Carceri, i Garanti dei Detenuti : “spazio agli affetti, i figli pagano colpe che non hanno”


carcere-620x264Ieri l’incontro interregionale dei Garanti. L’ombudsman Tanoni ha proposto “la concessione di visite interne, da svolgersi in appositi ambienti, privi di barriere divisorie e idonei a garantire la riservatezza dei presenti”. Il cardinale Menichelli: “Il carcere sia luogo di vita”.

È toccato al neo cardinale Edoardo Menichelli il compito di aprire questa mattina l’incontro interregionale dei Garanti dei detenuti, svoltosi nelle Marche. Sul tema della detenzione il Cardinale ha invitato tutti “ad abbandonare una visione ideologica e a fare un cambiamento culturale”. Un intervento che lui stesso ha definito “provocatorio” e caratterizzato da domande precise rivolte agli addetti ai lavori: “Chi è il carcerato? È il prodotto di che cosa? Ha un denominatore comune con noi?”.

Spunti per riflettere sul ruolo che riveste la società nel sistema carcerario italiano. “Molte delle persone che sono in carcere – ha detto Menichelli – sono il frutto di una società adescante e rifiutante. Occorre che tutti si inginocchino di fronte a questi problemi, nessuno è più bravo dell’altro. Serve una sinergia convergente e risolutiva, serve una soluzione culturale e politica. I detenuti sono persone come noi, il carcere non può essere solo una prigione, deve essere un luogo di vita, perché li dentro ci sono persone vive. Restituiamo dignità alla loro dimensione e al tempo che trascorrono in cella”.

Gli affetti in carcere sono una necessità o un privilegio? A tale quesito ha cercato di dare risposta nel suo intervento il Garante delle Marche, l’Ombudsman Italo Tanoni, che dopo aver spiegato con quali modalità avvengono i rapporti tra i detenuti e i familiari (6 colloqui al mese, 1 contatto telefonico alla settimana di massimo 10 minuti), ha proposto “la concessione di visite interne, da svolgersi in appositi ambienti, privi di barriere divisorie e idonei a garantire la riservatezza dei presenti”.

“Il 25% delle pratiche aperte – ha sottolineato Tanoni – riguardano richieste di colloqui. I padri vogliono vedere i figli e i figli, con uno dei genitori in carcere, pagano le conseguenze di una colpa che non hanno commesso”. Gli effetti sono “disadattamento e devianza, disturbi comportamentali, aggressività”. Negli istituti di pena delle Marche i colloqui con i familiari si svolgono soprattutto dal lunedì al sabato, nella fascia oraria tra le 8 e le 15.

L’incontro è servito per definire un quadro aggiornato sulla situazione dei penitenziari, con un’attenzione particolare alle relazioni affettive e familiari dei detenuti. In rappresentanza del Dipartimento amministrazione penitenziaria sono intervenuti il coordinatore della Direzione generale Eustachio Petralla e il Provveditore di Umbria e Marche Ilse Runsteni. Quest’ultima ha definito il carcere “una parte della società, un’opportunità, una palestra, un luogo dove il detenuto deve essere una risorsa” e ha concordato sull’importanza di “lavorare in rete e in sinergia”, sostenendo che nelle Marche “un cambiamento culturale è già in atto”. Al centro dell’attenzione anche il ruolo svolto dai Garanti dei detenuti e il loro rapporto con l’Amministrazione penitenziaria, tema affrontato dal Garante dell’Umbria Carlo Fiorio, docente di diritto penale all’Università di Perugia, e la questione “Politiche di welfare locale per l’accoglienza e il reinserimento di soggetti rimessi in libertà”, proposta dal Garante della Puglia Pietro Rossi.

All’iniziativa hanno partecipato i consiglieri regionali Letizia Bellabarba e Paolo Eusebi, l’assessore ai servizi sociali del Comune di Ancona Emma Capogrossi, i rappresentanti dell’Ufficio esecuzione penale esterna, dell’Ufficio servizi sociali minorili Giustizia Marche, del volontariato e degli ordini professionali. Presente anche la direttrice della Casa circondariale di Montacuto Santa Lebboroni.

