Caserta: maltrattamento e sequestro di persona agli internati nell’Opg di Aversa. Rinviati a giudizio 18 Medici


ERGASTOLO BIANCO, viaggio in un O.P.G. italianoIl Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere (Caserta) ha rinviato a giudizio l’ex direttore sanitario dell’Ospedale Psichiatrico Giudiziario “Filippo Saporito” di Aversa Adolfo Ferraro e 17 tra medici psichiatri e medici di guardia, per i reati di maltrattamenti e sequestro di persona commessi ai danni di alcuni internati tra il 2006 e la fine del 2011. Secondo la Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere gli indagati avrebbero costretto i pazienti a letto per periodi molto lunghi e con modalità non consentite.

Dagli accertamenti effettuati è emerso che le vittime sarebbero rimaste costrette a letto per un periodo superiore a quello consentito, cioè 24 ore, e qualcuno sarebbe addirittura rimasto fermo nel letto, facendo i propri bisogni per un periodo di 12 giorni senza alcuna assistenza. Le indagini sulle condizioni dei pazienti dell’Opg partirono nel gennaio 2011 dopo il suicidio di un detenuto, che si impiccò nella sua cella.

letti di contenzioneLa Procura fece sequestrare cartelle cliniche, documenti e foto. Proficuo per l’inchiesta giudiziaria fu anche lo scambio di informazioni con la Commissione d’inchiesta del Senato sul Servizio sanitario nazionale presieduta da Ignazio Marino, che all’Opg di Aversa inviò nello stesso periodo i Nas dei carabinieri. Il processo comincerà il 27 marzo 2015 davanti al Giudice Monocratico del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere.

«La verità è che non c’è stata alcuna norma che ha vietato, fino ad ora, l’utilizzo del letto di contenzione nelle carceri-ospedale d’Italia, è assurdo ora processare chi quei malati doveva gestirli». Scendono in campo le difese dei medici di base e degli psichiatri, in servizio all’Opg di Aversa, rinviati a giudizio per maltrattamenti e sequestro di persona. A parlare, è stato l’avvocato Giuseppe Stellato che ha spiegato che i letti su cui vengono legati i detenuti malati ci sono ancora nelle strutture perché per legge non sono vietati. Sotto i riflettori, come parte offesa, ci sono i malati che nessuno vuole, anche a fine pena. Perché pericolosi.

Napoli: i Radicali protestano per un detenuto ammalato che, da 6 mesi, aspetta in cella di essere operato


CC SecondiglianoVive sulla sedia a rotelle e ha bisogno di un urgente intervento chirurgico per una infezione alla vescica da otto mesi, ma Fabio Ferrara è ancora incredibilmente detenuto nel carcere di Secondigliano, e se non fosse per i Radicali italiani, la vicenda sarebbe passata sotto silenzio. E così, dopo il presidio del 3 ottobre, gli attivisti del movimento hanno indetto ieri mia nuova protesta per chiederne l’immediata scarcerazione.

Luigi Mazzotta, membro della segreteria Radicali italiani che insieme all’associazione radicale “Per la grande Napoli” da giorni svolge sit-in e manifestazioni di protesta sulla falsariga di quelle vittoriose che hanno permesso a Luigi Moscato, detenuto malato di cancro, di avere i domiciliari per accedere a cure adeguate, spiega che “quella che conduciamo è una lotta nonviolenta per chiedere provvedimenti di amnistia, indulto e riforme alternative alla detenzione in carcere”. “Segnaliamo il caso di Fabio Ferrara – continua Mazzotta – perché vive prigioniero su una sedia a rotelle nel penitenziario di Secondigliano e da oltre otto mesi attende il permesso dal magistrato di sorveglianza per essere sottoposto ad un delicato ed urgente intervento chirurgico alia vescica”.

Fabio Ferrara vive sulla sedia a rotelle da diversi anni, da quando, sorpreso a rapinare una donna puntò l’arma contro un poliziotto che lo colpì con una pallottola. Da allora, dal quel 27 gennaio del 2012, Ferrara perse l’uso delle gambe a seguito di un intervento d’urgenza al Cardarelli che non riuscì a salvare i suoi arti. Rimasto sei giorni in coma, Ferrara si risvegliò e venne poi tradotto in una stanza dell’infermeria del carcere.

