Firenze, Domani i Giudici decideranno sul bambino di 6 anni che vive in Carcere con la mamma


firenze_solliccianino33Domani il bambino di sei anni che vive con la mamma a Sollicciano, che è entrato in carcere a un anno e da lì non è più uscito, legato al destino di una madre che finirà di scontare la pena nel 2019, saprà la sua destinazione.

Se finalmente uscirà dall’unica casa che conosce ma che sa benissimo essere una galera e di cui diventa sempre più insofferente, finendo dentro una casa famiglia, come aveva stabilito il tribunale dei minori, o se andrà invece a Genova a casa dello zio paterno come chiedono la famiglia e la madre che ha fatto ricorso contro la decisione del tribunale. La Corte di Appello aveva sospeso lo scorso maggio la sentenza del tribunale dei minori e domani deciderà tra le due opzioni.

“Non ho visto il bambino che era al suo primo giorno di uscita con i campi estivi del Comune, ma ho incontrato la madre”, racconta Franco Corleone, il garante toscano dei detenuti che è entrato ieri mattina a Sollicciano insieme alla collega regionale per i minori, Grazia Sestini. Nessun garante fiorentino con loro anche se il carcere è a Firenze. “Sono stupito – dice Corleone – che nonostante io mi sia rivolto a suo tempo al Comune, l’amministrazione non abbia ancora nominato il garante cittadino.

È incomprensibile per la città capoluogo con il carcere più grande della regione”. Giacomo (questo il suo nome di fantasia) ieri era per la prima volta uscito.

“Ma la sera torna comunque in carcere, proprio quando le celle si chiudono e lui deve restare prigioniero”, sottolinea Corleone. Domani saprà se andrà dallo zio che è straniero, nigeriano, come il resto della famiglia, oppure da sconosciuti. “Mi sembrerebbe la soluzione migliore per un ragazzino che entrerà in prima elementare con problemi non piccoli – dice Corleone.

Lui è vissuto in carcere, gli altri bambini magari hanno già il primo telefonino, hanno sempre avuto una casa, sono stati sempre liberi. Almeno andrebbe in una famiglia che è la sua, capace non solo di assicurargli una continuità di rapporti quando la madre uscirà, ma già da adesso”.

Il garante spiega che lo zio ha moglie e figlio che sono già stati in carcere a conoscere il bambino, che hanno fatto amicizia. “D’altra parte le verifiche dicono che ha lavoro, una casa in affitto e che è regolare”.

Sembra dello stesso parere l’avvocato della madre, Silvia Barbacci che però non si spericola: “Spero davvero che la Corte d’Appello decida nell’interesse del minore ovviamente dopo avere fatto le verifiche necessarie e ascoltato il parere dei servizi sociali”. Intanto ieri Giacomo è tornato prigioniero nel cosiddetto nido di Sollicciano dove vivono solo lui e sua madre: “in questo momento non ci sono altri bambini”, racconta Corleone.

E anche se ci fossero sarebbero più piccoli. “Questo bambino è il più grande mai rimasto dentro un carcere, l’età massima è tre anni”, dice. Anche se dal 2011 è previsto che i figli di detenute possano restare con le madri fino a sei anni, ma in strutture speciali e diverse da Sollicciano “dove sabato scorso si è ucciso un altro detenuto, un trentaduenne morto secondo il carcere per avere semplicemente inalato troppo gas dalla bomboletta solo per stordirsi. Comunque sia, di carcere e in carcere è morto”, dice Corleone.

Ilaria Ciuti

La Repubblica, 1 luglio 2014

Carceri, Violenze sui detenuti. Per Strasburgo le pene date ai Poliziotti sono poco severe


Carcere di SassariGli Agenti di Polizia Penitenziaria colpevoli degli atti di violenza avvenuti nel carcere di San Sebastiano di Sassari nell’ aprile del 2000 non hanno ricevuto pene proporzionali al reato commesso. La Corte Europea dei Diritti Umani ha quindi condannato l’Italia per aver sottoposto a trattamento inumano e degradante Valentino Saba, uno dei detenuti.