Garante Umbria: proposta con Unipg contro abbandono

“Il detenuto quando finisce in galera non ha più un legale di riferimento, in qualche modo viene abbandonato di fronte alla pena definitiva. Ecco perché ai prossimi Stati Generali proporrò una sorta di Mutua Giuridica per il detenuto, da attuarsi in collaborazione con le Università”. È quando ha detto il Garante dei detenuti dell’Umbria, Carlo Fiorio, a margine dell’incontro Interregionale dei Garanti per preparare il terreno degli Stati Generali.

Fiorio, titolare della cattedra di diritto processuale penale a Perugia, spiega che “se un po’ in tutte le carceri italiane il problema del sovraffollamento va diminuendo, resta tuttavia alto il problema della vivibilità all’interno degli istituti di pena. Il Garante può fare molto ma la sua figura non basta a risolvere i problemi: ecco perché proporrò l’istituzione di una tutela legale del detenuto come fosse la sanità pubblica, tra enti delegati e certificati: un patrocinio che ha la sua più logica e naturale definizione nelle università. Laureandi, specializzandi o titolari di cattedra ecc., al servizio della collettività dentro le carceri: la proposta – chiarisce il professor Fiorio – non ha niente a che vedere con l’avvocato d’ufficio, è altra cosa. È un servizio pubblico sotto controllo, a carico del detenuto e dell’amministrazione pubblica”.

Garante Puglia: sovraffollamento in calo, si punti su giustizia riparativa

Le ultime leggi hanno deflazionato il sovraffollamento nelle carceri”. Lo ha affermato il garante dei detenuti della Puglia Pietro Rossi, intervenendo all’incontro interregionale dei garanti dei detenuti in corso di svolgimento presso il Consiglio regionale marchigiano, seminario di approfondimento in preparazione degli Stati generali sul sistema carcerario. Per Rossi questo progresso è anche frutto di “forte attenzione delle direzioni su sorveglianze dismesse. Vengono date ai detenuti più opportunità intelligenti, ma bisogna insistere su questa strada”.

Per il garante pugliese infatti “si vede la luce nelle carceri, c’è meno custodia cautelare, ma bisogna arrivare anche a codificare una giustizia riparativa, non i lavori forzati, ma un lavoro di restituzione alla società, perché specie in Puglia non abbiamo una criminalità qualificata, e quindi quando hai in cella una massa di “rubagalline” puoi inventarti qualcosa, insegnare un lavoro, dare un futuro”.

Cardinale Menichelli: solo lavoro dà dignità a detenuto

“Solo un lavoro, una giusta occupazione del tempo, un interesse, può ridare dignità alla pena detentiva”. Lo ha detto il neo cardinale Edoardo Menichelli intervenendo all’incontro interregionale dei Garanti che si è aperto nella sala Ricci del Consiglio regionale. Menichelli ha ricordato le sue visite nelle celle e la forte impressione da lui sempre avuta nel rendersi conto che un detenuto passa ore “inutili” senza fare nulla. “Le amministrazioni hanno il dovere – ha detto Menichelli – di studiare ogni formula per permettere attività lavorative nelle carceri”.

Sulla stessa linea il rappresentante del Dap venuto da Roma, Eustachio Petralla, che ha spiegato come ‘anche questa sia l’attenzione dell’Amministrazione, che è cosciente del contenuto del tempo. Già l’idea della sorveglianza dinamica, cioè permettere al detenuto di uscire dalle celle e solo dormirci è un passo avanti, perché permette di vivere una socialità. Ma bisogna anche, questo è il nocciolo della questione, ri-pensare l’idea di carcere”.

Per Petrella infatti, “strutture e spazi in Italia non sono stati pensati per ricostruire la vita di un detenuto, ma la strada è quella: dall’idea di carcere-centrico a mezzi meno invasivi per recuperare chi ha sbagliato”.

Redattore Sociale, 31 gennaio 2015

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