Palermo, Detenuto muore in Ospedale. I familiari si rivolgono alla Magistratura


Ospedale Civico PalermoUn detenuto agrigentino, Gioacchino Salvaggio di 54 anni, nei giorni scorsi, è morto presso l’Ospedale Civico di Palermo, dove era stato trasportato dopo un malore avuto al Carcere “Pagliarelli” di Palermo. Per tale motivo i suoi familiari hanno presentato un esposto alla locale Procura della Repubblica chiedendo di effettuare gli accertamenti necessari per verificare se ci siano state delle responsabilità.

Ma a distanza di sette giorni dal decesso il corpo si trova ancora nella Camera Mortuaria ed il Pubblico Ministero della Procura di Palermo non ha ancora deciso se disporre l’esame autoptico. I parenti chiedono di fare luce sulle cause della morte ed accertare se i soccorsi sono stati portati a termine senza ritardo.

“Né i parenti di Selvaggio, né il sottoscritto – spiega l’avvocato Giuseppe Dacquì -, abbiamo mai appreso che avesse problemi di salute”. La vicenda giudiziaria di Salvaggio risale agli anni compresi fra il 1997 e il 2001. In quel periodo avrebbe fatto parte di una banda che ricettava assegni falsi e spacciava banconote contraffatte.

Di Gregorio : Pietà per Provenzano, è un vegetale col cuore battente


Avv. Rosalba Di GregorioParla l’avvocato del boss: “L’encefalopatia gli ha distrutto il cervello ma il tribunale di Sorveglianza non vuole revocargli il 41 bis”.

Pietà per Provenzano. Uno Stato degno di questo nome dovrebbe averla o quantomeno trovarla. Perché il boss dei boss, come ci conferma il suo avvocato, Rosalba Di Gregorio, è da tempo un “vegetale”, fermo su un letto da due anni, si nutre con un sondino nasogastrico, l’encefalopatia gli ha “distrutto” il cervello. Eppure è ancora detenuto in regime di carcere duro.

Persino l’ex pm Antonio Ingroia ha chiesto la revoca del 41bis. Il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, invece, sostiene che il boss, anche se a intermittenza, reagisce. E a proposito di Dap, al legale di Provenzano abbiamo chiesto che ne pensa dell’annuncio del premier Renzi di revocare il segreto di Stato sul cosiddetto “protocollo Farfalla”, il presunto accordo fra servizi segreti e Dap che permetteva agli 007 di “contattare” i detenuti per 41bis.

Avvocato Di Gregorio, come sta Provenzano?

“Malissimo. Se gli staccano i fili avrà sì e no 48 ore di vita. Pesa 45 chili, è alimentato artificialmente con un sondino che va dal naso non più allo stomaco, che ormai non reagisce più, ma direttamente all’intestino. Dovranno fargli la Peg (l’inserimento di un tubo dalla cavità gastrica verso l’esterno per permettergli di nutrirsi, ndr), ma col suo tipo di encefalopatia, l’anestesia potrebbe ucciderlo. Provenzano è un vegetale col cuore battente ma senza più orientamento spazio-temporale”.

Eppure il carcere duro non gli viene revocato.

“Il tribunale di Sorveglianza di Roma si comporta da Ponzio Pilato. Il primario ospedaliero del reparto San Paolo di Milano, dove Provenzano è ricoverato in regime di 41 bis, ha inviato una relazione al magistrato di Sorveglianza di Milano certificando l’incompatibilità di Provenzano con qualunque stato di detenzione. Il magistrato ha attivato il tribunale di Sorveglianza di Milano, che ha nominato i periti rinviando però il tutto al 3 ottobre. Alla stessa data, pilatescamente, ha rinviato anche il tribunale di Roma competente per il 41 bis. Così Provenzano se ne resta “felicemente” al 41bis perché, dicono, in queste condizioni pare possa dare ordini e comandare Cosa Nostra. In queste condizioni potrebbe impartire la sua volontà solo a una mafia in coma come lui”.

Potrebbe rimanere in questo stato per anni?

“No, i medici dicono che le cellule celebrali si stanno distruggendo e che a un certo punto verranno meno anche quelle che comandano la respirazione e quindi il cuore. Provenzano morirà improvvisamente per arresto cardiocircolatorio dopo anni di sofferenza. Io ho esaurito tutti i mezzi che il codice mi mette a disposizione per tirarlo fuori di lì. È un momento di inciviltà dello Stato. Persino Ingroia ha chiesto la revoca del 41bis”.

A che titolo e in che veste? Come avvocato?

