Il Questore della Camera dei Deputati, Stefano Dambruoso si è recato stamane in visita all’istituto di pena di Bollate di Milano, in occasione dell’apertura al pubblico del ristorante proprio all’interno dell’istituto penitenziario ed a venti metri dall’ingresso dell’Expo. Si tratta della prima iniziativa del genere in Italia, il ristorante interno al carcere aperto al pubblico con i detenuti al lavoro, a seguito di un periodo di formazione in un corso professionale. Presente anche il sottosegretario all’istruzione Toccafondi.
“Da magistrato – ha detto Dambruoso durante l’incontro – ho contribuito a far arrestare mafiosi e terroristi ma ho sempre creduto che l’art. 27 della Costituzione che prevede il recupero e la fase emendativa del detenuto in espiazione debba essere valorizzato”. Il magistrato prestato alla politica, ha ribadito l’importanza delle iniziative volte non solo al recupero ma anche capaci di rendere dignitosa la vita all’interno delle carceri, tant’è che si è reso promotore personalmente finanziando un corso di arte-terapia all’interno dello stesso carcere di Bollate consentendo a oltre 20 detenuti di apprendere l’arte del disegno e la conseguente acquisizione di creatività. Dambruoso in tale contesto ha spiegato che garantire ai detenuti un impegno quotidiano e di recupero possa servire: “Evitare che i detenuti non facciano nulla in carcere diminuirà la possibilità che appena in libertà tornino a commettere crimini”.
Per quanto riguarda invece la questione del sovraffollamento, Dambruoso ha focalizzato due questioni: “Come membro in Commissione Giustizia di Scelta Civica mi sono attivato per la costruzione di nuovi istituti di pena perché da magistrato e parlamentare sono convinto che sia prioritaria la certezza della pena e della sua esecuzione”. “Pena certa da scontare in luoghi dignitosi: solo così il nostro Paese non sarà più condannato al pagamento di salatissime penali per sovraffollamento carcerario in luoghi indecorosi come è accaduto in tempi recenti. Nessun buonismo – ha concluso Dambruoso – quindi: pena certa e carceri sicure dove svolgere attività di recupero per evitare la recidività criminale”.
Dire, 27 ottobre 2015