Valentino Saba è uno dei detenuti che denunciarono gli atti di violenza. La Corte ha stabilito che lo Stato gli deve versare 15mila euro per danni morali. Lui ne aveva chiesti 100mila. Nel condannare l’Italia la Corte di Strasburgo mette in causa i tempi lunghi del processo, il fatto che molti colpevoli sono stati prosciolti per prescrizione dei reati commessi, e che chi è stato condannato ha ricevuto pene troppo leggere in rapporto ai fatti per cui era stato incriminato. Ad esempio i giudici indicano come pene troppo leggere la multa di 100 euro inflitta a uno degli agenti che non ha denunciato le violenze commesse dai suoi colleghi, o il fatto di aver sospeso la condanna al carcere per altri agenti.

Nella sentenza i giudici sottolineano inoltre che le autorità italiane non hanno indicato se le persone sotto processo sono state sospese durante il procedimento come stabilisce la giurisprudenza della Corte di Strasburgo. I giudici di Strasburgo, però, hanno anche stabilito che Valentino Saba è stato sottoposto a trattamento inumano e degradante ma non a tortura, come sostenuto da lui.

Carceri, Strasburgo condanna l’Italia per trattamenti inumani e degradanti


carcere-620x264La Corte europea per i diritti dell’uomo ha condannato l’Italia a risarcire 20 mila euro (15 per danni morali e 5 per spese legali) a Valentino Saba, che fu detenuto nel carcere di Sassari nel 2000 e sottoposto a violenze da parte degli agenti di custodia. In seguito alle sue denunce, 12 persone sono state condannate nel 2009 ma “a causa della lentezza dell’iter giudiziario”, come sottolineato nel ricorso di Saba alla Corte di Strasburgo, i responsabili di questi trattamenti hanno beneficiato della prescrizione.

La Corte europea dei diritti umani, condannando l’Italia per aver sottoposto Saba a un trattamento inumano e degradante, mette di nuovo in discussione i tempi della giustizia italiana, il fatto che molti colpevoli sono stati prosciolti per prescrizione dei reati e altri condannati con pene troppo leggere in rapporto ai fatti per cui erano stati incriminati.

Ad esempio i giudici di Strasburgo indicano come pene troppo leggere la multa di 100 euro inflitta a uno degli agenti che non ha denunciato le violenze commesse dai suoi colleghi, o il fatto di aver sospeso la condanna al carcere ad altri suoi colleghi.

Nella sentenza i giudici sottolineano inoltre che le autorità italiane non hanno indicato se le persone sotto processo sono state sospese durante il procedimento, come stabilisce la giurisprudenza della Corte di Strasburgo. I giudici della Corte europea dei diritti umani hanno anche stabilito che Valentino Saba è stato sottoposto a trattamento inumano e degradante ma non a tortura, come lui aveva denunciato.

http://www.lettera35.it – 01 Luglio 2014

Carceri, De Cristofaro (Sel) : Strasburgo condanna l’impunità della Polizia Penitenziaria


Sen. Peppe De Cristofaro«La condanna della Corte Europea dei Diritti Umani a carico dell’Italia per aver sottoposto a trattamento inumano e degradante un detenuto nel carcere di San Sebastiano di Sassari indica non la gravità di un caso isolato ma di un intero costume che deve assolutamente cambiare».

Lo afferma Peppe De Cristofaro, Senatore di Sinistra Ecologia e Libertà (Sel), membro della Commissione Straordinaria per la Tutela dei Diritti Umani di Palazzo Madama e della Commissione Bicamerale Antimafia.
«Gli agenti denunciati dai detenuti di quel carcere per le violenze commesse dagli agenti nell’aprile del 2000 – prosegue De Cristofaro – sono stati condannati, ma a pene leggerissime e di fatto quasi prive di conseguenze. Per gli Agenti della Polizia Penitenziaria o per quelli in servizio di ordine pubblico vale una sorta di impunità a priori, per cui anche quando vengono considerati colpevoli le pene devono essere alleggerite in virtù della loro appartenenza alle forze dell’ordine. 
Ciò è del tutto inaccettabile – conclude il Parlamentare di Sel – e proprio questa perversa abitudine ha voluto denunciare, con la sua sentenza di condanna, la Corte europea»