“Le procure di Palermo, Caltanissetta e Firenze hanno espresso parere favorevole alla revoca. Ma il ministro della Giustizia le ha ignorate riapplicando il 41bis. Anche la Procura nazionale antimafia ha detto “no” alla revoca. E sa perché? Perché il Dap gli ha comunicato che ad intervalli Provenzano capisce. Nella loro relazione c’è scritto che se gli chiedi “come sta”, a volte non reagisce, altre dice “bene”, quindi per loro sta bene. È anche annotato che quando l’infermiera gli chiede se vuole la tv accesa, lui risponde “mia sorella dov’è? E le preghiere?”, ma per il Dap interagisce. Per il giudice tutelare, invece, non occorre nemmeno la perizia tanto è evidente che il suo cervello è ormai compromesso”.

Ha sentito che il premier desecreterà il “protocollo Farfalla”?

“Se lo facessero veramente avremmo molto da apprendere. Parliamo di un accesso alle carceri allo scopo di dialogare coi detenuti per 41bis per acquisire informazioni senza informare la magistratura. Qual è il fine? I “contatti” di che natura erano? Che scopo aveva “contattare” i detenuti per 41bis senza che alla magistratura venisse comunicato nulla? Si tratta di un’operazione che non prevede nessun tipo di rendicontazione scritta, assolutamente “chiusa”, che “sfugge” ma che di certo è contraria alla costituzione, perché il detenuto dovrebbe rispondere solo alla magistratura di sorveglianza. Di certo, però, questo “protocollo” non è stato creato per perdere tempo”.

Nel 2012 l’allora eurodeputata dipietrista Sonia Alfano e Giuseppe Lumia, del Pd, incontrarono Provenzano in carcere.

“Quella era un’iniziativa personale che non mi pare possa rientrare nel protocollo farfalla”.

Anche il dialogo in carcere tra Riina e Alberto Lo Russo, un affiliato alla Sacra Corona Unita trasformato in “cimice umana”, ha fatto pensare al “protocollo Farfalla”.

“In questo caso allora dovremmo parlare di una “farfalla” ancora svolazzante, ma non è proprio la stessa cosa. Il vero “protocollo Farfalla” è quello esistito negli anni precedenti. Quello sì che è una cosa grave e seria, e sarà un bene fare piena luce. Magari anche su alcuni strani suicidi di detenuti mafiosi avvenuti nel corso degli anni”.

Luca Rocca

Il Tempo, 31 luglio 2014

Csm : Sono pochi 8 euro per risarcire i detenuti vittime di trattamenti disumani


Consiglio_Superiore_della_MagistraturaTroppo pochi 8 euro al giorno per risarcire un detenuto per le “condizioni inumane o degradanti” vissute in un carcere sovraffollato. Questa la posizione espressa dal Csm con un parere, approvato oggi in plenum a larga maggioranza (19 voti a favore, astenuti il laico della Lega Ettore Albertoni e il togato di Magistratura Indipendente Antonello Racanelli), sul decreto legge che prevede misure compensative per i detenuti.

La norma, osserva Palazzo dei Marescialli, può essere esposta anche a “problemi di compatibilità costituzionale sotto il profilo della effettiva tutela in relazione al combinato disposto” degli articoli 117 della Costituzione (che prevede il rispetto dei vincoli degli ordinamenti comunitari) e dell’articolo 3 della Convenzione europea dei diritti umani. “L’obiettiva esiguità del quantum risarcitorio da liquidarsi – si legge nel parere messo a punto dalla Sesta Commissione (relatrice la togata di Unicost Giovanna Di Rosa) e richiesto dal ministro Andrea Orlando – senza che alcuna discrezionalità sul punto residui al giudicante, potrebbe infatti essere sospettata di svuotare di contenuto la tutela offerta dalla disposizione sovranazionale, la cui violazione non darebbe luogo ad un effettivo ristoro per equivalente da parte dell’amministrazione”.

Inoltre, “al di là della evidente esiguità della somma – osserva il Csm – chiaramente riconducibile al timore che il riconoscimento di importi assai cospicui a favore dei danneggiati possa gravare eccessivamente sulle finanze dello Stato, la previsione di un siffatto limite appare discutibile anche sotto il profilo della rigidità del tasso di risarcimento previsto per legge, senza che sia prevista alcuna possibilità di graduarlo in ragione della gravità del pregiudizio eventualmente accertato”.

