Si è fermato il cuore dell’ultranovantenne di San Leucio del Sannio. La storia, purtroppo, è arrivata al capolinea. E, ora, non servono più udienze e magistrati. Perché è morto l’ultra novantenne di San Leucio del Sannio finito alla ribalta della cronaca negli ultimi mesi. Dopo oltre tre mesi di detenzione in carcere, venerdì scorso era tornato a casa. In attesa di essere trasferito presso un centro di riabilitazione per ricevere le cure di cui aveva bisogno dopo l’operazione al femore, conseguenza di una caduta.
L’anziano, secondo una prima ricostruzione, non si sarebbe sentito bene e per questo, dopo le prime cure, sarebbe stato trasportato in ospedale, dove il suo cuore ha cessato di battere. È l’ultimo capitolo di una storia cominciata lo scorso 23 giugno, quando il pensionato era stato arrestato dalla squadra mobile sulla base di un ordine della Procura generale di Napoli. Doveva scontare 8 anni per una vicenda di abusi sessuali risalenti al periodo 2000 – 2001: assolto in primo grado era stato condannato in appello con una sentenza non impugnata in cassazione.
Pena definitiva, dunque, di cui il suo attuale difensore, l’avvocato Eugenio Capossela, aveva chiesto il differimento al Tribunale di sorveglianza (udienza a dicembre) e poi al magistrato di Sorveglianza di Avellino. Quest’ultimo aveva detto no ritenendo compatibili le condizioni dell’uomo con il regime carcerario: un dato emerso dalla relazione dei sanitari.
Mentre era in infermeria, ad agosto il detenuto era rimasto vittima di una caduta dalla sedia a rotelle. Per questo era stato operato al Fatebenefratelli: qualche giorno di degenza, poi il rientro presso la casa circondariale di contrada Capodimonte. Che aveva, come detto, lasciato venerdì quando il magistrato di sorveglianza aveva concesso il differimento dell’esecuzione della pena per l’ultranovantenne, per consentirgli le terapie riabilitative. Di cui, ora, purtroppo, non ha più bisogno.
Enzo Spiezia
ottopagine.it, 8 settembre 2015