”.
Giovanni Tizian
L’Espresso, 6 novembre 2015
Il “populismo”, il “forcaiolismo”: usque tandem saremo costretti a sopportare questo linguaggio della plebe incolta che vorrebbe un inasprimento delle pene, come per esempio prendere un detenuto e appenderlo con i piedi ad un gancio verso il pavimento per almeno due ore al giorno? Pensate che forse si placherebbe la vostra sete di vendetta? Purtroppo no, perchè la vittima di un delitto efferato non ce la fa a resuscitare. Ciò che invece può esservi utile è conoscere i percorsi rieducativi praticati da migliaia di detenuti, attraverso i quali riescono a cambiare dal profondo della loro mente e anima.Sono persone irriconoscibili, che sanno di diritto, come di filosofia, o che hanno imparato mestieri utili alla società.Ecco, forse questo potrebbe placare il vostro animus pugnandi, l’atteggiamento educativo di uno Stato “civile” che si prende le sue responsabilità e si impegna a mettere al bando pratiche medioevali che ancora oggi vengono attuate!
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