Il Presidente dell’Unione delle Camere Penali, Valerio Spigarelli, chiede la revoca del 41 bis al boss, la platea risponde con un applauso scrosciante. Una battaglia per tentare di ripristinare la separazione tra toghe e politica. il confronto con il ministro Orlando.
Sentono aria di svolta, gli avvocati penalisti riuniti a Venezia. Comprendono che il tornante della riforma proposta dal governo sulla giustizia è decisivo. E nelle linee guida del ministro Orlando intravedono scelte meno subordinate ai diktat delle toghe.
Ma anche su questo c’è più di un distinguo tra i due candidati che si contenderanno oggi la presidenza dell’Unione camere penali, Beniamino Migliucci e Salvatore Scuto. Il quindicesimo congresso dell’Ucpi, in corso a Venezia Lido da venerdì, è chiamato a scegliere tra loro due.
Le operazioni di voto sono iniziate nel tardo pomeriggio di ieri e ricominciano stamattina alle 11, nel giro di un paio d’ore ci sarà la proclamazione degli eletti. E si conoscerà dunque anche il nome del nuovo presidente, che subentra a Valerio Spigarelli.
Negli appelli al voto di ieri mattina sia Migliucci che Sento hanno fatto ricorso a toni forti. Il primo, presidente della Camera penale di Bolzano, si è scagliato contro alcune distorsioni del sistema giudiziario, in particolare contro i paradossi del patrocinio di Stato: “Con un compenso di cento euro si vuol far capire a tutti che quella funzione è un orpello, senza importanza per nessuno”, è la denuncia di Migliucci, “lo Stato si deve vergognare di se stesso nel momento in cui umilia la funzione difensiva, non l’avvocato”.
Scuto dà una lettura meno pessimista sulla condizione generale della giustizia, e in particolare sulla subordinazione della politica alle toghe: ma, avverte, “proprio alla politica dobbiamo cercare di dare strumenti per liberarsi dall’abbraccio mortale con la magistratura”.
Un congresso pieno di analisi sulla riforma, con il clou del confronto pubblico tra Spigarelli e Orlando di venerdì sera, ina anche di fiammate improvvise, come quella con cui proprio il presidente uscente si è rivolto alla platea nella sua relazione introduttiva: “Noi siamo quelli che si battono per i diritti degli ultimi, di Provenzano… sì, anche di Provenzano, non cambia la nostra difesa del diritto”. E giù un applauso impressionante.
Un segno forte che l’intera platea dei 460 delegati ha offerto, questo sulla battaglia per la revoca del 41 bis al boss delia mafia, le cui condizioni di salute non sono più compatibili con la detenzione. Un’indicazione chiara che si è ripetuta pochi minuti dopo, quando il segretario di Radicali italiani Rita Bernardini si è chiesta: “Che cosa è quella riservata a Provenzano se non una tortura? Non sarà stata introdotta nel nostro ordinamento come reato, ma in un caso del genere noi assistiamo a una tortura imposta nello Stato di diritto”.
Molto vivace anche lo scambio di opinioni avvenuto dinante il dibattito di ieri, che ha visto sfilare sul palco decine di delegati. In particolare sul significato da dare alla “visita” del Guardasigilli: Giandomenico Caiazza dice di non emozionarsi: “Non me ne fotte che viene qua, conta quello che c’è nei ddl”. È Riccardo Cattarmi a controbattere e a. sostenere che l’intervento dì Orlando ha raccolto un “consenso unanime”. Cosa che, a sentire i commenti nel foyer del Palazzo del Cinema di Venezia Lido, è molto vicina ai vero.
Errico Novi
Il Garantista, 21 settembre 2014