Profili “critici”, poi, sono evidenziati anche sulla previsione della riduzione di un giorno di pena per ogni 10 passati in “condizioni degradanti” a favore di coloro che stanno ancora scontando la condanna: “riduzione che forse – sottolinea Palazzo dei Marescialli – sarebbe stato preferibile parametrare su quelle di cui il condannato può beneficiare, a titolo di liberazione anticipata, quando partecipi positivamente all’opera rieducativa”. Infine, l’organo di autogoverno della magistratura definisce “ragionevole ritenere che l’elevato numero dei ricorsi che, presumibilmente, potrà essere esperito da una vastissima platea di soggetti, finisca per determinare un notevole rallentamento nell’accesso alla tutela giurisdizionale, anche tenuto conto della condizione di notevole difficoltà in cui versano gli uffici di sorveglianza, investiti di una nuova gravosa competenza”.

Lo Giudice (PD): “Approvato in Senato ODG sui minori in carcere”


Sergio Lo GiudiceL’estensione del limite di età, dai ventuno ai venticinque anni, per l’applicazione delle misure penali previste per i minorenni, sia accompagnata da misure adeguate. Questo il contenuto di un ordine del giorno presentato in Commissione Giustizia del Senato e fatto proprio dal Governo, relativo al decreto n. 92 in materia carceraria che sarà al voto nell’aula del Senato il prossimo 6 agosto. L’odg, sottoscritto dai senatori Pd Sergio Lo Giudice, Giuseppe Lumia, Rosaria Capacchione, Monica Cirinnà, Giuseppe Cucca, Rosanna Filippin e Nadia Ginetti segue un atto analogo assunto nei giorni scorsi dalla Camera su proposta della deputata Pd Sandra Zampa.

“L’intenzione di mantenere all’interno dell’ordinamento penale minorile i giovani fino ai venticinque anni che abbiano compiuto un reato da minorenne è in sé condivisibile – spiega Sergio Lo Giudice, primo firmatario della proposta -. Tuttavia questa scelta potrebbe avere contraccolpi negativi sull’organizzazione degli istituti penali minorili. Non è possibile progettare trattamenti analoghi per un ragazzo di quattordici anni e uno di ventiquattro, magari con già alle spalle un’esperienza precedente nel carcere per adulti. Per questo motivo abbiamo chiesto e ottenuto dal Governo di valutare tre interventi: erogare più risorse finanziarie e di personale agli istituti penitenziari minorili, differenziare gli interventi psico-pedagogici mirati alle diverse età dei soggetti, attivare specifici istituti a custodia attenuata utilizzando le strutture già disponibili nel circuito penale minorile”.

SENATO DELLA REPUBBLICA – XVII LEGISLATURA

COMMISSIONE GIUSTIZIA

Resoconto Sommario n. 135 del 30 Luglio 2014

ORDINE DEL GIORNO AL DISEGNO DI LEGGE (AL TESTO DEL DECRETO LEGGE N. 92/2014) N. 1579

Il Senato
premesso che:

il decreto-legge 26 giugno 2014, n. 92, recante disposizioni urgenti in materia di rimedi risarcitori in favore dei detenuti e degli internati che hanno subito un trattamento in violazione dell’articolo 3 della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali, nonché di modifiche al codice di procedura penale e alle disposizioni di attuazione, all’ordinamento del Corpo di polizia penitenziaria e all’ordinamento penitenziario, anche minorile, all’articolo 5 detta una specifica disposizione relativa all’esecuzione delle pene detentive, delle misure cautelari, delle misure alternative e di sicurezza nei soggetti che abbiano compiuto da poco la maggiore età;

il succitato articolo 5 prevede che le disposizioni dettate in materia di esecuzione dei provvedimenti limitativi della libertà personale nei confronti dei minorenni si applichino a tutti i soggetti sottoposti a sanzione che non abbiano ancora raggiunto il venticinquesimo anno di età e non più il ventunesimo;

l’inserimento di un sia pur esiguo numero di detenuti e internati di età maggiore ai ventun’anni negli istituti penali minorili pone la necessità di affrontare con la massima attenzione il tema delicato della compresenza fra detenuti internati minori e altri di età più elevata

impegna il Governo:

a valutare la possibilità di erogare maggiori risorse finanziarie e di personale agli istituti penitenziari minorili presso i quali saranno assegnati i soggetti sottoposti a sanzione che abbiano già raggiunto il ventunesimo anno di età e non abbiano ancora raggiunte il venticinquesimo;

a valutare la possibilità di predisporre interventi psico-pedagogici mirati alle diverse età dei soggetti sottoposti a sanzione, volti a dare continuità ai percorsi rieducativi e contribuire al pieno recupero sociale degli stessi;

a valutare l’opportunità di attivare appositi e dedicati istituti a custodia attenuata per la fascia di detenuti e internati in questione, utilizzando a tale scopo spazi detentivi recuperati fra le strutture presenti nell’ambito del circuito penale minorile.

Lo Giudice , Lumia, Capacchione, Cirinnà, Cucca, Filippin, Ginetti