Ma in quella stanza, adatta a ospitare una sola persona, i detenuti sono due; l’altro lo aiuta a svolgere le azioni più elementari come lavarsi e muoversi. E tuttavia, salire e scendere le scale non è certo una passeggiata, il detenuto non è autonomo e per uscire di cella deve essere portato a braccia anche per i colloqui o per andare in bagno.

Lo aiutano altri detenuti, racconta la moglie Anna Belladonna, se non fosse così, “non potrebbe fare nulla, resterebbe imprigionato in uno spazio che è di tre metri quadri scarso”. Si tratta insomma di “una condizione disumana”, come bene la definisce Luigi Mazzotta.

“Sono state presentate due istanze per il differimento della pena – racconta il membro dei Radicali. Il magistrato di sorveglianza, però, ha rigettato l’istanza in quanto non sussisterebbe “un serio pericolo per la vita o la probabilità di altre rilevanti conseguenze dannose”. Tradotto, l’effetto è simile a quello del paradosso del Comma 22. Il detenuto, insomma, può essere curato in carcere. Ma il carcere non è in grado di curarlo.

Antonino Ulizzi

Il Garantista, 7 ottobre 2014

Napoli: ispezione dei politici a Poggioreale, il Carcere ha mille detenuti in meno


manifestazione Carcere PoggiorealeRiaperto il laboratorio di falegnameria e inaugurato uno di pasticceria. Una nuova visita ispettiva si è svolta ieri mattina al carcere di Poggioreale. “Io e il consigliere regionale Corrado Gabriele siamo entrati al carcere di Poggioreale per conoscere il nuovo direttore, Antonio Fullone – spiega Luigi Mazzetta, dei Radicali Per La Grande Napoli.

Io lo definirei una persona meravigliosa. Finalmente il carcere ha un direttore che si occupa davvero di rieducazione e correzione”. La visita ispettiva ha rilevato che, grazie al ridimensionamento delle presenze a Poggioreale, nell’ultimo anno sono circa mille i detenuti che sono stati trasferiti o rilasciati, non c’è più il sovraffollamento disumano che caro è costato, in termini umani ed economici.

“All’interno – prosegue Mazzotta – il carcere di Poggioreale si è trasformato. E stato riaperto il reparto di falegnameria ed è stato inaugurato un reparto di pasticceria, dove i detenuti possono impiegare il loro tempo imparando un mestiere. Anche la sala colloqui è migliorata rispetto a un anno fa, hanno aperto nuove sale e ristrutturato le vecchie.

È tutto pulito e ordinato e c’è la possibilità di incontrare i familiari all’interno di un giardino dove ci sono i giochi per i bambini che vanno a trovare i padri in carcere”. Entusiasta per questo giardino, Luigi Mazzotta ha anche avanzato una proposta al direttore Fullone, dare ai detenuti la possibilità di passare un’intera giornata con i familiari durante i giorni di festa.

“Il nuovo direttore -commenta Mazzotta – è un tecnico preparato che si sta davvero impegnando per applicare l’articolo 27 della Costituzione che riguarda la riabilitazione”. Anche l’interno del padiglione Avellino sembra mostrare segni di cambiamento. Qui ormai ci sono al massimo quattro persone per cella. Il problema più grosso è rappresentato dal padiglione San Paolo, dove ci sono ammalati in attesa di interventi chirurgici da lungo tempo.

“Abbiamo raccolto denunce di ammalati che devono essere operati, ma Fasi non agevola le cure – spiega Mazzotta. Ci sono persone in sedie a rotelle e in condizione di salute non compatibili con la detenzione. Nella visita al padiglione Avellino abbiamo incontrato un detenuto che in quattro mesi ha perso 30 chili. I problemi della vita in carcere ancora ci sono e influiscono sui detenuti fisicamente e psicologicamente”. Il giudizio post visita è comunque positivo.

“Con Corrado Gabriele – conclude Mazzotta – abbiamo notato che qualcosa è cambiato. Sono stati intrapresi progetti a medio e lungo termine, certo è sempre una struttura problematica ma il direttore è una persona competente e capace”. Anche Pietro Ioia, presidente dell’associazione Ex Don, saluta positivamente le visite ispettive.

