Un giovane italiano, R.R., 32 anni, originario di Catania, si è impiccato all’alba di ieri nella sua cella all’interno della Casa Circondariale di Gela, in provincia di Caltanissetta ove era ristretto da circa un mese. Gli restavano meno di due anni di pena, relativi a una condanna per detenzione di droga e ricettazione, ma dopo il fallimento di un affidamento in prova ai servizi sociali gli era preclusa la possibilità di avere misure alternative al carcere.
Quando si è suicidato stringendosi un lenzuolo attorno al collo insieme a lui in cella c’era un altro detenuto che in quel momento dormiva e non si è accorto di nulla. Non appena si è svegliato, accortosi di quel che aveva fatto il compagno di cella, ha allertato il personale di Polizia Penitenziaria. Sul posto è intervenuta anche una ambulanza del 118 ma i Sanitari non hanno potuto far altro che constatare il decesso dell’uomo. Pare che il trentenne, con diversi precedenti penali alle spalle anche da minorenne, pochi giorni fa aveva avuto un colloquio con uno degli educatori della struttura di Contrada Balate manifestando un certo disagio sul piano psicologico.
Con la sua morte salgono a 31 i detenuti che si sono tolti la vita da inizio 2015, un numero “in linea” con quello degli ultimi anni, mentre si nota un importante abbassamento dell’età dei detenuti che si sono tolti la vita quest’anno: avevano 37 anni di media, rispetto ai 41 registrati nell’ultimo quindicennio dal dossier “Morire di carcere.
Da segnalare anche un aumento dei suicidi tra i detenuti stranieri: nel 2015 sono il 30% del totale, a fronte del 15% registrato nella serie storica e per la prima volta dall’inizio delle nostre rilevazioni il tasso suicidario degli stranieri (che rappresentano il 28% dell’intera popolazione detenuta) supera quello che si registra tra gli italiani. A darne notizia è stato l’Osservatorio Permanente sulle Morti in Carcere.