Detenuto morto a Poggioreale. Salgono a 99 i morti dietro le sbarre in Italia


Carcere Poggioreale NapoliLa notizia è stata resa nota solo oggi da Radio Carcere attraverso internet. Un uomo di 40 anni è morto lo scorso 30 agosto nel carcere napoletano di Poggioreale. Ieri, invece, altri due suicidi sono stati posti in essere in altrettante carceri italiane.

Partendo dal detenuto morto a Poggioreale, si tratta di Vincenzo Cargiulo un 40 enne ristretto nel carcere partenopeo che è stato trovato senza vita nella sua cella. La causa del decesso sarebbe un infarto. Sono così 99 i decessi dietro le sbarre nelle carceri italiane dall’inizio dell’anno, 29 dei quali per suicidio. A tal proposito, a Trento e a Pisa altri due detenuti hanno scelto di farla finita impiccandosi nelle loro celle: Giacinto Verra e Martin Amcha, rispettivamente di 38 e 46 anni. Il primo sarebbe addirittura uscito tra pochi mesi, a gennaio 2015 mentre il secondo sarebbe tornato libero nel 2018. Entrambi si sono impiccati in bagno con un laccio o un lenzuolo appeso alle sbarre, evidentemente senza più la forza di affrontare anche un solo giorno in più nelle drammatiche condizioni in cui vivono – e muoiono – migliaia di detenuti nel nostro paese.

Espressonline.it, 02 Settembre 2014

Trento: esiti autopsia; morì in cella a 28 anni, nell’ottobre 2013, ucciso da farmaci e gas


cella detenuti 1Procedimento civile per ottenere l’autopsia. I periti: inalò butano da una bomboletta. Decesso nell’ottobre 2013. Per la procura non c’è reato: archiviazione.

Ucciso da un cocktail micidiale, un mix di farmaci e di gas propano. A quasi un anno dal decesso in carcere di un detenuto 28enne trentino, si chiariscono i contorni di quella strana morte dietro alle sbarre. Non si trattò di morte per cause naturali, come sosteneva il medico che eseguì l’ispezione cadaverica. Ad uccidere sarebbe stato quel terribile cocktail per disperati che forse serviva al giovane detenuto per “evadere” per un attimo da una vita difficile. L’aspetto particolare di questa vicenda è che a chiarire i contorni del decesso è stata la giustizia civile, non quella penale.

La morte risale al 29 ottobre dell’anno scorso. Quella notte il detenuto venne trovato privo di sensi nel bagno della cella dove era detenuto nel penitenziario di Spini di Gardolo. La procura, acquisite testimonianze e parere medico, ritenne che non ci fossero gli estremi per ordinare l’esame autoptico perché nulla faceva pensare ad un evento traumatico o a ipotetiche responsabilità da parte di terzi.

La madre del giovane però insisteva perché venisse fatta piena luce su quello strano decesso. “Mio figlio – scrisse la donna – è entrato nel carcere di Spini a fine luglio 2013, dovendo scontare una pena di 4 mesi per il reato di resistenza a pubblico ufficiale. La mattina del 29 ottobre, alle 6 circa, i compagni di cella lo hanno trovato in bagno privo di sensi.

Hanno chiamato gli agenti penitenziari, poi è intervenuto il 118, ma non sono riusciti a rianimarlo. Il medico di guardia ha certificato che le cause del decesso sono attribuibili ad arresto cardiaco”. La donna sottolineava che il figlio “soffriva di problemi di tossicodipendenza e per curarsi aveva già trascorso tre anni in una comunità, in carcere gli era stato somministrato del metadone con “terapia a scalare”. Non aveva altri problemi di salute”. E si chiedeva: “Come può essere morto, improvvisamente, per cause naturali?” Per rispondere a questa domanda la donna ha avviato un procedimento civile.

Attraverso l’avvocato Alessandro Baracetti ha chiesto e ottenuto dal Tribunale civile di Trento un’autopsia con la formula dell’accertamento tecnico preventivo. L’ipotesi è che ci potessero essere delle responsabilità di rilievo civile da par te dell’amministrazione carceraria sotto il profilo della colpa in vigilando.

Anche se erano trascorsi mesi dal de cesso, per eseguire l’esame medico legale non è stato necessario riesumare il cadavere perché il corpo del ragazzo era stato conservato all’obitorio. La perizia ha infine chiarito le cause dell’arresto cardio circolatorio. Il giovane è stato stroncato da un mix di farmaci, alcuni prescritti altri invece no, e dall’inalazione di gas propano. Su questo concordano sia il perito del giudice, sia il consulente di parte della famiglia. Pare che il gas venga sniffato dalle bombolette da campeggio che i detenuti possono tenere in cella per cucinare. Viene usato come sostitutivo degli stupefacenti per l’effetto di “sballo” che produce.

