Chi le scrive, gentile direttore, è un detenuto ristretto presso la casa circondariale di Tolmezzo, reparto “AS3”. Mi chiamo Ivanhoe Schiavone, ho 27 anni, di cui 3 trascorsi in attesa di primo giudizio per 416 bis.
Leggo con assiduità il suo giornale e, conoscendo la sensibilità dell’intera redazione in materia di giustizia e diritti umani, ho deciso di porre a lei e a tutti i lettori non giustizialisti un problema o vanto, dipende dai punti di vista, che si verifica nelle carceri italiane, più precisamente nelle sezioni dove vige la “tortura democratica” del 41 bis. Pochi sanno che nelle sezioni del 41 bis, lo Stato italiano tiene nascoste le cosiddette “aree riservate”. Altro non sono che il carcere duro nel carcere duro. In questi lager contemporanei, ogni angheria è permessa a chi le amministra.
In pratica le innumerevoli restrizioni del “classico 41 bis comma II” vengono amplificate all’ennesima potenza nei confronti dei pochi “eletti” che ci vivono. Si varia dalla telecamera nel bagno della cella all’ora d’aria in due. Insomma tutto il sadismo viene esercitato legalmente in questi posti. Purtroppo ho la sfortuna di conoscere tali fatti, poiché mio padre, mio fratello e due zii, le vivono in prima persona. Mio padre da 17 anni le ha visitate tutte: da Opera a Viterbo, L’Aquila, Ascoli e infine la peggiore, Parma.
Deve sapere, caro direttore, che nonostante ci siano sentenze della Corte Suprema che ordinavano lo spegnimento delle telecamere nei bagni, l’Amministrazione se ne frega e le tiene accese ugualmente. Potrei continuare ma preferisco soprassedere. Lo scopo di questa mia è far sì che ciò non resti ignoto. La gente ha il diritto di sapere cosa accade nelle prigioni italiane.
Ovviamente non voglio giustificare o contestare le sentenze (definitive) a carico di mio padre, ma semplicemente far capire che lo Stato, torturando i rei, non fa che disattendere i principi costituzionali. E il fine di dette torture è noto: il pentimento. Come si può rimanere indifferenti dinnanzi a tali barbarie? A vedere l’andazzo attuale, mi vien da dire che il confine tra legalità e illegalità si va sempre più assottigliando e che chiunque è esposto a detti rischi.
Il Garantista, 6 Giugno 2015