Il detenuto più anziano d’Italia non è più dietro le sbarre del carcere di Fuorni a Salerno, ma al regime dei domiciliari per altri quattro mesi, ciò che resta di quel “definitivo pena” per resistenza a pubblico ufficiale che agli inizi dell’estate lo aveva portato in carcere a 88 anni. Originario di Benevento, don Pasquale – così lo conoscono nella frazione di Faiano dove abita in solitudine – si è separato dalla moglie qualche anno fa ed è padre di tre figli.
A chi lo incontra per la prima volta si presenta come un anziano estremamente arzillo, lucido e molto cordiale, che non ha remore nel raccontare di una vita che i binari della legge li ha oltrepassati più di una volta. “Ho precedenti per rapina, furto e resistenza a pubblico ufficiale” confessa. E proprio un atto di resistenza nei confronti di un agente della polizia municipale lo ha portato alla condanna di otto mesi che a giugno è divenuta definitiva in Cassazione, costringendolo a varcare alla soglia dei novant’anni i cancelli del carcere e a divenire, suo malgrado, il “nonno dei detenuti d’Italia”.
In gioventù la vita in cella l’aveva già provata più volte, celle trascorrendo nelle patrie galere ben trent’anni della sua esistenza. Ora però si dice “pentito per tutto quello che ho fatto” e chiede aiuto alle istituzioni per poter affrontare la vecchiaia. “Se potessi tornare indietro – confida – non rifarei tutto quello che ho fatto. Anzi, tutt’altro. Chiedo scusa a tutte le persone a cui ho fatto del male”. Quindi l’appello: “Nell’appartamento dove vivo sono senza luce e senza gas da un bel po’. Sarei molto contento se il Comune di Pontecagnano Faiano si prendesse cura di me. Sono disposto a lasciare la mia casa e a spostarmi in una residenza per anziani, dove posso trascorrere gli ultimi anni della mia vita con più serenità”.
Ancora pochi giorni e Pasquale Rocco la sua abitazione dovrà lasciarla per forza, perché nei suoi confronti è stato emesso un avviso di sfratto che a breve potrà diventare esecutivo. Forse nel giro di tre settimane l’ufficiale giudiziario provvederà allo sfratto dal suo modesto appartamento e lui non saprà dove andare. I proprietari dell’immobile sono stati comprensivi a lungo, ma l’anziano avrebbe diverse mensilità arretrate da pagare e non sa come fare. “Non posso vivere con una pensione sociale – spiega – l’affitto mi costa 350 euro al mese, a cui vanno sommate le spese per le bollette dell’acqua e del gas”. Per questo vivrebbe da diversi mesi senza elettricità né gas per potersi riscaldare o prepararsi un piatto caldo.
Fin qui il racconto dell’88enne. Ma a chiedere con urgenza un intervento dei servizi sociali sono anche le tantissime persone che lo conoscono. “Fate presto – dicono alcuni conoscenti – un uomo non può vivere solo nell’indifferenza di tutti e soprattutto in queste condizioni igienico sanitario. Il sindaco – conclude una signora – deve passare dalle parole ai fatti, prima che sia troppo tardi”. Un appello che sembra destinato a essere raccolto.
A promettere un aiuto concreto all’ex ospite della casa circondariale sono stati sia il sindaco Ernesto Sica che l’assessore alla sicurezza Mario Vivone. “Confermo ancora una volta la mia totale disponibilità nei confronti del concittadino Pasquale Rocco – ha dichiarato ieri il sindaco – “Aspetto al più presto una visita da parte dell’avvocato dell’anziano ed insieme al responsabile dei servizi sociali del Comune programmeremo il percorso più adatto alle sue condizioni di salute”.
Gli fa eco anche stavolta l’assessore Vivone, secondo cui “è dovere di ogni buon amministratore prendersi cure dei propri cittadini, a maggior ragione dei bambini, degli anziani e degli “ultimi”. A sollevare il caso Rocco è stato Donato Salzano, responsabile del partito Radicale di Salerno, che qualche giorno fa è stato nel carcere di Fuorni insieme ad altri militanti, per la consueta visita organizzata a ridosso di ferragosto, ed è rimasto sconcertato dal trovare in una cella del penitenziario un detenuto di quasi novant’anni.
Da quell’incontro è partita la campagna per la scarcerazione dell’anziano, una battaglia a cui seguirà adesso quella per cercare una collocazione dove “don Pasquale” possa continuare a vivere con serenità e con un’assistenza adeguata a una persona della sua età. Per lui i difensore Rosario Fiore auspica una sistemazione in una residenza assistita: “Spero possa essere ospitato in qualche struttura, un ospizio o una casa di cura, che si occupi di lui. Sarebbe la soluzione migliore” ha commentato. Per adesso chi ha preso a cuore la sua vicenda incassa il risultato della scarcerazione e guarda avanti: “È il trionfo dello Stato di diritto” ha sottolineato ieri pomeriggio Donato Salzano, che tuttavia non abbassa la guardia: “La vicenda di Rocco – ha tenuto a ribadire – è solo la punta dell’iceberg. C’è ancora tanto da lavorare per garantire ai detenuti l’efficacia dei livelli essenziali di assistenza”.
Roberto Di Giacomo
La Città di Salerno, 25 agosto 2015