Dopo il deposito della perizia il magistrato titolare del procedimento civile, il giudice Aldo Giuliani, ha trasmesso gli atti alla procura della Repubblica per le valutazioni del caso. Procura che tuttavia non ha cambiato idea: è stata chiesta infatti l’archiviazione del fascicolo poiché dall’esame autoptico non emergerebbero elementi di possibile rilievo penale. Ora la parola è tornata alla madre del ragazzo e al suo legale che dovranno valutare se promuovere o meno la causa nei confronti dell’amministrazione penitenziaria.

Il Trentino, 3 settembre 2014

Trento: si impicca detenuto di 38 anni, da inizio 2014 nelle carceri si sono tolti la vita in 29


Carcere di TrentoDopo il suicidio avvenuto ieri nel carcere di Pisa, si registrano nelle carceri altri due decessi. Ed infatti una persona detenuta si è impiccata ieri nel carcere di Trento, mentre, sabato 30 agosto, un detenuto è morto nel carcere di Poggioreale.

Napoli, 30 agosto. Vincenzo Cargiulo di 40 anni viene trovato morto nella sua cella del carcere di Poggioreale. Da quanto si è appreso pare che l’uomo sia morto per un infarto.

Trento, 1 settembre. Giacinto Verra di 38 anni, si impicca nel bagno della sua cella con un laccio. Verra avrebbe finito di scontare la sua pena tra pochi mesi, ovvero a gennaio del 2015.

Pisa, 1 settembre. Martin Amcha, di 46 anni, si impicca nella sua cella della Casa Circondariale di Pisa. L’uomo, che avrebbe finito di scontare la sua pena nel 2018, è stato trovato appeso con delle lenzuola alla finestra del bagno.

Sale così a 29 il numero delle persone detenute che si sono tolte la vita dall’inizio del 2014, per un totale di 99 decessi.

Radio Carcere, 03 Settembre 2014

Pisa : suicidio in Carcere. Si è impiccato un 46enne della Repubblica Ceca


pisa detenuto“È di poche ore fa la triste notizia della morte per suicidio di un detenuto nella Casa Circondariale di Pisa. Ieri mattina tra le 5,30 e le 06,00 si è impiccato un detenuto originario della Repubblica Ceca, Martin Amcha, di 46 anni, che aveva un fine pena 2018 e si trovava in regime aperto e con un altro compagno nella cella. Verso le 5,30, il collega della Polizia penitenziaria addetto alla sezione, durante un giro di controllo, lo ha visto sulla branda, dopo di che si è recato di sentinella dando il cambio ad altro collega. Quest’ultimo è arrivato nella sezione dopo circa una mezz’ora e nel corso del giro di controllo non ha visto il suddetto ristretto sulla branda.

Insospettito ha svegliato l’altro detenuto che lo ha trovato appeso, con delle lenzuola, alla finestra del bagno. Nulla ha fatto presagire l’insano gesto del detenuto, anche in virtù del comportamento corretto dello stesso, sia nei confronti della restante popolazione detenuta che nei confronti del personale di Polizia Penitenziaria. Purtroppo, nonostante il prezioso e costante lavoro svolto dalla Polizia Penitenziaria, con le criticità che l’affliggono, non si è riusciti ad evitare tempestivamente ciò che il detenuto ha posto in essere nella propria cella”.

La notizia arriva dal Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria Sappe, il primo e più rappresentativo della Categoria, per voce del leader Donato Capece.

Il sindacalista del Sappe sottolinea che “negli ultimi 20 anni le donne e gli uomini della Polizia Penitenziaria hanno sventato, nelle carceri del Paese, più di 16mila tentati suicidi ed impedito che quasi 113mila atti di autolesionismo potessero avere nefaste conseguenze”.

Capece torna a sottolineare le criticità del sistema penitenziario: “Manca il personale di Polizia Penitenziaria e ogni giorno c’è una nuova criticità. L’Amministrazione Penitenziaria è ormai da diversi mesi senza un Capo Dipartimento e l’organico dei Baschi Azzurri è sotto di 7mila unità. La spending review e la legge di Stabilità hanno cancellato le assunzioni, nonostante l’età media dei poliziotti si aggira ormai sui 40 anni.

Altissima, considerato il lavoro usurante che svolgiamo. Nonostante le affrettate rassicurazioni di chi va in giro a dire che i problemi delle carceri sono (quasi) risolti e non c’è più un’emergenza, i drammi umani restano, eccome, ed è quindi sbagliata la scelta del Ministero della Giustizia di cancellare i presidi di sicurezza penitenziaria in cinque importanti regioni come Calabria, Liguria, Umbria, Marche e Basilicata”.

