“Ancora una volta sono rimasti tristemente inascoltati gli alti richiami rivolti sia dal Presidente della Repubblica e, solo alcuni giorni fa, dal Santo Padre, i quali auspicavano che si procedesse nel più breve tempo possibile alla chiusura degli Opg, luoghi in cui la reclusione è una forma di tortura e dove gli internati si trovano a scontare veri e propri ergastoli bianchi”.
L’Unione delle Camere Penali protesta per l’ulteriore rinvio della chiusura degli Ospedali psichiatrici giudiziari e chiede al governo di assicurare il rispetto della scadenza del 31 marzo 2015. Il caso nasce dopo che in una relazione i ministri della Salute e della Giustizia hanno definito “irrealistico” il rispetto del termine per l'”impossibilità” che le Regioni concludano in tempo utile l’opera di riconversione delle strutture con la realizzazione delle Rems (residenze per l’esecuzione delle misure di sicurezza).
Di fatto, rilevano i penalisti, il Governo “ammette che poco o nulla in questi mesi è stato fatto dalle Regioni per realizzare le nuove strutture che garantissero ai malati psichiatrici una degenza nel pieno rispetto della loro dignità”. L’Ucpi chiede perciò all’esecutivo non solo di riferire sulle “attività di controllo ed impulso svolte nei riguardi delle Regioni in questi mesi, in attuazione di quanto previsto dalla risoluzione delle Commissione Igiene e sanità del Senato”, ma anche a “provvedere, in applicazione di quanto statuito dall’art. 120 della Costituzione, in via sostitutiva, al superamento degli ospedali psichiatrici giudiziari, al fine di assicurare il rispetto della scadenza del 31 marzo 2015”. Perché “la tutela della salute e della dignità umana non possono e non debbono essere vittime degli inammissibili ed ingiustificabili ritardi della politica”.