 

 

Santa Maria Capua Vetere (Ce): nella Casa circondariale manca anche l’acqua corrente


Casa Circondariale Santa Maria Capua VetereCaro Garantista, scrivere della situazione della casa circondariale di Santa Maria Capua Vetere significa passare concretamente in rassegna tutte le gravi difficoltà legate alla piaga del sovraffollamento carcerario, che da tempo ormai caratterizza gli istituti di pena italiani e quelli campani con particolare urgenza. Un problema, quello del sovraffollamento delle nostre galere, nel quale si riflettono tanti aspetti del malfunzionamento della giustizia italiana.

La nuova struttura è stata costruita nei primi anni Novanta, nel periodo delle “carceri d’oro”, e presenta diverse criticità strutturali. Problemi d’infiltrazione, ad esempio, ma anche legati al fatto che la struttura penitenziaria non è connessa all’acquedotto del comune. Ciò significa che i detenuti possono usufruire di acqua corrente solo per poche ore al giorno, con tutto ciò che ne consegue non solo sotto profilo igienico, ma anche sanitario. L’erogazione idrica sarebbe inoltre compromessa a causa di impianti inadeguati e, come se non bastasse, l’Arpac – l’Agenzia regionale protezione ambientale – avrebbe accertato la non potabilità dell’acqua.

Una situazione assurda, ben descritta nell’interrogazione parlamentare che il senatore Vincenzo D’Anna ha presentato con l’aiuto dei radicali di Caserta, che riguarda anche il cortile antistante la struttura penitenziaria affollato dai parenti dei detenuti, in attesa di poter effettuare colloqui con i propri familiari e che attendono il proprio turno alle intemperie sia durante la stagione invernale che in quella estiva. Risulta la non presenza di servizi igienici idonei. Inoltre la struttura, completamente isolata dal centro urbano, è sprovvista di una linea di comunicazione di trasporto pubblico. Una situazione degradante di costante violazione dei diritti umani fondamentali, sia per i reclusi che per i parenti che si recano a trovare i propri cari.

Da anni, con instancabile determinazione, l’associazione Radicale “Legalità e Trasparenza” di Caserta denuncia, con le armi della non-violenza, la situazione della struttura carceraria in provincia di Caserta. A questa denuncia si sono aggiunti il partito Socialista di Caserta e il senatore D’Anna, ma la situazione di degrado risulta ancora poco conosciuta dai cittadini del casertano. Sono in tanti a pensare, infatti, che queste strutture siano simili ad alberghi dove i detenuti vivono in condizioni dignitose.

L’urgenza della battaglia di Marco Pannella, del Presidente Napolitano, del Papa e di Adriano Sofri, si vive concretamente dentro e fuori la casa circondariale di Santa Maria Capua Vetere. Una struttura che, da dati risalenti al 2013, ha una capienza regolamentare di 600 unità e ospita 940 detenuti, tra cui il 30 per cento stranieri e il 25 per cento tossicodipendenti. E un caso che conferma l’urgenza di un provvedimento di amnistia e, contemporaneamente, richiede una rivoluzione culturale illuminista, che ripristini davvero la certezza della pena ricordando che un detenuto ha il diritto ad una nuova prospettiva di vita e non alla vendetta delle istituzioni.

Allo stato attuale, non ho nessun timore a sostenere che tali strutture andrebbero abolite, poiché rappresentano luoghi di tortura e spesso di morte. Diffondere informazione, raccogliere dati, monitorare gli istituti di pena è necessario per tutelare la dignità umana e anche a Caserta cerchiamo di farlo con la passione che caratterizza le nostre battaglie. Battaglie di diritto, legalità e umanità.

Domenico Letizia, Associazione Radicali Caserta

Il Garantista, 29 Giugno 2014