Chianciano Terme, al via il XIV Congresso Nazionale dei Radicali Italiani


Radicali Italiani campagna autofinanziamentoAl via a Chianciano il XIV Congresso di Radicali Italiani: quattro dense giornate di lavori che vedranno alternarsi sul palco ospiti istituzionali e non, e con la partecipazione straordinaria del giornalista e vignettista del Corsera Vincino che darà una mano per l’autofinanziamento del partito (disegnerà vignette che verranno messe in vendita). Molti gli ospiti presenti alle assise. Sabato pomeriggio salirà sul palco Raffaele Sollecito (autore del libro “Un passo fuori dalla notte”), uscito definitivamente dal caso Meredith dopo l’assoluzione della Cassazione. Nella stessa giornata verrà proiettato un video di Bruno Contrada con un breve intervento del suo avvocato Professor Andreana Esposito.

Titolo del congresso (si tiene al Centro Congressi Excelsior di Chianciano Terme) che si chiuderà domenica 1 novembre: “Per lo Stato di diritto democratico federalista laico – Contro le ragion di Stato, anche per il diritto umano alla conoscenza”. Ad aprire il congresso nel pomeriggio, la relazione del Segretario di Radicali Italiani Rita Bernardini e del tesoriere Valerio Federico. Sono poi previsti gli interventi dell’ambasciatore e già ministro degli Esteri Giulio Maria Terzi di Sant’Agata e del sottosegretario agli Esteri Benedetto della Vedova. Nella giornata di sabato previsti inoltre gli interventi di: Francesco Seghetti, responsabile comunicazione e relazioni esterne Adapt; Marco Marazzi, rappresentante dei Federalisti europei e presidente di commonboarders.eu.; Sandro Gozi, sottosegretario alla presidenza del Consiglio dei ministri con delega agli Affari europei; Giuseppe Di Federico, professore emerito di Ordinamento giudiziario all’Università di Bologna Mario Baldassarri, economista, già vice ministro dell’Economia e delle Finanze. Nel pomeriggio di sabato salirà sul palco Riccardo Nencini, vice ministro alle Infrastrutture e ai Trasporti. Il primo novembre interverranno tra gli altri Andrea Bernaudo, presidente di “SOS Partita Iva”, Massimo Brandimarte, ex presidente del Tribunale di Sorveglianza di Taranto.

http://www.ansa.it – 29 Ottobre 2015

Palermo, Apprendi (Antigone) visita il Carcere Pagliarelli. Nell’isolamento condizioni degradanti per i detenuti


carcere-Pagliarelli-di-Palermo.Lunedì scorso Pino Apprendi, rappresentante di Antigone, si è recato al carcere Pagliarelli di Palermo dopo aver raccolto strane voci sulle condizioni di alcuni detenuti che, per motivi precauzionali (tendenze al suicidio) sarebbero stati tenuti nudi, in isolamento e senza coperte.

“Ho visitato il reparto di isolamento – dice Pino Apprendi – dove vi erano 4 celle occupate da 4 persone; due di queste non avevano in dotazione alcuna coperta. Avendo fatto notare ciò alla direttrice, la stessa mi riferiva che la coperta sarebbe stata data dietro richiesta. Visitando il reparto degenza della psichiatria – continua Pino Apprendi – ho notato che un ragazzo tossicodipendente viveva in una cella priva di letto, tavolo e sgabello; a terra vi era un pezzo di gommapiuma che faceva da materasso, una coperta e due piatti di pasta.

Il ragazzo rivolgendosi a me ed alla direttrice chiedeva delle condizioni migliori, di essere trasferito nella stanzetta accanto dove c’era, a suo dire la televisione, ed infine chiedeva il metadone. In seguito ho incontrato il medico che mi ha spiegato che a norma di regolamento ancora non poteva somministrare il metadone. In un’altra cella adiacente un altro giovanissimo mi riferiva che da tre giorni aveva perdite di sangue interno ed aveva ricevuto solo cure da infermieri; quando ho riferito al medico del carcere, lo stesso ha minimizzato l’accaduto. Devo dire – conclude Apprendi – che vedere il giovane tossicodipendente in quelle condizioni non mi ha fatto pensare ad un posto dove il recupero della persona umana debba essere messo al primo posto”.

Carceri, il Ministro della Giustizia Orlando “Stiamo trasformando tutto il sistema detentivo”


OrlandoIl ministro della Giustizia Andrea Orlando risponde alla lettera pubblicata ieri a firma di Giuseppe Battaglia sul mantenimento in carcere dei detenuti.

Non vi è dubbio che esista un principio generale che obbliga chi ha responsabilità pubblica ad adempiere a quegli atti che evitino all’amministrazione di dover rispondere di danno rispetto alla gestione delle risorse. La pur dolorosa questione, sollevata dalla lettera di Giuseppe Battaglia al “manifesto”, rientra in tali obblighi: appartiene alla correttezza amministrativa provvedere all’adeguamento di tabelle e quindi oneri dovuti, come la norma stabilisce, per il mantenimento quotidiano in carcere.

Se ci si è risolti a provvedere ora è perché, contrariamente al passato, si è messa in campo una vasta operazione di trasformazione del sistema detentivo che, se per ora ha dato risultati solo sul piano della riduzione numerica delle presenze (si è passati da 66.000 a 52.000 detenuti) deve necessariamente nel breve periodo dare risultati anche sul piano della qualità della vita nelle strutture detentive e su quello della sensatezza del periodo trascorso all’interno di esse.

Gli Stati generali dell’esecuzione penale che ho avviato nei mesi scorsi stanno discutendo proprio di questo. Per offrire al termine delle soluzioni praticabili che diano la possibilità nel nostro Paese di un carcere, limitato ai casi che effettivamente richiedano questo tipo di sanzione, centrato sul ritorno alla società esterna dopo un percorso dignitoso e significativo, tale da ridurre il rischio di commettere nuovi reati.

Tuttavia la lettera coglie un punto di verità non eludibile: accanto al dovere di adeguare le cifre del mantenimento c’è anche quello di adeguare le retribuzioni per coloro che in carcere lavorano.

Qui si evidenzia una simmetrica mancanza del passato che deve essere risolta. E che sarebbe stata risolta in contemporanea con l’altra se non avessimo preferito però ripensare completamente il sistema del lavoro in carcere, nelle sua varie modalità.

L’apertura di un tavolo di lavoro su questo tema, l’avvio di un rapporto con le realtà imprenditoriali e il parallelo avvio di ambiti di studio in collaborazione con alcune Università ci ha portato a rinviare il mero adeguamento – che rischiava di restringere a questo un problema ben più complesso – e a proporre a breve un piano complessivo entro cui collocare il doveroso adeguamento delle retribuzioni del lavoro detentivo. Impegno che intendiamo mantenere con certezza e con rapidità.

Andrea Orlando (Ministro della Giustizia)

Il Manifesto, 29 ottobre 2015