“Non è pensabile chiudere strutture importanti di raccordo tra carcere, istituzioni e territorio come i Provveditorati Regionali dell’Amministrazione Penitenziaria di Calabria, Liguria, Umbria, Marche e Basilicata” conclude Capece “a meno che non si voglia paralizzare il sistema ed avere del carcere l’esclusiva concezione custodiale che lo ha caratterizzato fino ad oggi. Vuole il Governo Renzi essere ricordato per questo attacco ai presidi di sicurezza del Paese?”.

Osapp: in Italia è il 28esimo dall’inizio dell’anno

“Un detenuto di 46 anni ristretto nel carcere di Pisa si è impiccato questa mattina nel bagno della cella che condivideva con un altro detenuto” a darne notizia in una nota è Leo Beneduci. segretario generale dell’Osapp (Organizzazione Sindacale Autonoma Polizia Penitenziaria).

Secondo il sindacato: “sulla carta il sovraffollamento penitenziario la Toscana non sarebbe in condizioni critiche, a differenza di altre sedi, atteso che per i 3.246 detenuti presenti sarebbero 3.345 i posti della capienza c.d. “regolamentare” e, addirittura, 4.916 posti della capienza c.d. “tollerabile”, mentre nel carcere di Pisa a fronte di una capienza “regolamentare” di 288 posti sono presenti 261 detenuti, per cui è da ritene3re che le cause che hanno portato ai gravi eventi di Firenze-Sollicciano, Porto Azzurro nei giorni scorsi e oggi a Pisa hanno altre cause, probabilmente, insite in un sistema e in una organizzazione che al di là dei numeri produce comunque disagio e sofferenza nell’utenza come nel personale.”,

“Peraltro – prosegue il leader dell’Osapp – l’episodio ingenera ulteriori e gravi dubbi anche rispetto ai criteri di gestione del lavoro in uso negli istituti di pena e riguardo alla considerazione istituzionale in cui è tenuta l’Amministrazione penitenziaria, in ambito nazionale e periferico, se da un lato risulterebbero contemporaneamente assenti per ferie il direttore e il comandante di reparto di Pisa nonché il Provveditore Regionale, mentre nell’assoluta discrezionalità che compete all’autorità giudiziaria le indagini di rito a Pisa sono state comunque affidate ai militari dell’Arma dei Carabinieri e non agli appartenenti al Corpo di Polizia Penitenziaria benché colà in servizio.

“È, pertanto, non solo urgente ma di vitale importanza – conclude Beneduci – che il Governo inserisca nella riforma della Giustizia anche la completa riorganizzazione dell’Amministrazione penitenziaria e, ad oltre 24 anni dalla prima, una nuova riforma della Polizia Penitenziaria”.

Radicali: suicidio dimostra inadeguatezza sistema penitenziario

“Ieri mattina si è suicidato nella sua cella del carcere di Pisa un detenuto cecoslovacco: é il 28º caso di suicidio nelle carceri italiane, il 3º nelle carceri toscane dall’inizio del 2014”. La segretaria di Radicali Italiani, Rita Bernardini, e Maurizio Buzzegoli, segretario dell’Associazione “Andrea Tamburi” di Firenze, sottolineano che “i proclami del Governo Renzi che ritengono di aver risolto il problema carcerario vengono sconfessati quotidianamente dalle tragedie che avvengono negli istituti penitenziari italiani: la morte per pena é una triste realtà che testimonia l’illegalità e l’inadeguatezza del nostro sistema penitenziario”.

Lo scorso 30 giugno Rita Bernardini, insieme a Marco Pannella e a centinaia di cittadini, ha intrapreso uno sciopero della fame, durato 43 giorni, con l’obiettivo, tra gli altri, di scongiurare le morti violente in carcere. “A più riprese, siamo stati obbligati da parte delle giurisdizioni internazionali a ristabilire la legalità e lo Stato di Diritto all’interno delle patrie galere -proseguono Bernardini e Buzzegoli – ma ad oggi si continuano ad ignorare le uniche due soluzioni in grado di risolvere immediatamente il problema, così come auspicato anche dal Presidente Napolitano: i provvedimenti di amnistia e indulto”. I due esponenti radicali lanciano un appello al Presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi: “Le carceri toscane sopravvivono nella continua emergenza: auspichiamo che, quanto prima, si riesca a convocare sul tema una seduta straordinaria del Consiglio regionale”.

Ristretti Orizzonti, 02 Settembre 2014