“Siamo felici del fatto che le visite ispettive proseguano perché ancora non è ben chiaro se la situazione interna di Poggioreale è realmente cambiata o i detenuti subiscono ancora violenze. Alle mie orecchie arrivano voci contrastanti, molti dicono che è finito tutto, altri dicono che le percosse continuano ma nessuno le denuncia. Invito i detenuti a denunciare eventuali problemi all’interno della struttura, tramite i familiari”.

Claudia Sparavigna

Roma, 7 ottobre 2014

Il Governo risponderà all’Interrogazione dell’On. Vittorio Ferraresi ed altri sulle Carceri della Calabria


Commissione Giustizia Camera DeputatiE’ prevista per giovedì pomeriggio in Commissione Giustizia alla Camera dei Deputati la risposta del Governo all’Interrogazione Parlamentare n. 5/01535 presentata il 21 novembre 2013 dall’Onorevole Vittorio Ferraresi, Capogruppo del Movimento Cinque Stelle in Commissione Giustizia a Palazzo Montecitorio, su sollecitazione dell’esponente radicale calabrese Emilio Enzo Quintieri. L’atto di Sindacato Ispettivo è stato, altresì, sottoscritto dai Deputati pentastellati Dalila Nesci, Federica Dieni, Sebastiano Barbanti, Paolo Parentela, Donatella Agostinelli, Alfonso Bonafede, Salvatore Micillo, Tancredi Turco, Giulia Sarti, Andrea Colletti e Francesca Businarolo.

L’Interrogazione, all’epoca dei fatti, rivolta ai Ministri della Giustizia e della Salute del Governo Letta, Annamaria Cancellieri e Beatrice Lorenzin, riguardava il sovraffollamento, le condizioni dei detenuti e la situazione degli Istituti Penitenziari della Calabria, con particolare riferimento alle Case Circondariali di Catanzaro e Paola. Infatti, nei 13 Istituti presenti in Calabria, a fronte di una capienza regolamentare di 2.481 posti, vi erano rinchiusi 2.684 detenuti dei quali 345 erano stranieri. Tra di essi, 1.330 erano imputati (739 in attesa di primo giudizio, 296 appellanti, 208 ricorrenti e 87 con posizione mista) mentre i condannati definitivi erano 1.353. I detenuti scarcerati grazie alla Legge “Svuota Carceri” risultavano essere solo 344, dei quali 13 donne e 40 stranieri. Il sovraffollamento carcerario riguardava tutti gli Istituti della Calabria, in cui si registravano condizioni di forte disagio, a motivo della insufficienza degli spazi, che determinavano pesanti costrizioni per i detenuti, che per tale motivo non potevano avere una quotidianità rispettosa della vita umana. In particolare, a Catanzaro, vi risultavano ristretti 590 detenuti, 330 dei quali appartenenti al circuito dell’Alta Sicurezza, a fronte di una capienza regolamentare di 354 posti. Nell’Interrogazione veniva denunciata la circostanza della implementazione della capienza regolamentare da 354 a 617 nonostante non fossero intervenuti mutamenti strutturali di rilievo atteso che il nuovo Padiglione detentivo non era ancora funzionante e quindi disponibile per essere utilizzato. Tale questione era stata sollevata, più volte, dai Radicali e dai Sindacati della Polizia Penitenziaria. Venivano, altresì, contestati i dati diramati dal Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria inerenti la capienza effettiva delle Carceri. Secondo gli Onorevoli interroganti, i posti disponibili complessivamente erano 1.789 e non, come indicato dal Dipartimento, 2.481, cosa che portava la percentuale del sovraffollamento al 161,37 %, attestato che il valore nazionale era del 140%.

