Riflessioni per il Tavolo 2 degli Stati Generali sull’esecuzione della pena.
Un mio compagno di detenzione un paio di anni fa mi ha detto: “Tommaso saremo più sereni e soddisfatti se ci facciamo la galera come al 41bis: aria, cella e nessun tipo di dialogo con le istituzioni”, perché era certo che alle istituzioni non gli interessa niente del nostro percorso di reinserimento. Preciso che quel mio compagno si riferiva a tutti quei detenuti condannati per 416bis e in particolare a chi era stato sottoposto al regime del 41bis e oggi si trova in Alta Sicurezza 1.
Quando ho deciso di impegnare il mio tempo in modo diverso, anche perché l’istituto di Padova a differenza degli altri istituti di pena dava la possibilità anche ai detenuti della sezione AS1 di partecipare ad alcune attività, ho scelto di frequentare la redazione di Ristretti Orizzonti. Due anni di questo mio nuovo modo di farmi il carcere mi hanno dato molte soddisfazioni, in particolare gli incontri con gli studenti delle scuole del Veneto. Questa mia soddisfazione la trasmetto a chi mi sta vicino, in particolare alle mie figlie, in questi due anni la mia mente rimane impegnata in discorsi costruttivi. Arrivo a convincermi di aver smentito il pensiero di quel mio compagno, anche se mia madre ogni tanto mi avvertiva “non illudere le tue figlie”.
Oggi però sto ancora aspettando una decisione sulla mia richiesta di declassificazione, e ho il timore che arrivi un rigetto della mia istanza che, oltre a riportarmi alla carcerazione vecchia maniera cioè “all’ozio forzato”, mi riporterebbe all’amara realtà che chi amministra la giustizia non è interessato al mio percorso di rinserimento. Eppure in questi due anni ho incontrato sia detenuti di media sicurezza, che persone non detenute come studenti, giornalisti, magistrati, ho partecipato a più convegni con centinaia di persone della società esterna, all’ultimo “La Rabbia e la Pazienza” sono anche intervenuto, e mai la mia presunta pericolosità si è manifestata. Ma tutto questo temo che non basti, preciso che con la mia istanza di declassificazione non ho chiesto di varcare il portone del carcere, ma solamente di stare in una sezione di media sicurezza perché solo così potrei continuare il percorso che ho intrapreso.
Questi due anni a Ristretti Orizzonti sono stati belli e costruttivi. Ma questa sarà forse l’ultima illusione che prenderò nella mia carcerazione, perché oggi rischio di dover dare ragione a quel mio compagno che credevo scettico, ma invece forse è solo realista, se davvero succederà che i miei ventitré anni di carcere nei regimi e circuiti speciali non basteranno a farmi finalmente andare in una sezione un po’ più aperta, perché vorrà dire che per le istituzioni sarò “Cattivo e Pericoloso per tutta la vita”.
Tommaso Romeo, Ergastolano detenuto Carcere Padova
Ristretti Orizzonti, 27 agosto 2015