La vexata quaestio sulla giustizia, del suo senso e della sua amministrazione, è stata, senza alcun dubbio, da tempo immemore sia oggetto di una vastissima disquisizione sia un paradigma tra i più sentiti per definire la qualità della nostra stessa civiltà umana.
E quell’interrogativo che in quel breve saggio pseudo platonico Socrate rivolge ad un interlocutore anonimo domandandogli cosa sia per lui la giustizia attende, nonostante intere biblioteche siano colme e stracolme di scritti morali, filosofici e giuridici, non a caso ancora la parola decisiva o finale. Se mai ci sarà.
E proprio per ciò passando dalla teoria alla pratica, dal senso morale, filosofico e giuridico della giustizia alla sua concreta amministrazione o somministrazione, un aspetto non meno importante della stessa giustizia lo riveste un suo particolare fardello ossia “l’errore giudiziario”, che rispetto alla pretesa giustizia contiene in sé, “senza se e senza ma”, la sua chiara ed inequivocabile ingiusta essenza.
E per coloro che leggono queste preziose pagine di “Notizie Radicali” dove l’analisi circostanziata, le precise denunce di innumerevoli casi di malagiustizia sono di casa, avranno di sicuro già intuito la possibile domanda cui in primis è lecito non solo chiedere ma aspettarsi una risposta dal ministro Orlando.
Anche perché sempre da queste “Notizie Radicali” si apprende che il filo rosso che sviscera la drammatica realtà della somministrazione della giustizia alla fine conduce a delineare che l’effetto della “malagiustizia” risiede in una semplice duplice e contestuale causa: da un lato in una sua cattiva amministrazione, ossia organizzazione e dall’altro ad una de-responsabilità dei magistrati, che non ha nulla a che vedere, va detto e sottolineato, con l’indipendenza e l’autonomia costituzionalmente riconosciuta, che si traduce nella maggior parte in “errori” tanto evitabili ed inescusabili da indurre, immagino obtorto collo, il direttore Vecellio ogni qual volta si parli di quest’ultimi ad associare, in un connubio inscindibile, la stessa parola “errori” ad “orrori giudiziari”.
Ed il punto dirimente a cui si richiede attenzione ed una possibile risposta del medesimo Ministro, proprio nel momento in cui si appresta a presentare il suo progetto di riforma, alla fine è proprio qui: quell’errare humanun est del magistrato che differisce da tutti gli altri per l’assenza dalla connessa responsabilità che si stabilisce per tutti gli altri.
Perché come è pacifico e notorio per noi comuni cittadini senza toga vale una semplice regola che nessuno disconosce. E cioè che l’errare essendo una facoltà esclusiva degli uomini (perché “solo gli uomini errano”) e segno di libertà di scelta, così come tutte le altre libertà civili e democratiche che la nostra civiltà umana e giuridica conosce, l’unica e necessaria condizione conseguente è collegarla ad una concreta e personale responsabilità. Diretta responsabilità, del resto, ben nota agli stessi magistrati, che nell’esercizio della loro funzione applicano e sanzionano quotidianamente nei nostri confronti.
Ed il punto ineludibile, volente o nolente, è in ciò: statuire una congrua responsabilità diretta “all’errare humanum est” del magistrato. Responsabilità che inconfondibilmente non ha nulla a che spartire con la citata legittima autonomia e indipendenza, già doverosamente riconosciuta dal nostro ordinamento giuridico. Perché delle due l’una, pensando ad Orlando ma anche all’Anm al Csm o ad una certa concezione della giustizia: o il magistrato non è un uomo e non erra oppure gli “errori/orrori giudiziari” che la realtà ci appalesa sono frutto di un’immaginaria fantasia.
Carlo Peis
Notizie Radicali, 29 agosto 2014
Solo proclami e specchietto per le allodole la responsabilita’civile dei giudici(e quanto durera’ un ipotetico processo per risarcimento di una causa almeno 40 anni), mentre se un cittadino normale che viene preso nel tritacarne della giustizia deve subire un processo che non finira’ mai e il potentato dei giudici continuera’ a fare quello che gli pare
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