Cella Carcere SianoSia per quanto riguarda la Casa Circondariale di Catanzaro che quella di Paola, veniva evidenziata la carenza di organico del personale di Polizia Penitenziaria ma anche degli Educatori, degli Psicologi, dei Medici e degli Infermieri. Per Catanzaro, inoltre, era stata sollevata la problematica della fatiscenza dell’edificio, della presenza all’interno ed all’esterno degli spazi detentivi, di topi e ratti, della insufficienza e della inadeguatezza delle docce che, invece, di essere in ogni camera detentiva, erano ancora in locali comuni posti all’interno del Reparto, dell’applicazione alle finestre delle celle di schermature metalliche a maglie strette che impedivano all’aria ed alla luce naturale di penetrare all’interno delle camere, della eccessiva umidità dei reparti e delle camere di detenzione per la infiltrazione di acqua piovana, della inoperosità del Magistrato di Sorveglianza competente ed altro ancora. Infine, veniva sollevata, la questione della chiusura del Centro Diagnostico Terapeutico nonostante lo stesso fosse stato già da tempo completato e consegnato all’Amministrazione Penitenziaria. Per Paola, invece, oltre al sovraffollamento particolarmente grave (a fronte di una capienza regolamentare di 161 posti, vi erano ristretti ben 300 detenuti), era stata denunciata la completa assenza di qualsivoglia attività trattamentale sia per gli imputati che per i condannati poiché la biblioteca con annessa sala lettura, il teatro, la palestra, le salette interne ai reparti per la socialità, erano chiuse e non funzionanti. Inoltre, veniva rappresentata al Governo, l’inadeguatezza degli spazi destinati alla ricreazione all’aperto perché angusti, privi di aria e chiusi tra più fabbricati adiacenti, l’impossibilità per i detenuti di poter lavorare poiché l’unica forma di lavoro presente all’interno dell’Istituto era quella alle dipendenze dell’Amministrazione Penitenziaria, la illegale attività di controllo in ore notturne delle celle da parte del personale di Polizia, censurata dal Magistrato di Sorveglianza di Cosenza, l’inadeguatezza delle sale destinate ai colloqui con i familiari dei detenuti per la presenza del muro divisorio in cemento armato, l’inadeguatezza delle salette destinate ai colloqui con gli avvocati per le pessime condizioni di manutenzione, la mancanza di celle per non fumatori, la mancata separazione degli imputati dai condannati ed altro.

I Parlamentari, segnalavano anche che le suddette Case Circondariali di Catanzaro e Paola, erano sprovviste di Regolamento interno che doveva essere approvato dal Ministro della Giustizia e tale fatto era stato già oggetto di reclami dai detenuti ai rispettivi Uffici di Sorveglianza, al Provveditorato Regionale ed al Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria. Nell’Interrogazione venne rappresentata anche la condizione, particolarmente disagiata, dei detenuti stranieri ed evidenziata una criticità nella effettiva funzione svolta dai Magistrati di Sorveglianza. Infine, si denunciava che in Calabria, non era ancora stata data esecuzione alle recenti direttive sulla “sorveglianza dinamica” emanate dal Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria in seguito alla nota Sentenza Torreggiani della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo di Strasburgo.

