Carceri invivibili… e il Dap è ancora senza guida. Ispezione dell’On. Bruno Bossio (Pd) a Rossano


Novara 1Arginato il sovraffollamento – i detenuti sono scesi al minimo storico di 54.200 – l’emergenza carcere sembra essere stata cancellata dai media e dalla politica. Eppure, da oltre tre mesi l’Amministrazione penitenziaria è senza guida: il governo non ha ancora concertato la nomina del successore di Giovanni Tamburino ma da via Arenula fanno sapere che arriverà con il Consiglio dei ministri del 29 agosto.

Ormai è un testa a testa tra Giovanni Salvi, procuratore della Repubblica a Catania, e Giovanni Melillo, attualmente capo di gabinetto del ministro (Betta Cesqui, sostituto Procuratore generale andrebbe all’Ispettorato). Certo è che la mancanza di una guida e di una regia (nonché delle relative responsabilità) pesa sul problema – non meno grave del sovraffollamento, inteso come contabilità delle presenze – dell’invivibilità del carcere e della sua inadeguatezza ad adempiere il dettato costituzionale: un servizio finalizzato al reinserimento sociale dei detenuti, nel rispetto dei diritti fondamentali.

Emblematico quanto denunciato dalla parlamentare del Pd Enza Bruno Bossio dopo un’ispezione nel carcere di Rossano, il 9 agosto, in particolare nel Reparto di isolamento dove sono rinchiusi, nelle cosiddette “celle lisce”, i detenuti a rischio di suicidio. “Ho trovato detenuti sostanzialmente nudi, soltanto con gli slip, in celle in cui non c’era neanche il letto, seduti per terra in mezzo ai loro escrementi, al vomito e ai piatti sporchi – ha dichiarato a http://www.crimeblog.it. Uno di loro, italiano, era stato messo lì per aver tentato il suicidio e quindi doveva essere assolutamente tenuto in isolamento. Gli altri due avevano tentato un’evasione e hanno detto di essere stati pestati dalla polizia penitenziaria. Infatti avevano ricevuto percosse”. Ieri è scattata l’ispezione ministeriale.

Quest’anno ancora non si parla di “ferragosto in carcere”, la tradizionale trasferta dei parlamentari nelle carceri italiane per verificarne le condizioni di vivibilità, rese più difficili dalle temperature estive. Chiusa (politicamente) la pagina del “sovraffollamento, il problema sembra rimosso, fatta eccezione per i Radicali, sempre attivi su questo fronte, e per alcuni parlamentari, come appunto la Bossio che si è recata a Rossano, carcere con 258 detenuti, di cui molti in regime di Alta sicurezza, rispetto a una capienza regolamentare di 215 posti.

La Bossio si è presentata senza preavviso (non ne era tenuta poiché le visite ispettive sono un diritto del parlamentare) e perciò ha incontrato una serie di ostacoli, denunciati al ministro Orlando e alla Procura di Castrovillari. Il suo è il racconto di “un’ordinaria illegalità”.

Le “celle lisce”, in particolare, sono un problema antico e mai risolto. Ci finiscono in tanti: dai cosiddetti “psichiatrici” ai “depressi”. Spesso anche le matricole, che non reggono l’urto del carcere e manifestano propositi suicidari. Sono celle piantonate da un agente h24, per controllare, da uno psichiatra, per somministrare la terapia. Le chiamano “lisce” perché, per evitare che il detenuto “si faccia male”, c’è solo una branda di ferro, spesso senza materasso e lenzuola. Ma poiché il carcere “fa male”, nasce un circolo vizioso: il detenuto deve restare in cella liscia finché non è guarito, ma se non lascia la cella liscia continua a star male.

Quindi, starà sempre male. D’altra parte, nessuno si assume la responsabilità di cambiare procedura, rispondendo con un atto di cura – e non di punizione – a una chiara esigenza di cura. Non a caso gli psichiatri concordano che per curare la salute mentale dentro il carcere bisogna fare guerra al sistema carcerario. Perché il funzionamento del carcere si misura sulla sua vivibilità, intesa come qualità della vita.

Donatella Stasio

Il Sole 24 Ore, 12 agosto 2014

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