Casa Circondariale 1Per tutti questi motivi, l’Onorevole Ferraresi unitamente ad i suoi colleghi Deputati, nell’Interrogazione chiedeva se e quali informazioni disponesse il Governo in merito ai fatti rappresentati e se questi corrispondessero al vero. In particolare, veniva chiesto ai Ministri della Giustizia e della Salute, quali fossero i dati aggiornati del sovraffollamento degli istituti Penitenziari della Calabria, facendo riferimento alla capienza regolamentare di ciascun istituto ed alle singole posizioni giuridiche dei detenuti (in attesa di giudizio, appellanti, ricorrenti, definitivi); quanti erano i detenuti tossicodipendenti presenti all’interno degli istituti calabresi e quanti quelli affetti da gravi disturbi mentali o altre gravi patologie di fatto incompatibili con lo stato di detenzione intramuraria; se era noto quanti erano i detenuti che avevano usufruito della cosiddetta legge «Svuota Carceri», varata nel 2010, e successive modifiche ed integrazioni, sino all’epoca, e quante erano le istanze in tal senso giacenti presso gli uffici di sorveglianza competenti ed allo stato non ancora evase, ed a cosa era dovuto l’eventuale ritardo nel disbrigo degli atti; se era noto quanti erano i detenuti stranieri che avevano formulato agli uffici di sorveglianza competenti istanza di espulsione dal territorio dello Stato come misura alternativa alla detenzione e quanti di questi fossero stati effettivamente espulsi ed a quanti di loro fosse stata invece negata la richiesta e per quali motivi; qual era la cifra destinata ogni anno, negli ultimi 5 anni, alla manutenzione ordinaria e straordinaria delle strutture penitenziarie calabresi; quando sarebbe stato attivato il centro diagnostico terapeutico annesso alla casa circondariale di Catanzaro Siano e se lo stesso poteva essere effettivamente utilizzato senza l’incremento del personale di polizia Penitenziaria in forza all’istituto; per quale ragione recentemente si è deciso di installare nella suddetta casa circondariale le vietate schermature metalliche a maglie strette davanti alle sbarre delle finestre delle celle, impedendo in tal modo sia l’ingresso della luce che dell’aria naturale con evidenti danni per i detenuti; per quale motivo, nella casa circondariale di Paola, la biblioteca con annessa sala lettura, il teatro, la palestra, le salette interne ai reparti per la socialità, erano chiuse e non funzionanti; se il Governo non riteneva di dover disporre con urgenza, presso la casa circondariale di Paola, il completo rifacimento delle sale destinate ai colloqui, e se non riteneva di dover intervenire per assicurare la mediazione culturale per i detenuti stranieri; quali istituti penitenziari della Calabria avevano attivato, ed in che modo, per i detenuti appartenenti al circuito della media sicurezza, la «sorveglianza dinamica», in ossequio alle direttive impartite dal dipartimento dell’amministrazione penitenziaria ed alla luce della nota sentenza Torreggiani emessa dalla Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo contro l’Italia; se venivano effettuate le visite negli istituti penitenziari della Calabria da parte delle competenti autorità sanitarie locali e, in caso affermativo, a quando risalivano e cosa fosse emerso nelle loro relazioni in merito alle condizioni igienico-sanitarie e di sicurezza, con particolare riguardo alla casa circondariale di Catanzaro Siano e di Paola; con quale frequenza i magistrati di sorveglianza visitavano i locali dove si trovavano i detenuti e gli internati, in applicazione di quanto stabilito dall’articolo 75, comma 1, del decreto del Presidente della Repubblica n. 230 del 2000, e ciò riferito a ciascun istituto penitenziario della Calabria ed in particolare a quello di Catanzaro Siano e Paola; qual era l’organico ed il carico di lavoro degli uffici di sorveglianza di Catanzaro e Cosenza e quali erano le ragioni di quella che agli interroganti risulta essere una inadeguata e carente attività, in virtù dei compiti specifici che la legge penitenziaria attribuiva ai suddetti uffici giudiziari; se fossero giunte al Governo, ed in particolare ai Ministri interrogati, delle segnalazioni – sia da parte dei direttori delle carceri che dei Magistrati di Sorveglianza – in merito alle condizioni in cui versavano gli istituti di pena della Calabria palesemente non rispettose della legge ed alla cronica carenza del personale della polizia penitenziaria in servizio presso dette strutture; quanti detenuti, ristretti negli istituti di pena della Calabria, avevano presentato ricorso alla Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo per violazione dell’articolo 3 della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali, se i Ministri interrogati ritenevano o meno che negli istituti penitenziari della Calabria, ed in particolare nella casa circondariale di Catanzaro Siano e di Paola, vi fossero state, o vi erano in corso, violazioni nei confronti dei diritti legittimi dei cittadini detenuti in contrasto con quanto previsto dagli articoli 27 e 32 della Costituzione repubblicana e se non ritenevano doveroso ed opportuno disporre con urgenza delle mirate visite ispettive presso le case circondariali calabresi al fin di avere un quadro più chiaro possibile della situazione esistente, ed intervenire in maniera appropriata tenendo in considerazione quanto segnalato con l’atto ispettivo parlamentare.

Interrogazione Parlamentare a risposta in Commissione Giustizia ai Ministri della Giustizia e della Salute

Napoli, Ispezione di Radicali e Socialisti al Carcere di Poggioreale. Chiesta alla Regione la riapertura della Sala Operatoria


Luigi Mazzotta, Radicali NapoliCome preannunciato, nella mattinata di ieri, i Radicali unitamente ai Socialisti Italiani hanno tenuto presso la Casa Circondariale di Napoli Poggioreale una Visita ispettiva per accertare quali fossero le condizioni di detenzione, a distanza dell’ultima ispezione effettuata qualche tempo fa. Nel penitenziario cittadino, recentemente affidato al Direttore Antonio Fullone, proveniente dalla Casa Circondariale “Borgo San Nicola” di Lecce, sono entrati l’Onorevole Corrado Gabriele, Consigliere della Regione Campania, del Partito Socialista Italiano (Psi) e Luigi Mazzotta, Dirigente Nazionale dei Radicali Italiani e militante dell’Associazione Radicale per la Grande Napoli. Fuori le mura, nel frattempo, era stato organizzato un sit-in da parte dei Radicali a cui si sono aggiunti numerosi parenti e familiari dei detenuti ristretti a Poggioreale. Tra di loro, anche Nina Scafuro, la madre di Federico Perna, deceduto proprio a Poggioreale nei mesi scorsi in circostanze ancora poco chiare e sulle quale vi è in corso una inchiesta giudiziaria presso il Tribunale di Napoli.

La delegazione, accompagnata personalmente dal Direttore Fullone, ha visitato il Padiglione “San Paolo” che è il Centro Diagnostico Terapeutico cioè il “Reparto Ospedaliero” nonché il Padiglione Avellino. Nel corso della visita è stato fatto un sopralluogo anche alle Sale Colloquio che, proprio di recente, sono state completamente ristrutturate ed aumentate alleviando i problemi per i detenuti ed i loro familiari, prima costretti ad estenuanti file di attesa davanti all’Istituto Penitenziario. Sia l’Onorevole Gabriele che il Radicale Mazzotta hanno voluto esprimere la propria soddisfazione per l’accoglienza riservatagli dal nuovo Direttore e per l’impegno che in questo breve periodo ha profuso e che continuerà a praticare nel futuro per il miglioramento della struttura carceraria, ritenuta a ragione, una delle peggiori di tutta l’Unione Europea.

Manifestazione PoggiorealeC’è da segnalare che è stato, almeno per il momento, risolto il problema del sovraffollamento. Infatti in celle in cui prima vi erano rinchiuse dalle 8 alle 12 persone, ora ve ne sono molto di meno (4) e pare che sia rispettato il limite dei 3 metri quadri a detenuto imposto dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo di Strasburgo. Nonostante ciò, specialmente per quanto concerne il “San Paolo”, l’assistenza sanitaria fornita ai detenuti è insufficiente ed inadeguata. Bisognerebbe, infatti, riaprire immediatamente la Sala Operatoria del Carcere per evitare esosi costi per le traduzioni ed i piantonamenti in Ospedale. Per tale motivo, i Radicali ed i Socialisti, chiedono alla Regione Campania di provvedere con urgenza ad attivarsi per ripristinare questo importante servizio all’interno dell’Istituto. Secondo quanto riferisce il Consigliere socialista, il Direttore Fullone avrebbe l’intenzione di aumentare il numero delle ore d’aria ai detenuti in quei Padiglioni in cui ve ne sia la concreta possibilità. Anche questa iniziativa è stata salutata con piacere dalla delegazione poiché, consentirà ai detenuti, di non trascorrere più 20 ore al giorno su 24 chiusi in cella. “Questo va bene – dice l’On. Gabriele – ma serve ancora tantissimo e non bisogna spegnere i riflettori su questo Penitenziario che contiene 1834 detenuti, dei quali oltre 1.000 in custodia cautelare nonché tanti ammalati che, diversamente, dovrebbero stare in Ospedale.” Relativamente alle persone detenute ammalate, il radicale Mazzotta, ha preso i loro nominativi e l’Associazione Radicale per la Grande Napoli, seguirà tutte le loro problematiche con attenzione come sempre fatto negli ultimi tempi.

Quanto ai maltrattamenti da parte del personale di Polizia Penitenziaria, fino a poco tempo fa denunciati dai detenuti, non sono state fatte alcune lamentele anche perché la situazione è cambiata (è stato trasferito il vecchio Direttore e mandato in pensione il Comandante della Polizia Penitenziaria) anche grazie allo sfollamento effettuato che, consente, una migliore convivenza tra il personale che opera all’interno dell’Istituto e chi vi è costretto a viverci.

Il Servizio di Radio Radicale sulla Ispezione al Carcere di Poggioreale